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Le porte del magazzino si aprirono in rapida
successione, blam! blam! blam! e i non
morti che irruppero all’interno si mossero rapidi.
Era il
peggiore degli incubi di Vishous.
E la
prima cosa che fece fu proteggere Wrath. Con un balzo fulmineo
placcò il Re coprendolo col proprio corpo.
Mossa
che – come ebbe modo di scoprire – era un po’ come trattenere a
terra un mustang scalpitante.
«Vuoi
stare giù, cazzo!» sibilò, mentre scoppiava il
finimondo.
«Dammi
un’arma! Dammi una cazzo di arma!»
Spari.
Imprecazioni. Coltellate. Tutto mentre i Fratelli contrattaccavano
e i Bastardi si tuffavano a recuperare le armi per
aiutarli.
«Non
costringermi a metterti KO!» ringhiò V, stringendo
Wrath per il tronco e cercando invano di diventare più pesante.
«Porca troia!»
In base
alla teoria per cui è impossibile bloccare un ottimo guerriero –
anche se da questo dipendeva la vita di quel deficiente – Wrath
riuscì a infilare i piedi sotto a tutti e due e si tirò su,
malgrado avesse V avvolto a mo’ di sciarpa intorno alla testa e al
collo, col busto di dietro e le gambe che scalciavano sul
davanti.
Era
la fireman’s hold from
hell, un incrocio estemporaneo di un
paio di mosse del wrestling, e ti sballottava più o meno come una
jeep che corre sul letto di un fiume.
La
buona notizia? Quella era la serata ideale per mettere alla prova
tutti quei giuramenti di fedeltà… che in effetti reggevano: i
Bastardi combattevano contro i lesser fianco a fianco con i
Fratelli e, sì, accidenti, erano proprio dei figli di puttana
micidiali.
Vishous
però non aveva nessuna intenzione di recitare la parte di Dana
White su quel ring improvvisato. Doveva evitare che quell’idiota
del Re ci lasciasse le penne…
Quando
un proiettile gli sfiorò sibilando la testa che ballonzolava su e
giù, andò fuori dai gangheri. «Oh, cazzo, vuoi stare
g…»
«Perdonami, mio Signore.»
Huh? V
si girò e vide Xcor che si accovacciava, lì accanto.
«Ma
così sei in pericolo.» Ciò detto, il capo dei Bastardi si lanciò
contro il Re di tutti i vampiri neanche fosse un giocatore di
football, agguantandolo per le cosce e scaraventandolo sul cemento.
V ovviamente andò giù insieme a lui…
… e
atterrò sulla testa, così di schianto che, dopo un sonoro
crac, sentì un
torpore terrificante irradiarsi nel resto del corpo.
Con un
gemito di dolore sentì che le braccia si afflosciavano e ricadevano
a terra inerti, malgrado lui ordinasse ai muscoli di restare
contratti.
D’un
tratto il volto di Xcor comparve sopra al suo. «Ti sei fatto molto
male?»
«Hai
voluto vendicarti per la botta in testa che ti ho mollato in quella
scuola, eh?» ansimò V.
Xcor
accennò a un sorriso, poi chinò la testa per schivare un’altra
pallottola. «Allora sei stato tu, eh?»
«Sì,
sono stato io.»
«Ehm,
hai un pugno micidiale, allora.» Xcor tornò serio. «Devo
spostarti.»
«E
Wrath?»
«L’ha
preso Tohrment. Il Fratello Tohrment.»
«Bene.»
V deglutì. «Ascolta, sto per perdere conoscenza. Non muovermi.
Potrei avere la schiena fratturata e non voglio aggravare
ulteriormente gli eventuali danni alla spina dorsale.»
Lottava
disperatamente contro la tenebra che lo stava inghiottendo, con la
vista che andava e veniva.
«Di’ a
Jane… che mi dispiace.»
«È la
tua compagna?»
«Sì,
gli altri sanno chi è. Dille… non so. Che la amo, penso. Non
so.»
Un’incredibile ondata di rammarico lo spinse verso il
buio più totale, mentre i rumori dello scontro, il dolore, il
panico a bassa frequenza che lo assalì quando pensò: Oh, cazzo,
stavolta l’ho proprio combinata grossa, svanivano a poco a poco nel
nulla.
Alla
fine, più che perdere la voglia di lottare… depose le armi per
restare in vita.
Quando
un’altra ondata di nemici si riversò dentro il magazzino Qhuinn
finì le pallottole del suo quarto caricatore – appena sentì che la
semiautomatica faceva clic-clic
a vuoto invece di sparare, si abbandonò
imprecando contro il muro.
Espulse
il caricatore vuoto e inserì l’ultimo a sua disposizione, poi si
girò verso l’ingresso che era incaricato di difendere e stese, uno
dietro l’altro, tre lesser
in procinto di precipitarsi dentro; i corpi
maleodoranti dei tre non morti che si contorcevano si ammucchiarono
provvidenzialmente, formando un ostacolo che costrinse gli altri a
rallentare per scavalcarlo.
Ben
presto però, terminati anche gli ultimi proiettili, Qhuinn gettò
via la pistola. Sparare stava diventando comunque troppo
pericoloso: i Fratelli erano impegnati un po’ dappertutto in
combattimenti corpo a corpo accanto ai Bastardi, e il magazzino
vuoto adesso era un problema, perché non c’era modo di trovare
riparo…
La
coltellata arrivò all’improvviso e beccò proprio il punto
giusto.
La
spalla acciaccata. La lama affondò nella carne.
«Figlio
di puttana…»
Proprio
mentre si apprestava ad avventarsi contro il lesser che aveva avuto il
culo di fare centro, uno dei vampiri più grossi e spaventosi che
avesse mai visto piombò giù dal nulla scaraventando il nemico
contro il muro. E poi…
Oh.
Cazzarooooooooooooooola.
Il
Bastardo in questione scoprì le zanne e gli strappò via la faccia
con un morso.
Nel
vero senso della parola, in stile Hannibal Lecter, tipo: staccò il
naso e quasi tutta una guancia dall’osso. E dopo averli sputati si
accanì contro ciò che era rimasto, finché tra i muscoli e il sangue
non comparvero squarci bianchi.
Poi
gettò via il lesser
neanche fosse un torsolo di
mela.
Il
Bastardo si girò verso Qhuinn col sangue nero che gli colava giù
dal mento e dal petto, sorridendo neanche avesse vinto una gara a
chi mangia più hot dog.
«Ti
serve aiuto per sfilare il coltello?»
Una
domanda così sorprendentemente civile suonava paradossale in bocca
a uno così.
Qhuinn
afferrò il manico del coltello, strinse i denti e sfilò la lama
dalla spalla. «A dire il vero stavo per offrirti un bel bicchiere
di Chianti» disse con voce strozzata, in preda alla nausea per il
dolore.
«Cosa?»
«Attento!»
Mentre
un lesser si avventava da dietro contro il Bastardo, Qhuinn passò
all’azione balzando in piedi; non riuscendo a muovere la mano
dominante per via della spalla ormai messa malissimo, spostò il
coltello nell’altra mano.
Per
fortuna era ambi-pericoloso.
Affondò
la lama nell’orbita dell’aggressore e poi rigirò il manico con tale
foga che il coltello si ruppe, rimanendo conficcato nella sua nuova
casetta.
Lui e
il lesser caddero uno addosso all’altro, proprio mentre la sua
spalla annunciava: eh, no, quando è troppo è troppo. Voltandosi per
vomitare, si trovò davanti un enorme paio di anfibi.
Dopo
avergli staccato di dosso il non morto che agitava scompostamente
braccia e gambe, sollevandolo per aria come se non pesasse niente,
il mastodontico Bastardo si accovacciò.
«Adesso
ti sposto» disse con un forte accento.
Qhuinn
venne caricato su una spalla grande come una casa e sballottato
verso Dio solo sapeva dove.
Mentre
si faceva un giretto col suo nuovo amico per la pelle ebbe modo di
vedere bene cosa stava succedendo, anche se da una prospettiva
capovolta: Fratelli e Bastardi si aiutavano a vicenda, lavorando di
concerto, combattendo il nemico comune.
E nel
bel mezzo della mischia c’era Xcor…
Gli
salirono le lacrime agli occhi quando si accorse che il capo dei
Bastardi combatteva fianco a fianco con l’unico soldato dai capelli
rossi. Nientemeno.
Schiena
contro schiena, i due vampiri si muovevano lentamente in circolo
scambiandosi pugni e pugnalate con quello sciame di
lesser. Blay era
spettacolare come sempre e il Bastardo non era da
meno.
«Adesso
svengo» disse, a nessuno in particolare.
Mentre
succedeva, l’immagine dell’amore della sua vita e del vampiro che
aveva eletto a nemico si stampò nella sua mente, superando la
barriera tra realtà e mondo dei sogni.