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egli domandò senza dargli tempo per rispondere. La sua furia guadagnava intensità con ogni parola -. Il giorno che ti conobbi ti dissi che Anna ed io avevamo finito e tu mi guardasti agli occhi e dicesti che mi credevi.
- Fu facile crederti allora - ella disse con voce tremula -.
Allora non doveva vederla, civettando di quella maniera. La luce rossa è sistemata, Luca. Tu stesso dicesti che quello significava che non volevi che ti disturbassero. Ma sembra che quelle regole non siano applicabili ad Anna. Ma se perfino Ricardo...
- Ora posto vacante che ascolti Ricardo? Ascolti al marito di una puttana? Un uomo che preferisca lasciare che la gente pensi che mi corico con sua moglie invece di comandarla alla deriva?
- notò la sorpresa nel viso di Felicity -. In effetti. Quella è la gente alla quale preferisci ascoltare prima che a tuo marito.
- Parli come se il nostro matrimonio fosse reale! - ella esclamò e, vedendo la sua furia, decise di essersi silenziosa e si fece il giro. Non era disposta a seguire con quella lite, non pensava né per un momento esporre le orribili bugie che li circondavano. Ma Luca pensava di forma differente. L'afferrò e gli fece il giro affinché lo guardasse non di forma molto gentile, pugnalandola con lo sguardo.
- Ora non mi uscire con evasive! Vedono e finisce quello che hai incominciato, Felice.
Ella sentiva il sudore nel suo petto mentre egli si avvicinava con viso minacciante.
- Dico solo che parli come se fossimo realmente marito e donna. Come se... - si trattenne ed inghiottì saliva. Stava desiderando avere quello confronto, ma lì una volta che stava non voleva ascoltare la risata nella voce di Luca, la compassione quando si rendesse conto che l'amava che quello non era né non era stato mai un gioco per lei che non risolveva niente.
Quell'era la verità.
- Come se che cosa? - egli domandò misurando molto bene le sue parole.
- Come se c'amassimo - ella sussurrò -. Come se fosse imperativo che io ti credessi, come se ti importasse quello che io pensi.