La fine della gentilezza

 

Sempre in cerca di cibo, Jim lasciò la casa del dentista il mattino seguente, e trovò da stabilirsi temporaneamente in una casa vicina, di proprietà di una vedova americana che i suoi genitori avevano conosciuto prima della sua partenza per San Francisco. Da questa casa passò ad altre, fermandosi qualche giorno in ognuna, protetto dalla crudeltà della città lontana da alte mura ed erba sempre più folta. I giapponesi avevano confiscato tutte le radio e le macchine fotografiche, ma lasciato intatto il resto. La maggior parte delle case erano più lussuose della sua, sebbene ricco, suo padre era sempre stato di abitudini spartane, ed erano dotate di cinema privati e saloni da ballo. Abbandonate dai proprietari, Buick e Cadillac giacevano afflosciate nelle autorimesse sui pneumatici sgonfi. Le credenze delle dispense, però, erano vuote, sicché a Jim non restavano per cibo che i rimasugli degli accompagna aperitivi di quel ricevimento durato 50 anni ch'era stata Shanghai. A volte, quando s'imbatteva in una scatola intatta di cioccolatini in qualche cassetto da toeletta, ricordava, rivivendo la scena, i genitori intenti a danzare, prima del pranzo domenicale, al suono della radio, e ripensava alla sua camera di Amherst Avenue, ora occupata dagli ufficiali giapponesi. Altre volte giocava a biliardo nelle sale oscure, o sedeva ai tavoli da gioco e distribuiva le carte da bridge, giocando le mani di ciascun giocatore con la massima equità possibile. Allungato su letti dagli strani profumi, sfogliava Life ed Esquire, e, nella casa di un medico americano, lesse per intero Attraverso lo specchio, trovandovi un mondo confortevole assai meno strano del proprio. Ma gli armadi dei giocattoli, nelle stanze dei bambini, lo facevano sentire ancora più solo. Sfogliando gli album di fotografie, si trovava davanti immagini di un mondo perduto di feste in costume e gimcane. Sempre sperando di rivedere i genitori, sedeva alle finestre delle camere da letto, e osservava l'acqua calare nelle piscine dei sobborghi occidentali, e drappeggiare le pareti di veli di sporco. Sebbene troppo stanco per pensare al futuro, si rendeva conto che le piccole scorte di cibo non avrebbero tardato ad esaurirsi, e che i giapponesi avrebbero rivolto la loro attenzione alle case vuote, le famiglie dei civili giapponesi già stavano occupando le ex-proprietà alleate di Amherst Avenue. In quanto alla propria figura, stentava a riconoscere i lunghi capelli e le guance smunte, quella faccia estranea in 1 specchio di estranei. Guardando la cenciosa figura riflessa da tutti gli specchi della Columbia Road, vedeva un ragazzo di strada a lui inferiore di metà per corporatura, ma maggiore del doppio per età. Durante gran parte del tempo si rendeva conto di essere malato, e spesso era costretto a stare a letto tutto il giorno. Alla Columbia Road era stata tagliata la corrente, e l'acqua delle cisterne sui tetti aveva 1 sgradevole sapore metallico. Un giorno, mentre era a letto malato in una mansarda della Great Western Road, udì un gruppo di civili giapponesi aggirarsi per un'ora nelle stanze a pianterreno, ma la spossatezza della febbre gl'impedì di dar loro la voce. Un pomeriggio scalò il muro di una casa retrostante all'American Country Club. Approdato in un ampio e folto giardino, si lanciò di corsa verso la veranda, e solo allora si accorse di un gruppo di soldati giapponesi intenti a cucinare accanto alla piscina vuota. 3 di loro, accosciati sul trampolino, alimentavano un fuocherello; il quarto, sul fondo della piscina, rovistava tra i resti di cuffie da bagno e occhiali da sole. I giapponesi lo videro esitare fra l'erba alta, e continuarono a rimestare il loro riso misto a pochi pezzi di carne. Malgrado non facessero il minimo gesto di impugnare i fucili, Jim si rese conto che era meglio non tentare di scappare, e quindi continuò a camminare a passo normale fino al bordo della piscina, dove si sedette sulle mattonelle coperte di foglie.

I soldati cominciarono a mangiare, parlando a bassa voce. Osservandoli, uomini tarchiati dalla testa rasa, con cinturoni ed equipaggiamento migliori di quelli delle guardie giapponesi di Shanghai, Jim si disse che doveva trattarsi di veterani delle truppe da combattimento. Li guardò mangiare, gli occhi fissi su ogni boccone inghiottito. Terminato il pasto, il più anziano dei 4, un soldato scelto sulla quarantina, grattò dalla pentola del riso bruciato e delle scaglie di pesce. Poi, con gesto lento e misurato, gli fece segno di avvicinarsi e gli porse la sua gavetta. Mentre Jim divorava i rimasugli di riso e grasso, i giapponesi lo osservarono sorridendo fra sé e fumando sigarette. Per lui, era il primo pasto caldo da quando aveva lasciato l'ospedale, e il grasso caldo gli scottava le gengive. Presto ebbe le lacrime agli occhi. Il soldato che aveva avuto pietà di lui al vederlo mezzo morto di fame, cominciò a ridere di buonumore e stappò la sua borraccia di metallo. Jim bevve il liquido chiaro dal vago sapore di cloro, così diverso dall'acqua stagnante dei rubinetti della Columbia Road; si strozzò, mandò indietro a forza il vomito, e rise fra le mani, sorridendo ai giapponesi. Presto risero tutti, insieme, seduti sul bordo della piscina vuota, le spalle appoggiate contro l'erba folta. Per tutta la settimana seguente, Jim seguì i giapponesi nel loro pattugliamento delle strade deserte.

Ogni mattino i soldati emergevano dal bivacco del posto di controllo della Great Western Road, ed egli lasciava la casa in cui aveva passato la notte per unirsi a loro. I soldati entravano di rado nelle case degli stranieri, e si occupavano unicamente di proteggere il quartiere residenziale da possibili visite di mendicanti cinesi e ladri. A volte scalavano i muri per esplorare i giardini inselvatichiti, i cui alberi e le cui piante ornamentali sembravano interessarli più del lusso delle case. Jim si rendeva utile con piccoli servigi, come l'andare in cerca di cuffie da bagno (di cui essi facevano collezione) o il tagliar legna e l'accendere il fuoco. A mezzogiorno, assisteva, in silenzio, al loro pasto. Quasi sempre gli avanzavano un po' di riso e pesce, e una volta il soldato scelto gli regalò un pezzo di candito duro, spezzandolo da una barra che aveva in tasca; ma, in generale, non gli dimostravano il minimo interesse.

Sapevano che era un ragazzo senza dimora? Come che fosse, guardavano le sue scarpe scalcagnate ma di buona fattura, e la sua giacca scolastica in stoffa di lana, e forse pensavano che egli vivesse con qualche ricca ma irresponsabile famiglia europea, che non si preoccupava più di nutrire i propri figli. Nel giro di una settimana, Jim dipese dalla pattuglia giapponese per quasi tutto il proprio cibo. Le case della Columbia Road occupate dai militari e dai civili giapponesi erano sempre più numerose, e guardie del corpo cinesi lo scacciarono diverse volte da case deserte. Un mattino, i soldati giapponesi non si presentarono. Jim attese pazientemente nel giardino della casa retrostante all'American Country Club. Sforzandosi di calmare la fame, si mise a spezzare rami di rododendro per il fuoco che avrebbe acceso accanto alla piscina vuota; e, osservando gli aerei in volo nella fredda luce di febbraio, contò i 3 cioccolatini al liquore nella tasca della giacca, che aveva conservato per l'emergenza che sapeva imminente. Alle sue spalle si aprirono le porte della veranda. Lui si alzò e osservò i soldati giapponesi uscire all'aperto. Dai segni che gli facevano s'immaginò confusamente che gli avessero riportato i genitori e che per questo fossero passati formalmente per la casa anziché per il muro.

Quando corse loro incontro, notò che stavano gridandogli qualcosa in tono sorprendentemente brusco. Sulla veranda vide che si trattava di una pattuglia nuova. Il caporale lo rigettò fra le aiuole, a schiaffi e a spinte; poi gli fece pulire dai rami il bordo della piscina. Quando ebbe finito, lo spinse nel viale d'accesso urlando qualche parola in tedesco, e gli sbatté alle spalle l'inferriata del cancello. Tutt'intorno a lui, nel sole, si ergevano le case, mondi sigillati nei quali egli era brevemente tornato all'infanzia. Avviandosi per la lunga traversata fino al Bund, pensò ai soldati giapponesi che l'avevano nutrito del loro cibo, e si rese conto che la gentilezza insegnatagli con costanza da genitori e maestri non aveva più, ormai, alcun valore.