Rashek ha il compito di provare a condurre Alendi nella direzione sbagliata, di scoraggiarlo o di ostacolare la sua missione in altro modo. Alendi non sa di essere stato ingannato, che siamo stati tutti ingannati, e non mi ascolterà ora.
55
Straff si svegliò nel freddo mattino e allungò immediatamente la mano verso una foglia di frayn nero. Stava iniziando a vedere i benefici di questa sua dipendenza. Lo destava in modo semplice e rapido, facendogli sentire il corpo caldo nonostante fosse presto. Quando un tempo avrebbe impiegato un'ora per prepararsi, adesso era in piedi in pochi minuti, vestito e pronto per la giornata.
E quale gloriosa giornata sarebbe stata questa.
Janarle lo incontrò fuori dalla sua tenda e i due camminarono attraverso l'accampamento affaccendato. Gli stivali di Straff scricchiolavano sul suolo per metà neve, per metà ghiaccio mentre si faceva strada verso il suo cavallo.
«Gli incendi sono spenti, mio signore» spiegò Janarle. «Probabilmente per via della neve. I koloss avranno terminato la loro furia cieca e avranno preso riparo dal freddo. I nostri esploratori temono di avvicinarsi troppo, ma dicono che la città è come un cimitero. Silenziosa e vuota, tranne per i corpi.»
«Forse si sono proprio uccisi a vicenda» ipotizzò Straff con allegria, arrampicandosi in sella, il respiro che si condensava nella frizzante aria mattutina.
Attorno a lui l'esercito si stava mettendo in formazione. Cinquantamila soldati che non vedevano l'ora di prendere la città. Non solo si sarebbero potuti dedicare al saccheggio, ma trasferirsi dentro Luthadel avrebbe significato tetti e pareti per tutti loro.
«Forse» disse Janarle montando sul suo cavallo.
Non sarebbe forse comodo?, pensò Straff con un sorriso. Tutti i miei nemici morti, la città e le sue ricchezze mie e nessuno skaa di cui preoccuparsi.
«Mio signore!» urlò qualcuno.
Straff alzò lo sguardo. Il campo fra il suo accampamento e Luthadel era colorato di grigio e bianco, la neve macchiata di cenere. E a radunarsi dall'altro lato di quel campo c'erano i koloss.
«Pare che siano vivi, dopotutto, mio signore» notò Janarle.
«In effetti» disse Straff accigliandosi. C'erano ancora parecchie di quelle creature.
Si erano ammassate fuori dal cancello occidentale, non attaccando immediatamente ma formando invece un folto manipolo.
«Gli esploratori riferiscono che ce ne sono meno di prima» riprese Janarle dopo poco tempo. «Forse due terzi del loro numero originale, magari un po' meno. Ma sono koloss.»
«Però stanno abbandonando le loro fortificazioni» disse Straff sorridendo. Il frayn nero gli riscaldava il sangue, facendolo sentire come se stesse bruciando metalli. «E
stanno venendo da noi. Lasciateli caricare. Dovremmo farla finita in fretta.»
«Sì, mio signore» lo assecondò Janarle, suonando un po' meno certo. Poi si accigliò, indicando verso la sezione meridionale della città. «Mio... signore?»
«Cosa c'è ora?»
«Soldati, mio signore» disse Janarle. «Umani. Pare che ce ne siano diverse migliaia.»
Straff corrugò la fronte. «Dovrebbero essere tutti morti!»
I koloss caricarono. Il cavallo di Straff si agitò un poco mentre i mostri blu correvano lungo il campo grigio, e le truppe umane li seguivano in ranghi più organizzati.
«Arcieri!» gridò Janarle. «Pronti per la prima raffica!»
Forse non dovrei stare davanti, pensò all'improvviso Straff. Fece voltare il suo cavallo, poi notò qualcosa. Tutt'a un tratto una freccia volò dal mezzo della carica dei koloss.
Ma i koloss non usavano archi. Inoltre i mostri erano ancora molto lontani, e comunque quell'oggetto era fin troppo grande per essere una freccia. Una pietra, forse? Pareva più grande di...
Cominciò a cadere verso l'esercito di Straff. Lui fissò il cielo, attirato dallo strano oggetto. Divenne più nitido nel cadere. Non era una freccia, né una pietra.
Era una persona. Una persona con un nebbiomanto svolazzante.
«No!» gridò Straff. Doveva essere andata via!
Vin urlò durante il suo Acciaiobalzo alimentato dal duralluminio, la massiccia spada koloss leggera nelle sue mani. Colpì Straff dritto nella testa con l'arma, poi continuò verso il basso, colpendo il suolo e gettando in aria neve e terriccio congelato per la forza del suo impatto.
Il cavallo cadde diviso in due pezzi, il davanti e il dietro. Quello che rimaneva dell'ex re scivolò al suolo assieme al cadavere equino. Vin guardò i resti, esibì un sorriso torvo e disse addio a Straff.
Dopotutto Elend l'aveva avvertito di cosa sarebbe accaduto se avesse attaccato la città.
I generali e gli attendenti di Straff rimasero attorno a Vin in un cerchio sbalordito.
Dietro di lei l'esercito koloss continuò ad avanzare, mentre la confusione nei ranghi di Straff rendeva le raffiche degli arcieri irregolari e meno efficaci.
Vin mantenne una stretta salda sulla sua spada, poi Spinse all'infuori con una Spintacciaio potenziata dal duralluminio. I cavalieri vennero disarcionati, le loro bestie fatte incespicare dai loro ferri, e i soldati vennero sparpagliati all'indietro rispetto a lei in un circolo di diverse decine di metri. Uomini urlarono.
Ingurgitò un'altra fiala, ripristinando sia acciaio che peltro. Poi balzò all'insù, cercando generali e altri ufficiali da attaccare. Mentre si muoveva, le sue truppe koloss colpirono i ranghi anteriori dell'esercito di Straff e cominciò il vero massacro.
«Cosa stanno facendo?» domandò Cett, affrettandosi a indossare il suo mantello mentre veniva messo e legato sulla sua sella.
«Stanno attaccando, a quanto pare» spiegò Bahmen, uno dei suoi aiutanti.
«Guardate! Stanno lavorando con i koloss.»
Cett si accigliò, chiudendosi il fermaglio del mantello. «Un trattato?»
«Con i koloss?» chiese Bahmen.
Cett scrollò le spalle. «Chi vincerà?»
«Non c'è modo di dirlo, mio signore» rispose l'uomo. «I koloss sono...»
«Cosa succede?» domandò Allrianne, cavalcando su per il pendio innevato, accompagnata da un paio di guardie imbarazzate. Cett, ovviamente, aveva ordinato loro di tenerla all'interno dell'accampamento... ma altrettanto naturalmente si era aspettato che lei sarebbe infine riuscita a sbarazzarsene.
Almeno posso contare sul fatto che venga rallentata quando deve prepararsi la mattina, pensò divertito. Lei indossava uno dei suoi abiti, disposti in modo immacolato, e aveva pettinato la sua chioma in un'acconciatura. Se si fosse trovata in un edificio in fiamme, Allrianne si sarebbe comunque truccata prima di scappare.
«Pare che la battaglia sia cominciata» osservò Cett, facendo un cenno col capo verso lo scontro.
«Fuori dalla città?» chiese Allrianne, accostando il proprio destriero al suo. Poi si illuminò. «Stanno attaccando la posizione di Straff!»
«Sì» confermò Cett. «E questo lascia la città...»
«Dobbiamo aiutarli, padre!»
Cett roteò gli occhi. «Sai che non faremo nulla del genere. Vedremo chi vince. Se sarà abbastanza debole - cosa che spero - lo attaccheremo. Non ho riportato tutte le mie forze con me, ma forse...»
Lasciò morire la frase nel notare lo sguardo negli occhi di Allrianne. Aprì la bocca per parlare, ma prima di poterlo fare lei spronò il cavallo.
Le guardie imprecarono, scattando in avanti - troppo tardi - per cercare di afferrare le sue redini. Cett sedette come intontito. Questo era un po' folle, perfino per lei. Non avrebbe osato...
Allrianne galoppò giù per la collina verso la battaglia. Poi si fermò come lui si era aspettato. Si voltò per guardarlo.
«Se vuoi proteggermi, padre,» urlò «farai meglio a caricare!»
Detto questo, si voltò e ricominciò a galoppare sul suo cavallo che sollevava sbuffi di neve.
Cett non si mosse.
«Mio signore» disse Bahmen. «Quelle forze sembrano equivalersi. Cinquantamila uomini contro un'armata di circa dodicimila koloss e più o meno cinquemila uomini.
Se dovessimo aggiungere la nostra forza a una delle fazioni...»
Dannata sciocca ragazza!, imprecò tra sé osservando Allrianne galoppare via.
«Mio signore?» chiese Bahmen.
Perché mai sono venuto a Luthadel? Era perché pensavo davvero di poter prendere la città? Senza allomanti, con la mia patria in rivolta? O l'ho fatto perché stavo cercando qualcosa? Una conferma delle storie. Un potere come quello che ho visto Quella notte, quando l'Erede mi ha quasi ucciso.
Ma con esattezza in che modo hanno indotto i koloss a combattere con loro?
«Radunate le vostre forze!» comandò Cett. «Marciamo in difesa di Luthadel. E
qualcuno mandi dei cavalieri a inseguire Quella sciocca di mia figlia!»
Sazed cavalcava in silenzio, mentre il suo destriero si muoveva lentamente nella neve. Davanti a lui la battaglia infuriava, ma si trovava abbastanza in disparte da essere fuori pericolo. Si era lasciato alle spalle la città, dove le donne e gli anziani sopravvissuti di Luthadel osservavano dalle mura. Vin li aveva salvati dai koloss. Il vero miracolo sarebbe stato vedere se avrebbe potuto salvarti dagli altri due eserciti.
Sazed non cavalcò nel conflitto. Le sue metalloscorte erano perlopiù vuote e il suo corpo quasi esausto quanto la sua mente. Fece semplicemente arrestare il cavallo, con il fiato che gli si condensava nel freddo mentre Sazed sedeva da solo sulla piana innevata.
Non sapeva come affrontare la morte di Tindwyl. Si sentiva... vuoto. Desiderava poter semplicemente smettere di provare qualcosa. Desiderava poter tornare indietro e difendere il suo cancello, invece del proprio. Perché non era andato a cercarla quando aveva saputo della caduta del cancello nord? Allora era ancora viva. Forse sarebbe stato in grado di proteggerla...
Perché gli importava ancora? Perché preoccuparsene?
Ma quelli che avevano fede hanno avuto ragione, pensò. Vin è tornata per difendere la città. Io ho perso la speranza, loro mai.
Fece ripartire il cavallo. I suoni della battaglia giunsero da lontano. Sazed cercò di concentrarsi su qualunque cosa tranne Tindwyl, ma i suoi pensieri continuavano a tornare a cose che aveva studiato con lei. I fatti e le storie diventavano più preziosi, poiché erano un collegamento con lei. Un collegamento doloroso, ma che non poteva sopportare di gettar via.
Il Campione delle Ere non era semplicemente un guerriero, rifletté, ancora cavalcando lentamente verso il campo di battaglia. Era una persona che univa gli altri, che li radunava assieme. Un capo.
Sapeva che Vin pensava di essere il Campione. Ma Tindwyl aveva ragione: era una coincidenza troppo grossa. E non era più nemmeno certo di quello in cui credeva. Se credeva ancora in qualcosa.
Il Campione delle Ere era estraneo al popolo terrisiano, pensò, osservando i koloss attaccare. Non era di famiglia regale, ma alla fine lo diventò.
Sazed arrestò il suo cavallo, soffermandosi nel centro del campo aperto e vuoto.
Delle frecce spuntavano dalla neve attorno a lui e il terreno era completamente calpestato. In lontananza udì un tamburo. Si voltò, osservando un esercito di uomini marciare sopra un'altura a ovest. Sventolavano lo stendardo di Cett.
Egli comandò le forze del mondo. I re accorrevano in suo aiuto.
Le forze di Cett si unirono alla battaglia contro Straff. Ci fu un cozzo di metallo contro metallo, corpi che grugnivano, mentre un nuovo fronte si ritrovava sotto attacco. Sazed rimase sul campo fra la città e gli eserciti. Le forze di Vin erano ancora in inferiorità numerica, ma mentre Sazed osservava, l'armata di Straff cominciò a ripiegare. Andò in pezzi, dal momento che i suoi membri combattevano senza alcuna direttiva. I loro movimenti tradivano terrore.
Lei sta uccidendo i loro generali, si accorse.
Cett era un uomo astuto. Cavalcò verso la battaglia, ma rimase vicino alle retrovie dei suoi ranghi, poiché le sue infermità lo costringevano a stare legato alla sella e gli rendevano difficile combattere. Tuttavia, nell'unirsi alla battaglia, si assicurava che Vin non avrebbe rivolto i suoi koloss verso di lui.
Nella mente di Sazed non c'era alcun dubbio su chi avrebbe vinto questo conflitto. In effetti, prima che fosse passata un'ora, le truppe di Straff iniziarono ad arrendersi a grandi gruppi. I suoni della battaglia si smorzarono e Sazed spronò il suo cavallo in avanti.
Santo Primo Testimone, pensò. Non so se crederci. Ma, comunque sia, dovrei essere lì per ciò che accadrà poi.
I
koloss smisero di combattere, rimanendo in silenzio. Si divisero per lasciar passare Sazed attraverso i loro ranghi. Alla fine trovò Vin lì in piedi, coperta di sangue, con un'enorme spada koloss tenuta contro una spalla. Alcuni koloss trascinarono avanti un uomo: un lord dagli abiti sfarzosi e un pettorale argenteo. Lo lasciarono cadere davanti a Vin.
Da dietro, Penrod si avvicinò con una scorta guidata da un koloss. Nessuno parlò.
Alla fine i koloss si separarono di nuovo, e stavolta un sospettoso Cett si fece avanti sul suo cavallo, circondato da un folto gruppo di soldati e guidato da un unico koloss.
Cett squadrò Vin, poi si grattò il mento. «Non un granché come battaglia»
commentò.
«I soldati di Straff erano spaventati» ribatté Vin. «Hanno freddo e non hanno alcuna voglia di combattere i koloss.»
«E i loro generali?» chiese Cett.
«Li ho uccisi» rispose Vin. «Tranne questo. Il tuo nome?»
«Lord Janarle» disse l'uomo di Straff. La sua gamba sembrava rotta e i koloss lo reggevano per entrambe le braccia, sostenendolo.
«Straff è morto» disse Vin. «Controlli tu questo esercito, ora.»
Il nobiluomo chinò il capo. «No, non io. Tu.»
Vin annuì. «In ginocchio» ordinò.
I koloss lasciarono cadere Janarle. Lui gemette di dolore, poi però si inchinò.
«Voto il mio esercito a te» sussurrò.
«No» disse Vin in tono brusco. «Non a me... al legittimo erede della casata Venture. È lui il tuo signore, adesso.»
Janarle esitò. «Molto bene» acconsentì. «Qualunque cosa desideri. Giuro fedeltà al figlio di Straff, Elend Venture.»
I gruppi separati rimasero lì al freddo. Sazed si voltò quando lo fece Vin, guardando Penrod. Vin indicò il suolo. Penrod smontò in silenzio, poi si inchinò verso terra.
«Giuro anch'io» disse. «Offro la mia lealtà a Elend Venture.»
Vin si voltò verso lord Cett.
«Ti aspetti questo da me?» domandò l'uomo barbuto con aria divertita.
«Sì» rispose Vin con calma.
«E se rifiuto?» chiese Cett.
«Allora ti ucciderò» rispose Vin senza scomporsi. «Hai portato un esercito ad attaccare la mia città. Hai minacciato la mia gente. Non sterminerò i tuoi soldati, facendo pagare loro per quello che tu hai fatto, ma ucciderò te, Cett.»
Silenzio. Sazed si voltò, tornando a guardare le file di koloss immobili, in piedi nella neve insanguinata.
«Questa è una minaccia, sai» le fece notare Cett. «Il tuo Elend non appoggerebbe mai una cosa del genere.»
«Lui non è qui» replicò Vin.
«E cosa pensi che direbbe?» chiese Cett. «Mi direbbe di non cedere a una tale richiesta: l'onorevole Elend Venture non cederebbe semplicemente perché qualcuno minaccia la sua vita.»
«Tu non sei un uomo come Elend» replicò Vin. «E lo sai.»
Cett indugiò, poi sorrise. «No. No, non lo sono.» Si voltò verso i suoi aiutanti.
«Aiutatemi a scendere.»
Vin osservò in silenzio mentre le guardie slacciavano le gambe di Cett, poi lo sollevavano e lo calavano sul terreno innevato. Lui si inchinò. «Molto bene, allora.
Giuro fedeltà a Elend Venture. È il benvenuto nel mio regno... sempre che riesca a riprenderlo da quel dannato stipulatore che ora lo controlla.»
Vin annuì, voltandosi verso Sazed. «Ho bisogno del tuo aiuto, Sazed.»
«Tutto quello che comandate, padrona» disse Sazed piano.
Vin esitò. «Per favore, non chiamarmi a quel modo.»
«Come desiderate» rispose Sazed.
«Sei l'unico qui di cui mi fidi, Sazed» riprese Vin, ignorando i tre uomini inginocchiati. «Con Ham ferito e Breeze...»
«Farò del mio meglio» disse Sazed, chinando il capo. «Cosa volete che faccia?»
«Metti al sicuro Luthadel» rispose Vin. «Accertati che le persone abbiano un riparo e manda a prendere provviste dai magazzini di Straff. Disponi questi eserciti in modo che non si uccidano a vicenda, poi invia una squadra per andare a prendere Elend. Starà venendo a sud lungo la strada del canale.»
Sazed annuì e Vin si voltò verso i tre sovrani inginocchiati. «Sazed è il mio secondo. Voi gli obbedirete come fareste con Elend o con me.»
Tutti annuirono a turno.
«Ma dove sarete?» chiese Penrod, alzando lo sguardo.
Vin sospirò, sembrando all'improvviso terribilmente debole. «A dormire» rispose, e lasciò cadere la spada. Poi Spinse contro di essa, scagliandosi all'indietro nel cielo, verso Luthadel.
Lasciò rovine nella sua scia, ma venne dimenticato, pensò Sazed, voltandosi per osservarla volare. Creò regni e poi li distrusse nel rifare il mondo da capo.
Ci siamo sbagliati sul sesso fin dal principio.