12
Priest andò a casa presto. Rimanere in ufficio a guardare le mail che si accumulavano non gli sembrava granché produttivo.
Mise un piatto pronto surgelato nel microonde e lo guardò girare mentre si scaldava. Il risultato finale non fu entusiasmante: sembrava un incrocio tra cibo per cani e la roba disidratata che mangiano gli astronauti, ma perlomeno gli impedì di svenire.
Diede da mangiare ai pesci e salì nel giardino sul tetto a fumare. Sperava che la nicotina attenuasse il senso di orrore che gli covava nel petto, ma gli fece soltanto venire mal di testa. Tornò dentro e ponderò se bere la bottiglia di birra superstite in un angolo del frigo, ma alla fine optò per un Earl Grey. Portò la tazza in soggiorno e sprofondò nella poltrona accanto all’acquario. E ora quale cazzo è la prossima mossa? Un pesce leone fluttuò verso il bordo con aria interrogativa.
Priest lo fissò di rimando. «Così non mi aiuti.»
Suonò il campanello.
Priest prese la Glock e la infilò nella cintura, poi premette il tasto del citofono. Seppur sgranata, l’immagine era inequivocabile. Aprì la porta. «Quindi sa dove abito?»
«Sì» rispose Jessica Ellinder. Non fornì alcuna spiegazione: si limitò a oltrepassarlo e ad attendere in cucina.
«Vuole bere qualcosa?»
Una breve pausa. «Sì, un caffè senza zucchero.»
Anche se Priest non la usava quasi mai, in un angolo c’era una caffettiera. Prima di riempirla, si ricordò di passare una salvietta sul bordo per levare la polvere.
Mentre lui faceva il caffè, il silenzio si protrasse. Era imbarazzato, ma Jessica sembrava perfettamente a suo agio. Alla fine le passò la tazza e lei se la rigirò lentamente tra le mani. Merda. Non è mica una alla buona. Avrei dovuto darle tazzina e piattino.
«Immagino che voglia sapere cosa ci faccio qui.»
«In realtà c’è un sacco di cose che vorrei sapere, ma cominciamo pure da quella.»
«Sono venuta per scongiurare una farsa.»
Priest inarcò un sopracciglio. «Vada avanti.»
«Ha deciso di rifiutare l’offerta di mio padre. Sono qui per convincerla a cambiare idea.»
«Come fa a sapere che non ho intenzione di accettare?»
«Non ha detto di sì.»
«Non ho nemmeno detto di no.»
«Mi sembra più rilevante che non abbia detto di sì.»
«Per caso ha studiato legge?»
Lei sbuffò, soffiò sul caffè e bevve un sorso. Doveva essere ancora bollente, ma Jessica non batté ciglio. Priest cominciava a pensare che sarebbe stata una lunga sera. Cambiò idea e prese la birra dal frigo.
Quando si voltò, Jessica era in soggiorno, davanti all’acquario. «Pterois. Pesci leone. Anche detti pesci scorpione.» Mosse la mano davanti alla vasca. I pesci non sembravano interessati.
«A dodici anni ne ho pestato uno a Gordon Bay. Ho rischiato di morire.»
«In Sud Africa?»
Priest annuì, impressionato. «Ero in vacanza con i miei genitori.»
«Dunque ora ne tiene tre in soggiorno, prigionieri in una scatola di vetro. Ha imparato a dominare le sue paure. La preda che diventa predatore. Complimenti.»
«Mi piace solo il colore.»
Jessica si voltò e lo fissò con fierezza. Era la prima volta che lo guardava dritto negli occhi.
«Ho come la sensazione che suo padre vuole che io accetti l’offerta, ma lei no.»
«Io e mio padre vogliamo la stessa cosa.»
«No, no. Non credo proprio.» Priest fece una pausa. «Ha visto quello che hanno fatto a suo fratello?» Attese una risposta. Voleva valutare la sua reazione. C’era qualcosa che lo inquietava nella morte di Miles Ellinder, al di là dell’efferatezza.
Jessica sembrò soppesare a lungo le parole. «Non importa. Fra sei mesi, forse anche meno, mio padre non ci sarà più. Ha metastasi ovunque. Soltanto per venire da lei stamattina ha sofferto in maniera atroce. Ed è ossessionato dalla verità, vuole capire le ragioni per cui Miles... è dovuto morire in quel modo. Per quanto mi riguarda, il mio fratellastro non ci ha causato altro che dolore e guai dal giorno in cui è stato in grado di reggere una pipa da crack. Ha avuto ciò che si meritava. Ma per sei mesi posso stare al gioco di mio padre. Glielo devo. E, se lui è convinto che lei ci possa aiutare, allora lo sono anch’io.»
Priest aveva pensato di offrirle dei biscotti, ma forse non era più il caso. La birra aveva un sapore strano. Sbirciò l’etichetta e vide che era scaduta da quattro mesi. Prese un ultimo sorso e poggiò la bottiglia sul tavolo accanto all’acquario. Non ha ancora visto le fotografie, come del resto nemmeno suo padre. Stamattina Kenneth ha detto che i particolari gli sono stati soltanto riferiti. Da McEwen, probabilmente. Bollò il pensiero come irrilevante. Nella sua esperienza, quasi sempre i familiari vogliono vedere il corpo, non le immagini della scena del crimine. Deve davvero importare poco a entrambi, di Miles.
Jessica lo fissava con intensità, come se si aspettasse che di lì a qualche secondo gli spuntassero le ali e deponesse un uovo. Priest avanzò verso di lei, che indietreggiò. Si chinò fino a sentire il suo profumo. Era gradevole, dolce e leggero, ma non gli parve di riconoscerlo. Nel lungo cappotto rosso scuro sopra una semplice camicetta, la cui scollatura scopriva la pelle immacolata, Jessica era di un’eleganza sublime.
«Cosa sta facendo?»
Lui premette un interruttore. Le tende si aprirono con un ronzio sul pomeriggio umido e nebbioso della metropoli. Priest raggiunse il centro della finestra e lasciò vagare lo sguardo su Londra. «Mi dispiace.»
«Ma si figuri» gli rispose in tono lievemente risentito. «Per quanto riguarda Miles, non ho rimpianti. Non mancherà a nessuno, tranne forse a mia madre.»
«Volevo dire che mi dispiace per suo padre.» Quando Jessica non rispose, si voltò verso di lei. Non era l’unica a saper dispensare occhiate al vetriolo. «Poco fa ha spiegato di essere venuta per impedire una farsa. Come pensava di farlo?»
«Tanto per cominciare, quando ha detto di non aver mai conosciuto mio fratello ha mentito a me, a mio padre e a McEwen.»
Per l’ennesima volta nelle ultime ventiquattro ore, Priest sentì la terra mancargli sotto i piedi. «E lei come fa a saperlo?»
«So che è venuto a trovarla di recente. Forse perfino la sera in cui è morto. Magari lei è una delle ultime persone ad averlo visto vivo.» Si era espressa in tono neutro, senza la minima traccia di accusa.
«E come lo sa?»
«Me l’ha detto lui. O perlomeno mi ha detto che sarebbe passato da lei. Abbiamo avuto una breve discussione telefonica. Eravamo entrambi arrabbiati, io con lui perché era scomparso e se ne fregava dei problemi di salute di nostro padre, lui con me perché ero riuscita a rintracciarlo. Alla fine mi ha spiegato che doveva andare a trovare ’un prete’. Pensavo che volesse confessarsi. Ora, sapendo che gli è stato trovato addosso il suo biglietto da visita, ho capito che non intendeva un prete, ma lei, Priest.»
«Era cattolico?»
«Santo cielo, certo che no.»
«Ma lei non ha raccontato a suo padre della vostra chiacchierata.»
«No.»
Priest sorrise. «Questo ci rende due pessime persone.»
Lei incrociò le braccia e non rise. Priest notò una lieve eruzione cutanea sul suo petto, dovuta alla tensione, e si chiese quanto dovesse fingere per mantenere la propria facciata. «Questo non è un gioco. Perché Miles è venuto da lei?»
Quella invece era un’accusa palese . Priest ci rimuginò sopra. Ormai fingere era inutile e, dalla fermezza con cui lei stava immobile nel suo soggiorno e lo studiava con la coda dell’occhio, senza incrociare il suo sguardo, comprese che non se ne sarebbe andata senza prima sapere la verità. «Stava cercando qualcosa. Credeva che ce l’avessi io. Una chiavetta USB. Probabilmente conteneva dei file. Non mi ha spiegato cosa.»
Si aspettava uno scatto di rabbia per non aver detto loro la verità quella mattina, ma Jessica sembrava solo pensierosa. «E come mai la credeva in possesso di questi file?»
«Non ne ho idea.»
«Che impressione le ha fatto?»
«Nervoso. Quando mi ha legato a una sedia per poi puntarmi un trapano nell’orecchio, ho capito che forse non era del tutto equilibrato.» Se pensava di scatenare in lei una qualche reazione, si sbagliava.
Jessica andò verso la porta. «Grazie del caffè.»
«Se ne va di già?»
«Sì. Rifletterà sulla proposta di mio padre?»
«Sì, ma non mi pare proprio di essere nella posizione di accettare.»
«Io credo esattamente il contrario» disse lei, aprendo la porta e uscendo sul pianerottolo. «Ormai è fin troppo coinvolto, e ha bisogno del nostro aiuto quanto noi del suo.»