Musica da ballo
L'orrenda visione dominò i 3 giorni che Jim doveva passare coi marinai americani.
La notte, mentre Basie e Frank dormivano insieme sotto la coperta imbottita, lui giaceva sveglio sul mucchio di sacchi vuoti di riso accanto alla stufa. I carboni della brace, riflessi dai portelli e dalle ringhiere d'ottone, brillavano come denti d'oro. Il mattino, al risveglio, si toccava la guancia, per assicurarsi che Frank non gli avesse cavato qualche molare per pura malvagità. Durante il giorno, sedeva sul molo funerario a far da vedetta mentre Frank si recava in canotto ai mercantili affondati. Quando sentiva i primi brividi di freddo, tornava in cabina a stendersi sotto la coperta, mentre Basie sedeva nella sdraio dell'Imperial Airways a fabbricare giocattoli di fil di ferro con vecchi scovoli di pipa. Basie aveva fatto il cameriere di bordo sulla Cathay-America Line, e lo intratteneva con gli stessi giochetti verbali e pratici coi quali aveva svagato i bambini delle sue passeggere. E metteva il medesimo impegno a farlo mangiare il mattino e la sera, senza tuttavia cessare mai di interrogarlo sui suoi genitori. In larga misura, s'era modellato sulle passeggere da lui servite: quelle donne che, col caldo, non smettevano mai, sigaretta accesa, d'incipriarsi. Ogni pomeriggio uscivano insieme col camion per fare il giro dei mercati cinesi di Hongkew. Qui Basie tirava sul prezzo per un sacco di riso o qualche pesce, barattando pacchetti di sigarette francesi che teneva, a stecche, sotto la branda. Ogni tanto diceva a Frank di portare Jim alla bancarella di questo o quel venditore cinese, e il venditore, dopo un freddo esame, scuoteva la testa. Così, Jim capì presto che Basie stava cercando di venderlo ai mercanti. Troppo stanco per opporsi, seguitò a sedere sul camion fra i 2 americani, alla maniera dei polli che le cinesi portavano accanto a sé sui sedili dei tram. Già si sentiva poco bene la maggior parte del tempo, ma il suo potenziale valore gli assicurava, se non altro, i pasti di pesce bollito. E, prima o poi, i mercanti cinesi si sarebbero pur resi conto che una denuncia dei 3 ai giapponesi poteva rendere qualche yen. Nel frattempo evitava le mani pesanti di Frank, si scervellava per trovare i termini insoliti che Basie amava udirgli in bocca, e deliziava l'ex-cameriere di cabina con racconti delle grandi case di Amherst Avenue, inventando ai suoi genitori vite d'1 sfarzo del tutto immaginario. E Basie non si saziava mai di bearsi di questi resoconti della vita dell'alta società shanghaiana.
- Raccontami dei ricevimenti intorno alle piscine - chiese Basie, prima dell'ultima visita al mercato di Hongkew, mentre aspettavano che Frank avviasse il motore.
- Immagino ci fosse un sacco di... allegria.
- Certo che c'era, Basie. - Jim ricordò le ore passate da solo nel tentativo di recuperare la mezza corona, luccicante sul fondo della piscina come 1 dei denti di Basie. - Cioccolatini al liquore, piano bianco, whisky e soda. E prestigiatori.
- Prestigiatori, Jim?
- Sì, prestigiatori, credo...
- Tu sei stanco, Jim. - Sedevano sul camion, e Basie gli mise un braccio attorno alle spalle. - Tutto 'sto pensare, 'ste parole nuove...
- Ora le ho esaurite, Basie. Finirà presto, la guerra?
- Oh, non preoccuparti: io, ai giap, gli do 3 mesi al massimo.
- Così poco, Basie?
- Be', magari un po' di più. L'avvio di una guerra richiede un certo tempo, la gente ha da proteggere un grosso investimento. Come nel caso di Frank e del sottoscritto con questo camion.
A Jim non era mai venuto in mente che qualcuno potesse desiderare la continuazione della guerra! e questa bizzarra logica lo tenne occupato a pensare durante il tragitto per Hongkew. Presero la strada sterrata e sconnessa dietro i cantieri navali, che attraversava una zona desolata di magazzini vuoti, discariche e tumuli funerari. Accanto ai canali, in baracche fatte di gomme di camion e casse da imballaggio, viveva una popolazione di mendicanti. Accosciata presso l'acqua fetida, una vecchia strofinava una toeletta di legno. Osservando la scena dalla confortevole sicurezza del camion, Jim provò dispiacere per quella povera gente, sebbene, solo pochi giorni prima, egli fosse stato in condizioni anche più disperate. La realtà, per lui, s'era stranamente sdoppiata: tutto ciò che gli era accaduto dall'inizio della guerra sembrava come riflesso in 1 specchio. Così, era la sua immagine riflessa quella che si sentiva debole e affamata, e che pensava sempre al cibo: e, per questa, lui non provava più dispiacere. Ecco come i cinesi riuscivano a sopravvivere, pensava. Ma c'era caso che, un giorno, uscissero dallo specchio... Quando attraversarono il Nantao Creek per entrare nella Concessione francese, avvistarono la prima pattuglia giapponese, mandata a guardare la barriera all'estremità settentrionale del ponte d'acciaio. Basie e Frank non ne sembrarono impauriti: gli americani, come Jim aveva notato, non si lasciavano impressionare facilmente da nessuno. Frank suonò addirittura il clacson quando un soldato giapponese uscì sulla strada. Jim si chinò sotto il cruscotto, sicuro che il giapponese avrebbe sparato, ma questi, con un'occhiata arcigna, fece cenno di proseguire, forse pensando che Frank e Basie fossero operai bianco-russi. Nell'ora successiva fecero il giro dei mercati di Hongkew, passando davanti alle gabbie di bambù contenenti centinaia di cani latranti, oltre ai bastardi cinesi da tavola, c'erano spanid e dachshund, setter rossi e airedale, abbandonati nelle fameliche strade di Shanghai dai loro padroni alleati. A più riprese sostarono per consentire a Basie di scendere a parlare, nel suo scomvole cantonese da fronte del porto, con qualche mercante cinese; ma non ci furono scambi di portelli o denti d'oro.
- Frank, che cos'è che Basie sta cercando di comprare?
- A me, pare più interessato a vendere...
- E perché non riesce a vendere me?
- Perché, non ti vuole nessuno - E, gettando in aria la mezza corona che gli aveva rubato di tasca, continuò, dopo averla battuta contro la mano pesante: - Non vali nulla. Quanto varresti, secondo te?
- Nulla, Frank.
- Sei pelle e ossa. E presto starai male tutto il tempo.
- Ma, se mi comprassero, sarebbe per farci che cosa, con me? Mica per mangiarmi, visto che sono pelle e ossa.
Frank evitò di rispondere. Basie risalì sul camion scuotendo la testa. Lasciata Hongkew, attraversarono il Soochow Creek per entrare nel Quartiere internazionale. Qui infilarono le strade principali, perdendosi nel traffico dell'Avenue Foch e seguendo i tram lenti e sferraglianti nella marea, ruota a ruota, di tricicli e risciò. Jim cercò di guidarli verso i sobborghi residenziali del settore occidentale di Shanghai, raccontando loro delle belle case con tavoli da biliardo, whisky e cioccolatini al liquore. Ma lo vedeva Basie e Frank stavano solo ammazzando il tempo in attesa del buio. Poco dopo le 6, la luce si ritirò dalle facciate degl'immobili d'appartamento della Concessione francese, e i 2 marinai alzarono i finestrini. Frank lasciò la Bubbling Well Road e puntò verso i quartieri cinesi, non illuminati, della zona nord.
- Stai sbagliando strada, Frank... - arrischiò Jim; ma Basie gli tappò la bocca col dorso della mano incipriata.
- Zitto, Jim. Il silenzio è buon amico dei ragazzi.
Jim si sentiva girare la testa, e la appoggiò alla spalla di Basie. Il camion cominciò a vagare per i vicoli, e, quando s'incuneò fra risciò e carretti tirati da bufali, centinaia di visi cinesi si pigiarono contro i suoi finestrini. Jim si sentì affamato di nuovo. I continui sobbalzi delle ruote sulle rotaie disusate gli facevano girare la testa, ed egli non desiderava che di tornare a Nantao, alla stufa a carbone con la pentola di riso... Un'ora dopo, quando si svegliò, scoprì che il camion aveva raggiunto i sobborghi occidentali di Shanghai. I tetti della Columbia Road erano lambiti dagli ultimi raggi del sole.
Nel passare davanti alle Opel e alle Buick ferme del quartiere cintato tedesco, Basie indicò col dito le case non occupate. Jim si sentì rivivere, e soffiò nelle mani a coppa per scaldarle. Il camion aveva fatto, senza scopo, un giro completo della città: evidentemente, quei 2 tipi ambigui erano stati tentati dalle sue chiacchiere sulla vita del bel mondo. Così, come una guida per turisti di bocca buona, cominciò a illustrare le case in cui s'era accampato nei 2 mesi precedenti.
- Quella ha whisky e gin, Basie. Quella, whisky, gin e un piano bianco, no, solo whisky.
- Lascia stare gli alcolici. Frank e io mica progettiamo di aprire un bar. Tu, il cantore l'hai fatto, no, Jim? Allora noi ti metteremo sul piano bianco e tu ci canterai Yankee Doodle Dandy!
- Quella ha il cinema - continuò Jim - E quella là è piena di denti.
- Denti, Jim?
- Sì; era di un dentista. E magari ce n'è d'oro, Basie.
Svoltarono in Amherst Avenue e passarono davanti alle case deserte. La fornitura della corrente non era stata riattivata, e le case, nei loro giardini incolti, sembravano ancor più cupe che di prima sera: case arenate, come i mercantili affondati dello sbarramento. Basie, però, le osservava con manifesto rispetto, quasi che gli anni di camerierato sulla Cathay-America Line gli avessero insegnato il vero valore di quegli scafi in secco. Chiaramente, era lieto della propria associazione con un rampollo dell'alta società.
- Hai avuto cervello a nascere qui, Jim. E io ammiro un ragazzo che sa apprezzare una bella casa. Chiunque può scegliersi i genitori, ma avere il cervello di vedere al di là di questo...
- Basie... - disse Frank interrompendone le fantasticherie. Il camion era fermo sotto gli alberi a 200 iarde dall'imbocco del viale d'accesso di Jim.
- Va bene, Frank. - Basie aprì la portiera e smontò. Di pattuglie giapponesi non si vedeva traccia, e le guardie del corpo cinesi si erano ritirate, per la notte, dietro i loro muri. Basie indicò un vicolo cieco che conduceva, tra siepi incolte di ligustro, a una delle case.
- Su, Jim, e ora di sgranchirsi le gambe. Va' un po' a vedere se c'è qualcuno che suona quel piano bianco.
Jim ascoltò il rumore, basso ma sostenuto, del motore. Frank sedeva in posa rilassata, ma col grosso piede appena sollevato dall'acceleratore: e la pallida faccia di Basie, sotto gli alberi, sembrava pendere come una lanterna. Volevano abbandonarlo li, dunque. Non essendo riusciti a venderlo ai mercanti cinesi, l'avrebbero lasciato in balia dei viali della Shanghai notturna.
- Senti, Basie, io... - Frank gli aveva messo una mano sulla spalla, pronto a gettarlo in strada. - ...Io direi che potremmo andare a casa mia. E anche più... lussureggiante.
- Lussureggiante? - Assaporando la parola nell'aria grigia, Basie lasciò correre lo sguardo sulle case intorno, spaziando dai timpani Tudor e dalle bianche facciate moderne ai castelli in stile francese e alle haciendas dai tetti di tegole verdi. Risalito sul camion, tenne la portiera accostata senza richiuderla. - D'accordo. Frank, andiamo a dare un'occhiata alla casa di Jim.
Il camion partì sotto gli alberi e svoltò nel viale incustodito. Mentre si avvicinavano alla casa silenziosa, Jim lesse negli occhi di Basie la delusione.
La portiera si socchiuse. Resosi conto che stava per venir scagliato a terra, sui gradini di casa, Jim si aggrappò al cruscotto. Nel medesimo istante, sul portico d'ingresso si stagliarono 2 figure: 2 figure in vesti bianche lunghe, con maniche amplissime. Sua madre che stava salutando un ospite!
- Sono giapponesi, Basie!
Jim udì il grido di Frank e riconobbe, nelle 2 figure, dei soldati giapponesi fuori servizio, in chimono militare. I soldati, avvistato il camion, si voltarono a gridare qualcosa verso la porta aperta. Dalla luce a cherosene che illuminava l'atrio emerse un sergente in divisa, che si piantò sul gradino superiore, fondina Mauser bene in vista sulla coscia robusta. Frank tentò la conversione, e i soldati in chimono balzarono sul predellino e cominciarono a picchiar pugni contro il vetro. Dai gradini del portico arrivarono correndo 2 altri soldati con bastoni di bambù. Il motore s'imballò, e Jim si sentì strappare dal camion e scagliare a terra. Dalla casa accorsero altri giapponesi in chimono, inviperiti come donne sorprese all'uscita dal bagno. Jim rimase a sedere sulla ghiaia aguzza fra gli stivali lucidi del sergente giapponese, le cui irate cosce battevano ritmicamente contro la fondina. I soldati tenevano Frank intrappolato nella cabina del camion. Quando gli s'avventarono contro coi bastoni di bambù, lui si mise a scalciare, e venne pestato a sangue sulla faccia e sul petto. 2 soldati vigilavano dai gradini della casa, picchiando a turno Basie che giaceva ai loro piedi, ginocchioni, nel viale. Jim si sentì lieto di ritrovarsi fra i giapponesi. Dalla porta aperta gli giungevano, fra i rumori del pestaggio e gli urli di Frank, i suoni striduli d'un'orchestra da ballo giapponese, che mandava la sua musica dal grammofono da picnic di sua madre.