10
Da vicino, Kenneth Ellinder sembrava più un professore universitario che un uomo d’affari. I sottili capelli argentei gli ricadevano sulle spalle e la giacca di tweed aveva le toppe sui gomiti. Per completare il quadro mancavano soltanto degli occhiali rotondi.
La signora alta ed elegante al suo fianco lanciò un’occhiata a Priest e senza attendere inviti gli si sedette di fronte. Aveva un portamento così regale che sembrava aver preso possesso dell’ufficio. La somiglianza con il padre non era evidente, a partire dai folti capelli castano-ramati, ma il disappunto per la lunga attesa era identico sul volto di entrambi.
Georgie era seduta accanto alla parete, a gambe accavallate. Priest aveva mandato via Okoro, la cui presenza poteva sembrare minacciosa.
«Grazie per averci ricevuto, signor Priest» disse Ellinder. «Le presento mia figlia Jessica.»
Lei non sorrise, non ne sembrava nemmeno in grado. Sotto la smorfia acida doveva esserci una bella donna, però.
Priest stava per farle le condoglianze, ma le parole gli rimasero in gola. «Benvenuti» disse invece. «Lei è la mia collaboratrice, la signorina Someday. Spero non vi dia fastidio la sua presenza.»
«Certo che no.»
Georgie sorrise, ma fu ignorata.
«Se per lei va bene, arriverei subito al dunque. Mio figlio è andato incontro a una tragica fatalità. Avrà saputo.»
Priest annuì. Una tragica fatalità. Bell’eufemismo. «Mi dispiace molto. È davvero una notizia tremenda. Dev’essere un periodo infernale.» Per un attimo pensò che nell’ufficio fosse entrata una quarta persona, poi si rese conto che ad aver pronunciato quelle parole era stato lui.
«Almeno all’inferno si ha la consolazione di non soffrire da soli.»
«Sì, immagino... certo.» Era difficile trovare una risposta e Priest preferì tacere. A un tratto intuì che Kenneth e Jessica dovevano essere al corrente dell’orribile morte di Miles, ma chissà se sapevano che lui sapeva? Per ora, meglio far finta di niente.
«Non è piacevole veder lavare i propri panni sporchi in pubblico.» Ellinder esitò e lanciò a Priest uno sguardo, ma non era chiaro cosa stesse aspettando.
«Le assicuro che nel mio ufficio non corre questo rischio» rispose lui, a bassa voce.
«Ne sono certo.»
«Sappiamo che ieri la polizia è passata a farle visita.»
Per qualche istante Priest lasciò sedimentare le parole di Jessica, soppesando il tono e la minaccia. Aveva una voce incredibilmente stridula. «È vero.»
«L’hanno interrogata sulla morte di mio fratello?»
«Sì.»
«Hanno trovato un suo biglietto da visita nella tasca interna del cappotto di Miles.»
«A me hanno riferito di averlo trovato nei suoi vestiti, appallottolati in un angolo.»
Jessica Ellinder aggrottò le sopracciglia. A lui bastò quel dettaglio per capire che McEwen aveva mentito, sul biglietto. Forse per gonfiarne l’importanza. Con la coda dell’occhio vide Georgie cambiare posizione sulla sedia.
«L’ispettore McEwen ha riferito che lei non è stato di grande aiuto.»
Era difficile da dire, per lui, ma aveva l’impressione che Jessica lo stesse valutando. «Mi sono limitato a rispondere alle sue domande.»
«In modo vago, mi sembra di capire.»
«Più che vago, direi succinto.»
«Sa, per un poliziotto il confine tra sintesi ed evasività è labile.»
«La vedrei bene come inquirente, signorina Ellinder.»
Uno sguardo alle sue dita affusolate, prive di fede, gli confermò che non era sposata, e infatti lei non lo corresse.
«Lo penso anch’io» disse il padre. «Mia figlia è la mia collaboratrice più fidata. Gli occhi e le orecchie di un vecchio ormai in rovina. Ho grandi speranze che dopo di me le nostre aziende restino in buone mani.»
«Pensa di andare in pensione?»
«Più o meno. È più una scelta obbligata che una decisione. Se i miei medici hanno ragione, come quasi sempre, mi rimangono sei mesi di vita, al massimo un anno.»
Georgie sospirò. Priest fissò Kenneth Ellinder senza pudore. Non sembrava malato, ma questo non significava nulla. Gli occhi acquosi sprizzavano determinazione. Forse aveva detto la verità. «Mi dispiace moltissimo.»
«Non si dispiaccia troppo. Sono stanco di vivere e ormai ho messo i miei affari in ordine. Fino a ieri, sarei morto in pace. Ma le cose cambiano. Cambiano le priorità. E anche le persone. Forse, dato il tenore generale della mia vita, non mi sorprende poi così tanto che Dio abbia deciso di giocarmi un ultimo tiro mancino.»
«Non posso immaginare l’enormità della vostra perdita.»
Ellinder lo liquidò con un gesto. «Sciocchezze. Prima di tutto Miles non era mio figlio, ma il mio figliastro. Mia moglie l’ha avuto durante una precedente relazione ed è stato il prezzo che ho pagato per sposarla. La vita di Miles è stata un fallimento su ogni fronte possibile. Gli si poteva mettere in mano l’azienda più solida e nel giro di tre settimane l’avrebbe fatta fallire. Era una catastrofe.»
«Nemmeno io ero in buoni rapporti con lui» intervenne Jessica.
Priest annuì. Messaggio ricevuto.
«Negli ultimi sei mesi non l’ho visto una sola volta. E nemmeno Jessica. Era sparito senza lasciare traccia. Pensavamo che fosse morto.»
Sembrava una strana ipotesi. «Non avevate idea di dove potesse essere?»
«Si era immischiato in qualche affare losco. Non sappiamo esattamente che cosa, ma doveva essere pericoloso. E alla fine ci ha lasciato la pelle» disse Jessica.
«Miles non è mai stato in grado di concentrarsi a lungo su nulla» spiegò Ellinder. «Rimaneva per settimane chiuso in casa a covare il proprio risentimento. Si trincerava dal mondo. Certamente aveva sviluppato qualche forma di dipendenza. Per un magnate farmaceutico, avere un figlio tossicodipendente sembra soltanto la giusta punizione, ma Miles doveva essere coinvolto anche in qualcos’altro. Da qualche anno era cambiato.»
Priest rivide davanti a sé lo psicopatico che sogghignava e gli premeva il fusto del trapano contro l’orecchio. Pupille a spillo, occhi arrossati. Lo sguardo di un tossico . Il discorso filava. «Quand’è che ha cominciato a drogarsi?»
«A diciotto anni. Non aveva la forza necessaria per difendersi dai propri privilegi. Certe persone semplicemente non ci riescono. Il denaro è corrosivo, e tende ad avere effetti molto più distruttivi sui giovani. Ho cercato di farlo smettere. Ho speso un piccolo patrimonio in terapie di vario tipo, alla fine ho praticamente fondato un centro di riabilitazione apposta per lui. Ma non gliene fregava nulla. Solo soldi, donne, alcol, droghe. Ecco cos’era la sua vita.»
«Per voi due non dev’essere stato facile, averlo in casa.»
«Niente affatto. Ma tutte le famiglie hanno una pecora nera, vero?»
Priest annuì. Il vecchio gli stava dicendo qualcosa. Se non si sbagliava di grosso, voleva fargli capire che sapeva di William, trasformarla in una questione personale prima di negoziare. Qualunque cosa sia, non è una visita di piacere. «Prima ha detto che da qualche anno Miles era cambiato...»
«Esatto. Era sempre stato un ragazzo sboccato, esibizionista, insomma una grande fonte di imbarazzo. A un tratto è scomparso dalle nostre vite. Si è chiuso in se stesso. Ha troncato ogni legame con noi, perfino con sua madre. Un comportamento simile potrebbe sembrare in linea con il suo carattere, visto che disprezzava la sua famiglia, ma ha anche smesso di farsi aiutare economicamente. L’avevo sempre mantenuto io, prima. Mia figlia dice che finanziavo la sua dipendenza. Senza dubbio aveva ragione. Quando ha tagliato i ponti, ho provato a ricontattarlo, ma lui ha continuato a fare muro.»
«Quindi lei ha soltanto due figli?»
«Ho una sorella, Scarlett. Lavora all’estero e non ha praticamente mai avuto nulla a che fare con Miles» intervenne Jessica.
«Avete scoperto perché Miles ha tagliato i ponti?»
Ellinder rimase in silenzio per qualche istante. «Credo che avesse paura di qualcosa, e di sicuro non mi riferisco alla morte. Era qualcosa di peggio. Doveva essersi immischiato in una vicenda molto pericolosa. Molto più terribile del suo sordido mondo di tossici e prostitute.»
«Non si è fatto un’idea più precisa?»
«Non ho dubbi che fosse illegale, ma si ricordi che stiamo parlando di un tossicodipendente milionario. I motivi per diventare criminali sono sempre gli stessi: il denaro è certamente il più frequente. Miles non aveva bisogno di soldi, il che ci consente di escludere tutta una serie di reati, dal traffico di droga a quello di organi, dalla frode allo sfruttamento della prostituzione, finalizzati a ottenere introiti facili. Le sue motivazioni dovevano essere più complesse.»
«Qualcosa di molto più personale, dunque. Il divertimento, forse?»
Ellinder sospirò e si passò le dita tra i capelli grigi. Poi guardò la figlia, passandole la parola.
«Per quanto possa sembrare brutto, non è impossibile. Ma ancora non abbiamo le idee chiare e siamo stanchi di accampare ipotesi. Di qualsiasi cosa si trattasse, ha finito per ucciderlo.»
«In un modo piuttosto teatrale» buttò lì Priest.
Jessica lo fissò. «Direi di sì.»
«Mi sono fatto raccontare i particolari. La morte del mio figliastro dev’essere stata lenta e umiliante. Miles era un poco di buono, ma nessuno merita di andarsene in quel modo.»
«C’è un limite alla vostra intolleranza nei confronti di Miles, quindi?» Troppo tardi, Priest pensò che la domanda avrebbe potuto suonare arrogante, ma Ellinder fece un gesto vago.
«Che ci piacesse o meno, faceva parte della famiglia.»
Così come William faceva parte della sua famiglia. Che ci piaccia o meno.
«Comunque i miei sentimenti privati contano poco. Per il bene del gruppo di famiglia, ho bisogno di voltare pagina più in fretta possibile. E pure mia moglie. È anche per lei che voglio scoprire la verità.»
«Signor Ellinder, le rimangono pochi mesi di vita. Ieri il suo figliastro è stato trovato impalato in uno dei suoi magazzini e ogni indizio sembra alludere a un omicidio. I media stanno dando grande spazio alla sua morte. Quando scopriranno le circostanze del decesso, e di sicuro le scopriranno, diventerà il fatto di cronaca dell’anno. Le vostre azioni sono già crollate, le vostre società agonizzano. Ma lei è qui nel mio ufficio.»
«Se la cava bene con le parole. E ha anche perfettamente ragione. L’incontro di oggi è della massima importanza, per noi.»
Dalla smorfia sul suo volto, Jessica non pareva granché d’accordo.
«Potreste rimanere delusi...» cominciò Priest.
Ellinder sollevò una mano e chiuse gli occhi. Sembrava che cercasse di concentrarsi. «Conosce l’ispettore incaricato dell’omicidio di Miles, McEwen?»
«Sì. Per un breve periodo abbiamo lavorato assieme, quando ero in polizia.»
«Allora saprà che è stupido, incompetente e retrogrado. Un pallone gonfiato il cui unico successo al momento è contenere le flatulenze in conferenza stampa.»
Kenneth Ellinder guadagnò qualche punto di stima per quelle parole. «È un caso complicato per chiunque» disse cauto Priest.
«Molto diplomatico, da parte sua, ma sappiamo entrambi che quell’uomo è un deficiente. Ho cercato di fargli togliere il caso, ma non ci sono riuscito... Come immagina, anch’io ho i miei limiti. La polizia è un corpo statale, con problemi di organico e controllata dai sindacati. Le sorti della mia famiglia e delle mie aziende corrono sul filo di un rasoio e indovini un po’ cosa fa in questo momento l’ispettore McEwen?»
Priest scosse la testa.
«È andato a chiedere un mandato per il suo ufficio. Che inutile spreco di tempo! Non gli servirà a nulla. No, non metterò il mio destino in mano a una persona come McEwen. Ho bisogno di qualcuno più capace. Qualcuno dotato di cervello, palle e astuzia. Qualcuno come lei, signor Priest.»
Priest era sorpreso, ma Ellinder sembrava mortalmente serio. «Io? E perché io?»
«La domanda è legittima. A pensarci è stata mia moglie. I motivi principali sono tre: primo, lei è già implicato nel caso. Se pensava che il suo coinvolgimento sarebbe rimasto marginale, si sbagliava. A quello ci penserà McEwen, in ogni caso. Per quanto riguarda Miles, forse vi conoscevate, forse no. Questi sono affari suoi. Ma non si capisce perché quando è morto avesse in tasca il suo biglietto da visita. È meglio che lo scopra, e sono certo che lo farà. Io posso chiederle soltanto di scoprire anche in quale guaio si fosse ficcato mio figlio.»
Priest aveva la nausea. Si sentiva come Atlante, con gli occhi fissi al cielo, chiedendosi quale fosse il lato giusto da sollevare.
«Secondo, lei è notoriamente una persona senza scrupoli. Oltre che molto intelligente, versatile e dalle mille risorse. Può contare su una squadra solida. Non è la prima volta che si trova a indagare, anzi, in realtà non fa altro. Lei entra nelle aziende e fruga finché non trova il dente marcio. Non c’è altro modo di investigare su una frode. Io non le chiedo che di applicare la stessa tecnica, con la differenza che forse alla fine non scoprirà una frode.»
«E la terza ragione, quale sarebbe?»
«Conoscevo suo padre. Eravamo amici. Lei forse non lo sapeva. Londra ospita alcuni club in cui si stringono alleanze segrete. Non che ci sia nulla di male: è un semplice dato di fatto. O almeno lo era una volta. E, se Felix fosse ancora vivo, non ci penserei un istante prima di affidargli il compito di trovare l’assassino di mio figlio. Ma suo padre è morto e lei è diventato il migliore sulla piazza.»
Priest non aveva mai letto il nome degli Ellinder nella lista di invitati ai ricevimenti, ma questo non significava che il vecchio lo stesse ingannando. Quando era giovane, i suoi genitori spesso andavano via di casa per lavoro, anche per mesi. Era del tutto verosimile che conoscessero gli Ellinder.
«La loro morte è stata una tragedia. Ma so che sarebbero fieri dei suoi successi.»
Priest si chiese quanto sarebbero stati fieri del divorzio, o del periodo in cui aveva lavorato in un bar. Ma non aveva ancora ucciso nessuno, il che gli dava un vantaggio su William.
«Sappiamo di avere messo molta carne al fuoco, ma mio padre è impaziente di assicurarsi il suo aiuto» disse Jessica, senza guardarlo. Era stranamente formale, in modo composto e dignitoso.
«Le daremo accesso a qualsiasi tipo di informazione. Per lei le nostre aziende saranno come libri aperti. E naturalmente Jessica le darà una mano. È un’imprenditrice molto capace.»
«Capisco.» Ed è anche molto difficile distogliere lo sguardo da lei, anche se non so perché.
«E ovviamente la pagheremo bene.»
Su questo Priest non nutriva dubbi, ma avrebbe preferito che il vecchio non parlasse di soldi. Sapeva che prima o poi il momento sarebbe arrivato, ma stare in ufficio sotto lo sguardo affranto di un uomo morente, che gli offriva del denaro perché scoprisse per quale motivo il figlio era stato impalato in un magazzino... lo faceva sentire sporco. Ponderò bene la risposta. «Non credo di potervi essere d’aiuto.»
Ellinder sollevò la mano, forse per comunicare che non c’era fretta. «Sono certo che vorrà almeno prendere in considerazione la proposta.»
«Non credo. Mi dispiace.»
«Quanto chiede all’ora?»
Priest esitò. «Cinquecento.»
«Raddoppieremo. Ma, se scopre davvero cosa è successo a mio figlio, possiamo anche triplicare.»
Georgie emise un breve sospiro.
«Non è una questione di soldi, mi creda.»
«E allora qual è il problema?» tagliò corto Jessica, costringendo Priest a balbettare alla ricerca di una risposta convincente.
Dov’è il nocciolo della questione, qui? Meglio non dire che ormai sono in gara ma non so ancora su quale cavallo puntare. Si accarezzò il mento mal rasato, un gesto che dovette risvegliare qualcosa in Kenneth Ellinder, che a un tratto si alzò e gli porse la mano.
«Mi rendo conto che la situazione è complessa anche per un uomo delle sue capacità. Spero almeno di essere riuscito a farle valutare seriamente la nostra offerta. Anche Felix non avrebbe deciso su due piedi, ne sono certo.»
Priest si alzò e gli strinse la mano. «Lo credo anch’io. Ci dormirò sopra.»
Prima di lasciargli la mano, il vecchio abbozzò un sorriso. «La prego di comunicarmi domattina per telefono la sua risposta.»
Quando la porta si chiuse dietro di loro, Priest si rese conto che Jessica Ellinder non lo aveva mai guardato negli occhi.