24

Hayley non riusciva a respirare. I polmoni le si erano sgonfiati e la trachea si era contratta così tanto che poteva inalare solo brevi e rari respiri in mezzo a lunghi intervalli d’immobilità.

Dietro di lei, la figura incappucciata continuava a massaggiarle la spalla. «Scusami se prima ti ho spaventata.»

Hayley chiuse gli occhi. Voleva gridare fino a farsi bruciare la gola, ma era paralizzata. Era ancora distesa sul tavolo, nuda sotto il lenzuolo. Le faceva male lo stomaco e sentiva in bocca il sapore del sangue. Quanto tempo era rimasta lì sdraiata? Per ore aveva perso e ripreso coscienza, e ogni volta che apriva gli occhi l’uomo con il cappuccio era chino su di lei, a mormorarle parole dolci nell’orecchio. Era ancora lì quando lei si svegliò del tutto. «Che cosa vuoi?» ansimò.

Lui infilò la mano sotto il lenzuolo, spostandola verso il suo seno. Lei tese ogni muscolo e cercò di contorcersi il più possibile, lottando con i lacci che la imprigionavano. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per mettere fine a quel tormento.

Ma ogni sforzo era inutile.

«Devi aiutarmi, Hayley.» Con suo sommo terrore, la scoprì fino alla vita, esponendole il torso all’aria fredda. Si piegò su di lei, appoggiandole il cappuccio sul collo.

Anche attraverso il tessuto Hayley sentiva il fiato caldo sulla pelle. Gesù? Aprì gli occhi e per un attimo il chiarore della luce artificiale la accecò. Gesù, dove sei? Non aveva mai dubitato di lui. E allora perché, in quell’attimo di assoluta disperazione, la mente le si riempiva di dubbi? Ti prego, Gesù, aiutami. Io...

Sentiva girare la testa, la stanza fluttuava. Capì che stava andando in iperventilazione, il cervello allagato dall’eccesso di ossigeno. Ancora un po’ e sarebbe annegata.

Rantolò. Ogni parola era un tormento. I polmoni stavano per esploderle. «Tu mi vuoi... stuprare?»

L’incappucciato le rise piano nell’orecchio.

Mio Dio!

Le posò la mano sul seno, tastandolo. «No. Sarebbe poco onorevole.»

E allora cosa ci faccio qui? Il suo stomaco fece una capriola e Hayley temette di vomitare. Che cosa vuoi da me? Gesù, dimmi cosa vuole da me!

Lui tolse la mano e tornò alle sue spalle. Prese una scatola di metallo e, canticchiando a bocca chiusa, la posò accanto a lei.

All’improvviso la disperazione la travolse. Lo stomaco le si contrasse, girò la testa di lato e vomitò. Gesù, perché mi hai abbandonato? Prima di spargersi sul tavolo, la bile calda e acida le inondò mento e collo. Ansimò alla ricerca di aria.

L’incappucciato non si mosse. Rimase a guardarla dai due buchi nel cappuccio finché i conati non si furono interrotti, poi fece il giro del tavolo e le ispezionò il braccio. Prese qualcosa dalla scatola di metallo.

A Hayley si gelò il sangue. Sto per morire. Gesù, sto per morire.

L’incappucciato sollevò l’ago e lo osservò con attenzione in controluce. Premette piano lo stantuffo. Un liquido chiaro gocciolò sul lettino.

«Che cos’è?»

«Una cosa molto speciale, Hayley.»

«No! » Sopraffatta dal dolore e dall’angoscia, si dimenò. Ma non servì a nulla.

Le infilò l’ago nel braccio.

All’inizio non sentì nulla. Poi vide. Le vene, ingrossate dai suoi tentativi di resistere, divennero scure. Un’ombra buia si espandeva sul suo braccio dal punto in cui era entrato l’ago. Qualcosa prendeva il sopravvento su di lei e la consumava dall’interno. La inghiottiva da capo a piedi. Il Diavolo è dentro di me! Strisciava sul suo corpo come un rampicante nero che le risaliva l’avambraccio e poi la spalla.

Dopo qualche secondo, ogni nervo del corpo di Hayley esplose in un’inconcepibile agonia.