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- Difficile? - suggerì Felicity -. Non era stato mai tanto spaventata in tutta la mia vita. Non sapeva quello che fare, come dirtelo.

- Magari l'avresti fatto - egli disse, ma senza rimprovero nella sua voce -. Non credo che io sia tanto inaccessibile.

- Lo sei - ella sospirò -. Ma quanto basta non mangio affinché smetta di volerti. E lasciasti molto chiaro dal principio che non volevi bebè.

- Non voleva - egli convenne -. Non capiva la grazia del tema. Ho visto ad amici e parenti trasformarsi in genitori nevrotichi, parlando di cose incomprensibili durante la cena, dibattendo per ore i vantaggi di dare il petto al bebè sui biberon.

Allora tu apparisti e cominciai a domandarmi se avremmo figli biondi o bruni, con la tua timidezza o col mio temperamento. Ma come andava a dirti quello? Pensava che usciresti correndo che rideresti nel mio viso. Dovetti avere molto curato di non spaventarti.

L'asciugò le lacrime col pollice e gli diede un bacio. Ella desiderava mettere la guancia sulla sua mano, ma anche cosí non poteva.

- Ora ci capiamo l'un l'altro, quello è quello che importa.

- No, Luca - ella disse con voce roca.

- Impareremo di questo, ed avanzeremo insieme. Può che ora non lo sembri, ma col tempo vedrai che è la cosa migliore.

- La cosa migliore! - ella disse aprendo improvvisamente gli occhi -. Come puoi dire che sarà la cosa migliore? Come puoi ignorare il tuo bebè? Indubbiamente immagino che avrai qualcosa di pratica. Anna mi contò che volevi che fallisse quando pensò che era rimasto incinta.

A Luca gli fu oscurato il viso e sciolse un sospiro.

- Mai!

- Signora? - disse un'infermiera che apparve vicino al suo letto, sorridendo. Era evidente la sua sorpresa vedendo che Felicity sembrava più recuperata, ma anche cosí lo collocò il misuratore della tensione attorno al braccio.

Felicity rimase lì sdraiata, sentendo l'impazienza di Luca, la tensione nella stanza mentre l'infermiera parlava e lo prendeva la 123

temperatura, il polso, altrui alla crescente irritazione di Luca.

- Mai - egli ripetè quando furono soli -. Non era potuto rimanere mai incinta di me. Presi precauzioni per assicurarmi che non succederei mai!

- Perché non fosti tanto diligente con me! - esclamò Felicity

-. Non ti fermasti a pensare alle conseguenze quando facevamo l'amore.

- Perché fare l'amore ed avere sesso sono due cose differenti.

Quella semplice spiegazione la fermò. Quello breve riassunto della magia che avevano condiviso le lasciò ribasso di difese, proporzionandolo un istante per continuare a parlare.

- Anna ha causato molto danno, ha detto molte bugie. Se c'è qualcosa che dobbiamo fare per il bene dei tre è dimenticare tutto quello che ha detto. Dobbiamo...

- Il bene dei due - lo corresse ella. Correggere Luca stava nella sua natura, ma quello commento tanto insensibile fece che gli germogliassero le lacrime di nuove.

- Il bene dei tre - ripetè Luca guardandola agli occhi mentre gli passava una mano per lo stomaco, sulla coperta bianca.

All'opinione il suo calore e la sua forza non notò il dolore che aveva anticipato. Ma sentì tranquillità e sicurezza, rilassando subito i suoi muscoli.

- È troppo presto, Luca - ella sussurrò -. Troppo pronto per fare promesse che non possiamo compiere. Troppo pronto per parlare di bebè quando quello che io voglio è questo.

- Ed io anche.

Aveva ancora la mano sul suo stomaco e, vedendolo sorridere, il ritmo del suo cuore si sbrigò nel monitor. Nel suo interno la speranza rinacque aprendo le sue ali mentre Luca parlava.

- Che cosa credi che abbia passato, Felice?

- Un aborto - disse lottando per pronunciare la parola -.

Quando arrivai il dottore disse che... Gravidanza ectopica probabile. Non aveva bisogno di un dizionario per tradurrlo.

Firmai il consenso per...

- Probabile - egli disse con un ampio sorriso -. Significa probabilmente. Il discorso che esula da ogni medico. Ma in 124

questo caso tutti si rallegrarono di sbagliarsi. Avevi appendicite, Felice. Indubbiamente eri malata. Indubbiamente siamo stati preoccupati per te e per il bebè, ma quello è tutto. Il bebè sta a salvo.

Egli sapeva per quello che aveva passato, sapeva che i suoi dubbi non avevano niente a che vedere col suo amore che il dolore era intenso, e che a volte la sua parola non andava ad esserlo tutto.

- Spera qui - sussurrò Luca dandogli un bacio nella guancia.

- Non ho un'altra elezione.

Ritornò in un momento, con un'infermiera sorridente che alzò alla vestaglia ed estese gelatina sul suo stomaco.

- Ora mi credi?

Avrebbe risposto, avrebbe detto che sì, ma le lacrime non gli lasciavano parlare mentre toccava lo schermo con la mano, cercando in qualche modo di catturare il futuro, con tutti i suoi sonni e speranze davanti ai suoi occhi.

- È molto piccolo - disse Luca emozionato vedendo lo schermo.

- Del volume di una ghianda - disse Felicity mentre guardava l'uomo che l'amava e che vedeva emozionato al figlio che ambedue amerebbero.

Passasse quello che passasse.

Epilogo

JO sta diventando molto viziato.

Mentre camminavano dadi della mano, col sole del pomeriggio illuminando tutto ad intorno suo, iniettando una luce speciale al campo di golf, Felicity si sentì ringraziata per portare occhiali da sole per così potere occultare le lacrime che piangeva ogni volta che lasciavano l'Australia. Non è che stesse lamentandosi. Luca né si alterava ogni volta che gli entrava nostalgia, ed il tragitto aereo tra Italia ed Australia era molto poco.

- Non credo che si possa malcriar ad un bambino di sei mesi -

disse Felicity con un sorriso -. Averlo qui piace a mio padre.