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Tacque e continuò a palpare il tessuto della cravatta, e per la prima volta da quando si erano conosciuti, Felicity sentì qualcosa di simile a pena per lui. Qualcosa nella sua voce gli fece apprezzare la solitudine e si immaginò duramente la cosa che doveva essere a volte per lui. La cosa duramente che doveva essere quando ogni amicate, ogni relazione, professionista o personale, era pronunciata per il conto bancario. Era il prezzo che pagava per l'adulazione.

- E questa è una notte che ricorderò anche - egli disse guardando la tovaglia, ogni alimento che aveva scelto accuratamente, ogni sapore era pieno di ricordi, recenti ed antichi -. Felice, è qualcosa che devo dirti, qualcosa di quello che dobbiamo parlare.

A Felicity le fu accelerato la respirazione, lo fu stretto la gola e si sentì svanire quando egli collocò la sua mano sulla sua.

Poteva sentire l'insicurezza nella sua voce.

- Non sono stato del tutto sincero con te.

Fu come l'ascia del boia. A Felicity gli batteva il cuore con tale forza che era sicura che egli poteva sentirlo. Finalmente il confronto che stava cercando era arrivato, ma all'improvviso sentì che la verità non era qualcosa che volesse ascoltare. Non se significava il fine, non se implicava l'unica cosa che non potrebbe dimenticare né perdonare.

- Anna!

Subito la parola che gli girava nella testa scappò alle labbra da Luca, e fu a Felicity da un secondo dare si racconta che egli non stava confermando i suoi peggiori incubi, ma Anna era entrata nella stanza.

- Che cosa fai qui? - egli domandò irritato mentre si metteva in piede -. Non sai chiamare?

- Da quando devo chiamare? - domandò Anna. Quindi fece attenzione alla tovaglia di picnic e sorrise con scherzo. Con un solo sguardo feroce riuscì a disfare tutto quello che Felicity aveva creato -. Sto interrompendo un veglione intimo? O è che il personale di cucina si è messo in sciopero? - senza aspettare una risposta infiammò le animo e consegnò a Luca un biglietto affinché la firmasse -. Necessito che firmi questo, affetto. Invio 84

ad Ahmett una cesta con manicaretti italiani. Chissà dovrebbe incaricare due e comandare qui sopra un. Non sapeva che la gente bevesse quella porcheria.

Senza una parola, Luca firmò il biglietto.

- Ha appena chiamato Ricardo - continuò Anna senza alterarsi per niente -. Dice che vuole che ceniate il sabato.

Luca aprì la bocca per rispondere, ma Felicity gli fu anticipato.

- Il sabato siamo occupati - ella rispose taglientemente. E se prima l'ambiente era stato freddo, in quello momento era glaciale. Anna recuperò il biglietto senza dire parola e si andò dando una porta sbattuta -. Meno male - disse alleviata, e si girò per vedere lo stesso sollievo nel viso di Luca, ma vide che era sommamente fastidioso. Aveva tutti i muscoli del viso tesi.

- Perché diavoli hai detto quello? - egli domandò -. Come osi respingere un invito di Ricardo senza consultarmi in primo luogo?

- Oso perché non desidero passare una notte in compagnia di Anna - rispose Felicity, ma la sua convinzione sparì vedendo la furia di Luca.

- Cosicché respingi l'invito? Ricardo è il mio più vecchio amico e tu ti neghi a cenare con lui?

- Mi rifiuto di cenare con sua moglie - ella rispose accaldata

-. Mi rifiuto di essere vilipesa. Mi nego a che rida nel mio viso per l'absurdez di questo supposto matrimonio.

- È quello quello che pensi di tutto questo? - egli domandò con occhi brillanti -. Stai chiedendo che cambiamo improvvisamente le regole? Vuoi che ti dica che ti voglio, Felice? Vuoi che ti dica che questo è per sempre?

Ogni parola fu come un pugnale che ero inchiodato a Felicity nel cuore. Ogni parola la bruciò all'interno.

Mosse la testa e si portò le mani agli uditi. Voleva che l'amasse, voleva che glielo dicesse, ma non di quella maniera, mai di quella maniera, mai come una dichiarazione obbligata per mantenerla silenziosa.

- Qualche volta ti ho trattato con qualcosa che non fosse rispetto? Qualche volta ti ho dato motivi per dubitare di me? -