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Ma non poteva farlo, non poteva ritornare al letto, alle sue braccia, e fare l'amore come se tutto stesse bene, quando tutto alla sua periferia sembrava stare sgretolandosi.
- Devo andare al bagno.
- Felice... - disse mentre l'afferrava per la vita. Il lenzuolo scivolò e lasciò all'aperto il suo corpo nudo ed abbronzatura. La sua eccitazione era tanto evidente che Felicity rimase senza alito, e tutto quello che prima era cattivo sembrava diventare buono -. Ritorna al letto.
Era un'ordine, non unisca petizione, ma fatta con tanta dolcezza che Felicity sentì che si struggeva. La baciò nello stomaco e la sua bocca fu facendosi strada verso il basso. Ella chiuse gli occhi con l'agonia dell'indecisione.
Lo desiderava disperatamente. Desiderava sdraiarsi nel letto che gli facesse l'amore con la sua abilità innegabile che la portasse a quello posto speciale che gli aveva insegnato che zittisse le migliaia di domande che la tormentavano. Era più calmante di una pastiglia, più tossico di qualunque bibita, più assuefattore di qualunque droga.
Ma allora che cosa?
- Luca, no! - ella esclamò tendendosi al momento e vedendo come egli si allontanava. Lo gettava già di meno e desiderava non avere detto quelle due parole, o benché fosse che non li avesse dette con quell'asprezza. Voglio dire che... - si trattenne sorpresa vedendo il dolore negli occhi di Luca -. La verità è che sì che devo andare al bagno.
- Capto il messaggio. Può che il mio inglese non sia molto buono, ma credo che l'abbia lasciato molto chiaro.
Felicity si sedette nel bordo della vasca da bagno e tirò fuori la scatola dalla pillola per leggere il prospetto. Quante volte aveva fatto quello negli ultimi giorni? Aveva perso il conto, ma ogni volta che lo faceva, le parole gli proporzionavano alcuno sicurezza, qualche raggio di speranza che non fosse incinta.
Petti sensibili, cambiamenti di umore, nausee. Sorrise. Tre di tre, indubbiamente era la pillola quella che gli faceva sentirsi così. Di accordo con quello, perfino poteva spiegarsi il ritardo che aveva.