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- Stava peggio?

- Oh, no - ella disse con un brillante sorriso -. Era come averlo di giro. Andò in America tanto debole e tanto malato, ma quando ritornò... aveva guadagnato peso, aveva vitalità, energia, illusione per la vita. Era meraviglioso vederlo. Mio padre fece bene in vendere. Ogni centesimo valse la pena. Joseph approfittò di ogni momento. Kate, la sua fidanzata, lo portò a Parigi.

Luca vide il sorriso sparire dalle sue labbra ed ebbe voglia di abbracciarla per, in qualche modo, mitigare il dolore. Ma un istinto interno gli disse che sarebbe migliore rimanere quieto mentre ella gli raccontava tutta la storia e l'aeroplano solcava l'oscurità della notte.

- Kate dovette tornare a lavorare. Si suppone che dovevano essere alcune ferie brevi, ma a Joseph lo fu messo nella testa che voleva vedere Roma. Era molto artistico.

- E tu?

- Nella cosa più minima, benché volesse. Ma né per la cosa più remota Lei potrei descrivermi come artistica.

- Non importa. Chissà sii più... - si trattenne e sorrise mentre cercava la parola adeguata che la descrivesse. Ma si rese conto che la sua mancanza di eloquenza non aveva niente a che vedere con la barriera della lingua che lo confondeva a volte, ma aveva a che vedere con Felicity. Niente di lei poteva riassumersi in una parola -. Sei semplicemente tu. Cosicché andasti a Roma con Joseph?

- Fu meraviglioso. Visitiamo le gallerie, il Colosseo, il Vaticano - disse con occhi brillanti -. Ci sedevamo nel marciapiede e bevevamo caffè.

- Credo che ora faccia troppo freddo per quello. Che più faceste?

- Tutte le cose turistiche. Mangiammo gelato, tiriamo monete nella Fontana di Trevi - disse, ma il sorriso sparì dalle sue labbra

-. Joseph non tirò nessuna. La nostra guida disse che se tiravi una moneta...

- Qualche giorno ritorneresti - terminò Luca.

- Joseph disse che non valeva la pena.