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Perfino Felicity sorrise ascoltando la terminologia di Anna.

Giocare con lei era l'ultima della sua lista di priorità. Finirebbe in lacrime.

- Chissà un altro giorno. Ora devo andare via. Devo studiare.

- Molto bene, non ti intratterrò. Ciao - disse Anna baciando a Felicity nelle guance. Quindi uscì affrettatamente lasciando il suo profumo per la strada.

Quando era andato via, Felicity ritornò dove stava quando si erano trovati. A meno già il sapeva che andava a comprare il prodotto adeguato. Fece l'acquisto completamente paonazzo e senza guardare agli occhi della commessa. Desiderava che il personale della farmacia avesse lo stesso codice che i dottori, o Luca saprebbe prima la risposta che lei stessa.

Furono i due minuti più lunghi della sua vita. Seduta nel bagno, guardando il pezzo di carta, col cappotto facile nel suolo e la sciarpa ancora attorno al collo. La sua necessità di sapere era più importante di tutto quello. Era stranamente calmata mentre aspettava il suo destino, e quando la croce rosa apparve lentamente, non fu una sorpresa, piuttosto la conferma di quello che sapeva già.

- Staremo bene - ella disse mettendo la mano nella sua trippa.

Si guardò allo specchio e si domandò come poteva seguire ugualmente quando tante cose avevano cambiato. Andava ad essere madre e Luca andava ad essere padre.

Andava ad avere un figlio di Luca.

Era terrificante ed opprimente, e soprattutto non era progettato, ma perfino in tutto quello caos, poteva sentire la bellezza del momento. Già fuori per il suo istinto materno, o per l'amore nel che Luca l'aveva imbarcata, quello che sapeva era che non si pentirebbe mai di quello bebè. Non respingerebbe mai un bambino nato dell'amore.

Amore.

Ma Luca l'amava?

Le parole di Anna ritornarono alla sua testa. Tentò di immaginarsi tutte le possibilità, la vita ordinata ed occupata di Luca con un bebè a bordo, un bebè nato di una donna che si supponeva che doveva essere una soluzione temporanea.