55

- Evidentemente tu tirasti una.

- Tirai tre. La guida disse che era una per ritornare e due per sposarsi con un italiano - disse con un rossore -. Tre per vivere felice per sempre.

- Ci sono molte versioni della leggenda - egli disse ridendo -.

Quella che mia madre ha contato sempre è che una per ritornare, due per sposarsi e tre per divorziare.

Felicity pensò che faceva sempre quello. Ogni passo che davano insieme in avanti, Luca lo retrocedeva subito. Ogni osservo di intimità rimaneva in un miraggio, come se egli avesse cambiato idea, come se ella l'annoiasse.

- Che cosa succedè allora?

Ella cercò di ritornare alla conversazione, ma gli risultava molto difficile tenendo in conto la quantità di emozioni che egli lo provocava, i suoi commenti senza pensare, le sue retrocessioni deliberate.

- Morì, Luca - concluse restituendo la sua attenzione al menù e sentendo come egli la guardava fissamente -. Quello è tutto quello che devi sapere.

- Quando arriviamo lì ti sentirai meglio - quasi il suo tentativo per riconfortarla suonò accondiscendente -. Quando arriviamo da Roma il mio autista ci raccoglierà e ci porterà al mio paese. Tutti sono ansiosi per conoscerti.

- Hai due sorelle e due fratelli? - domandò Felicity, felice di cambiare tema e calcolando mentalmente il numero di persone che li riceverebbero.

- Ed i suoi figli, ovviamente. Ed anche i miei cugini, le mie zie ed i miei zii. E credo che il mio made ha invitato ad alcuni amici della famiglia.

- Anna?

- Sì, con Ricardo.

- Allora non sarà precisamente una cena intima?

- Non esattamente - convenne Luca -. Ma non dovremo rimanerci molto tempo. Una volta che abbiamo preso qualcosa ti porterò a casa nostra.

La nostra casa.

Fece che suonasse tanto semplice, come se i due fossero due 56

novelli sposi normale, cominciando una vita in comune, condividendo casa, aspirazioni.

- Sto desiderandolo - ella ammise -. Chissà quando stiamo lì sembrerà più reale. Il hotel stava bene e tutto quello, ma sarà gradevole stare finalmente i due assoli. Non posso credermi che stia desiderando fare un'altra volta i compiti della casa.

- Scusi? - domandò Luca con guardato horrorizada_, non dovrai muovere un dito. C'è gente che si occuperà di quello.

Dopo appoggiarsi nel sedile Felicity sospirò. Era stufa del personale, stufa che badassero a lei. Amava Luca per lei sola, voleva tempo per essere a sole con l'uomo che amava.

Amava.

La parola suonava molto semplice nella sua testa, ma aveva alcune conseguenze terribili.

L'aveva amato dal momento in cui lo vide, aveva detto i suoi voti con tale onestà che era spaventata, ma Luca non voleva il suo amore. Luca voleva una soluzione temporanea, con l'onore come unico voto. Luca voleva una moglie della quale potesse disfarsi con facilità. L'amore non incastrava in tutto quello.

Dovrebbe mantenere in gran segreto quello.

- Può che Rosa sia un problema - disse Luca interrompendo i suoi tormentati pensieri -. È il mio governante. È stato nella famiglia per anni. Fa loro sempre passare... - si trattenne e mise cara di preoccupazione mentre Felicity finiva la frase per lui.

- Passare un cattivo momento alle tue fidanzate? Puoi dirlo, Luca. So molto bene che non sono la prima donna che condivide il tuo letto.

- Lo sento - egli mormorò -. In qualsiasi caso suppongo che alla fine non passerà niente. Benché il tatto non sia il suo punto forte. Se pensi che io faccio una gaffe spesso, spera di conoscere a Rosa. Probabilmente ti chiamerà Anna. Non lo farà apposta, è ma si confonde. Sta diventando vecchia.

- Mi faccio un'idea - disse Felicity con un sospiro -. Questo non è tanto facile come immaginai.

- Sciocchezze - egli disse rapidamente -. Starai a meraviglia, tutti ti adoreranno.

- Se neanche parlo italiano - ella segnalò -. E mi hai detto che 57

quasi nessuno parla inglese.

- Anna e Ricardo sé - disse Luca tentando, senza molto successo, tranquillizzarla -. Sicuro che puoi dire alcuni cose in italiano. Debiti di avere imparato qualcosa in queste due settimane.

- Suppongo che qualcosa sì - ella disse sorridendo con malizia -. Ma credo che non dovesse ripeterlo.

Luca arrossì. A lei si avvicinò e sussurrò all'udito facendole tremare.

- Quello, bella, è solo per i tuoi uditi.

- Quello spero - ella disse prima di potere fermare le sue proprie parole. Vide come egli corrugava il cipiglio e si desiderò c'essere stato taciuta.

- Che cosa si suppone che significa quello?

- Niente - ella rispose tentando di mantenere la voce ferma -.

Il caso è che le due uniche parole che conosco in italiano sono caffé e latte che è giusto quello che mi gradisce ora - disse premendo il bottone di chiamata ed ignorando come egli gli stringeva la mano con forza.

- Felice, io non ti farei mai deliberatamente male. Lo sai, verità?

L'hostess di volo stava lì, sorridendo. Con ogni semplicità lo ricollocò la coperta sulle ginocchia a Luca e lo sprimacciò il cuscino. Allora Felicity si rese conto che non era solo il fatto che fosse un passeggero di prima classe quello che provocava quello. La sua propria coperta stava quasi nel suolo ed a nessuno sembrava importargli. Neanche era quell'aria arrogante di Luca.

Era qualcosa che aveva, un'attrattiva intrinseca difficile da definire, e la metteva nervosa.

Si sentiva come se stesse uscendo da un sonno. Le ultime settimane erano state come un mulinello costante, ma in qualche modo si era sentito sempre protetta. Le automobili apparivano nel hotel e

la portavano a vedere s la sua famiglia. Luca si occupava di ogni dettagli. Perfino il matrimonio era stato molto semplice di organizzare. La cosa unica che aveva dovuto fare ella era mettersi in un vestito ed ammirare la sua immagine.