Comandò re e, anche se non cercava un impero, divenne più grande di tutti quelli che erano venuti prima di lui.

24

Sta succedendo qualcosa, pensò Vin, seduta fra le nebbie in cima alla Fortezza Venture.

Sazed non era propenso a esagerare. Era meticoloso: era evidente dai suoi atteggiamenti, dalla sua pulizia e perfino dal modo in cui parlava. Ed era ancor più meticoloso quando si trattava dei suoi studi. Vin era incline a credere alle sue scoperte.

E di certo lei aveva visto qualcosa nelle nebbie. Qualcosa di pericoloso. Lo spirito di nebbia poteva essere una spiegazione per le morti che Sazed aveva incontrato?

Ma, se così era, perché Sazed non aveva parlato di figure nella nebbia?

Sospirò, chiudendo gli occhi e bruciando bronzo. Poteva sentire lo spirito che la osservava lì nelle vicinanze. E poté sentire di nuovo anche quello, lo strano tonfo ritmico in lontananza. Aprì gli occhi, lasciando il bronzo acceso, e aprì con calma qualcosa preso dalla tasca: una pagina del diario. Grazie allo stagno e alla luce proveniente dal balcone di Elend lì sotto, poté facilmente leggere le parole.

Dormo solo poche ore per notte. Dobbiamo continuare ad avanzare, percorrendo quanta più strada possibile ogni giorno... ma quando infine mi distendo, scopro che il sonno

mi sfugge. Gli stessi pensieri che mi assillano durante il giorno non sono che aggravati dall'immobilità della notte.

E, soprattutto, odo rumori sordi dall'alto, le pulsazioni provenienti dalle montagne. Che mi attirano più vicino con

ogni battito.

Rabbrividì. Aveva chiesto a uno dei Cercatori di Elend di bruciare bronzo, e quello aveva affermato di non percepire nulla da nord. O era lui il kandra, e le aveva mentito sulla sua capacità di bruciare bronzo, oppure Vin poteva sentire un ritmo che nessun altro udiva. Nessuno tranne un uomo morto da mille anni.

Un uomo che tutti avevano creduto essere il Campione delle Ere.

Sei solo una sciocca, si disse, ripiegando II foglio. Saltare così alle conclusioni.

Al suo fianco, OreSeur si mosse un poco, steso in silenzio con lo sguardo fisso sulla città.

E tuttavia lei continuò a pensare alle parole di Sazed. Stava succedendo qualcosa con le nebbie. Qualcosa di sbagliato.

Zane non la trovò in cima alla Fortezza Hasting.

Si fermò nelle nebbie, restando II in silenzio. Si era aspettato di trovarla ad attenderlo, poiché questo era stato il luogo del loro ultimo scontro. Il solo pensiero lo rendeva teso dalla trepidazione.

Durante i mesi in cui si erano affrontati, si erano sempre rincontrati nel punto in cui lui l'aveva seminata. Eppure era tornato in quel posto diverse notti e non l'aveva mai trovata. Si accigliò, pensando agli ordini di Straff e alla necessità.

Alla fine era probabile che gli sarebbe stato ordinato di uccidere la ragazza. Non era certo che cosa lo turbasse di più: la sua crescente riluttanza a prendere in considerazione un atto del genere o la sua crescente preoccupazione di non essere effettivamente in grado di batterla.

Potrebbe essere lei, pensò. Ciò che infine mi permetterà di resistere. Ciò che mi convincerà semplicemente ad andarmene.

Non riusciva a spiegare perché gli servisse una ragione. Parte di lui lo ascriveva semplicemente alla follia, anche se il suo lato razionale sentiva che si trattava di una scusa poco convincente. Nel profondo, lui ammetteva che Straff era tutto ciò che aveva mai conosciuto. Zane non sarebbe stato in grado di andarsene finché non avesse avuto qualcun altro a cui affidarsi.

Voltò le spalle alla Fortezza Hasting. Ne aveva avuto abbastanza di aspettare: era tempo di andarla a cercare. Zane landò una moneta, volteggiando attraverso la città per un po'. E la trovò lì: seduta in cima alla Fortezza Venture, sorvegliando Il suo sciocco fratello.

Zane girò intorno al palazzo, tenendosi a distanza sufficiente in modo che perfino occhi potenziati dallo stagno non l'avrebbero visto. Atterrò sul retro del tetto della fortezza, poi camminò senza far rumore. Si avvicinò, osservandola seduta sul bordo del tetto. L'atmosfera era silenziosa.

Infine lei si voltò, trasalendo un poco. Zane giurava che lei potesse percepirlo quando non avrebbe dovuto esserne in grado.

A ogni modo, era stato scoperto.

«Zane» disse Vin in tono inespressivo, identificando facilmente la sagoma. Lui indossava II suo abituale nero su nero.

«Ti stavo aspettando» esordì lui con calma. «In cima alla Fortezza Hasting.

Speravo saresti venuta.»

Lei sospirò, tenendolo cautamente d'occhio ma rilassandosi un poco. «Non sono esattamente dell'umore per un confronto, ora.»

Lui la osservò. «Peccato» disse infine. Si avvicinò, e Vin fu rapida ad alzarsi in piedi con cautela. Zane si fermò accanto al bordo del tetto, guardando giù verso il balcone illuminato di Elend.

Vin lanciò un'occhiata a OreSeur. Lui era teso, e spostava rapidamente lo sguardo fra lei e Zane.

«Sei così preoccupata per lui» osservò Zane piano.

«Elend?» chiese Vin.

Zane annuì. «Anche se ti usa.»

«Abbiamo già avuto questa discussione, Zane. Lui non mi sta usando.»

Zane alzò lo sguardo verso di lei, incontrando i suoi occhi, ergendosi fiducioso e a schiena dritta nella notte.

E così forte, pensò. Così sicuro di sé. Così diverso da...

Si interruppe.

Zane si voltò. «Dimmi, Vin,» esordì lui «quando eri più giovane, non hai mai desiderato II potere?»

Vin piegò la testa, accigliandosi per quella strana domanda. «Cosa intendi?»

«Sei cresciuta sulle strade» disse Zane. «Quando eri più giovane, desideravi II potere? Sognavi di avere la capacità di liberarti, di uccidere quelli che ti tormentavano?»

«Ma certo» rispose Vin.

«E ora hai quel potere» affermò Zane. «Cosa direbbe la bambina Vin se potesse vederti? Un Mistborn che si china e si piega sotto II peso di una volontà altrui?

Potente, eppure in qualche modo ancora sottomessa?»

«Sono una persona diversa ora, Zane» ribatté Vin. «Mi piace pensare di aver appreso diverse cose da quando ero una bambina.»

«Ho scoperto che gli istinti di un bambino sono spesso i più onesti» dichiarò Zane. «I più naturali.»

Vin non rispose.

Zane si voltò in silenzio, rimirando la città, apparentemente incurante del fatto che le stava dando le spalle. Vin lo squadrò, poi lasciò cadere una moneta. Questa tintinnò contro II tetto di metallo e lui si voltò all'istante a guardarla.

No, pensò lei, non si fida di me.

Lui si girò di nuovo e Vin lo osservò. Capiva quello che voleva dire, poiché una volta la pensava come lui. Oziosamente, si domandò che genere di persona sarebbe potuta diventare se avesse avuto pieno accesso ai suoi poteri senza allo stesso tempo

- imparare l'amicizia e la fiducia dalla banda di Kelsier.

«Cosa faresti, Vin?» chiese Zane, voltandosi di nuovo verso di lei. «Se non avessi alcuna costrizione... se non d fossero ripercussioni per le tue azioni?»

Andrei a nord. Il pensiero fu immediato. Scoprirei cosa sta causando quel rumore sordo. Non lo disse, però. «Non lo so» rispose invece.

Lui si voltò, squadrandola. «Non mi stai prendendo sul serio, vedo. Mi scuso per aver sprecato II tuo tempo.»

Si girò per andarsene, camminando proprio fra lei e OreSeur. Vin lo osservò e provò un'improvvisa punta di preoccupazione. Era venuto da lei, disposto a parlare piuttosto che a combattere... e lei aveva sciupato quell'opportunità. Non l'avrebbe mai portato dalla sua parte se non avesse parlato lui.

«Vuoi sapere cosa farei?» chiese, la sua voce che risuona va nelle nebbie silenziose.

Zane si fermò.

«Se potessi usare il mio potere come voglio?» chiese Vin «Senza ripercussioni?

Lo proteggerei.»

«Il tuo re?» domandò Zane, voltandosi.

Vin annuì bruscamente. «Quelli che hanno portato degli eserciti contro di lui... il tuo padrone, quest'uomo di nome Cett. Li ucciderei. Userei il mio potere per assicurarmi che nessuno possa minacciare Elend.»

Zane annuì piano, e lei vide rispetto nei suoi occhi. «E perché non lo fai?»

«Perché...»

«Vedo la confusione nei tuoi occhi» la interruppe Zane. «Sai che il tuo istinto di uccidere quegli uomini è giusto... tuttavia ti trattieni. A causa sua.»

«Ci sarebbero ripercussioni, Zane» disse Vin. «Se uccidessi quegli uomini, i loro eserciti potrebbero attaccare comunque. In questo momento, la diplomazia potrebbe ancora funzionare.»

«Forse» concesse Zane. «Finché lui non ti chiederà di andare a uccidere qualcuno.»

Vin sbuffò. «Elend non è così. Non mi dà ordini, e le uniche persone che uccido sono quelle che cercano di ucciderlo per prime.»

«Eh?» fece Zane. «Puoi pure non agire su suo ordine, Vin, ma di certo ti trattieni a causa sua. Sei II suo giocattolo. Non dico questo per insultarti - vedi, io sono un giocattolo tanto quanto te. Nessuno di noi due può liberarsi. Non da solo.»

All'improvviso la moneta che Vin aveva fatto cadere schizzò in aria, volando verso Zane. Lei si tese, ma essa sibilò semplicemente nella sua mano in attesa.

«È interessante» osservò lui, rigirandosi la moneta fra le dita. «Molti Mistborn smettono di vedere il valore delle monete. Per noi diventano semplicemente qualcosa da usare per saltare. È facile dimenticare il valore di qualcosa quando la usi così spesso. Quando per te diventa normale e comoda. Quando diventa... solo uno strumento.»

Lanciò in aria la moneta, poi la fece schizzare nella notte. «Devo andare» si congedò voltandosi.

Vin sollevò una mano. Vederlo usare l'allomanzia le fece venire in mente che c'era un altro motivo per cui voleva parlare con lui. Era passato così tanto tempo da quando aveva parlato con un altro Mistborn, uno che capiva i suoi poteri. Qualcuno come lei.

Ma le parve di essere troppo disperata perché lui rimanesse. Perciò lo lasciò andare e tornò alla sua veglia.