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- Lo noto già - egli disse, ma la preoccupazione era svanita dalla sua voce di tale modo che Felicity aprì improvvisamente gli occhi.

- Guarda, lo sento... - cominciò a dire ella con le parole accalcandosi nella sua bocca -. La verità è che non so che cosa ha passato. Sto qui con... - si trattenne e dubitò un momento su che appellativo mettere a Matthew... il mio fidanzato. Stiamo nella cerimonia dei premi...

Stava guardandola, con un sopracciglio alzato in segno di interrogazione, mentre ella lottava per inventarsi alcuno scusa per uscire di lì con qualcosa di dignità e ritornare alla sua stanza, e soprattutto pensava in che cosa scusa potrebbe dare a Matthew quando gli domandasse dove era stato.

- Credo che abbia dovuto mangiare qualcosa in male stato, o che ho l'influenza o qualcosa. Mi ho dovuto sbagliare di stanza...

- si trattenne per un momento vedendo come egli alzava anche l'altro sopracciglio, cosicché Felicity si arrese -. Ho risacca, verità? - domandò senza osare guardarlo agli occhi.

- Oserei dire che sì - egli disse assentendo con la testa.

Felicity ebbe chiaro allora che stava ridendo di lei e decise che aveva avuto già sufficiente. Si entusiasmò nel copriletto e, ignorando le martellate nella sua testa, si mise in piede. Non servirebbe da niente sprecare il suo tempo con scuse. Fosse quello che fosse quello che sarebbe successo la notte anteriore, rimanere lì vedendo come egli rideva di lei non andava a risolverlo.

- Devo andare via - ella disse, e desiderò potere essere una di quelle donne tanto sofisticate che aveva visto nei film. Desiderò potere mettere un sorriso mistico e salutare lanciandogli un bacio. Ma svegliarsi nella stanza di un uomo sconosciuto, di qualunque uomo in realtà, non stava tra le sue abitudini quotidiane, e la sua abituale aria di sicurezza sembrava non essere disponibile quella mattina.

Le lacrime minacciavano di uscire, ma Felicity si contenne.

Quello che fosse che l'avesse spinta a piangere in braccia di Luca la notte anteriore non andava a ripetersi in nessun modo, cosicché si limitò a percorrere la stanza con lo sguardo alla 5

ricerca dei suoi vestiti.

Localizzò le sue scarpe e la sua borsetta e si dondolò verso dove stavano. Il copriletto era arrotolato con forza al suo corpo e non le permetteva di muoversi bene, ma non gli importava. La cosa unica che voleva era ritornare alla sua stanza con Matthew e desiderare che egli avesse tanta risacca come lei e non sapesse che ritornava alla stanza a prima ora della mattina.

- Se cerchi il tuo vestito, il personale del hotel te lo porterà subito.

Quell'era troppo. Con un sospiro di frustrazione Felicity si sedette sull'orlo del letto e collocò la testa tra le sue mani.

Finalmente il chignon si disfò formando una tenda di capelli biondo sulle sue spalle ed il suo viso. Per un momento si sentì rifugiata dietro quella tenda dorata. Per un secondo o due si sentì a gusto dietro quello velo estemporaneo mentre pensava in come ella, Felicity Conlon, meticolosamente organizzata, sempre basso controllo, era potuto arrivare ad una situazione come quello.

La notte anteriore era stata pianificata fino all'ultimo dettaglio. Aveva deciso di lei come pianificava ogni lavoro che doveva realizzare, lasciando i sentimenti di lato, comprovando ogni dettagli un ed un'altra volta fino ad essere sicura che aveva tutto controllato.

La notte anteriore era una notte di commerci.

- Non mi sbagliai, verità? - ella mormorò mentre cominciava a ricordare inorridita -. Tu mi portasti.

- Sé.

- Andavi a dormire nel sofà - si arrischiò a dire ella -. Io non volevo andare sotto per...

- Per stare col tuo fidanzato - l'interruppe Luca -. Di nuovo.

Cosicché lasciai che dormissi nel mio letto e dissi che io dormirei nel sofà.

Quell'aveva senso. Aveva incastrato già alcuni pezzi di quello puzzle, ma molte cose seguivano ancora nascoste nella sua mente.

- E perché...? - cominciò a dire ella ed egli, vedendo i nervi nel suo viso, si limitò a sorridere -. Perché mi sono svegliato 6

nelle tue braccia? Perché non stavi nel sofà?

- Tu mi chiedesti che condividesse il letto con te - egli disse a voce bassa -. Al principio mi negai. Logicamente era preoccupato, dato tuo... - tossì imbarazzato -. Dato il tuo stato etilico e la tua mancanza di controllo.

- Ma venisti da tutte forme - ella disse in un tentativo per screditarlo e per dimostrare avere il controllo della situazione.

Ma il suo tentativo fu fallito.

- Fosti insistente. Molto insistente.

- Ah.

- La verità è che diventasti abbastanza isterica. Invece di darti un schiaffo decisi di dormire con te.

- Ah - ripetè Felicity, e seppe che diceva la verità, perché le sue parole avevano scoperto molti ricordi. Ricordava a Luca pregandolo che fosse tranquilla, a Luca offrendo l'annacqua ed insistendo come un padre protettivo in cui se la bevesse. Luca tirando fuori fazzoletti, asciugandolo le lacrime...

All'improvviso nei suoi pensieri un nuovo e molto più inquietante ricordo prendeva forma. Luca prendendola nelle sue braccia, abbracciandola non gentilmente, bensì con fermezza, parlando con la sua bella voce, fino a che...

Felicity prese alito. Quasi poteva sentire la sua mano nel suo collo, massaggiandola soavemente per alleviare la tensione e calmandola come uno deve fare con un bambino che ha appena avuto un incubo.

Ma non c'era stato niente di infantile nella risposta che quell'aveva provocato, niente innocente nella maniera in che il suo corpo aveva reagito al tatto di Luca. E, lì seduta, imbarazzata e chiaramente vilipesa, Felicity sapeva che c'era un'ultima domanda che fare. Una risposta orribile che completasse più la sua disperazione, un chiodo nella bara prima di ritornare alla sua stanza e cercare di ricordare come la notte anteriore aveva preso quella strada.

- Facemmo...? - cominciò a dire ella, inghiottì saliva, si rischiarò la gola e lo guardò direttamente agli occhi, preparata per affrontare il mondo e la sua coscienza -. Facemmo qualcosa?

- Parliamo - rispose Luca -. Per meglio dire, tu parlasti ed io 7

ascoltai.

- Lo sento se ti annoiai - disse Felicity con un sorriso che non fu corrisposta. Gli toccò continuare la conversazione -. Allora, se tutto quello che facemmo fu parlare, come è che finii senza vestito?

- Quando arriviamo alla stanza chiesi caffè perché pensai che ti sgombrerebbe. Avrebbe funzionato se non l'avessi rovesciato.

Il tuo vestito sta sotto, nella lavanderia - egli disse con un sorriso che ammorbidì i suoi duri tratti -. Non facemmo l'amore, se è quello che si preoccupa. Ma, poiché tiri fuori il tema...

- Non l'ho tirato fuori - lo contraddisse ella ma, logicamente, egli l'ignorò.

- Poiché tiri fuori il tema - ripetè Luca per fermare i suoi lamenti -. Se avesse fatto l'amore non dovrebbe ricordartelo.

Quando faccio l'amore con una donna posso assicurarti che non ha problemi per ricordarlo.

Ella lo guardò e seppe che, per molto arrogante e presuntuoso che suonasse, diceva la verità. Non c'era niente indimenticabile in lui e, tuttavia, Felicity doveva ammettersi a sé stessa che una notte facendo l'amore con quell'uomo non sarebbe qualcosa che una donna potesse dimenticare.

- Grazie.

- Perché?

- Per non approfittare di te.

- Credimi, non fu difficile.

Che cosa?

- Cosicché definitivamente non...? - ella domandò superfluamente per assicurarsi.

- Definitivamente no. Risulta che preferisco coricarmi con donne che siano coscienti.

Felicity decise di ignorare quello commento e, dopo sbattere le palpebre un paio di volte, cominciò a sentire quello che sembrava essere sollievo.

Non tutto stavo perso ancora!

Di accordo, essere stato fuori tutta la notte non andava a fare molto bene a Matthew e, senza dubbio Felicity dovrebbe omettere il dato di in che letto si era svegliato, in fin dei conti 8

Luca era il socio di Matthew, ma il fatto che non si fosse coricato con lui supponeva almeno un indulto temporaneo.

Recupererebbe le sue cose ed uscirebbe di lì di una maledetta volta senza causare nessun danno.

Si allontanò i capelli dal viso e vide che Luca stava guardandola ancora, cosicché cercò di mettere un po' di umore a quella situazione tanto poco abituale.

- Uff.

Egli non gli restituì la grazia, si tirò solo indietro e si appoggiò su un gomito, per dopo continuare a guardarla con sfacciataggine.

- Uff? - egli domandò con tono ironico.

- Lo sento - ella disse di nuova, ma con un tono più sicuro che prima -. Normalmente non bevo. Naturalmente non liquori.

Alcuno bicchiere di vino sé, ma in quanto ai liquori. Neanche mi piace il suo sapore. Ieri sera presi alcuno solo per essere più coraggioso, sai già.

Egli mosse la testa ed ella si avvilì di spalle.

- Sono sicura che tu non hai bisogno di aiuto di nessun tipo per essere coraggioso.

- Non mi resi conto che stessi bevendo egli disse, e le sue parole la sconcertarono. Cominciò a domandarsi se in qualche momento l'aveva frainteso -. Quanto bevesti?

- Due vodka con arancia. E, se questo è quello che mi provocano, mi rallegro di non bere abitualmente. Come può la gente fare questo per piacere?

Si rese conto che cominciava a divagare e desiderò che Luca sorridesse che si avvilisse di spalle, qualcosa, qualunque cosa invece di guardarla di quella forma tanto inquisitiva.

- Realmente credi che due vodka con arancia potessero avere quell'effetto? - egli domandò finalmente, ma quando Felicity si disporsi a rispondere, egli si affrettò -. Non ti rendi ancora conto che quello che bevevi non era quello che avevi chiesto?

- Cambiasti la mia domanda? - ella domandò spaventata, e si disporsi ad alzarsi, ma Luca sciolse un sibilo di indignazione e mormorò qualcosa in italiano, egli quale Felicity non interpretò precisamente come un complimento giusto prima di dare si 9

racconta della verità -. Fu Matthew.

L'ira che sorse nel suo interno non aiutò a mitigare le martellate della sua testa, cosicché chiuse gli occhi e tentò di confrontarsi con l'ultimo dei difetti della personalità di Matthew.

Era la conferma, se è che aveva bisogno di lei, della cosa sotto che stava Matthew disposto a cadere pur di ottenere quello che voleva.

- Il personale del hotel mi allertò di quello che stava succedendo - continuò Luca, ma Felicity stava ascoltando solo a metà, troppo occupata per quella difficoltà come per preoccuparsi per i piccoli dettagli -. Ricorderai che io ero seduto nel tavolo di al lato.

- Mmm - ella disse con un lieve movimento di spalle e muovendo la testa, ma notando il rossore di nuovo nel suo viso seppe che non potrebbe ingannarlo. La prima parte del veglione sé che era chiara nella sua mente, ed un metro novanta di bellezza latina nel tavolo di al lato non avrebbe potuto passare inosservata, nonostante avere ad un superatento Matthew vicino a lei. Ricordava chiaramente la scintilla che aveva saltato tra essi quando i suoi occhi si erano trovati la notte anteriore, ma non era disposta ad aumentare l'ego di Luca ammettendo quello.

- Tu chiedesti il cocktail estivo di fragole senza alcool che appariva nel menù. In realtà chiedesti tre.

- Sé ma, come già ti ho detto, mi presi quelle condannati vodka, e ci fu anche vino durante la cena...

- Buono, quella che prendesti in realtà fu una versione molto discutibile del daiquiri di fragola, più concretamente tre di essi.

Il tuo compagno andava alla sbarra ciascuna volta che tu chiedevi e diceva a qualche cameriere che avevi cambiato opinione. Si assicurò oltre a scegliere un cameriere differente in ogni occasione, e non fu fino a che lo tentò per quarta volta che un cameriere l'ascoltò dirlo.

Felicity passò la mano per i capelli, furiosa con Matthew ma, soprattutto, furiosa con sé stessa per non essersi dato conta di quello che passava, per essere stato tanto innocente di pensare che due vodka avessero potuto causare quell'effetto. Ma la sua furia cominciava ad orientarsi in una direzione differente. Era 10

molto bello da parte di Luca dare lezioni di moralità, molto bello da parte sua pronunciare come si comportavano i suoi ospiti, immischiarsi senza essere invitato e giocare al cavaliere proverbiale di brillante armatura, ma non aveva né idea delle circostanze. Non si rendeva conto della cosa importante che era stata la notte anteriore per lei e, soprattutto, per suo padre.

Desiderava che Luca si fosse rimasto fuori di tutto quell'e avrebbe lasciato che la notte seguisse il suo orribile ed inevitabile corso.

All'avrebbe finito meno così già tutto.

- Ho più che parole con Matthew questa mattina. Se questo è il tipo di comportamento che ha, allora dovrebbe cercare un altro lavoro.

- No, per favore - ella disse con un gemito. Era necessario che Luca rimanesse al margine -. Non lo fece apposta. Sai già come potei arrivare ad essere.

- Non ho né idea di come è. Se l'ho visto solo un paio di volte o tre - disse avvilendosi di spalle, ma la sua espressione si indurì vedendo il viso di Felicity -. Per caso si è detto un'altra cosa?

Ovviamente che Matthew aveva raccontato un'altra storia.

Secondo lui, aveva molta fiducia con Luca, fiducia che sarebbe disposto ad usare se Felicity non rispettava la disciplina. Ma quello non era il tema. Il tema era mantenere il controllo. Non poteva arrischiarsi a disgustare a Matthew, non poteva arrischiare il benessere dei suoi genitori.

Luca doveva crederla.

- Matthew ed io... - cominciò a dire ella, vergognandosi sempre di più -. Buono, andavamo a... - si trattenne desiderando che Luca dicesse che non aveva bisogno dei dettagli che captava il messaggio.

Ma non fu così. Semplicemente rimase lì, guardandola, con la bocca chiusa, senza alterarsi della sua evidente discordanza sul tema. Felicity guardò al suolo, ai piedi di Luca, e mormorò quello che sperava che fosse il fine di quello tema tanto imbarazzante.

- andavamo a comprometterci - disse in voce quasi inaudibile. Guardò verso l'alto e vide la confusione negli occhi 11

di lui, ascoltando mentre prendeva alito. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma cambiò idea e la girò a chiudere -. Per quel motivo aveva bisogno di un bicchiere. Era nervosa - spiegò pazientemente Felicity.

Ma, apparentemente, Luca aveva problemi per comprendere quello puzzle. Mosse la testa ed aprì la bocca di nuova, ma allora sé che parlò con tono perplesso.

- Perché eri nervosa? Perché andavi ad essere spaventata per qualcosa di tanto buono?

- Semplicemente lo stava - ella rispose. Non andava a contargli i dettagli più personali, contargli che Matthew aveva lasciato le sue intenzioni molto chiare. Non ci sarebbero più baci vacillanti nella cornice della porta, non più dissimulazioni dietro le interminabili scuse di Felicity. Matthew andava a reclamare quello che supponeva che era suo.

E non c'era né una sola cosa che ella potesse fare al riguardo.

Decise che aveva detto già troppo, cosicché si alzò e cercò di ritirarsi i capelli.

- Lasciamolo lì, vale? Puoi richiamare alla lavanderia affinché mi portino sul vestito? Mi piacerebbe vestirmi - ella disse, ma vedendo che Luca non faceva intenzione di staccare il telefono, si avvilì Molto bene di spalle, se è come ti piace giocare, allora lo farò io stessa.

Staccò l'auricolare e segnò i numeri, ignorando lo sfacciato sguardo di Luca. Non doveva giustificarsi davanti a lui. Se voleva continuare a giocare all'eroe, allora sarebbe meglio che si cercasse un'altra damigella in difficoltà.

- Di accordo, comprendo che abbia potuto essere un po' tesa -

egli disse, riannodando la discussione come se l'ultima parte della conversazione non avesse avuto luogo. Felicity dubitò per un momento -. Ma perché vorrebbe Matthew ubriacarti? Che classe di uomo si dichiarerebbe ad una donna quando questa non sarebbe capace di ricordarlo alla mattina seguente?

Ella lasciò scappare una risata profonda e grave ed egli vide come l'erano stretto le spalle e come la sua mano rimaneva tremula sul telefono. Dovette fare un sforzo per capire le parole di rassegnazione che uscirono dalla bocca di Felicity.