Frank e Basie
Una stufa a carbone ardeva sommessamente al centro della cabina, esalando il suo fumo dall'odore piacevole per un osteriggio aperto. Il pavimento era coperto di stracci unti, parti di motore, portelli d'ottone e ringhiere di scale. Ai 2 lati della stufa, una sedia a sdraio di tela con sopra ricamato, in lettere stinte, "Imperial Airways", e una branda con una coperta imbottita cinese. L'americano gettò i suoi attrezzi sul mucchio di parti metalliche. Testa e spalle massicce, riempiva quasi la cabina. Abbandonato sulla sdraio, ma incapace di star fermo, lanciò un'occhiata alla pentola sulla stufa, e poi un'altra, che non lasciava presagire nulla di buono, a Jim.
- Mi sta già sui nervi, Basie. Non so se è più affamato o più matto...
- Entra, ragazzo. Hai l'aria di aver bisogno di stenderti.
Emergendo da sotto la coperta imbottita, un uomo più piccolo e più anziano gli fece cenno con la sigaretta che teneva in una mano bianca. Aveva un viso mite, non segnato, dal quale aveva saputo cancellare abilmente tutte le copiose esperienze della sua vita, e mani morbide che andava incipriando sotto la coperta. I suoi occhi assorbirono ogni particolare di Jim: i vestiti macchiati di fango, il tic che gli agitava la bocca, le guance scavate e le gambe malferme. Spolverato il talco dal letto, contò i pezzi di ottone recuperato. - Tutto qui, Frank? Poca roba da portare al mercato... I mercanti di Hongkew vogliono 10 dollari per un sacco di riso.
- Senti, Basie - dando un calcio al mucchio di metallo, il giovane marinaio, più esasperato con se stesso che non col compagno più anziano - questo ragazzo è rimasto a sedere sul molo per 2 giorni! Vuoi tirarti qui i giapponesi?
- I giapponesi non stanno cercando noi, Frank. Il Nantao Creek è pieno di colera, per questo siamo venuti qui.
- Ma tu è come se ci avessi messo un'insegna. Vuoi forse che vengano a cercarci?
E questo che vuoi, Basie? - Inumidito 1 straccio in una latta di detergente, cominciò a strofinare vigorosamente la morchia di un interno d'oblò. - Se proprio hai voglia di sgobbare, prova ad andarci tu, là fuori, con 'sto ragazzo che non ti perde d'occhio un istante.
- Franck, è questione dei miei polmoni, lo sai - fece Basie, inalando un po' di fumo dalla sua Craven A, come balsamo per i delicati organi. - E poi, il ragazzo, di te, non s'era manco accorto. Aveva altre cose per la mente: cose da ragazzo che tu hai dimenticate, Frank, ma che io ricordo ancora. - E, lasciando un cantuccio caldo per lui, sul letto: - Vieni qua, figliolo. Com'è che ti chiamavano, prima della guerra?
- Jamie...
Frank scagliò in terra lo straccio. - Tutta questa ferraglia non ci comprerà un sampan per Chungking! Ci servirebbe la Queen Mary, là fuori. - Poi, con un'occhiataccia a Jim: - E non abbiamo abbastanza riso per te, ragazzo. E, in fin dei conti, chi sei? Jamie...?
- Jim... - spiegò Basie. - Un nome nuovo per una vita nuova. - E mentre Jim gli sedeva accanto, allungò una mano bianca di talco e premette gentilmente il pollice contro il tic da fame che gli agitava l'angolo sinistro della bocca. Poi, mentre lui rimaneva passivo, gli scopri le gengive e gli esaminò con aria esperta i denti.
- Dentatura ottimamente curata. Qualcuno deve aver pagato un bel po' di conti per questa bella boccuccia. Tu non hai idea, Frank, di come certa gente trascuri i denti dei bambini.
Poi gli batté sulla spalla, tastò la lana blu della giacca, e grattò il fango dallo stemma della scuola. - Ha l'aria d'una buona scuola, Jim. La Scuola della cattedrale?
Frank scoccò a Jim un'occhiata furente, dal suo mucchio di interni di oblò.
Sembrava diffidare di lui, come se lui, così piccolo, potesse portargli via Basie. - Cattedrale? é forse una specie di prete?
- La Scuola della cattedrale, Frank. - Basie lo scrutò con crescente interesse. - E una scuola per taipan. Conoscerai dunque della gente importante, eh, Jim?
- Be'... - Jim non sapeva che rispondere. Riusciva solo a pensare al riso che cuoceva sulla stufa a carbone, ma poi gli venne in mente un ricevimento all'aperto all'Ambasciata britannica. - Una volta sono stato presentato a Madame Sun YatSen.
- Sei stato... presentato a... Madame Sun?
- Sì, quando avevo solo 3 anni e mezzo. - Rimase immobile mentre le bianche mani di Basie gli esploravano le tasche. L'orologio gli si sfilò dal polso e svanì nella nube di colonia e di cipria sotto la coperta imbottita. I modi riguardosi di Basie, simili a quelli dei domestici una volta incaricati di vestirlo e svestirlo, erano tuttavia curiosamente rassicuranti. Il marinaio gli andava tastando ogni osso del corpo, come in cerca di qualcosa di prezioso. Attraverso il portello aperto, poteva vedere un idrovolante in procinto di decollare dalla Base aeronavale. Una pattuglia giapponese aveva bloccato il canale, tenendosi alla larga dalle correnti che formavano grossi gorghi intorno allo sbarramento di mercantili. Tornò con lo sguardo alla pentola e al suo inebriante profumo di grasso fritto, e, d'un tratto, gli venne l'idea che i 2 marinai americani potessero magari aver voglia di mangiarlo. Ma Basie aveva sollevato il coperchio della pentola, e da un denso stufato di riso e pesce esalò un fragrante vapore.
Poi, estratti da una borsa di cuoio sotto il letto 2 piatti di stagno e 2 cucchiai, e continuando a fumare la sua Craven A, servì una porzione per sé e una per lui con la destrezza di un cameriere del Palace. E quando lui si buttò voracemente sul cibo caldissimo, Basie lo osservò con la medesima ironica approvazione che era stata del soldato giapponese.
- Noi mangeremo più tardi, Frank - disse Basie, rimpinzandosi di stufato.
Frank, continuando a strofinare un interno di portello, rispose, gli occhi fissi sulla pentola: - Io mangio sempre dopo di te, Basie.
- Perché io devo pensare per entrambi, Frank. Inoltre, dobbiamo occuparci del nostro giovane amico. - E, togliendo un granello di riso dal mento di Jim: - Ora dimmi un po', Jim: di alti papaveri cinesi, ne hai conosciuti altri? Che so, Chiang Kai-Shek...
- No, lui no... Però il suo nome non è mica proprio cinese.
Il cibo caldo gli dava al cervello. Ricordò così una parola usata da sua madre che egli aveva sempre cercato di infilare nelle sue conversazioni con gli adulti.
- E una corruzione di Shanghai Czech.
- Una corruzione...? - Basie era seduto, ora. Terminato il pasto, aveva ricominciato a incipriarsi le mani. - Hai interesse per le parole, Jim?
- Un pochino. E per il bridge contratto. Ci ho scritto un libro, anche.
Basie lo guardò con aria dubbiosa. - Le parole sono più importanti, Jim. Metti da parte una parola nuova al giorno: prima o poi, chissà, potrebbe servirti.
Jim terminò lo stufato e si appoggiò soddisfatto alla parete di metallo. Non ricordava nemmeno 1 dei pasti di prima della guerra: tutti, invece, quelli da quando era cominciata. Ah, se pensava a tutto il cibo rifiutato nella sua vita, e ai complicati stratagemmi escogitati da Vera e da sua madre per indurlo a finire il suo pudding...! Frank stava fissando i pochi granelli da lui lasciati sul cucchiaio: meglio leccarli via alla svelta. 1 sguardo alla pentola: sì, restava abbastanza riso per Frank. Ne fu lieto, anche perché, adesso, non aveva più da temere che ai 2 marinai saltasse in testa di mangiare lui. Né si era trattato di una paura irragionevole, perché al circolo sportivo eran pur circolate voci che dei marinai britannici silurati nell'Atlantico avevano praticato il cannibalismo... Basie si servì una piccola cucchiaiata di riso, ma, anziché mangiarla, si mise a giocare col piatto sotto lo sguardo ardente di Frank. Dunque, amava dominare il giovane marinaio e si serviva di lui, Jim, per provocarlo... La sua intera educazione aveva un bell'esser fondata sulla necessità di evitare incontri con gente dello stampo di Basie: la guerra aveva mutato ogni cosa.
- E che mi dici del tuo papà, Jim? - chiese Basie - Perché non sei a casa con tua madre? Sono a Shanghai tutt'e 2?
- Sssì... - Jim esitò. Tutta la sua esperienza delle settimane precedenti gli comandava di non fidarsi di nessuno, tranne che, forse, dei giapponesi. - Sono a Shanghai, ma sono in partenza con l'Idzumo.
- Coll'Idzumo? - Frank saltò su dalla sdraio e, tolta una gavetta dallo zaino, si servì vigorosamente dalla pentola. Fra una boccata e l'altra disse, agitandogli davanti il cucchiaio: - Si può sapere chi sei, ragazzo? Basie...!
- No, coll'Idzumo no, Jim. - E, scegliendo con le bianche mani un pezzo di carbone da un sacco sotto la branda: - L'Idzumo è diretto a Foochow e alla baia di Manila.
Ti sta prendendo in giro, Frank.
- No; secondo me, stanno proprio sull'Idzumo - disse Jim, risoluto ad alimentare il piccolo dubbio che ancora aleggiava negli occhi di Basie. - Mio padre ci va spesso, a Manila.
- Non su un incrociatore giapponese, Jim.
- Basie...!
- Frank... - rimbeccò Basie, facendo il verso al giovane marinaio. - Un giorno o l'altro bisognerà pure che ti fidi di me! Diciamo dunque che i suoi vecchi si sono fatti beccare insieme con tutti gli altri britannici, e che Jim li sta cercando. Non è così, Jim?
Jim assentì, e tolse l'ultimo cioccolatino al liquore dalla tasca della giacca.
Svolta la stagnola, diede un morso alla minuscola bottiglia di cioccolato. Poi, ricordando ciò che gli era stato inculcato da Vera in materia di cortesia, porse metà del cioccolatino a Basie.
- Curasao... Be', il tuo arrivo, Jim, ha senz'altro migliorato le cose. Fra tutte queste parole nuove, e con questa squisitezza, ci godiamo un po' dello stile del Palace! - Suggendo dalla coppa di cioccolato coi suoi denti aguzzi, pareva un ratto dalla faccia bianca intento a succhiare il cervello a un topo. - Così, adesso vivi a casa tua da solo, laggiù, nella Concessione francese?
- In Amherst Avenue.
- Frank..., prima di lasciare Shanghai, dovremmo fare un giretto da quelle parti.
Ci devono essere un sacco di case vuote, o sbaglio, Jim?
Jim chiuse gli occhi. Era stanchissimo ma sveglio: pensava al riso appena mangiato, rigustava ogni granello impregnato di pesce. Mentre Basie continuava a parlare, con quella sua voce subdola che aggirava l'aria piena di fumo col suo olezzo di colonia e craven A, lui pensò al fumare di sua madre nel salotto di Amherst Avenue. Ora che aveva incontrato i 2 marinai americani, l'avrebbe rivista. Sì, sarebbe rimasto con Basie e Frank: sarebbero andati insieme allo sbarramento dei mercantili, e, presto o tardi, sarebbero stati avvistati dalle motovedette giapponesi. Un alito caldo, odoroso di pesce, gli colmava la faccia.
Si svegliò boccheggiando. Il grande corpo di Frank era chino su di lui, braccia nerborute sulle cosce, mani che gli frugavano nelle tasche della giacca. Lo respinse; e Frank tornò tranquillamente alla sua sdraio e riprese la lucidatura dei portelli. Erano soli nella cabina. Udì Basie sulla passerella di bambù, in basso; lo sbattere della portiera del camion; l'accendersi, poi lo spegnersi improvviso del motore: il fischio, lontano, della sirena dell'Idzumo. Lucidando l'ottone sbiadito, Frank gli disse, con 1 sguardo carico di significato: -Sai, ragazzo, tu hai proprio l'arte di dar sui nervi al prossimo. Com'è che i giapponesi non t'hanno beccato? Devi essere 1 che fila svelto...
- Ho provato a consegnarmi, ma non è mica facile - spiegò lui. - E tu e Basie, volete consegnarvi anche voi?
- Col cavolo, dico per me, perché, lui, non so. Sto cercando di convincerlo a comprare un sampan in modo che possiamo risalire il fiume verso Chungking, ma lui continua a cambiar parere. Adesso che ci sono i giapponesi, vuole restare a Shanghai, perché pensa che ci sia da fare un bel gruzzolo se arriviamo ai campi.
- E di portelli, ne vendete molti, Frank?
Sempre incerto su come prendere la sua domanda, Frank lo scrutò e rispose: -Finora, non ne abbiamo venduto nemmeno 1. E il gioco, la droga di Basie: lui ha bisogno di tenere occupata la gente a lavorare per lui. Giù, nel cantiere, ha da qualche parte un sacco di denti d'oro che va a vendere a Hongkew.
Poi, toccandogli il mento con una chiave unta d'olio, continuò, con un sorriso d'intesa: - Fortuna che non hai denti d'oro, altrimenti... - e fece scattare il polso.
Jim si tirò su a sedere, ricordando come Basie gli avesse esaminato le gengive.
Il rumore del motore del camion faceva vibrare la cabina. Di quei 2 marinai che erano riusciti a sfuggire alla rete tesa dai giapponesi attorno a Shanghai, non c'era da fidarsi: potevano rivelarsi altrettanto pericolosi di chiunque altro. E il sacco nascosto di Basie, pieno di denti d'oro? I fiumiciattoli e i canali di Nantao erano pieni di cadaveri, e le bocche dei cadaveri erano piene di denti.
Ogni cinese, per senso di decoro personale, si sforzava di procurarsi almeno un dente d'oro, e, ora che era iniziata la guerra, poteva darsi che i parenti dei defunti fossero troppo stanchi per procedere ad estrazioni prima dei funerali. Ed ecco, la notte, lungo i fiumiciattoli neri, i 2 americani perlustrare, con le loro chiavi, le piane di fango: Frank ai remi del canotto, Basie a prua con una lanterna, intento a pungolare i cadaveri che gli scivolavano accanto ed a scoprirne le gengive...