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Mentre si preparava per andare al lavoro, Georgie rifletté sulla serata precedente. Poco dopo essere entrati al Dojos, Fergus si era messo a litigare con un addetto alla sicurezza, che li aveva buttati fuori tutti quanti. Si erano così rifugiati in un bar lì vicino. Georgie non si era affatto divertita, anzi quella serata le aveva reso ancora più chiaro quanto poco si trovasse bene con i suoi cosiddetti amici.

Martin l’aveva ignorata per quasi tutto il tempo. Almeno fino all’arrivo di Charlie. Aveva paura che il loro segreto non fosse più al sicuro come una volta? Georgie si grattò la punta del naso; le bruciavano ancora gli occhi.

Decise di non legarsi i capelli. Forse la coda non mandava il messaggio giusto. Magari suggeriva un’ossessione per il controllo. Ma non era proprio ciò che avrebbe dovuto fare? Riprendere il controllo?

Stabilì un piano d’azione da mettere in atto dopo il lavoro: primo, cercarsi un nuovo appartamento da sola. Lo stipendio non le permetteva di comprare casa, visto che anche una scatola da scarpe in quella zona costava mezzo milione di sterline, ma forse sarebbe riuscita a trovare un posto letto o perfino una stanza singola appena fuori dal centro. E poi Charlie era piuttosto generoso. Quarantacinquemila sterline all’anno più i bonus, per un’avvocata appena abilitata e quindi ancora inesperta, era più di quanto pagassero quasi tutti gli studi di Londra. Secondo, avrebbe chiarito con Martin. Senti, dobbiamo parlare di quella notte di un anno fa.

Li doveva ancora vestirsi e girava con una vestaglia verde scuro con tanto di drago rosso e oro ricamato sul fianco. Doveva costare più dell’intero guardaroba di Georgie. Aveva i capelli bagnati. Chissà se aveva dormito da sola. «Buongiorno!» Come sempre era allegra e impeccabile. Di sicuro non aveva l’aria di chi aveva riposato soltanto due o tre ore. «Posso prendere in prestito la tua piastra? La mia si sta per rompere.»

«Ma certo.» I capelli di Li si asciugavano mantenendo una piega perfetta qualsiasi cosa facesse. Non aveva davvero bisogno della piastra. Ma Georgie non avrebbe fatto storie. Un pensiero improvviso le attraversò la mente: Chissà se verrebbe a vivere con me? Sommando lo stipendio di Georgie alla Priest & Co. e i soldi che Li guadagnava come escort – e quelli della carta di credito del padre –, avrebbero potuto trovare un appartamento più in centro.

Per un attimo Li frugò nel cassettone coperto di libri di Georgie. «È ancora nella scatola. Tu non la usi mai?»

«Mi sa di no. Non sono una persona molto... come dire... frivola.»

Li scoppiò nella sua risata gentile. «Non so come fai a sopravvivere.»

«Nemmeno io.»

«Mmm. Che ne pensi di Martin e Mira?»

Georgie continuò a prepararsi. Magari Li avrebbe capito l’antifona e cambiato argomento. «Già. Chi se l’aspettava, vero?»

«Li ho sentiti. La stanza di Martin è proprio sopra la mia. Cioè, sono riusciti a farmi arrossire... me! »

«Pazzesco.» Georgie prese una valigetta piena di carte e libri: la sua guida al codice civile, due bloc notes, un Archbold e un Chitty on Contracts . Una delle ragioni per cui aveva accettato l’offerta della Priest & Co. era che avrebbe lavorato sia nel civile sia nel penale.

Li rimase in silenzio qualche secondo, evidentemente incerta sul da farsi. «Non sei... come dire...»

«Che cosa?»

«Da, su. Non ti dà proprio nessun fastidio?»

«Che cosa? »

«Georgie, non fare la finta tonta. Martin e Mira assieme. Loro due che passano la notte a scopare come conigli a dieci metri dal tuo letto.»

«Li!»

«Mi preoccupo per te, tutto qui!»

Questo forse era vero, ma Georgie sapeva che in realtà Li voleva soddisfare la propria fame di pettegolezzi. «Non mi fa né caldo né freddo.» Ma non convinceva nemmeno se stessa.

«Non sei... gelosa

Georgie esitò, tentando di decifrare il volto di Li. Chissà se sapeva.... «È una storia complicata.»

Li sorrise, ma gli occhi rimasero increduli.

Georgie preferì non aggiungere altro. Si mise gli occhiali e andò verso la porta. «Scusami, devo andare. Mi aspetta una giornata piena.»

«Piena di quel figaccione del tuo capo?»

«Mmm.»

«Quello con cui parlavi ieri sera? Era il tuo capo, vero?»

«Era Charlie Priest.»

«Madonna. E riesci a non sbavargli davanti?»

«In realtà non ci ho mai...»

«Non ci hai mai pensato? Dai, Georgie, nemmeno tu puoi...»

Georgie le lanciò un’occhiataccia. Li non riusciva proprio a farsi gli affari suoi. No, non le avrebbe proposto di andare a vivere insieme. Ecco perché non sono socievole. La gente mi irrita.

«Scusami» disse Li, con la decenza di sembrare un po’ imbarazzata.