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- Al meno posso dire che ti riunirai con noi per il caffè?
Chissà marciremmo... - cominciò Anna, ma si trattenne quando Luca lasciò scappare un acido sibilo.
- Quando sappia quello che passa a Felice, esattamente deciderò allora. E metti la luce rossa quando esca.
Quando Felicity vide ad Anna dirigersi verso la porta seppe che si avvicinava una porta sbattuta. .
Una volta che furono soli la tensione si dissolse nell'aria.
- La luce rossa? - ella domandò con un sorriso -. Che diavoli significa quello?
- Che non voglio che mi disturbino - egli spiegò -. Perché non voglio.
Mentre lottava per incorporarsi, Felicity prese alito e comprovò alleviata che finalmente la stanza aveva smesso di girare completamente.
- Questo non è un tipico ufficio, verità? - domandò guardando alla sua periferia -. Il letto con baldacchino era opzionale?
- Felice - disse Luca con un sospiro -, fino a che mi sposai con te, praticamente viveva qui. Non spereresti che dormisse sulla scrivania.
- Suppongo che non - ella mormorò, pensando alla cosa maleducata che doveva sembrare. Ma non era la magniloquenza dei suoi paraggi quello che l'inquietava. Anna li aveva seguiti fino alla stanza senza dubitarlo un momento, ed a Felicity quello la scardinò, ma lo dissimulò mettendo un sorriso -. Mi sento già meglio, Luca. Se devi riunirti con quella gente io starò bene.
Rimarrò qui sdraiata e leggerò un po'.
- Non mi riunisco con nessuno, e tu non leggi - disse Luca -.
In realtà neanche apri i tuoi libri. Primo rimarrai qui e riposerai in condizioni. Dopo, se ti senti meglio, farai una passeggiata per prendere aria fresca. C'è qualcosa che necessiti?
- Tu segui col tuo lavoro - ella disse muovendo la testa -. Io rimango qui.
- Non studiando - egli notò -. Correrò le tende affinché possa dormire. In realtà rimango coi tuoi libri ed il tuo computer per assicurarmi che riposi.