Ma devo continuare trascurando alcuni dettagli. Lo spazio è limitato. Gli altri Recamondo dovettero reputarsi umili quando vennero da me, ammettendo il loro errore. Già allora stavo cominciando a dubitare della mia iniziale dichiarazione. Ma ero superbo.

30

Scrivo questo resoconto ora incidendolo in una lastra di metallo, perché ho paura.

Paura per me stesso, sì: ammetto di essere umano. Se Alendi tornerà dal Pozzo dell'Ascensione, sono certo che la mia morte sarà uno dei suoi primi obiettivi. Non è un uomo malvagio, ma è spietato. Questo, ritengo, è il prodotto di ciò che ha vissuto. Temo anche, però, che tutto ciò che ho appreso - la mia storia - sarà dimenticato. Temo per il mondo che verrà. Temo che Alendi possa fallire. Temo il destino causato dal Baratro. Tutto si riconduce al povero Alendi. Provo pena per lui e per tutte le cose che è stato costretto a sopportare. Per quello che è stato costretto a diventare.

Ma fatemi iniziare dal principio. Incontrai Alendi la prima volta a Khlennium; era un ragazzino, allora, e non era ancora stato guastato da un decennio passato a comandare eserciti. Il portamento di Alendi mi colpì la prima volta che lo vidi. Era un uomo basso, ma che pareva torreggiare sugli altri, un uomo che esigeva rispetto.

Stranamente, fu la semplice ingenuità di Alendi che per prima mi indusse a stringere amicizia con lui. Lo presi come mio assistente durante i suoi primi mesi nella grande città.

Solo parecchi anni dopo mi convinsi che Alendi fosse il Campione delle Ere.

Campione delle Ere: colui che a Khlennium viene chiamato Rabzeen, l'Anamnesor.

Il Salvatore-

Quando finalmente me ne resi conto - quando infine collegai tutti i segni della Venuta ad Alendi - ero così eccitato. Eppure, quando annunciai la mia scoperta agli altri Recamondo, ottenni una reazione di sdegno. Oh, come vorrei averli ascoltati!

E tuttavia chiunque mi conosca capirà che in nessun caso mi sarei arreso così facilmente. Quando trovo qualcosa su cui indagare, divento ostinato nella mia ricerca. Avevo stabilito che Alendi era il Campione delle Ere e intendevo dimostrarlo. Mi sarei dovuto inchinare di fronte alla volontà degli altri; non avrei dovuto insistere per accompagnarlo nei suoi viaggi. Era inevitabile che Alendi stesso scoprisse chi credevo che fosse.

Eppure in seguito fu lui ad alimentare le dicerie. Non avrei mai potuto fare quello che fece lui, convincendo e persuadendo il mondo che era davvero il Campione.

Non so se lui stesso ci credesse, ma riuscì a indurre altri a pensare che lo fosse. Se solo la religione terrisiana e la sua credenza nella Venuta non si fossero diffuse fra la nostra gente. Se solo il Baratro non fosse giunto in quel momento, presentando una minaccia che condusse gli uomini alla disperazione sia nelle loro azioni, sia nelle loro credenze. Se solo non avessi preso in considerazione Alendi quando stavo cercando un assistente, tutti quegli anni fa.

Sazed prese una pausa dal lavoro di trascrizione del calco. C'era ancora molto da fare: era sorprendente quanto testo questo Kwaan fosse riuscito ad ammassare su una lastra d'acciaio relativamente piccola.

Sazed riguardò il suo lavoro. Aveva passato l'intero viaggio a nord attendendo con ansia il momento in cui avrebbe finalmente potuto iniziare a lavorare sul calco.

Una parte di lui era stata preoccupata. Le parole di quell'uomo morto sarebbero sembrate altrettanto importanti una volta seduto in una stanza ben illuminata piuttosto che nei sotterranei della Canonica di Seran?

Esaminò un'altra parte del documento, scegliendo alcuni paragrafi selezionati.

Uno per lui rivestiva una particolare importanza.

Come colui che aveva trovato Alendi, comunque, divenni una persona importante. Primo fra i Recamondo. Nella tradizione della Venuta c'era un posto per me: pensai a me stesso come l'Annunciatore, il profeta che avrebbe scoperto il Campione delle Ere. Rinunciare ad Alendi avrebbe significato rinunciare alla mia nuova posizione, all'essere accettato dagli altri. Così non lo feci.

Ma lo faccio ora. Che si sappia che io, Kwaan, Recamondo di Terris, sono un impostore.

Sazed chiuse gli occhi. Recamondo. Il termine gli era noto: l'ordine dei Custodi era stato fondato su ricordi e speranze tratti dalle leggende terrisiane. I Recamondo erano stati insegnanti, feruchemisti che avevano viaggiato in lungo e in largo portando conoscenza. Erano stati un'ispirazione fondamentale per l'ordine segreto dei Custodi.

E ora aveva un documento scritto dalla mano stessa di un Recamondo.

Tindwyl sarà molto irritata con me, pensò Sazed aprendo gli occhi. Aveva letto l'intero calco, ma avrebbe dovuto passare del tempo a studiarlo. A memorizzarlo. A confrontarlo con altri documenti. Questo scritto - forse venti pagine in totale -

poteva facilmente tenerlo impegnato per mesi, anni perfino.

Le imposte della finestra sbatacchiarono. Sazed alzò lo sguardo. Era nei suoi alloggi a palazzo, un raffinato insieme di stanze ben arredate che erano fin troppo sontuose per una persona che aveva trascorso la propria vita come un servitore. Si alzò, si diresse verso la finestra, tolse il chiavistello e aprì le imposte. Sorrise nel trovare Vin accucciata sul davanzale lì fuori.

«Ehm... salve» lo salutò Vin. Indossava il nebbiomanto sopra camicia grigia e pantaloni neri. Nonostante stesse albeggiando, era ovvio che non era andata a letto dopo la ronda notturna. «Non dovresti mettere il chiavistello alla finestra. Non posso entrare se è chiusa. Elend si è arrabbiato con me per aver rotto troppi chiavistelli.»

«Cercherò di ricordarmelo, lady Vin» disse Sazed, facendole segno di entrare.

Vin balzò agilmente attraverso la finestra, il nebbiomanto che frusciava.

«Cercherai di ricordatelo?» chiese. «Tu non dimentichi nulla. Nemmeno le cose che hai ficcato nelle tue metalloscorte.»

È diventata molto più spavalda nei mesi in cui sono stato via, pensò Sazed mentre lei si dirigeva verso lo scrittoio scrutando il suo lavoro.

«Cos'è questo?» chiese Vin, ancora guardando la scrivania.

«L'ho trovato alla Canonica di Seran, lady Vin» spiegò Sazed, facendosi avanti.

Era bello indossare di nuovo delle vesti pulite, avere un posto confortevole e tranquillo in cui studiare. Il fatto che lo preferisse a viaggiare lo rendeva forse una cattiva persona?

Un mese, pensò. Mi concederò un mese per studiare. Poi passerò il progetto a qualcun altro.

«Cos'è?» domandò Vin, sollevando il calco.

«Per cortesia, lady Vin» disse Sazed in tono apprensivo. «È piuttosto fragile. II calco potrebbe rovinarsi...»

Vin annuì, posandolo ed esaminando la trascrizione. C'era stato un tempo in cui avrebbe evitato qualunque cosa odorasse di scrittura noiosa, ma ora pareva incuriosita. «Menziona il Baratro!» esclamò eccitata.

«Fra le altre cose.» Sazed la raggiunse allo scrittoio. Si sedette, e Vin si diresse verso una delle lussuose sedie dal basso schienale della stanza. Però non vi si sedette come avrebbe fatto una persona normale: balzò su e si mise in cima allo schienale, con i piedi appoggiati sul cuscino della sedia.

«Cosa c'è?» chiese, apparentemente notando il sorriso di Sazed.

«Sono solo divertito da una propensione dei Mistborn, lady Vin» rispose. «La vostra specie ha problemi a sedersi in modo normale... sembra sempre che vogliate appollaiarvi. Deriva dall'avere un senso tanto affinato dell'equilibrio, ritengo.»

Vin si accigliò, ma ignorò il commento. «Sazed,» esordì «cos'era II Baratro?»

Lui intrecciò le dita davanti a sé, osservando la giovane donna mentre meditava.

«Il Baratro, lady Vin? È un argomento molto dibattuto, ritengo. Si suppone che fosse qualcosa di enorme e potente, anche se alcuni studiosi hanno liquidato l'intera leggenda come un'invenzione architettata dal lord Reggente. C'è qualche motivo di credere a questa teoria, ritengo, poiché gli unici veri resoconti di quei tempo sono quelli autorizzati dal Culto d'Acciaio.»

«Ma il diario menziona il Baratro» replicò Vin. «E così quella cosa che stai traducendo ora.»

«È vero, lady Vin» ammise Sazed. «Ma, perfino fra coloro che sostengono che il Baratro fosse reale, la questione è parecchio dibattuta. Alcuni si attengono alla versione ufficiale del lord Reggente, secondo cui il Baratro era un'orribile bestia sovrannaturale... un dio oscuro, se volete. Altri sono in disaccordo con questa interpretazione estrema. Pensano che II Baratro fosse qualcosa di più ordinario: un esercito di qualche tipo, forse invasori da un'altra terra. Pare che la Dominazione Lontana, durante i tempi pre-Ascensione, fosse popolata da diverse stirpi di uomini piuttosto primitivi e belligeranti.»

Vin stava sorridendo. Sazed la guardò con aria interrogativa, e lei si limitò a scrollare le spalle. «Ho fatto la stessa domanda a Elend,» spiegò lei «e tutto quello che ho ottenuto come risposta è stata sì e no una frase.»

«Sua Maestà si occupa di campi diversi di erudizione; la storia pre-Ascensione può risultare un argomento troppo noioso perfino per lui. Inoltre, chiunque chieda a un Custode del passato dovrebbe essere preparato a una conversazione prolungata, ritengo.»

«Non mi sto lamentando» lo tranquillizzò Vin. «Continua.»

«Non c'è molto altro da dire... o meglio, c'è moltissimo altro da dire, ma dubito che buona parte di esso abbia rilevanza. Il Baratro era un esercito? Era forse il primo attacco da parte dei koloss, come teorizzato da alcuni? Questo spiegherebbe molto: parecchie storie concordano che il lord Reggente ottenne qualche potere per aver sconfitto II Baratro al Pozzo dell’'Ascensione. Forse si era guadagnato il sostegno dei koloss e poi li aveva usati come suo esercito.»

«Sazed,» disse Vin «non penso che il Baratro fossero i koloss.» «Eh?»

«Penso che fosse la nebbia.»

«Questa teoria è stata proposta» replicò Sazed con un cenno d'assenso.

«Davvero?» chiese Vin in tono un po' deluso.

«Ma certo, lady Vin. Durante i mille anni di regno dell'Ultimo Impero, ci sono poche possibilità che non sono state discusse, ritengo. La teoria della nebbia è stata avanzata prima, ma ci sono diversi grossi problemi al riguardo.»

«Del tipo?»

«Be',» fece Sazed «tanto per cominciare, si dice che il lord Reggente abbia sconfitto il Baratro. Però è evidente che la nebbia è ancora qui. Inoltre, se il Baratro era semplice nebbia, perché chiamarlo con un nome tanto oscuro? Naturalmente altri fanno notare che molto di ciò che sappiamo o abbiamo sentito sul Baratro proviene dalla tradizione orale, e qualcosa di molto comune può assumere delle proprietà mistiche quando viene tramandato verbalmente di generazione in generazione. Il 'Baratro' pertanto potrebbe significare non solo la nebbia, ma l'eventualità della sua venuta o del suo cambiamento.

«Il problema maggiore con la teoria della nebbia, però, riguarda la malignità. Se dobbiamo fidarci dei resoconti - e abbiamo poco altro su cui basarci - il Baratro era terribile e distruttivo. La nebbia non sembra rappresentare un pericolo del genere.»

«Ma ora uccide la gente.»

Sazed esitò. «Sì, lady Vin. Pare che sia così.»

«E se l'avesse fatto anche prima, ma il lord Reggente in qualche modo l'avesse fermata? Tu stesso hai detto che pensi che abbiamo fatto qualcosa - qualcosa che ha cambiato la nebbia - quando abbiamo ucciso il lord Reggente.»

Sazed annuì. «I problemi su cui stavo indagando sono terribili, questo è certo.

Comunque, non vedo come possano essere una minaccia dello stesso livello del Baratro. Alcune persone sono state uccise dalle nebbie, ma molte erano anziane o comunque di costituzione fragile. Molta gente viene lasciata stare.»

Si soffermò, picchiettando assieme i pollici. «Ma sarei negligente se non ammettessi che è un'ipotesi che ha un certo valore, lady Vin. Forse anche poche morti sarebbero sufficienti a causare il panico. Il pericolo potrebbe essere stato esagerato nel tramandare i racconti... e forse le uccisioni erano più estese, prima.

Non sono stato in grado di raccogliere abbastanza informazioni per essere certo di nulla, finora.»

Vin non rispose. Oh, cielo, pensò Sazed, sospirando fra sé. L'ho annoiata. Devo davvero fare più attenzione al mio vocabolario e al mio linguaggio. Si potrebbe pensare che dopo tutti i miei viaggi fra gli skaa dovrei aver imparato...

«Sazed?» disse Vin, con tono pensieroso. «E se stessimo guardando la questione dal punto di vista sbagliato? E se queste morti casuali nelle nebbie non fossero affatto il problema?»

«Cosa intendete, lady Vin?»

Lei rimase in silenzio per un momento, tamburellando pigramente un piede contro lo schienale imbottito della sedia. Infine alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi. «Cosa succederebbe se le nebbie giungessero durante il giorno e non sva-nissero più?»

Sazed ci rifletté per un momento.

«Non ci sarebbe luce» continuò Vin. «Le piante avvizzirebbero, la gente morirebbe di fame. Ci sarebbe morte... caos.»

«Suppongo di sì» concordò Sazed. «Forse questa teoria ha un certo valore.»

«Non è una teoria» replicò Vin, balzando giù dalla sedia. «È quello che è successo.»

«Ne siete già così certa?» chiese Sazed in tono divertito.

Vin annuì in modo risoluto, unendosi a lui alla scrivania. «Ho ragione» disse con la sua caratteristica schiettezza. «Lo so.» Tirò fuori qualcosa da una tasca dei pantaloni, poi tirò a sé uno sgabello per sedere accanto a lui. Aprì il foglio spiegazzato e lo appiattì sullo scrittoio.

«Queste sono citazioni dal diario» illustrò Vin. Indicò un paragrafo. «Qui II lord Reggente parla di come gli eserciti fossero inutili contro il Baratro. Sulle prime pensavo che volesse dire che le armate non erano state in grado di sconfiggerlo... ma guarda che parole ha usato. Dice: 'Le spade dei miei eserciti sono inutili.' Cosa c'è di più inutile che cercare di colpire la nebbia con una spada?»

Indicò un altro paragrafo. «Lasciò distruzione nella sua scia, giusto? A migliaia morirono a causa sua. Ma non dice mai che il Baratro li attaccò veramente. Dice che

'morirono a causa sua.' Forse abbiamo sempre guardato la faccenda dal punto di vista sbagliato. Quelle persone non sono state schiacciate o mangiate. Sono morte di fame perché la loro terra veniva inghiottita lentamente dalle nebbie.»

Sazed studiò le carte. Vin pareva così sicura. Non sapeva nulla delle corrette tecniche di ricerca? Di inchieste, studi, del modo di postulare e articolare le domande?

Certo che no, si rimproverò Sazed. È cresciuta per le strade: non usa tecniche di ricerca. Si avvale solo dell'istinto. E di solito ha ragione.

Lisciò di nuovo il foglio, leggendone i passaggi. «Lady Vin? Avete scritto voi questo?»

Lei arrossì. «Perché tutti ne rimangono sorpresi?» «È solo che non sembra nella vostra natura, lady Vin.» «Siete stati voi a corrompermi» si difese lei. «Guarda, non c'è un unico commento su questo foglio che contraddica l'idea che il Baratro fosse nebbia.»

«Non contraddire un'ipotesi e dimostrarla sono due cose diverse, lady Vin.»

Lei fece un gesto indifferente con la mano. «Ho ragione, Sazed. So di averla.»

«E allora questo passaggio?» chiese Sazed, indicando una riga. «Il Campione lascia intendere di aver percepito che il Baratro è senziente. La nebbia non è viva.»

«Be', turbina attorno a qualcuno che sta usando l'allomanzia.»

«Non è la stessa cosa, ritengo» disse Sazed. «Egli diceva che il Baratro era folle...

pazzo e distruttivo. Malvagio.» Vin indugiò. «C'è qualcosa, Sazed» ammise lei. Lui si accigliò.

Vin indicò un'altra parte delle note. «Riconosci questi paragrafi?» 'Non è un'ombra' dicevano le parole.

Questa cosa oscura che mi segue, la cosa che solo io posso vedere, non è davvero un'ombra. È nerastra e traslucida, ma non ha una sagoma delineata come un'ombra.

È inconsistente, vaporosa e informe. Come se fosse fatta di densa caligine scura. O

nebbia, forse.

«Sì, lady Vin» confermò Sazed. «Il Campione vide una creatura che lo seguiva.

Attaccò uno dei suoi compagni, ritengo.» Vin lo guardò negli occhi. «Io l'ho vista, Sazed.» Lui fu percorso da un brivido.

«È là fuori» continuò Vin. «Ogni notte, nelle nebbie. Che mi osserva. Posso percepirla, con l'allomanzia. E se mi avvicino abbastanza, posso vederla. Come se fosse formata dalla nebbia stessa. Priva di sostanza, eppure in qualche modo lì.»

Sazed sedette in silenzio per un momento, incerto su cosa pensare.

«Tu mi credi pazza» lo accusò Vin.

«No, lady Vin» replicò lui con calma. «Penso che nessuno di noi sia in una posizione tale da definire follia cose del genere, non se consideriamo cosa sta accadendo. Solo... ne siete certa?»

Lei annuì decisa.

«Ma,» obiettò Sazed «anche se questo fosse vero, non risponde alla mia domanda. L'autore del diario vide quella stessa creatura, eppure non la definì come il Baratro. Non era il Baratro, allora. Il Baratro era qualcos'altro... qualcosa di pericoloso, qualcosa che poteva percepire come malvagio.»

«È questo il segreto, dunque» ribatté Vin. «Dobbiamo capire perché parlava delle nebbie in quel modo. Allora sapremo...»

«Sapremo cosa, lady Vin?» chiese Sazed.

Vin esitò, poi distolse lo sguardo. Non rispose, passando invece a un argomento diverso. «Sazed, il Campione non portò mai a termine quello che avrebbe dovuto fare. Rashek lo uccise. E quando Rashek prese il potere al Pozzo, non lo cedette com'era suo dovere: lo tenne per sé stesso.»

«Vero» disse Sazed.

Vin indugiò di nuovo. «E le nebbie hanno iniziato a uccidere la gente. Hanno iniziato a venir fuori durante il giorno. È... come se le cose si stessero ripetendo.

Perciò... forse significa che il Campione delle Ere dovrà giungere di nuovo.»

Lei tornò a guardarlo, con aria un po'... imbarazzata? Ah, pensò Sazed, percependo le implicazioni nelle sue parole. Vin vedeva cose nelle nebbie. Proprio come il Campione precedente. «Non sono certo che questa sia un'affermazione valida, lady Vin.»

Lei sbuffò. «Perché non puoi semplicemente dire 'ti sbagli', come la gente normale?»

«Mi scuso, lady Vin. II mio addestramento come servitore è stato molto accurato, e ci è stato insegnato a non opporci. Comunque sia, non penso che stiate sbagliando.

Ma penso anche che, forse, non avete riflettuto appieno sulla vostra posizione.»

Vin scrollò le spalle.

«Cosa vi fa pensare che il Campione delle Ere tornerà?»

«Non lo so. Cose che accadono; cose che percepisco. Le nebbie stanno tornando, e qualcuno deve fermarle.»

Sazed fece scorrere le dita lungo la parte tradotta del calco, osservandone le parole.

«Tu non mi credi» lo accusò Vin.

«Non si tratta di questo, lady Vin» ribatté Sazed. «È solo che non sono propenso a saltare alle conclusioni.»

«Ma hai riflettuto sul Campione delle Ere, vero?» chiese Vin. «Era parte della vostra religione, la religione perduta di Terris. È per riscoprirla che voi Custodi siete stati creati per provare a riscoprire.»

«Questo è vero» ammise Sazed. «Però non sappiamo molto sulle profezie che i nostri antenati usarono per trovare il Campione. Inoltre, la lettura che sto facendo di recente lascia intendere che ci fosse qualcosa di sbagliato nella loro interpretazione.

Se i teologi più autorevoli della Terris pre-Ascensione non furono in grado di identificare correttamente il Campione, come potremmo farlo noi?»

Vin sedette in silenzio. «Non avrei dovuto tirare in ballo quest'argomento»

concluse infine.

«No, lady Vin, per favore, non ditelo nemmeno. Mi scuso: le vostre teorie hanno grande valore. È solo che la mia è la mente di uno studioso, e devo mettere in discussione e considerare le informazioni quando mi vengono fornite. Apprezzo troppo la dialettica, ritengo.»

Vin alzò lo sguardo, accennando un sorriso. «Un altro motivo per cui non sei mai stato un bravo maggiordomo terrisiano?»

«Indubbiamente» rispose lui con un sospiro. «II mio atteggiamento tende anche a causare conflitti con gli altri del mio ordine.»

«Come Tindwyl?» chiese Vin. «Non aveva l'aria contenta quando ha saputo che ci avevi detto della feruchemia.»

Sazed annuì. «Per il fatto di essere un gruppo dedicato alla conoscenza, i Custodi possono essere piuttosto riservati quando si tratta di informazioni sui loro poteri.

Quando il lord Reggente era ancora vivo - quando ai Custodi veniva data la caccia -

quella cautela era giustificata, ritengo. Ma ora che siamo liberi da tutto questo, pare che i miei fratelli e sorelle considerino la segretezza un'abitudine difficile da cambiare.»

Vin annuì. «Sembra che tu non piaccia molto a Tindwyl. Dice di essere venuta su tua proposta, ma ogni volta che qualcuno ti menziona, pare diventare... fredda.»

Sazed sospirò. Tindwyl lo disprezzava? Lui pensava che forse gran parte del problema stesse nell'incapacità della Terrisiana di riuscirci. «E semplicemente delusa da me, lady Vin. Non sono certo di quanto voi sappiate della mia storia, ma ho lavorato contro il lord Reggente per circa dieci anni prima che Kelsier mi reclutasse. Gli altri Custodi pensavano che mettessi in pericolo le mie cupriscorte e l'ordine stesso. Credevano che i Custodi dovessero rimanere tranquilli, nell'attesa del giorno in cui il lord Reggente fosse caduto, ma non cercare di far sì che accadesse.»

«Mi pare un atteggiamento un po' codardo» constatò Vin.

«Ah, ma è una linea d'azione molto prudente. Vedete, lady Vin, se io fossi stato catturato, avrei potuto rivelare molte cose: i nomi degli altri Custodi, la collocazione dei nostri rifugi, i mezzi con cui riuscivamo a nasconderci fra i Terrisiani. I miei fratelli hanno lavorato molti decenni per fare in modo che il lord Reggente credesse che la feruchemia era stata finalmente estirpata. Rivelando me stesso, avrei potuto invalidare tutto.»

«Questo sarebbe successo solo se avessimo fallito» obiettò Vin. «Non è stato così.»

«Avremmo potuto fallire.»

«Ma non l'abbiamo fatto.»

Sazed indugiò, poi sorrise. A volte, in un mondo di dibattiti, domande e dubbi interiori, la semplice schiettezza di Vin era un toccasana. «Comunque sia,» continuò Sazed «Tindwyl fa parte del Sinodo, un gruppo di anziani Custodi che guidano il nostro ordine. Sono stato in conflitto col Sinodo diverse volte nel mio passato. E, nel tornare a Luthadel, li sto sfidando di nuovo. Lei ha buoni motivi per essere scontenta di me.»

«Be', io penso che tu stia facendo la cosa giusta» lo incoraggiò Vin. «Noi abbiamo bisogno di te.»

«Grazie, lady Vin.»

«Non credo che tu debba dar retta a Tindwyl» aggiunse. «È il tipo di persona che si comporta come se sapesse più di quanto in effetti sa.»

«È molto saggia.»

«È dura con Elend.»

«Allora probabilmente lo fa perché per lui è meglio così» puntualizzò Sazed.

«Non giudicatela in modo troppo severo figliola. Se sembra sgradevole, è solo perché ha vissuto una vita molto dura.»

«Una vita dura?» chiese Vin, rinfilandosi le sue note in tasca.

«Sì, lady Vin» rispose Sazed. «Vedete, Tindwyl ha passato buona parte della sua vita come una madre Terrisiana.»

Vin esitò, la mano in tasca, l'espressione sorpresa. «Intendi che... era una Riproduttrice?»

Sazed annuì. «I programmi di riproduzione del lord Reggente includevano la selezione di pochi individui speciali usati per generare nuovi bambini, con l'obiettivo di cancellare la feruchemia dalla popolazione.»

«Tindwyl aveva generato, dalle ultime informazioni di cui dispongo, oltre venti bambini» spiegò. «Ognuno con un padre diverso. Ebbe il primo figlio all'età di quattordici anni, e passò la sua intera vita a essere presa ripetutamente da strani uomini fino a rimanere incinta. E, per via delle droghe della fertilità che i supervisori della Riproduzione le somministravano, spesso dava alla luce anche due o tre gemelli.»

«Io... capisco» mormorò Vin.

«Non siete la sola che ha conosciuto una fanciullezza terribile, lady Vin. Tindwyl è forse la donna più forte che io conosca.»

«Come lo ha sopportato?» chiese Vin in tono sommesso. «Io penso... penso che probabilmente mi sarei suicidata.»

«E un Custode» rispose Sazed. «Ha sofferto quell'oltraggio poiché sapeva di recare un grosso servizio al suo popolo. Vedete, la feruchemia è ereditaria. La posizione di Tindwyl come madre ha assicurato future generazioni di feruchemisti fra la nostra gente. Ironia della sorte, lei è esattamente il tipo di persona che i supervisori della Riproduzione avrebbero dovuto evitare di far riprodurre.»

«Ma com'è potuta accadere una cosa del genere?»

«I supervisori credevano di aver già cancellato la feruchemia dalla popolazione»

spiegò Sazed. «Cominciarono a cercare altri tratti nei Terrisiani: arrendevolezza, moderazione. Ci facevano riprodurre come cavalli di razza, e fu un grosso colpo quando il Sinodo riuscì a far scegliere Tindwyl per il programma.

«Ovviamente, Tindwyl ha solo un minimo addestramento nella feruchemia. Per fortuna ricevette alcune delle cupriscorte che noi Custodi portiamo. Così, nel corso dei suoi lunghi anni di reclusione, fu in grado di studiare e leggere molte biografie.

Fu solo nell'ultimo decennio - essendo terminato il suo periodo di fertilità - che fu in grado di unirsi agli altri Custodi e tornare a tempo pieno nell'ordine.»

Sazed indugiò, poi scosse il capo. «A paragone, il resto di noi ha goduto di una vita libera, ritengo.»

«Grandioso» borbottò Vin, alzandosi e sbadigliando. «Un'altra ragione per sentirti in colpa.»

«Dovreste dormire, lady Vin» le fece notare Sazed.

«Per qualche ora» ribatté Vin, dirigendosi verso la porta e lasciandolo di nuovo solo con i suoi studi.