23

- No! - ella esclamò muovendo la testa con forza -. Non gli avrebbe dato mai un bebè.

- Come puoi essere sicura? Che cosa ti fa supporre che non sarebbe andato più in là un passo ed avrebbe esatto avere figli?

- Potrebbe avere la cosa esatta tutto quello che avrebbe voluto, ma quello sì che non glielo avrebbe dato. Per quanto potesse pregiudicare mio padre.

- Al meno pensasti a quello - egli disse mentre scrutinava il suo viso alla ricerca di alcuno pista per potere capire un po' più la sua complessa personalità.

- Quello non era negoziabile - ella disse, e le sue parole rimasero sospese nell'aria. Evitò il suo sguardo e guardò verso il basso, incentrandosi nelle sue potenti mani, che riposavano sulla sua snella vita. Quasi poteva sentire le cose che egli non diceva, l'attesa di Luca in ogni respirazione, sperando a che ella dicesse qualcosa -. Non avrebbe avuto mai un suo figlio - concluse, e si fece il giro per andare via, ma egli continuava ad afferrarla.

- Dimmi solo una cosa - egli disse mentre la guardava agli occhi, dorati, feroci, provocatori. Ricordava ad un gattino che sua madre aveva portato a casa una volta, sempre sbuffando e graffiando ma adorabile in qualsiasi caso -. Come sei arrivato ad essere tanto risentita, Felice?

Per un momento ella vacillò. Voleva gridargli e dirgli che si sbagliava ma, di che cosa servirebbe?

Sarebbe meglio che pensasse che era una donna memore della vita, meglio andare via quanto prima.

- Anni di pratica. Ora... - disse mentre forzava un sorriso -. Se mi restituisci la vita, per favore, mi piacerebbe farmi quella doccia.

Si sentì felice all'opinione l'acqua scivolare per il suo corpo, portandosi con sé il trucco e la lacca dei capelli. Allora lasciò uscire le lacrime che era stato

trattenendosi, e rimase sotto il getto della doccia, pensando a quello che aveva fatto, nelle enormi ripercussioni che avrebbe la scatola di Pandora che aveva appena aperto.

Si arrotolò in un soave accappatoio bianco e cominciò a pettinarsi. Era praticamente apatica, tutte le emozioni liberate le 24

avevano lasciato secca. Guardò il suo riflesso nello specchio.

Guardò i suoi occhi e li vide per la prima volta insicuri. Gli tremava il labbro superiore mentre ideava qualche piano di attacco, alcuno soluzione ai suoi problemi.

Aveva pensato che poteva farlo.

Aveva penato che poteva lasciare le emozioni ad un lato, ignorare le orribili implicazioni che porterebbe con sé un compromesso vuoto, fare qualunque cosa per ottenere suo padre un po' di pace. Ma alla fine era fallito.

Lasciò ad un lato i mucchi di scuse che si accalcavano nella sua mente con la stessa forza che aprì la porta del bagno.

Non c'era scusa.

Luca Santanno aveva ragione. Tutto si diminuiva ad una semplice verità: semplicemente non l'avrebbe potuto fare.

- Lo sento - egli disse vedendola uscire dal bagno, mentre camminava di un lato ad un altro della stanza -. Sento moltissimo quello che a te e la tua famiglia ve ha pensato. È

tutto la mia responsabilità.

Non stava guardandola. Finalmente si trattenne vicino alla finestra e si mise a guardare per lei.

- Non è la tua colpa - perfino a Felicity lo sorprese quell'affermazione. Per un anno il nome di Luca Santanno gli aveva causato tanto dolore e tanto odio e, tuttavia, stando di fronte a lui, all'opinione la sua colpa, quell'odio cambiò ed ella seppe che l'aveva diretto nella direzione sbagliata.

- Ma sì che è la mia colpa - egli disse dopo prendere alito -.

Avevi ragione. È il mio nome quello che intesta tutte le carte. Io sono chi firma gli assegni

- disse stringendo i pugni -. È il mio nome quello che quello Matthew ha utilizzato. Se il caffè è freddo, se i letti non sono fatte, se l'acqua della piscina è troppo fredda, è la mia responsabilità. Indubbiamente non posso stare da tutte le parti.

Devo fidarsi dei capi del personale, ma quando uno di essi... -

allora si girò e la guardò -. Per ti avere trattato di quello modo...

- aggiunse portandosi il pugno al petto -. È licenziato.

Licenziato. Dimenticalo per sempre.

- Non è tanto facile. Perfino benché abbia esagerato, 25

Matthew ha ancora...

- Licenziato - disse Luca con tale precisione che quasi Felicity lo credè. -

Quasi.

In qualche momento durante la sua vita aveva smesso di credere nella gente. In quello stesso istante, probabilmente Luca starebbe dicendo la verità, e Felicity non lo dubitava, non discuteva la sua sincerità. Ma in poche ore ritornerebbe a Roma, al suo mondo, un mondo molto lontano di lei, e le sue intenzioni, per molto buone che fossero, si trasformerebbero in niente.

L'aveva comprovato già prima, in molte occasioni.

Le promesse non significavano niente.

- Ha un contratto - segnalò Felicity in un tono professionale, come lo farebbe di fronte ad un cliente -. Ci sono leggi sul licenziamento inopportuno.

- Proteggerebbero tuo padre? - rispose velocemente Luca -.

Sono dettagli senza importanza. I miei avvocati si incaricheranno di quello. Te lo prometto, Felice. Non dovrai tornare a vederlo mai più. Non dovrai tornare a preoccuparti per che ti ricatti.

- È mio padre quello che mi preoccupa - ella segnalò -. Io posso badare sola.

- No, Felice, è evidente che non - egli disse mentre a lei si avvicinava senza smettere di guardarla -. Ieri sera ti era potuto succedere qualunque cosa.

- Stai esagerando - ella contraddisse con voce ferma, benché nel suo interno sentisse che non aveva ragione. Luca aveva ragione. La notte anteriore aveva giocato ad un gioco pericoloso, ad un gioco stupido, e la sua unica salvazione era stata quell'uomo che stava di fronte a lei. Il cambiamento nei suoi sentimenti la spaventò, la mise nervosa, slegò un getto di adrenalina mentre ella lottava con le sue emozioni, pregando per ascoltare la voce della ragione nella sua testa.

Non poteva sentirsi attratta verso Luca Santanno.

Sicuramente sarebbe una risposta primitiva che egli aveva scatenato. Stava confondendo la gratitudine con la lussuria. Gli 26

costò un gran sforzo controllare la sua respirazione ed il suo ritmo cardiaco mentre desiderava che lo fossi ristabilito la saggezza. Era gratitudine quello che ella sentiva, nient'altro, e più gli varrebbe ricordarlo. Si rischiarò la gola e parlò con tutta la convinzione che potè.

- Sapeva in quello che mi mettevo.

- Chissà - disse con voce soave -. Che cosa avrebbe passato se non fosse stato la mia stanza nella quale finisti? Che cosa avrebbe passato se un altro uomo...? Che cosa?

La guardò, gli passò la mano per i capelli e vide che la donna che aveva davanti a lui non aveva niente a che vedere con la sofisticata bellezza nella quale si era fissato all'inizio. Lo terrorizzò quello che sarebbe potuto succedere quello.

- Ma non succedè niente - ella disse in voce molto alta. Si sentiva acchiappata per i suoi occhi, nella linea di fuoco e, la cosa più sorprendente di tutto, senza voglia di andare via -. Finii qui, con te - aggiunse con un mezzo sorriso -. E tu dicesti che non fu difficile non approfittarsi.

- Mentii.

A lei si avvicinò più, ancora con la mano nei suoi capelli e l'altra nella sua vita. Ella aveva opzione di muoversi, di tirarsi indietro, di toglierlo la mano, ma rimase lì, in piedi, allucinata per i sentimenti che egli svegliava in lei. Quasi poteva sentire la tensione sessuale nell'aria. Ogni capello della sua pelle, ogni poro, ogni cellula era satura per la sua presenza.

- Mi costò molto resistere.

Era certo. Luca chiuse gli occhi per un momento e ricordò la felicità di averla tra le sue braccia., Ricordò come riconfortò quell'adorabile sconosciuta, il sentimento protettivo che aveva svegliato in lui, e dopo, quando era rimasto dormita, ricordava il suo alito caldo contro la sua mano, i suoi petti salendo e scendendo contro lui, la sua gamba ingarbugliata in lui, il suo aroma, il suo tatto. Gli era costato un sforzo sovraumano rimanere lì da fare niente, senza accarezzarla. Ma in quello momento, vedendola senza trucco, tanto giovane, tanto innocente, sentiva che il sentimento di protezione spariva. E si magnificò la tensione sessuale di un uomo ed una donna che 27

condividono letto. La donna sofisticata e compromessa che aveva, conoscente era sparito ed aveva lasciato nel suo posto ad una donna più soave, più gentile e molto più desiderabile.

Felicity poteva sentire il caldo della sua mano attraverso l'accappatoio, stringendo contro la sua schiena e si sentì come nella gloria. I messaggi subliminali che il suo corpo stava inviando erano molto più sfacciati. Percorse le labbra con la lingua e le sue pupille si dilatarono, occultando parzialmente il colore dorato dei suoi occhi, giusto prima che egli unisse le sue labbra con quelli di lei, facendo che tutto il resto smettesse di esistere.

Le fece sentirsi sicura.

C'era per la prima volta per molto tempo un uomo nel quale poteva appoggiarsi, un uomo che chissà, solo chissà, farebbe che le cose andassero a meglio. Benché fosse solo transitorio, godè della sicurezza che proporzionavano le sue braccia, della possibilità di scappare dal mondo per un momento e concentrarsi sui sentimenti che egli slegava.

Sentimenti che, fino a quello momento, Felicity non sapeva che era capace di avere.

Mentre la lingua di Luca scivolava per le labbra di Felicity, non c'era nella sua mente nessuna domanda, nessun tipo di vacillazione. Si sentì come se stesse cadendo, in caduta libera, col suo corpo alla mercé degli elementi. Ma non sentiva paura, solo un meraviglioso sentimento di abbandono, di libertà. Ella gli restituì il bacio, muovendo contemporaneamente la sua lingua, assaggiandolo, e strinse il suo corpo contro il suo mentre egli la prendeva in braccia e la portava senza nessun sforzo attraverso la stanza.

Si trattenne vicino al letto per un momento e la guardò con lussuria ma anche con preoccupazione.

- Sei sicura?

Quasi la ragione apparve allora, quasi la saggezza prevalse.

Ella non aveva avuto mai relazioni intime con nessun uomo, ma la sua verginità non era motivo di paura, né nessun tesoro nascosto aspettando l'uomo dei suoi sonni. Le relazioni erano rimaste ad un lato per colpa degli esami, per la malattia di suo 28

fratello, ma lì stava, alle porte della scoperta, e la saggezza potrebbe andare all'inferno. La necessità di sentire il suo tatto, di fare l'amore con lui, stava disfandola all'interno. Voleva solo che Luca l'abbattesse nel letto che ambedue avevano condiviso e che le facesse sentire come la donna che era, esplorando ogni parte del suo corpo.

Era sicura.

Più sicura di quello che non era stato mai in tutta la sua vita.

- Fa' l'amore con me, Luca.

Il desiderio nella sua voce fu tutta la conferma di che egli aveva bisogno. L'abbattè nel letto e la sua respirazione si sbrigò quando aprì l'accappatoio ed il corpo di Felicity rimase esposto.

Egli si inginocchiò su lei e si portò uno dei suoi capezzoli alla bocca, percorrendolo con la lingua mentre ella lo slacciava la camicia e lottava con la cerniera dei suoi pantaloni. Doveva sentire la sua pelle contro lei, doveva vederlo, sentirlo, ed egli si rese conto di quella necessità, cosicché abbandonò la soavità dei suoi petti e si spogliò dei pochi vestiti che gli rimaneva. Quindi fece attenzione all'accappatoio e la spogliò di lui affinché non ci fosse nessun tipo di barriera tra essi.

Quando egli lo separò lentamente le gambe, Felicity sentì un po' di paura nel suo interno. Il peso del suo corpo su lei era il precursore del potere della sua erezione. Dorrebbe, sapeva che dorrebbe, ma diede il benvenuto al dolore, diede il benvenuto alla prima carica, gridando mentre egli la penetrava sempre di più dentro, avvolgendo le gambe attorno alla sua vita, volendo più, più di lui.

Poteva sentirsi a sé stessa contrarsisi abbracciata ad egli, ed i primi spasmi dell'orgasmo la beccarono sprovveduta. Un caldo immenso inondò i suoi petti, le sue guance, il suo collo, i suoi uditi. Il polso gli ero accelerato sempre di più, ogni spasmo scuoteva il suo corpo. Egli lasciò cadere le mani sotto lei e l'afferrò con forza. Ogni contrazione di lei l'eccitava più ancora, e quando Luca sciolse un gemito profondo e gutturale, il corpo di Felicity seppe istintivamente come rispondere.

Dopo, quando ella giaceva nelle sue braccia, con la chioma sui suoi pettorale, la tempesta si era trasformata in calma. Il suo 29

corpo tremava ancora per suo meraviglioso svegliare e sciolse un sospiro mentre godeva di quello momento di pace.

Godeva della tranquillità che aveva trovato nelle sue braccia.

Capitolo 3

Perché sorridi?

Felicity chiuse gli occhi per un momento e ricordò la maestria del suo tatto, quasi incapace di credere che una semplice mano sulla sua vita potesse fare tanta. Essendo sdraiata al suo fianco era molto facile sorridere, era facile sapere che quello che era successo era buono, era perfetto.

Era un sollievo non sentirsi penitente.

- Come sai che sto sorridendo? - ella domandò sorridendo ancora più.

- Lo noto.

Probabilmente era certo. Ella era come un libro aperto nelle sue braccia, ogni pagina completamente esplorata. Sembrava sapere quello che pensava, sentiva, necessitava, prima che lei stessa lo sapesse. Il suo incontro sessuale era stato una rivelazione. Di forma istintiva egli aveva saputo quello che il suo corpo necessitava. Ogni movimento era stato realizzato con maestria, come risposta ad una preghiera senza parole.

- Dimmi - persistè Luca -. Perché sorridi?

- Non posso credere che solo un'ora fa la mia unica paura era che questo fosse successo che ci saremmo coricati. E guarda ora.

- Vedo già - egli disse, e con un movimento rapido e gentile l'abbattè di spalle e la guardò dall'alto in basso -. Non ti penti? -

domandò, sicuro di sé stesso.

- Chissà più tardi - ella rispose con una soave risata -. Chissà quando ritorni all'università il lunedì, o a casa dei miei genitori a cenare questa notte abbia un attacco tremendo e mi costi credere che ho finito nel letto con te. Ma per adesso lo godo.

- Sei studente? - egli domandò sorpreso -. Quanti anni hai?

- Sono una studentessa molto matura - ella disse ridendo davanti alla sua sorpresa -. So che posso sembrare giovane, ma non devi per preoccuparti per quel motivo. In realtà sono numerabile.

- In realtà? - egli disse con un sorriso mentre lasciava cadere 30

la sua testa fino al suo stomaco. Allora Felicity si rese conto che stava contenendo la respirazione, cosicché si aggrappò al poggiacapo del letto per cercare stabilità ed egli ritornò ad alzare la testa -. Credei che le contabile erano serie.

- Noiose, perfino - disse Felicity, ma la seconda parola non fu più che un sospiro dunque egli raggiunse con la lingua i suoi capezzoli -. È un mito, ma ammetto che sono seria. La mia corsa è molto importante per me.

- Suoni come se fossi molto orgogliosa del tuo lavoro.

- Lo sto - ella disse con un sussulto mentre egli lo metteva la mano tra le cosce -. Per quel motivo sto studiando per il momento - aggiunse mentre cercava di concentrarsi e spiegargli che si era preso un anno libero per completare un master in Amministrazione di Commerci.

- Per che motivo disturbarti a studiare?

Quella domanda la confuse e l'irritò, cosicché lo tolse la mano di sopra decisa a rispondere.

- Le qualificazioni sono importanti.

Semplicemente Luca si avvilì di spalle e ritornò al carico con la mano, deciso a finire quello che aveva incominciato, ma Felicity era altrettanto decisa a finire la sua frase.

- Non tutto il mondo ha il mondo servito in vassoio di argento, Luca. Un master di commerci può sembrarti qualcosa di irrilevante, ma a me mi aprirà un mondo di possibilità.

- Chissà - convenne Luca con un sorriso -. Ma io l'unico mondo che voglio aprire è questo.

La sua mano fu più insistente in quell'occasione, mettendosi tra le sue cosce, mentre con la lingua leccava soavemente i suoi capezzoli fino a fare che l'unico master che volesse fare Felicity fosse uno su zone erogene. Ma la sua arroganza la disturbava ancora, cosicché quando tornò a toglierlo la mano e si incorporò leggermente, era disposta a parlare di commerci. Il viso di sorpresa di Luca non passò inosservata.

- Sembri sorpreso. Senza dubbio non sei abituato a che le donne ti fermino.

- Felice... - egli disse con un sorriso, ed il suo corpo a lei si avvicinò per finire quello che aveva incominciato. Ma vedendo 31

il fuoco negli occhi di Felicity glielo pensò meglio ed alzò le mani in un insolente gesto di resa.

- Lo sento se quello che ti conto si annoia.

- Non mi annoia - egli insistè -. È solo che mi sono successo migliori cose che fare che parlare del tuo currículum.

- Ma se io fossi stato un uomo sicuro che avresti messo più attenzione.

- Gli uomini non offrono le stesse distrazioni.

- Sei tanto maschilista - esclamò Felicity, ma egli si limitò a ridere della sua furia.

- Felice, sei sdraiata nuda nel letto vicino a me. Abbiamo appena fatto l'amore. Ora se voglio toccarti, sentirti, fare l'amore con te di nuovo sono un maschilista. Allora l'ammetto, sono colpevole dei carichi: Luca Santanno è un maschilista malaticcio.

- Di accordo - ella disse -. Chissà sbagliai il momento. È ma il mio lavoro è importante per me. Prendermi un anno libero per fare il master non fu una decisione facile.

_¿y perché lo facesti? Venga - insistè quando ella gli diresse un sguardo di furia -. Che sì sono interessato.

- Perché? Perché andavi ad essere interessato nella mia corsa?

- Non lo so - egli disse perplesso. Felicity si trovò a sé stessa sorridendo mentre egli continuava a parlare -. Devo confessare che il ciangottio non è un'abilità che maneggi molto bene.

- Si dice ciangottio, Luca - ella disse sorridendo -. Cosicché, in altre parole, generalmente ti fai il giro e fingi essere addormentato.

- Oh, non fingo - egli disse ridendo -. Se qualcosa mi hanno insegnato i giorni di diciotto ore è a come dormirmi alla prima di cambiamento.

- Ma non questa mattina? - ella domandò indecisa.

- Non questa mattina - egli rispose, e quando la sua mano raggiunse il suo viso ella decise di non fare niente, solo riposare la sua guancia sulla sua palma mentre egli parlava questa mattina non ho intenzione di dormirmi, cosicché dimmi perché ti sei preso un anno libero in un lavoro che ovviamente godi per 32

studiare. Per caso te lo finanziano nel lavoro?

- No. Ho dovuto chiedere un prestito per potere finanziarlo.

- Quello suona caro.

- Lo è, ma varrà la pena a lungo termine. L'avrebbe potuto fare a rate, ma quell'avrebbe rallentato la mia corsa. Una volta che abbia finito starò in disposizione di avere un buon posto.

- Quello che significa più denaro?

Felicity assentì con la testa.

- Inoltre avrebbe significato dire addio a Matthew. Vedi già, non pretesi mai di essere sposata con lui per sempre. Solo il tempo sufficiente per assicurarmi di potere occuparmi dei miei genitori.

- Non è il suo lavoro badare a te? - suggerì gentilmente Luca ignorando la risposta nei suoi occhi -. Non dovrebbe essere alla rovescia? Lo sanno essi? Quello di Matthew voglio dire.

Sapevano molto la cosa che l'odi ed il sacrificio che eri disposta a fare?

- Ovviamente che non - ella disse muovendo la testa con crudeltà. Ma egli lo sostenne il mento tra le mani e disse quello che ella stava tentando di evitare, quello che tanto la spaventava.

- Lo sapevano, Felice. In fondo sicuro che lo sapevano.

Ella si avvilì, inorridita per il ritratto tanto crudele che egli aveva appena fatto dai suoi genitori.

- Non lo comprendi.

- No, non lo comprendo - egli rispose con arroganza -. Non comprendo come andavano a lasciare che questo continuasse.

Nel momento su cui misi i miei occhi in te seppi che non eri felice e neanche ti conosceva. Sicuro che durante questi mesi essi si saranno dati conto dei tuoi sentimenti. Quando penso a quello maiale toccandoti, facendo l'amore con te...

Ella poteva sentire l'odio derivando dalle sue parole e si affrettò a fermarlo per rindirizzare la sua ira verso qualcuno che non fosse le due persone che ella più voleva nel mondo.

- Non facemmo mai l'amore - ella ammise, e vide la confusione nei suoi occhi -. L'altra notte andava ad essere la prima volta, per quel motivo era tanto triste. Cosicché, vedi già, realmente i miei genitori non sanno molto la cosa che l'odiava.