Se solo non avessi preso in considerazione Alendi quando stavo cercando un assistente, tutti quegli anni fa.
19
Sazed sganciò la sua ultima acciaioscorta. La tenne in alto, la banda di metallo a forma di bracciale che scintillava nella rossa luce del sole. A un altro uomo sarebbe potuta sembrare preziosa. Per Sazed ora non era che un altro guscio vuoto... un semplice braccialetto d'acciaio. Poteva riempirlo di nuovo, se avesse voluto, ma per II momento lo considerò come un peso che non valeva la pena portare.
Con un sospiro, lasciò andare II braccialetto. Cadde sollevando un sbuffo di cenere dal terreno. Cinque mesi di accantonamento, trascorrendo un giorno ogni cinque a muovermi lento, come se il mio corpo fosse invischiato in una densa melassa. E ora non c'è più nulla.
Quella perdita gli aveva procurato qualcosa di prezioso, però. In soli sei giorni di viaggio, usando ogni tanto le acciaioscorte, aveva percorso l'equivalente di sei settimane di cammino. Stando alla sua cupriscorta cartografica, Luthadel si trovava solo a poco più di una settimana di distanza. Sazed era contento di quell'utilizzo.
Forse aveva avuto una reazione esagerata per le morti che aveva trovato nel villaggio a sud. Forse non c'era così bisogno che si affrettasse. Ma aveva creato le acciaioscorte per usarle.
Sollevò lo zaino, che era molto più leggero di quanto era Anche se molte delle sue metalloscorte erano piccole, tutte assieme pesavano molto. Aveva deciso di scartarne alcune tra le meno preziose o meno piene mente correva. Proprio come il braccialetto d'acciaio, che ora giaceva nella cenere dietro di lui.
Era decisamente nella Dominazione Centrale ora. Aveva superato Faleast e Tyrian, due dei Monti Cenere settentrionali Tyrian era appena visibile a sud, un alto picco solitario con la sommità annerita e mozzata. Il paesaggio era diventato pianeggiante, gli alberi erano passati da irregolari pini marrone agli esili pioppi bianchi comuni attorno a Luthadel. I pioppi si levavano come ossa che fuoriuscivano dal terreno nero, tutti ammassati, dalle cortecce bianco cenere sfregiate e contorte. Erano...
Sazed si fermò. Si trovava vicino al canale centrale, una delle vie principali per Luthadel. Al momento sul canale non c'erano barche; i viaggiatori erano rari in quei giorni, ancor più che in quelli dell'Ultimo Impero, poiché i banditi erano molto più comuni. Sazed se n'era lasciato alle spalle diversi gruppi correndo durante la sua fuga precipitosa verso Luthadel.
No, i viaggiatori solitari erano insoliti. Gli eserciti erano molto più comuni e, a giudicare dalle diverse dozzine di pennacchi di fumo che vedeva sollevarsi davanti a sé, era incappato in uno di essi. Si trovava proprio fra lui e Luthadel.
Rimase tranquillo a pensare per un momento, mentre i fiocchi di cenere cominciavano a cadérgli lievemente attorno. Era mezzogiorno; se quell'esercito aveva degli esploratori, per Sazed non sarebbe stato facile aggirarlo. Inoltre le sue acciaioscorte erano vuote. Non sarebbe stato in grado di fuggire di corsa, se l'avessero inseguito.
E tuttavia... un esercito a una settimana da Luthadel... Di chi era, e che minaccia poneva? La sua curiosità, propria di uno studioso, lo spronava a cercare un punto elevato da cui esaminare le truppe. A Vin e agli altri sarebbero tornate utili tutte le informazioni che fosse riuscito a raccogliere.
Presa la sua decisone, Sazed individuò una collina con una macchia di pioppi particolarmente folta. lasciò lo zaino sotto un albero, poi tirò fuori una ferroscorta e iniziò a riempirla. Avvertì la sensazione familiare di peso diminuito e si arrampicò agilmente fino alla cima dell'esile albero: il suo corpo adesso era tanto leggero che non gli serviva molta forza per tirarsi su.
Pendendo dalla punta stessa dell'albero, Sazed attinse dalla sua stagnoscorta. I bordi del suo campo visivo divennero indistinti, come sempre, ma la vista migliorata gli permise di distinguere i dettagli del grosso gruppo sistemato in una depressione davanti a lui.
Aveva ragione sul fatto che si trattasse di un esercito. Si sbagliava sul fatto che fosse composto da uomini.
«Per gli dèi dimenticati...» sussurrò Sazed, così sconcertato che per poco non perse la presa. L'esercito era organizzato nel modo più semplice e primitivo. Non c'erano tende, veicoli e cavalli. Solo centinaia di grossi fuochi da campo, ognuno accerchiato da figure.
E quelle figure erano di un blu intenso. Erano di dimensioni molto diverse fra loro: alcune erano alte solo un metro e mezzo, altre erano creature mastodontiche di tre metri o più. Erano entrambe della stessa specie, Sazed lo sapeva. Koloss. Le creature, anche se simili agli uomini nella loro forma di base, non smettevano mai di crescere. Semplicemente continuavano a ingrandirsi con l'età, crescendo fino a quando il cuore non era più in grado di sostenerle. Poi morivano, uccise dalla loro stessa crescita inarrestabile.
Prima di morire, però, diventavano molto grosse. E molto pericolose.
Sazed si lasciò cadere dall'albero, rendendo il proprio corpo abbastanza leggero da toccar terra con delicatezza. Si affrettò a cercare fra le sue cupriscorte. Quando trovò quella che voleva, se la assicurò alla parte superiore del braccio sinistro, poi tornò ad arrampicarsi sull'albero.
Consultò rapidamente un indice. Da qualche parte aveva segnato delle annotazioni su un libro che parlava dei koloss: li aveva studiati cercando di stabilire se quelle creature avessero una religione. Aveva chiesto a qualcuno di ripetergli quelle annotazioni, in modo da poterle immagazzinare nella cupriscorta. Aveva memorizzato anche II libro, ma mettere così tante informazioni direttamente nella sua testa avrebbe rovinato la...
Ecco, pensò, recuperando le note. Le attinse dalla cupriscorta, riempiendo la sua mente di conoscenza.
Buona parte dei corpi dei koloss cedevano prima di giungere ai vent'anni. Le creature più 'antiche' erano spesso alte ben tre metri e sessanta, con fisici tarchiati e potenti. Pochi koloss vivevano tanto a lungo, però... e non solo per insufficienza cardiaca. La loro società - se così poteva essere chiamata - era estremamente violenta.
Con l'eccitazione che improvvisamente superava la sua ansia, Sazed attinse ancora dalla stagnoscorta per ottenere vista, cercando fra le migliaia di umanoidi blu una prova visiva di quello che aveva letto. Non fu difficile scorgere dei combattimenti. Delle zuffe attorno ai fuochi parevano comuni e, cosa interessante, erano sempre fra koloss che avevano più o meno la stessa taglia. Sazed ingrandì la visuale ancora di più - afferrando saldamente l'albero per non cedere alla nausea e ottenne la sua prima bella occhiata a un koloss.
Era una creatura di dimensioni più piccole, alta quasi due metri. Aveva una forma umana, con due braccia e due gambe, anche se il collo era difficile da distinguere.
Era completamente calvo. La fattezza più strana, però, era la sua pelle blu, che pendeva ripiegata e floscia. La creatura dava l'impressione di un uomo obeso a cui fosse stato estratto tutto il grasso, lasciandosi dietro la pelle elastica.
E la pelle non sembrava attaccata molto bene. Attorno agli occhi rossi e iniettati di sangue della creatura, la pelle cedeva, rivelando i muscoli facciali. Lo stesso valeva attorno alla bocca: la pelle si afflosciava a pochi centimetri sotto II mento, i denti inferiori e la mascella completamente esposti.
Era una vista da far rivoltare lo stomaco, specialmente per un uomo già in preda alla nausea. Le orecchie della creatura pendevano basse, sotto la linea della mascella. Il naso era amorfo, senza cartilagine a sostenerlo. La pelle pendeva sformata dalle braccia e dalle gambe dell'essere, e II unico indumento era un rozzo perizoma.
Sazed si voltò, scegliendo una creatura più grossa da studiare, una alta quasi due metri e mezzo. La pelle su questa bestia non era così floscia, ma non sembrava comunque adattarsi molto bene. Il naso era piegato in un angolo storto, appiattito contro la faccia, la grossa testa poggiava su un collo tarchiato. La creatura si voltò per guardare di traverso un compagno e, di nuovo, la pelle attorno alla bocca parve fuori posto: le labbra non si chiudevano del tutto e i buchi attorno agli occhi erano troppo grandi, in modo da lasciare esposti i muscoli sottostanti.
Come una persona con addosso una maschera fatta di pelle, pensò Sazed, cercando di scacciare II disgusto. Dunque... Il loro corpo continua a crescere, ma la loro pelle no?
I suoi pensieri furono confermati quando un koloss enorme, una bestia massiccia alta tre metri, si avvicinò al gruppo. Le creature più piccole si sparpagliarono davanti al nuovo arrivato, che, pestando i piedi, si accostò al fuoco, dove diversi cavalli stavano arrostendo.
La pelle di questa creatura più grossa era tirata talmente che stava iniziando a lacerarsi. La glabra carne blu si era strappata attorno agli occhi, agli angoli della bocca e attorno ai massicci muscoli del petto. Sazed poteva vedere piccole tracce di sangue rosso che colavano dalle lacerazioni. Perfino dove la pelle non era rotta, era tesa allo stremo, col naso e le orecchie così piatti da essere quasi indistinguibili dalla carne attorno a essi.
All'improvviso Sazed si deconcentrò. I koloss erano arrivati alla Dominazione Centrale. Creature così violente e incontrollabili che il lord Reggente era stato costretto a tenerle lontane dalla civiltà. Sazed estinse la stagnoscorta, accogliendo con sollievo il ritorno della sua vista normale. Doveva arrivare a Luthadel e avvertire gli altri. Ma...
Sazed si immobilizzò. Un problema dell'aumentare la sua vista era che perdeva temporaneamente la capacità di vedere da vicino, perciò non era strano che non si fosse accorto della pattuglia di koloss che aveva circondato i pioppi.
Per gli dèi dimenticati! Si tenne stretto alla punta dell'albero, pensando rapidamente. Diversi koloss si stavano già facendo strada nella macchia. Se si fosse lasciato cadere per terra, la sua fuga sarebbe stata troppo lenta. Come sempre, indossava una peltroscorta: poteva diventare facilmente forte quanto dieci uomini e mantenere quella condizione per un bel po' di tempo. Poteva combattere, forse...
Tuttavia, i koloss portavano spade dall'aspetto rozzo ma massiccio. Le annotazioni di Sazed, i suoi ricordi e la tradizione concordavano tutti: i koloss erano guerrieri pericolosi. Forte come dieci uomini o no, Sazed non avrebbe avuto l'abilità per sconfiggerli.
«Vieni giù» ordinò una voce profonda e biascicante da sotto. «Vieni giù ora.»
Sazed abbassò lo sguardo. Un grosso koloss, con la pelle che cominciava appena a tendersi, si trovava alla base dell'albero. Diede uno scrollone al pioppo.
«Vieni giù ora» ripeté la creatura.
Le labbra non funzionano molto bene, pensò Sazed. Sembra un uomo che sta cercando di parlare senza muoverle. Non era sorpreso che la creatura sapesse parlare: le sue annotazioni lo menzionavano. Però rimase sorpreso da quanto sembrasse calma.
Potrei scappare, valutò. Poteva rimanere sulle cime degli alberi, forse attraversare la distanza fra i gruppi di pioppi lasciando cadere le metalloscorte e cercando di librarsi fra le correnti di vento. Ma sarebbe stato molto difficile... e molto imprevedibile.
E avrebbe dovuto abbandonare le cupriscorte: mille anni di storia!
Perciò, peltroscorta pronta in caso gli servisse forza, Sazed mollò la presa. Il capo dei koloss - Sazed poteva solo supporre che fosse tale - osservò Sazed cadere a terra guardandolo con i suoi occhi rossi. La creatura non sbatté le palpebre. Sazed si domandò se fosse in grado di farlo, con la pelle tesa com'era.
Sazed toccò terra accanto all'albero, poi allungò la mano verso lo zaino.
«No» gli intimò il koloss, ghermendo lo zaino con un gesto inumanamente rapido del braccio. Lo gettò a un altro koloss.
«Ne ho bisogno» affermò Sazed. «Sarò molto più disposto a cooperare se...»
«Zitto!» sbraitò II koloss con una rabbia tanto improvvisa che Sazed fece un passo indietro. I Terrisiani erano alti - gli eunuchi in particolar modo - ed era davvero sconcertante vedersi torreggiare davanti questa creatura bestiale, con i suoi quasi tre metri di altezza, la pelle di un azzurro nerastro, gli occhi del colore del sole al tramonto. Incombeva sopra Sazed, e lui si fece piccolo senza volere.
Apparentemente fu la reazione appropriata, poiché il koloss al comando annuì e si voltò. «Vieni» biascicò, procedendo a passi pesanti attraverso II boschetto di pioppi.
Gli altri koloss - circa sette - lo seguirono.
Sazed non voleva scoprire cosa sarebbe successo se avesse disobbedito. Scelse un dio - Duis, una divinità che un tempo si diceva proteggesse i viaggiatori stanchi - e gli rivolse una rapida preghiera silenziosa. Poi si affrettò in avanti restando col gruppo di koloss mentre procedevano verso l'accampamento.
Almeno non mi hanno ucciso così su due piedi, pensò Sazed. In parte se l'era aspettato, considerando quello che aveva letto. Ovviamente, perfino i libri non ne sapevano granché. I koloss erano rimasti separati dall'umanità per secoli; il lord Reggente si avvaleva di loro solo in tempi di grande necessità militare, per soffocare rivolte o per conquistare nuove civiltà scoperte sulle isole interne. A quei tempi, i koloss avevano causato massacri e distruzione completa, o così affermavano gli storici.
È possibile che si sia trattato solo di propaganda?, si domandò Sazed. Forse i koloss non sono così violenti quanto ritenevamo.
Uno dei koloss accanto a Sazed ululò in preda a una rabbia improvvisa. Sazed si voltò mentre II koloss balzava contro uno dei suoi compagni. La creatura ignorò la spada che portava sulla schiena, colpendo invece II nemico con un pugno vigoroso.
Gli altri si soffermarono per voltarsi a guardare il combattimento, ma nessuno di essi pareva allarmato.
Sazed osservò con orrore crescente mentre l'aggressore continuava a infierire con i pugni contro il nemico. L'altro cercò di proteggersi, estraendo un pugnale e riuscendo a colpire Il braccio dell'attaccante. La pelle blu si lacerò, il sangue rosso acceso colava mentre l'aggressore stringeva le mani attorno alla grossa testa del suo avversario e torceva.
Ci fu uno schiocco. La vittima smise di muoversi. L'aggressore sfilò la spada dalla schiena dell'avversario e l'assicurò accanto alla propria arma, poi rimosse un piccolo borsello legato accanto alla spada. Dopodiché si alzò in piedi, ignorando la ferita sul braccio, e il gruppo ricominciò a camminare.
«Perché?» chiese Sazed sconcertato. «Per quale motivo l'hai fatto?»
Il koloss ferito si voltò. «Lo odiavo» si giustificò.
«Muoviti» sbraitò II capo dei koloss a Sazed.
Sazed si costrinse a cominciare a camminare. Lasciarono il cadavere steso sulla strada. I borselli, pensò, cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso da quella brutalità. Portano tutti quei borselli. I koloss li tenevano legati alle spade. Non portavano le armi dentro dei foderi; erano semplicemente assicurate alla schiena con corregge di cuoio. E legati a quelle corregge c'erano i borselli. A volte ce n'era solo uno, anche se le due creature più grosse del gruppo ne avevano parecchi.
Sembrano borselli di monete, pensò Sazed. Ma i koloss non hanno un'economia.
Forse vi tengono gli effetti personali? Ma a cosa potrebbero dare valore delle bestie del genere?
Entrarono nel campo. Non pareva che vi fossero delle sentinelle lungo II perimetro. Del resto, a cosa sarebbero servite delle guardie? Sarebbe stato molto difficile per un umano intrufolarsi in questo accampamento.
Un manipolo di koloss più piccoli - quelli alti un metro e mezzo - si precipitò avanti all'arrivo del gruppo. L'omicida gettò la spada in più a uno di loro, poi indicò in lontananza. Tenne il borsello per sé, e quelli più piccoli si allontanarono in tutta fretta, seguendo la strada in direzione del corpo.
Un reparto addetto alla sepoltura?, si domandò Sazed.
Camminò a disagio dietro i suoi carcerieri mentre si addentravano nel campo.
Sopra i fuochi stavano arrostendo bestie di tutti i tipi, anche se Sazed non pensava che nessuna di esse fosse stata un essere umano. In aggiunta, dal terreno attorno al campo era stata estirpata qualunque vita vegetale, come se fosse stata brucata da un gruppo di capre particolarmente affamate.
E, stando alla sua cupriscorta, questo non si discostava molto dalla realtà. Pareva che i koloss potessero cibarsi di tutto. Preferivano la carne, ma avrebbero mangiato ogni genere di pianta... perfino l'erba, arrivando a strapparla fino alle radici per sfamarsi. Alcuni resoconti dicevano che mangiavano anche terra e cenere, anche se Sazed trovava un po' difficile crederlo.
Continuò a camminare. L'accampamento puzzava di fumo, sporcizia e uno strano odore che suppose essere quello naturale dei corpi dei koloss. Alcune delle creature si voltarono al suo passaggio, guardandolo fisso con i loro occhi rossi.
E come se avessero solo due emozioni, pensò, sobbalzando mentre tutt'a un tratto, accanto a un fuoco da campo, un koloss urlava e attaccava un compagno. Sono indifferenti oppure arrabbiati.
Cosa sarebbe servito per farli scatenare tutti allo stesso tempo? E che genere di disastro avrebbero causato, se ciò fosse accaduto? Ripassò nervosamente i suoi pensieri precedenti No, quello che era stato detto siri koloss aveva un fondamento.
Le storie che aveva udito - racconti di koloss che imperversavano nella Dominazione Lontana, causando distruzione e morte dappertutto - erano di certo vere.
Ma qualcosa teneva marginalmente a bada questo gruppo. Il lord Reggente era stato in grado di controllare i koloss anche se nessun libro spiegava come. Parecchi scrittori accettavano questa sua capacità come parte di quello che lo rendeva Dio.
Quell'uomo era stato immortale... a paragone, gli altri poteri sembravano banali.
La sua immortalità, però, era un inganno, pensò Sazed. Semplicemente un'astuta combinazione di poteri feruchemici e allomantici. Il lord Reggente non era stato che un uomo normale, pur dotato di un'insolita unione di capacità e opportunità.
Stando così le cose, come aveva potuto controllare i koloss? C'era qualcosa di diverso nel lord Reggente. Qualcosa che andava oltre i suoi poteri. Fece qualcosa al Pozzo dell'Ascensione, qualcosa che cambiò il mondo per sempre. Forse la sua capacità di controllare i koloss derivava da quello.
I carcerieri di Sazed ignorarono i combattimenti occasionali attorno ai fuochi.
Non pareva che d fosse nessuna femmina koloss nell'accampamento - o, se c'erano, erano indistinguibili dai maschi. Sazed però notò il cadavere di un koloss che giaceva dimenticato vicino a uno dei fuochi. Era stato scorticato, la pelle blu completamente strappata via.
Come può esistere una società come questa? pensò con orrore. I suoi libri dicevano che i koloss si riproducevano e invecchiavano rapidamente: una condizione fortunata per loro, considerando il numero di morti che aveva già visto.
Anche così, gli pareva che questa specie uccidesse troppi dei suoi membri per poter sopravvivere.
Eppure continuavano a esistere. Purtroppo. Il Custode in lui credeva fermamente che nulla dovesse andare perduto, che ogni società fosse degna di essere ricordata.
Però la brutalità dell'accampamento koloss - le creature ferite che sedevano, ignorando gli squarci nella loro pelle, i cadaveri scorticati lungo i sentieri, le improvvise urla di rabbia e gli omicidi che seguivano - mettevano alla prova quella convinzione.
I suoi carcerieri lo condussero attorno a una collinetta nel terreno e Sazed si fermò nel vedere qualcosa di davvero inatteso.
Una tenda.
«Vai» ordinò il capo koloss, indicandola.
Sazed si accigliò. C'erano diverse dozzine di umani fuori dalla tenda, che portavano lance ed erano vestiti come guardie imperiali. La tenda era grande, e dietro di essa c'era una fila di tozzi carretti.
«Vai!» sbraitò il koloss.
Sazed fece come gli veniva ordinato. Dietro di lui, uno dei koloss gettò con indifferenza lo zaino di Sazed verso le guardie umane. Le metalloscorte all'interno tintinnarono assieme mentre colpivano II suolo coperto di cenere, e Sazed si rannicchiò dalla paura. I soldati osservarono i koloss ritirarsi con aria cauta; poi uno raccolse lo zaino. Un altro allineò la landa contro Sazed.
Sazed alzò le mani. «Sono Sazed, un Custode di Terris, già maggiordomo, ora insegnante. Non sono vostro nemico.»
«Sì, bene» disse la guardia, ancora osservando i koloss che si allontanavano.
«Dovrai comunque venire con me.»
«Posso riavere le mie cose?» domandò Sazed. Pareva che non d fossero koloss in questa depressione: sembrava che i soldati umani volessero mantenere le distanze.
La prima guardia si voltò verso il suo compagno, che stava frugando nello zaino di Sazed. La seconda guardia alzò lo sguardo e scrollò le spalle. «Niente armi.
Alcuni anelli e bracciali che probabilmente valgono qualcosa.»
«Nessuno di essi è fatto di metalli preziosi» spiegò Sazed. «Sono solo gli strumenti di un Custode, e hanno poco valore per chiunque tranne me.»
La seconda guardia si strinse nelle spalle, porgendo la sacca al primo uomo.
Entrambi parevano originari della Dominazione Centrale: capelli scuri, pelle chiara, corporatura e altezza di coloro che erano stati nutriti in modo adeguato da bambini.
La prima guardia era la più vecchia fra i due, ed era ovviamente al comando. Prese la sacca dal suo compagno. «Vedremo cosa dice Sua Maestà.»
Ah, pensò Sazed. «Parliamo con lui, allora.»
La guardia si voltò, scostando la porta della tenda e facendo segno a Sazed di entrare. Sazed entrò all'interno di una tenda funzionale, seppur scarsamente arredata.
La stanza principale era ampia e conteneva parecchie altre guardie. Finora Sazed ne aveva viste forse due dozzine.
Quella al comando avanzò e fece capolino in una camera sul fondo. Pochi istanti dopo, fece cenno a Sazed di andare avanti e scostò II lembo della tenda.
Sazed entrò nella seconda stanza. L'uomo all'interno indossava i pantaloni e la giacca di un nobile di Luthadel. Aveva un'incipiente calvizie - i capelli ridotti a poche ciocche stentate - nonostante la giovinezza. Era in piedi, tamburellando nervosamente una mano contro il lato della gamba, e sobbalzò un poco all'ingresso di Sazed.
Sazed riconobbe l'uomo. «Jastes Lekal.»
«Re Lekal» replicò Jastes. «Ti conosco, Terrisiano?»
«Non ci siamo incontrati. Vostra Maestà,» disse Sazed «ma ho avuto a che fare con un vostro amico, ritengo. Re Elend Venture di Luthadel.»
Jastes annuì con noncuranza. «I miei uomini dicono che sono stati i koloss a portarti qui. Ti hanno trovato a ficcare il naso attorno al campo?»
«Sì, Vostra Maestà» rispose Sazed con cautela, osservando Jastes mentre iniziava a camminare avanti e indietro. Quest'uomo non è più stabile dell'esercito che sembra comandare, pensò con insoddisfazione. «Come avete fatto a persuadere quelle creature a servirvi?»
«Sei un prigioniero, Terrisiano» sbottò Jastes. «Niente domande. E stato Elend a mandarti a spiarmi?»
«Non sono stato mandato da nessuno» si difese Sazed. «Vi siete ritrovato per caso sulla mia strada. Vostra Maestà. Non intendevo fare alcun male con le mie osservazioni.»
Jastes esitò, scrutando Sazed, prima di ricominciare a camminare. «Be', non importa. È parecchio tempo che non ho un maggiordomo appropriato. Adesso mi servirai.»
«Le mie scuse. Vostra Maestà» replicò Sazed, inchinandosi leggermente. «Ma questo non è possibile.»
Jastes si accigliò. «Sei un maggiordomo: si vede dalle tue vesti. Elend è un padrone così insigne da negarmi i tuoi servigi?»
«Elend Venture non è il mio padrone. Vostra Maestà» ribatté Sazed, incontrando gli occhi del giovane re. «Ora che siamo liberi, noi Terrisiani non chiamiamo padrone più nessuno. Non posso essere il vostro servitore, poiché non posso essere II servitore di nessuno. Tenetemi come prigioniero, se dovete. Ma non vi servirò. Le mie scuse.»
Jastes esitò di nuovo. Invece di essere adirato, però, pareva semplicemente...
imbarazzato. «Capisco.»
«Vostra Maestà,» disse Sazed con calma «mi rendo conto che mi avete ordinato di non fare domande, Perciò farò invece delle osservazioni. Pare che vi siate messo in una posizione molto scomoda. Non so come controlliate questi koloss, ma non posso fare a meno di pensare che la vostra stretta sia debole. Siete in pericolo, e sembrate intenzionato a condividere quel pericolo con altri.»
Jastes arrossì. «Le tue 'osservazioni' sono errate, Terrisiano. Io ho il controllo di questo esercito. Mi obbediscono completamente. Quanti nobili hai visto radunare armate di koloss? Nessuno: solo io d sono riuscito.»
«Non sembrano molto sotto controllo, Vostra Maestà.»
«Eh?» chiese Jastes. «E ti hanno fatto a pezzi quando ti hanno trovato? Ti hanno massacrato di pugni solo per divertimento? Ti hanno trapassato con un bastone e messo ad arrostire sopra uno dei loro fuochi? No. Non fanno queste cose perché io ho ordinato loro altrimenti. Può non sembrare molto, Terrisiano, ma fidati di me: è un segno di grande contegno e obbedienza per dei koloss.»
«La civiltà non è un gran risultato. Vostra Maestà.»
«Non mettermi alla prova, Terrisiano» sbottò Jastes, facendo scorrere una mano fra quello che restava dei suoi capelli. «Sono koloss quelli di cui stiamo parlando: non possiamo aspettarci troppo da loro.»
«E li state portando a Luthadel?» chiese Sazed. «Perfino II lord Reggente temeva queste creature. Vostra Maestà. Le teneva lontane dalle città. Voi le state portando nell'area più popolata dell'Ultimo Impero!»
«Tu non capisci» scattò Jastes. «Ho provato con offerte di pace, ma nessuno ascolta a meno che tu non abbia denaro o un esercito. Ebbene, io uno ce l'ho, e presto avrò l'altro. So eh Elend è seduto su quel cumulo d'atium, e sto venendo a stringere un'alleanza con lui.»
«Un'alleanza con cui voi prendete II controllo della città?»
«Bah!» esclamò Jastes agitando la mano. «Elend non controlla Luthadel: sta solo tenendo il posto in attesa che arrivi qualcuno di più potente. E un brav'uomo, ma è un idealista innocente. Sarà costretto a cedere il suo trono a un esercito o a un altro, e io gli offrirò un accordo migliore di Cett o Straff, questo è certo.»
Cett? Straff? In che razza di guai si è cacciato il giovane Venture?, pensò Sazed scuotendo II capo. «In qualche modo dubito che un 'accordo migliore' includa l'uso dei koloss. Vostra Maestà.»
Jastes si accigliò. «Davvero non hai peli sulla lingua, Terrisiano. Sei un segno -
tutto il tuo popolo è un segno - di quanto le cose nel mondo si siano guastate. Io rispettavo la gente di Terris. Non c'è onta nell'essere un bravo servitore.»
«Spesso in questo non c'è nemmeno molto orgoglio» replicò Sazed. «Ma mi scuso per il mio atteggiamento. Vostra Maestà. Non è una manifestazione di indipendenza terrisiana. Sono sempre stato troppo disinvolto con i miei commenti, ritengo. Non sono mai stato II migliore dei maggiordomi.» O il migliore dei Custodi, aggiunse fra sé.
«Bah» sbuffò Jastes di nuovo, riprendendo a camminare.
«Vostra Maestà,» disse Sazed «devo proseguire per Luthadel. Ci sono eventi di cui mi devo occupare. Pensate ciò che volete del mio popolo, ma dovete sapere che siamo sinceri. Il mio compito va oltre politica e guerra, troni ed eserciti. E
importante per tutti gli uomini.»
«Gli studiosi dicono sempre cose del genere» ribatte Jastes. Esitò. «Elend diceva sempre cose del genere.»
«Comunque sia,» continuò Sazed «dovete permettermi di andare. In cambio della mia libertà, consegnerò un messaggio da parte vostra a Sua Maestà re Elend, se vorrete.»
«Potrei mandare un mio messaggero in qualunque momento!»
«E rimanere con un uomo di meno a proteggervi dai koloss?» disse Sazed.
Jastes esitò appena un poco.
Ah, dunque li teme. Bene. Almeno non è pazzo.
«Io me ne andrò. Vostra Maestà» dichiarò Sazed. «Non intendo essere arrogante, ma posso vedere che non avete le risorse per tenere prigionieri. Potete lasciarmi andare o potete consegnarmi ai koloss. Sarei cauto, comunque, a lasciare che prendano l'abitudine di uccidere umani.»
Jastes lo squadrò. «D'accordo,» acconsentì «consegna questo messaggio, allora.
Di' a Elend che non mi importa se sa che sto arrivando e non m'importa nemmeno se gli riferisci i nostri numeri. Assicurati di essere accurato, però! Ho oltre ventimila koloss in questo esercito. Non può combattermi. Non può combattere nemmeno gli altri. Ma, se io avessi quelle mura cittadine... be', potrei respingere entrambi gli altri eserciti per lui. Digli di essere razionale. Se consegna l'atium, gli permetterò perfino di tenere Luthadel. Possiamo essere vicini. Alleati.»
Uno è a corto di denaro, l'altro di buonsenso, pensò Sazed. «Molto bene. Vostra Maestà. Parlerò con Elend. Mi servirà che mi vengano restituiti i miei averi, però.»
Il re agitò una mano infastidito e Sazed si ritirò, attendendo in silenzio mentre II capo delle guardie entrava di nuovo nelle stanze del re e riceveva i suoi ordini.
Mentre aspettava che i soldati si preparassero - e il suo zaino per fortuna gli veniva restituito - Sazed ripensò a quello che Jastes aveva detto. Cett o Straff. Ma quante forze stavano cercando di strappare a Elend la sua città?
Se Sazed desiderava un posto tranquillo per studiare, a quanto pareva aveva scelto la direzione sbagliata.