Moglie per sempre
Il bellissimo italiano Luca Santanno aveva bisogno di una moglie di maniera temporal…y quella sexy bionda che era appena irrotto nella sua vita era la candidata ideale.
Felicy Conlon odiava Luca con tutto il suo cuore… ma non chieda respingere la sua offerta di matrimonio.
Tuttavia, non appena incominciò a condividere il letto con quello, si rese conto della cosa difficile che andava a risultargli andare via del suo lato….
Qualche volta gli chiederebbe che fosse sua moglie per sempre?
Capitolo 1
ERA BELLISSIMO.
Mentre Felicity apriva gli occhi per orientarsi, sapeva che dovrebbe avere mille ed un domande facendo la ronda nella sua testa. I suoi occhi colore nocciola cominciarono a mettere a fuoco lentamente la sala, cercando qualunque pista su che cosa era quello che ella stava facendo tanto elegantemente in una stanza decorata, in un letto tanto grande e, notando un forte braccio ad intorno suo, che diavoli stava facendo nelle braccia da Luca Santanno.
Santanno.
Solo pensare al suo nome lo provocava brividi, odio. Un odio verso un uomo al quale conosceva neanche, un uomo che, con un leggero movimento del suo viso stilografico, aveva cambiato la vita la famiglia di Felicity per sempre.
Ma per un momento prima che prevalesse la saggezza, prima che tutte le domande esigessero una risposta, Felicity guardò all'altro lato del cuscino, al suo compagno di letto, e si permise a 1
sé stessa alcuni secondi di stima verso un uomo con alcuni tratti tanto perfetti. Tanto perfetti che era difficile credere che qualcuno tanto bello potesse causare tanto dolore.
Bello.
Dai capelli neri che risaltava il suo scolpito viso, dalle sue lunghe ciglia fino alla sua sensuale bocca, passando per la barba incipiente della mattina che oscurava la sua mandibola forte ed angolosa, ogni parte di lui era squisita.
Un sospiro involontario scappò alle labbra da Felicity vedendo la cosa alta che era. I suoi piedi oscuri che sicuramente porterebbe con alcuni care scarpe italiane per fare gioco coi pantaloni oscuri che portava, riposavano quasi alla fine del letto e le sue gambe sembravano prolungarsi eternamente. Felicity evitò con lo sguardo la parte centrale del suo corpo, all'altezza della vita, ed andò direttamente alla camicia bianca di cotone che portava messa.
La macchia di rimmel che c'era sul tessuto parlava per sé stessa. Stava piangendo.
Peggiore che quello, stava piangendo nelle braccia di Luca.
Quello fatto l'inorridì. Non piangeva mai, mai. Non scendeva mai la guardia da quella maniera. Cercò di ricordare alcuno eccezione, ma non gli veniva nessuna nella mente. Perfino quando Joseph ella era morta aveva mantenuto la calma, rifiutandosi di seguire quell'orribile strada, rifiutandosi di lasciare uscire il dolore. La sua mente si alterò e dovette lottare mentalmente per chiudere quella porta, per evitare che le immagini, non solo della notte anteriore bensì degli ultimi anni, continuassero a pullulare, per ritornare al rifugio che aveva trovato, dove c'era solo bellezza.
Ma le immagini diventavano sempre di più forti, istantanee che non voleva vedere, cuci che voleva dimenticare, ed il piacevole svegliare di quello che aveva goduto per alcuni momenti cominciava a sgretolarsi mentre la realtà suonava alla porta.
- Buon giorno.
Perfino prima che egli parlasse Felicity conosceva già la sua voce, con un forte accento ed una cadenza lenta che faceva che 2
quelle due parole suonassero eccessivamente erotiche. Felicity alzò lo sguardo e si trovò a sé stessa guardando direttamente agli occhi più azzurri che aveva visto nella sua vita, e sentì come un forte rossore gli saliva per il petto fino alle guance. Desiderò avere usato i momenti anteriori per elaborare una risposta alla domanda che verrebbe dopo.
- Buon giorno.
Felicity si rese conto che non era la risposta più ingegnosa di tutte e, naturalmente, non suonò niente sexy col suo accento australiano, ma fu la cosa unica che potè pensare in quello momento. Egli liberò il suo braccio di sotto a lei e si distese pigramente, senza disturbarsi se voglia in contenere quello sbadiglio che lasciava all'aperto la sua lingua rosata ed i suoi blanquísimos denti. Sembrava tanto rilassato e tanto a gusto con sé stesso come se fosse abituato a svegliarsi ogni mattina vicino a donne sconosciute.
Mentre egli la guardava, Felicity pensò che probabilmente sé che sarebbe abituato. Guardò caso mai attorno alla stanza i suoi occhi l'avrebbero ingannata, ma non era così. Il grande mobile colore di mogano, le enormi tende dorate, tutto puzzava di ricchezza e confermava il fatto che l'uomo che giaceva vicino a lei potrebbe avere in assoluto qualunque donna che volesse, a chiunque.
E per durante alcuni terribili momenti Felicity si rese conto che neanche sapeva se lei stessa faceva già parte della quale sicuramente sarebbe una lunga lista.
- Suppongo che ti gradirà caffè - egli disse e, senza aspettare la risposta, staccò il telefono e recitò in italiano quello che sembrava un'ordine troppo complicata per un semplice caffè. Fu allora quando Felicity si rese conto che stavano in un hotel.
E non in qualunque hotel, se non ricordava male. Stava in uno dei lussuosi hotel di Luca Santanno.
La domanda era, in quale?
- Mi immagino che stiamo ancora in Australia, no? - ella domandò quando egli appese il telefono -. O questo è l'incubo del secolo e mi sono svegliato in Italia?
Egli rise, e ferma sorpresa di Felicity, si trovò a 3
sé stessa sorridendolo di giro, come compiaciuta per la sua risposta davanti al suo senso dell'umorismo.
- Sì, Felice, stiamo ancora in Australia. Il tuo viaggio misterioso finisce qui. Ho parlato in italiano perché Ricco con chi parlava, è del mio paese natale in Moserallo. Ci sono molti italiani tra il mio personale.
- Per ricordarti a casa tua?
- No - egli disse mentre rideva di nuovo -. La mia famiglia ha molti amici e molti... - Felicity sperò a che finisse la frase, e le sue parole le fecero sorridere ancora più -... molti giramondo che vanno per di là a spalla con lo zaino e che decidono di ricorrere a Luca affinché dia loro lavoro.
Al meno stava nel paese adeguato, ma la stanza che avevano ella e Matthew era piccola. Non è che lo sembrasse a prima vista, ma comparata con quello...
Matthew!
Con un gemito di terrore Felicity cominciò a dare si racconta della realtà di quella situazione.
- Ho chiesto anche acqua molto fredda - disse Luca, apparentemente altrui al suo subitaneo malessere -. Suppongo che sarai assetata.
Fu la sottovalutazione del millennio. Aveva la bocca come se avesse vuotato un aspirapolvere in lei, ma perfino quell'era poca cosa comparata col ronzio che gli era stato messo nella testa.
- Grazie - disse Felicity, e si incorporò soavemente, pressando con forza il copriletto contro il suo corpo dando si racconta che non portava più che alcune mutande molto piccole ed un reggiseno -. Grazie - disse di nuovo, rischiarandosi la gola con un leggera tossicchio e desiderando che la sua mente gli desse alcuno pista su che diavoli stava facendo lì.
- Stai bene? - egli domandò con preoccupazione. A Felicity gli fu stato il colore del viso quando si incorporò e notò che il chignon che portava cominciava a disfarsi. Chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi soavemente le tempie.
- La verità è che non - ella disse dopo prendere alito, desiderando che la maledetta stanza smettesse di girare affinché potesse concentrarsi -. In realtà non mi sento bene niente.