Gli aerei americani

 

- La guerra finirà presto, Basie. Ho visto apparecchi americani, bombardieri Curtiss e Boeing...

- Boeing! Jim, tu sei...

- Non parlare, Basie. Ora ci sono io a lavorare per te, proprio come Frank.

Jim stava accosciato accanto all'americano, sforzandosi di ricordare le amah della prima infanzia. Non aveva mai curato nulla e nessuno, fino a quel momento, salvo un coniglio angora che era morto tragicamente nel giro di pochi giorni.

Ora inclinò la gavetta nel tentativo di versare un po' d'acqua nella bocca di Basie; poi intinse le dita nel torbido liquido e gliele fece succhiare. Erano 3 settimane che si dedicava al cameriere di bordo, portandogli la sua razione di riso bollito e patate dolci, andando a prendere acqua al rubinetto del corridoio, e sedendo per ore accanto alla sua stuoia sotto la sopraffinestra a fargli aria con un ventaglio. La corrente d'aria fresca non aveva tardato a rianimarlo, e, una dopo l'altra, s'era tolte le bende di carta appiccicate al viso e ai polsi.

Poi, aiutato da lui, aveva spostato la stuoia dal punto in cui giaceva, morente contro la parete, il soldato inglese, Nel giro di una settimana s'era ripreso tanto, da poter tenere d'occhio le guardie giapponesi e l'andirivieni delle eurasiatiche incaricate della cucina dei prigionieri. Mentre gli puliva la gavetta, Jim si chiese se il marinaio lo riconoscesse veramente. Sapeva che lui era riuscito a fargliela? Se sì, forse l'avrebbe detto agli altri prigionieri, che però mica potevano fare granché. Sollevato al pensiero di avere finalmente un alleato nella lotta con le eurasiatiche, appoggiò la testa sulle ginocchia.

Basie lo svegliò dandogli un colpetto con le gavette.

- Ora del rancio, Jim. Mettiti in fila. - Mentre si tirava su a sedere, augurandosi di non aver parlato nel sonno, Basie gli tolse un po' di sporco dalla guancia.

Ai suoi abili occhi di cameriere non sfuggiva il minimo particolare del suo aspetto trasandato. - Renditi utile alla signora Blackburn, Jim. Vedi di ingraziartela un po'. Una donna ha sempre bisogno di aiuto quando deve accendere il fuoco.

Il nome dell'eurasiatica, Basie l'aveva imparato, chissà come, durante le visite alla latrina. Jim uscì di corsa dal ripostiglio con le 2 gavette. Gli altri prigionieri lo seguirono, i vecchi levandosi a fatica dalle loro stuoie. Il signor Partridge prese la gavetta dalla mano del soldato inglese, seduto in una pozza d'urina contro la parete. Dal cortile posteriore della biglietteria saliva del fumo. L'eurasiatica faceva vento alle mattonelle della stufa, ma il riso e le patate dolci dei cong avevano smesso di bollire. Un soldato giapponese fissò cupamente la tiepida brodaglia, e scosse la testa in direzione degli affamati prigionieri. Questi, allora, si trascinarono fra le panche di tek del cinema, vi sedettero, e rimasero a fissare i volteggi del fumo attraverso lo schermo bianco.

Le gavette in mano, Jim si tenne nei paraggi della signora Blackburn, sorridendole del suo più bel sorriso; e lei, che pur lo detestava, gli permise di tagliare una cesta di legna. Lui, poi, infilò i legnetti nella stufa, soffiò come meglio poteva per far loro prendere fuoco, e fece vento alla brace finché le mattonelle non tornarono ad ardere. E, mezz'ora più tardi, con l'approvazione del soldato giapponese, otteneva la sua prima razione regolamentare. Basie ne fu soddisfatto, ma non impressionato. A pasto concluso, si tirò su sui gomiti, osservò i compagni di prigionìa, alcuni dei quali non avevano manco la forza di consumare le proprie razioni, e si strappò le ultime bende di carta dai tagli sopra gli occhi. Qualunque cosa gli fosse accaduta nella prigione centrale di Shanghai, e Jim non aveva mai osato chiedergli di Frank, adesso era ridivenuto l'ex-cameriere della Cathay-America Line, pronto a raccogliere attorno a sé una piccola parte di un mondo sconquassato. Scrutato Jim per la seconda volta, vestiti a brandelli, aspetto da spaventapasseri, occhi scavati e giallognoli, gli diede, senza una parola, un pezzo di pelle di patata.

- Be', grazie, Basie.

- Mi prendo cura di te, Jim.

Jim divorò il brandello di patata. - Sì, ti prendi cura di me, Basie.

- Hai aiutato la signora Blackburn?

- Me la sono ingraziata. Mi sono reso molto utile.

- Così si fa. Se sai trovare il modo di aiutare la gente, vivrai degl'interessi.

- Come questo pezzo di patata... Basie, quando stavi alla Centrale di Shanghai, hai sentito nessuno parlare di mio padre e mia madre?

- Sì, qualcosa credo di aver sentito, Jim. - E, le mani a coppa in atteggiamento cospiratorio: - Buone notizie - annunciò. Sono in 1 dei campi e non vedono l'ora di rivederti. Cercherò di sapere qual è.

- Oh grazie, Basie!

Da quel momento, Jim aiutò regolarmente la signora Blackburn. Ogni mattina si alzava all'alba per pulire la stufa dalla cenere, tagliare la legna e impilare le mattonelle. E, molto prima che l'acqua dei cong cominciasse a bollire, metteva da parte le patate dolci per sé e per Basie, scegliendo quelle con meno ruggine e muffa. Poi faceva in modo che la signora Blackburn servisse loro il riso più denso, nel quale, dietro suggerimento di Basie, badava a che ci fosse solo il minimo d'acqua. A pasto concluso, quando gli altri prigionieri pulivano le gavette al rubinetto della latrina, lui andava, per ordine di Basie, a riempire le loro con l'acqua tiepida del congio delle patate. Perché l'unica acqua che Basie insisteva bevessero entrambi era quel liquido grigio e sostanzioso. Sebbene, come tutti, Basie non amasse averlo troppo vicino, era chiaro che approvava gli sforzi di Jim. Al termine della seconda settimana di permanenza al centro di detenzione, Basie gli concesse di mettere la sua stuoia accanto alla propria. Allungato ai suoi piedi, Jim poté così intercettare il passaggio della signora Blackburn da e per la biglietteria. - Piede lesto sempre, Jim - disse Basie mentre lui gli faceva vento. - Qualunque cosa succeda, continua a muoverti sul campo. Un consiglio che il tuo papà di sicuro apprezzerebbe...

- Io credo che ti darà una ricompensa, Basie - disse Jim, pensando che l'idea d'una ricompensa potesse spronarlo alla ricerca di suo padre. - Una volta ha regalato 5 dollari a un tassista che mi aveva portato a casa da Hongkew...

- Davvero, Jim? - A volte, Basie sembrava domandarsi se si trattava o no di una presa in giro. - E dimmi: hai visto degli aerei, quest'oggi?

- Un Nakajima Shoki e 1 o-Sen.

-E americani?

- Da quando sei arrivato tu, nessuno. Ne ho visti per 3 giorni, e poi sono spariti.

- Appunto come pensavo. Si sarà trattato di voli speciali di ricognizione.

- Ricognizione per vedere come stiamo? E di dove saranno venuti, Basie: dall'isola Wake?

- Da molto lontano, Jim. E saranno stati al limite del loro raggio d'azione. - Gli prese di mano il ventaglio. Doveva parlare della guerra con un anziano australiano. - Ora va' ad aiutare la signora Blackburn. E ricorda di fare l'inchino al sergente Uchida.

- Lo faccio sempre, Basie.

Jim ciondolò un po' lì accanto, sperando di apprendere le ultime notizie, ma i 2 uomini gli fecero cenno di allontanarsi. Basie era sorprendentemente ben informato dell'andamento della guerra: sapeva della caduta di Hong-Kong, di Manila e delle Indie orientali olandesi, della resa di Singapore e dell'inarrestabile avanzata giapponese nel Pacifico. L'unica buona notizia in tutto ciò erano gli stormi di aerei americani che lui, Jim, aveva avvistati sopra Shanghai, ma, per qualche ragione, Basie, questi, non li nominava mai. Lui amava parlare a bocca storta, raccontare ai vecchi britannici degli altri detenuti della prigione centrale di Shanghai, di quelli che erano morti e di quelli che erano stati consegnati alla Croce Rossa svizzera. E vendere informazioni contro bocconi di cibo. Il signor Partridge, per esempio, gli aveva, dato una patata contro notizie di suo cognato di Nanchino. E lui, Jim, ispirato da ciò, aveva tentato di dire alla signora Blackburn degli aerei americani, ma lei si era limitata a rimandarlo alle mattonelle. Ora che si sentiva più forte, Jim si rendeva conto di quanto fosse importante l'ossessione del cibo. Divise equamente, le razioni quotidiane non bastavano per tenere in vita i prigionieri: molti, infatti, erano morti, e la medesima fine non tardava a cogliere chiunque si sacrificasse per gli altri. L'unico modo per poter lasciare il centro di detenzione era di restar vivi. Perciò, fin tanto che egli avesse servito Basie, lavorato sodo per la signora Blackburn e fatto inchini al sergente Uchida, tutto sarebbe andato bene. Certe astuzie di Basie, però, lo inquietavano. La mattina della morte della signora Partridge, Basie aveva appreso notizie incoraggianti sul famoso cognato di Nanchino, e, poco dopo, eccolo vendere le spazzole per capelli della vecchia defunta alla signora Blackburn. Quando qualcuno moriva, era sempre là con notizie e parole di conforto, sebbene la morte fosse per lui un termine elastico, aperto a tutte le interpretazioni. Jim continuò a ritirare le razioni del soldato Blake dopo che questi giaceva, ormai da 2 giorni, immobile sul pavimento del ripostiglio, la pelle tesa sulle costole come carta di riso attorno a una lanterna. Il soldato, come sapeva, era morto della medesima febbre contratta da lui stesso e da molti prigionieri; ma già egli guardava agli anziani missionari con occhio pieno d'aspettativa, in attesa che la febbre reclutasse anche loro. Una volta che lui e Basie ebbero ammesso la propria parte nel piano delle razioni supplementari, ogni senso di colpa era scomparso. Jim notò quanto Basie fosse diverso da suo padre, sotto tale aspetto.

A casa, se faceva qualcosa di sbagliato, le conseguenze sembravano incombere su tutto per giorni e giorni: con Basie, svanivano all'istante. Per la prima volta nella vita, si sentì libero di fare ciò che voleva. La sua mente era percorsa da idee capricciose d'ogni genere, stimolate dalla fame e dall'eccitazione prodotta dal rubare ai vecchi prigionieri. Un giorno, riposando fra un incarico e l'altro davanti allo schermo bianco del cinema, pensò agli aerei americani da lui avvistati fra le nubi di Shanghai; e riuscì quasi a evocarli, flotta d'argento sul lato lontano del cielo. Quegli aerei, li vedeva soprattutto quando era affamato: e s'augurava che li avesse visti anche il soldato Blake, che di fame doveva averne patita altrettanta.