Scrivo ora questa mia testimonianza, incidendola su una lastra di metallo, perché temo. Temo per me stesso, sì: ammetto di essere umano. Se Alendi tornerà dal Pozzo dell'Ascensione, sono certo che la mia morte sarà uno dei suoi primi obiettivi.
Non è un uomo malvagio, ma è spietato. Questo, ritengo, è il risultato di ciò che ha passato.
6
Elend si appoggiò contro la ringhiera, guardando all'interno dell'area di allenamento. Una parte di lui voleva davvero andare lì dentro per un po' di pratica con Vin e Ham. Ma la parte più rilevante non ne vedeva il motivo.
Qualunque assassino mi verrà inviato contro sarà un allomante, pensò. Potrei addestrarmi per dieci anni e non poter competere comunque con uno di loro.
All'interno del recinto, Ham vibrò alcuni fendenti con il suo bastone, poi fece un cenno col capo. Vin si fece avanti, impugnando il proprio bastone, che era di quasi mezzo metro più alto di lei. Guardando quei due, Elend non riuscì a non notare la disparità. Ham aveva i muscoli sodi e la possente corporatura di un guerriero. Vin pareva ancora più magra del solito, con indosso solo una stretta camicia con bottoni e un paio di pantaloni, senza nessun mantello a mascherare le sue dimensioni.
La diseguaglianza fu acuita dalle parole successive di Ham. «Ci stiamo allenando con il bastone, non a Spingere e a Tirare. Non usare nient'altro tranne il peltro, d'accordo?»
Vin annuì.
Era il modo in cui spesso si allenavano. Ham affermava che non c'era nulla che potesse sostituire addestramento e pratica, a prescindere da quanto un allomante fosse potente. Lasciava che Vin usasse il peltro, però, poiché diceva che migliorare la forza e la destrezza poteva disorientare a meno che qualcuno non ci fosse abituato.
L'area di combattimento era come un cortile. Situata nelle caserme del palazzo, aveva un porticato costruito attorno. Elend si trovava lì, il tetto sopra la sua testa che non gli faceva arrivare la luce del sole negli occhi. Questa era una buona cosa, poiché era cominciata una leggera pioggia di cenere. Elend incrociò le braccia sulla ringhiera. Il passaggio alle sue spalle brulicava di attività, con soldati che circolavano di tanto in tanto. Alcuni, però, si soffermavano a guardare: le sessioni di allenamento di Vin e Ham erano una sorta di gradito passatempo per le guardie di palazzo.
Dovrei essere a lavorare alla mia proposta, pensò Elend. Non star qui a guardare Vin combattere. Ma la tensione degli ultimi giorni era stata così incalzante che stava trovando difficoltà a radunare la motivazione per un'ennesima rilettura del discorso.
Quello che gli ci voleva davvero era trascorrere qualche momento a pensare.
Perciò rimase semplicemente a guardare. Vin si avvicinò con cautela a Ham, il bastone ben saldo tra le mani. Una volta, probabilmente, Elend avrebbe ritenuto che pantaloni e camicia fossero inappropriati per una signora, ma aveva frequentato Vin troppo a lungo per essere infastidito da una cosa del genere. Gli abiti da ballo e da sera erano stupendi... ma c'era qualcosa di giusto nel fatto che Vin portasse quei vestiti semplici. Si vedeva che era più a suo agio.
Inoltre, per certi versi gli piaceva come le stavano quegli abiti leggeri.
Vin di solito lasciava che fossero gli altri a colpire per primi, e oggi non fece eccezione. I bastoni emisero uno schiocco secco quando Ham la ingaggiò e, nonostante le sue dimensioni, Vin mantenne terreno. Dopo un rapido scambio, entrambi indietreggiarono, girandosi attorno con fare guardingo.
«Punto sulla ragazza.»
Elend si voltò nel notare una sagoma che zoppicava verso di lui lungo il passaggio. Clubs si accostò a Elend, appoggiando una moneta da dieci piastre sulla ringhiera. Elend sorrise al generale e per tutta risposta Clubs gli lanciò un'occhiataccia, espressione che in genere era accettata come la sua versione di un sorriso. Dockson escluso, Elend aveva familiarizzato presto con i membri della banda di Vin. Gli ci era voluto un po' per abituarsi a Clubs, però. Quell'uomo tarchiato aveva la faccia come un grinzoso fungo a ombrello e pareva sempre strizzare gli occhi dal disappunto, un'espressione solitamente uguagliata dal tono di voce.
Però era un artigiano di talento, per non parlare delle sue doti di allomante: un Offuscatore, per la precisione, anche se ormai non usava più molto il suo potere. Per la maggior parte dell'anno, Clubs aveva rivestito il ruolo di generale delle forze militari di Elend. Lui non sapeva dove Clubs avesse imparato a comandare i soldati, ma quell'uomo aveva un'inclinazione formidabile per quel compito. Probabilmente aveva acquisito quella capacità nello stesso posto in cui si era procurato la cicatrice sulla gamba, una cicatrice che gli provocava quella caratteristica andatura traballante.
«Si stanno solo allenando» obiettò Elend. «Non ci sarà un vincitore.»
«Finiranno per fare sul serio» ribatté Clubs. «Fanno sempre così.»
Elend esitò. «Mi stai chiedendo di scommettere contro Vin, sai» fece notare.
«Questo potrebbe essere rischioso per la mia salute.»
«Dunque?»
Elend sorrise, tirando fuori una moneta. Clubs in qualche modo lo intimidiva ancora, e non voleva rischiare di offenderlo.
«Dov'è quel buono a nulla di mio nipote?» chiese Clubs mentre osservava lo scontro.
«Spook?» chiese Elend. «È tornato? Come ha fatto a entrare in città?»
Clubs si strinse nelle spalle. «Ha lasciato qualcosa sulla mia soglia stamattina.»
«Un regalo?»
Clubs sbuffò. «Era un intaglio di un maestro carpentiere di Yelva. Il messaggio diceva: 'Volevo solo mostrarti cosa sanno fare i veri carpentieri, vecchio'.»
Elend ridacchiò, ma smise quando Clubs gli rivolse un'occhiata che lo mise a disagio. «Il moccioso non era mai stato così insolente prima» bofonchiò Clubs.
«Questa tua marmaglia ha traviato il ragazzo, poco ma sicuro.»
Pareva quasi che Clubs stesse sorridendo. O era serio? Elend non riusciva mai a stabilire se l'uomo era intrattabile come sembrava oppure se l'aveva reso oggetto di qualche elaborato scherzo.
«Come va l'esercito?» chiese infine Elend.
«Malissimo» rispose Clubs. «Vuoi un esercito? Dammi più di un anno per addestrarlo. Ora come ora, mi fiderei a malapena di quei ragazzi contro una folla di vecchiette armate di bastoni.»
Grandioso, pensò Elend.
«Non posso fare molto ora, però» borbottò Clubs. «Straff sta scavando alcune frettolose trincee, ma perlopiù sta semplicemente facendo riposare i suoi uomini.
L'attacco giungerà verso la fine della settimana.»
Nel cortile, Vin e Ham continuavano a combattere. Procedevano lenti, per il momento. Ham si prendeva il suo tempo per fermarsi a spiegare alcuni principi o alcune posizioni. Elend e Clubs osservarono per un po' mentre lo scambio diventava gradatamente più intenso, gli assalti si facevano più lunghi, e i due contendenti iniziavano a sudare mentre i loro piedi sollevavano sbuffi di cenere dal terreno compatto e polveroso.
Vin offriva una buona sfida a Ham, nonostante l'enorme differenza di forza, allungo e addestramento, ed Elend si ritrovò involontariamente ad accennare un sorriso. Lei era qualcosa di speciale: Elend se n'era accorto la prima volta che l'aveva vista nella sala da ballo dei Venture, quasi due anni prima. Solo ora stava arrivando a rendersi conto di come 'speciale' fosse una parola troppo riduttiva.
Una moneta schioccò contro la ringhiera di legno. «Anch'io punto su Vin.»
Elend si voltò sorpreso. L'uomo che aveva parlato era un soldato che si trovava lì, in piedi, a guardare assieme agli altri. Elend si accigliò. «Chi...»
Poi Elend si interruppe di colpo. La barba era differente, la postura troppo dritta, ma l'uomo dietro di lui gli era familiare. «Spook?» chiese Elend incredulo.
L'adolescente sorrise dietro quella che pareva una barba posticcia. «Essendo nell'udito del portare.»
La testa di Elend iniziò immediatamente a dolergli. «Per il lord Reggente, non dirmi che sei tornato al dialetto?»
«Oh, solo per un'occasionale battuta nostalgica» rispose Spook con una risata. Le sue parole recavano tracce dell'accento orientale; nel corso dei primi mesi in cui Elend aveva conosciuto il ragazzo, Spook era stato del tutto incomprensibile. Per fortuna il giovane aveva abbandonato l'uso di quel suo gergo di strada, così come aveva abbandonato i suoi vecchi vestiti, ormai troppo stretti. Alto ben oltre un metro e ottanta, il sedicenne assomigliava a malapena al ragazzo allampanato che Elend aveva incontrato un anno prima.
Spook si appoggiò contro la ringhiera accanto a Elend, assumendo un'oziosa posa da adolescente e distruggendo completamente la sua immagine di soldato, cosa che in effetti non era.
«Perché il travestimento, Spook?» chiese Elend accigliato.
Spook si strinse nelle spalle. «Non sono un Mistborn. Noi spie più ordinarie dobbiamo trovare altri modi per ottenere informazioni, senza volare sulle finestre per origliare dai davanzali.»
«Da quanto tempo eri lì dietro?» chiese Clubs, guardando torvo il nipote.
«Da prima che tu arrivassi, zio Brontolone» disse Spook. «E, in risposta alla tua domanda, sono tornato un paio di giorni fa. Prima di Dockson, in effetti. Ho solo pensato di prendermi un po' di pausa prima di ritornare in servizio.»
«Non so se l'hai notato, Spook,» fece Elend «ma siamo in guerra. Non c'è molto tempo per prendersi delle pause.»
Spook scrollò le spalle. «È solo che non volevo che mi mandassi via di nuovo. Se qui dev'esserci una guerra, voglio essere nei paraggi. Sai, l'eccitazione...»
Clubs sbuffò. «E dove ti sei procurato quell'uniforme?»
«Be'... .» Spook lanciò un'occhiata da un lato, mostrando appena un accenno del ragazzo esitante che Elend aveva conosciuto.
Clubs borbottò qualcosa sui ragazzi insolenti, ma Elend si limitò a ridere e diede a Spook una pacca sulla spalla. Il ragazzo sollevò lo sguardo sorridendo; anche se all'inizio non era stato tenuto molto in considerazione, si stava dimostrando prezioso come ogni altro membro della ex banda di Vin. Come Percettore - un Misting in grado di bruciare stagno per migliorare i propri sensi - Spook poteva ascoltare conversazioni da lontano, per non parlare del fatto che poteva notare dettagli distanti.
«Comunque sia, bentornato» disse Elend. «Che notizie dall'Ovest?»
Spook scosse il capo. «Odio suonare troppo come mio zio Irritabile qui, ma le notizie non sono buone. Sai quelle dicerie sul fatto che l'atium del lord Reggente si trovi a Luthadel? Be', sono tornate. E stavolta più forti.»
«Pensavo che ormai ce le fossimo lasciate alle spalle!» esclamò Elend. Breeze e la sua squadra avevano trascorso quasi sei mesi a diffondere voci e ad abbindolare i tiranni affinché credessero che l'atium fosse nascosto in un'altra città, dal momento che Elend non l'aveva trovato a Luthadel.
«Invece no» ribatté Spook. «E... credo che qualcuno stia diffondendo queste voci di proposito. Sono vissuto per strada quanto basta per capire se una storia è artefatta, e questa diceria puzza di bruciato. Qualcuno vuole davvero che i tiranni si concentrino su di te.»
Grandioso, pensò Elend. «Tu non sai dove si trova Breeze, vero?»
Spook sembrava che non stesse più prestando attenzione a Elend. Stava osservando lo scontro e anche Elend tornò a guardare verso Vin e Ham.
Come aveva previsto Clubs, i due si stavano misurando in maniera più seria, adesso. Non si trattava più di istruzione; non c'erano più scambi rapidi e ripetitivi.
Stavano lottando sul serio, combattendo in un turbinio di bastoni e polvere. La cenere fluttuava tutt'attorno a loro, soffiata dalle correnti sollevate dai loro attacchi, e anche altri soldati si soffermarono nel passaggio intorno a guardare.
Elend si sporse in avanti. C'era qualcosa di coinvolgente in un duello fra due allomanti. Vin tentò un attacco. Ham però agì nello stesso istante, il suo bastone quasi invisibile, tanto era rapido. In qualche modo Vin riuscì a sollevare la sua arma in tempo, ma la potenza del colpo di Ham la fece ruzzolare all'indietro. Lei fu scaraventata a terra su una spalla. Emise a malapena un grugnito di dolore, e in qualche modo appoggiò una mano sotto di sé, riuscendo a saltare in alto e atterrare in piedi. Scivolò per un momento, mantenendo l'equilibrio, tenendo il bastone sollevato.
Peltro, pensò Elend. Rendeva agile perfino un uomo impacciato. E per una persona già aggraziata come Vin...
Gli occhi di Vin si strinsero, la sua innata ostinazione evidente dal piglio della mascella e dal disappunto sul volto. Non le piaceva essere battuta, perfino quando il suo avversario era manifestamente più forte di lei.
Elend si rimise dritto, come per suggerire la fine dell'allenamento. In quell'istante Vin scattò in avanti.
Ham sollevò il bastone pronto ad attenderla, vibrandolo quando Vin gli fu davanti. Lei si tuffò di lato, passando solo a pochi centimetri dalla bastonata, poi ruotò la sua arma e la schiantò contro la parte posteriore del bastone di Ham, facendogli perdere l'equilibrio. Quindi si lanciò all'attacco.
Ham, però, si riprese in fretta. Lasciò che la forza del colpo di Vin lo facesse ruotare e utilizzò quello slancio per colpire col suo bastone proprio il petto di Vin.
Elend lanciò un urlo.
Vin saltò.
Non aveva metallo contro cui Spingere, ma questo non parve avere importanza.
Balzò per un paio di metri buoni in aria, sollevandosi con agilità sopra il bastone di Ham. Volteggiò mentre il fendente passava sotto di lei, le sue dita che quasi sfioravano l'aria, il suo stesso bastone che ruotava in una presa a una mano.
Vin atterrò, la sua arma che già sibilava in un fendente basso, con la punta che sollevava una scia di cenere mentre correva lungo il terreno. Andò a sbattere contro la parte posteriore delle gambe di Ham. Quel colpo gli fece perdere l'equilibrio.
Vin balzò di nuovo in aria.
Ham rovinò al suolo di schiena, così Vin gli atterrò sul petto. Poi, con tutta calma, gli poggiò la punta del bastone sulla fronte. «Ho vinto.»
Ham era steso lì con aria intontita, con Vin accovacciata sopra il torace. Polvere e cenere si posarono delicatamente sul cortile.
«Dannazione...» sussurrò Spook, esprimendo una sensazione che pareva condivisa dalla dozzina di soldati radunati lì ad assistere.
Infine Ham ridacchiò. «D'accordo. Mi hai battuto... ora, per cortesia, vammi a prendere qualcosa da bere mentre cerco di massaggiare le mie gambe per riprendere un po' di sensibilità.»
Vin sorrise, balzando giù dal suo petto e allontanandosi rapida per esaudire la richiesta. Ham scosse il capo, rimettendosi in piedi. Nonostante le sue parole, camminava zoppicando a malapena: probabilmente si sarebbe ritrovato un livido, ma non lo avrebbe infastidito a lungo. Il peltro non aumentava solo forza, equilibrio e velocità: rendeva anche il corpo innaturalmente più forte. Ham poteva infischiarsene di un colpo che avrebbe spezzato le gambe a Elend.
Ham si unì a loro, rivolgendo un cenno del capo a Clubs e dando a Spook un colpetto sul braccio. Poi si appoggiò contro la ringhiera e si massaggiò il polpaccio sinistro, rannicchiandosi un poco. «Te lo giuro, Elend: a volte allenarmi con quella ragazza è come cercare di combattere una folata di vento. Non è mai dove penso che sia.»
«Come ci riesce, Ham?» chiese Elend. «Il salto, intendo. Quel balzo sembrava quasi inumano, perfino per un allomante.»
«Ha usato l'acciaio, vero?» domandò Spook.
Ham scosse il capo. «No, ne dubito.»
«Allora come?» chiese Elend.
«Gli allomanti traggono forza dai loro metalli» disse Ham, sospirando e poggiando a terra il piede. «Alcuni possono spremerne più di altri... ma il vero potere proviene dal metallo stesso, non dal corpo della persona.»
Elend esitò. «Dunque?»
«Dunque» proseguì Ham «un allomante non deve essere forte fisicamente per essere molto potente. Se Vin fosse un feruchemista, sarebbe diverso: se hai mai visto Sazed aumentare la sua forza, avrai notato che i suoi muscoli si gonfiano. Ma con l'allomanzia, tutta la forza proviene direttamente dal metallo.
«Ora, parecchi Lottatori - me incluso - suppongono che rendere i loro corpi più forti non farà che contribuire a quel potere. Dopotutto, un uomo muscoloso che brucia peltro sarà ben più forte di un uomo normale con lo stesso potere allomantico.»
Ham si sfregò il mento, fissando il passaggio attraverso cui Vin era uscita. «Ma...
be', sto cominciando a pensare che ci possa essere un altro modo. Vin è una cosina esile, ma quando brucia peltro diventa diverse volte più forte di qualunque guerriero normale. Accumula tutta quella forza in un corpo così piccolo e non deve preoccuparsi del peso di muscoli massicci. È come... un insetto. Molto più forte di quanto la sua massa corporea indicherebbe. Perciò, quando salta, lei salta.»
«Ma tu sei comunque più forte di lei» notò Spook.
Ham annuì. «E posso sfruttarlo... sempre che riesca a colpirla. Sta diventando sempre più difficile.»
Alla fine Vin tornò con in mano una caraffa di succo fresco: a quanto pareva, aveva deciso di ritornare alla fortezza, invece di afferrare un po' della birra calda a portata di mano lì nel cortile. Ne porse un boccale a Ham, e aveva pensato di portare dei bicchieri per Elend e Clubs.
«Ehi!» fece Spook mente lei versava. «E per me?»
«Quella barba ti fa sembrare uno stupido» disse Vin mentre versava da bere.
«Perciò non merito niente?»
«No.»
Spook esitò. «Vin, sei una strana ragazza.»
Vin roteò gli occhi, poi lanciò un'occhiata verso il barile d'acqua nell'angolo del cortile. Una delle tazze di stagno lì accanto venne strattonata in aria, schizzando per il cortile. Vin protese la mano, afferrandola con un sonoro schiocco, poi la appoggiò sulla ringhiera davanti a Spook. «Contento?»
«Lo sarò quando mi avrai versato qualcosa da bere» replicò Spook mentre Clubs bofonchiava, prendendo un sorso dal suo bicchiere. Poi il vecchio generale allungò una mano, facendo scivolare due delle monete giù dalla ringhiera e mettendosele in tasca.
«Ehi, è vero!» esclamò Spook. «Mi sei debitore, El. Paga.»
Elend abbassò il bicchiere. «Non ho mai acconsentito alla scommessa.»
«Hai pagato zio Irritabile. Perché non me?»
Elend esitò, poi sospirò, tirando fuori una moneta da dieci piastre e mettendola accanto a quella di Spook. Il ragazzo sorrise, prendendole con un rapido gesto da ladro di strada. «Grazie per aver vinto l'incontro, Vin» disse strizzandole l'occhio.
Vin si voltò verso Elend. «Hai scommesso contro di me?»
Elend rise, sporgendosi oltre la ringhiera per baciarla. «Non volevo. Clubs mi ha costretto.»
Clubs sbuffò a quel commento, tracannò il resto del suo succo, poi allungò la mano per un secondo giro. Quando Vin non reagì, si voltò verso Spook e scoccò al ragazzo un'occhiataccia esplicita. Infine, Spook sospirò, prendendo la caraffa per riempirgli di nuovo il bicchiere.
Vin stava ancora guardando Elend con aria insoddisfatta.
«Io starei attento, Elend» lo avvisò Ham con una risatina. «Può colpire piuttosto forte...»
Elend annuì. «Dovrei sapere che non è il caso di contrariarla quando attorno ci sono delle armi, eh?»
«Non dirlo a me» rimarcò Ham.
Vin storse il naso a quel commento, aggirando la ringhiera in modo da mettersi accanto a Elend. Lui la cinse con un braccio e, nel farlo, colse un semplice guizzo d'invidia negli occhi di Spook. Elend sospettava che il ragazzo avesse avuto una cotta per Vin per un po' di tempo, ma... be', Elend non poteva certo fargliene una colpa.
Spook scosse il capo. «Devo trovarmi una donna anch'io.»
«Quella barba non ti aiuterà di certo» affermò Vin.
«E solo un travestimento, Vin» replicò Spook. «El, immagino che tu non possa darmi un titolo o cose del genere?»
Elend sorrise. «Non penso che avrebbe molta importanza, Spook.»
«Con te ha funzionato.»
«Oh, non lo so» ribatté Elend. «In qualche modo, penso che Vin si sia innamorata di me nonostante il mio titolo, piuttosto che grazie a esso.»
«Ma tu hai avuto altre prima di lei» fece Spook. «Ragazze nobili.»
«Un paio» ammise Elend.
«Ma Vin ha l'abitudine di uccidere la concorrenza» scherzò Ham.
Elend rise. «Ecco, in realtà l'ha fatto una sola volta. E penso che Shan se lo meritasse: dopotutto in quel momento stava cercando di assassinare me.» Abbassò lo sguardo per osservare Vin con affetto. «Anche se devo ammettere che Vin è un po' dura con le altre donne. Con lei attorno, chiunque altra a paragone sembra insulsa.»
Spook roteò gli occhi. «È più interessante quando le uccide.»
Ham ridacchiò, lasciando che Spook gli versasse altro succo. «Solo il lord Reggente sa cosa ti farebbe se provassi a lasciarla, Elend.»
Vin si irrigidì all'istante, stringendolo un po' più forte. Era stata abbandonata fin troppe volte. Perfino dopo tutto quello che avevano passato, perfino dopo la sua proposta di matrimonio, Elend doveva promettere continuamente a Vin che non l'avrebbe lasciata.
È ora di cambiare argomento, pensò Elend, la giovialità di quel momento che scompariva. «Be',» disse «credo che andrò a far visita alle cucine e mi prenderò qualcosa da mangiare. Tu vieni, Vin?»
Vin scrutò il cielo, probabilmente per vedere fra quanto sarebbe diventato buio.
Alla fine annuì.
«Vengo io» disse Spook.
«No, non ci andrai» disse Clubs, afferrando il ragazzo per la collottola. «Rimarrai qui e mi spiegherai esattamente dove hai preso una delle uniformi dei miei soldati.»
Elend sogghignò, conducendo via Vin. A dire la verità, perfino con quell'ultima svolta lievemente amara della conversazione, si sentiva meglio per essere venuto a guardare l'allenamento. Era strano come i membri della banda di Kelsier riuscissero a ridere e alleggerire l'atmosfera anche durante le situazioni più terribili. Avevano la capacità di fargli dimenticare i suoi problemi. Forse era un retaggio del Sopravvissuto. Kelsier, apparentemente, insisteva a ridere, per quanto la situazione fosse brutta. Per lui era stata una forma di ribellione.
Nulla di ciò eliminava i problemi. Dovevano fronteggiare comunque un esercito grande diverse volte il loro, in una città che potevano a malapena difendere.
Tuttavia, se c'era qualcuno che poteva sopravvivere a una situazione del genere, era la banda di Kelsier.
Più tardi, quella notte, dopo essersi riempita lo stomaco su insistenza di Elend, Vin si diresse con lui nelle proprie stanze.
Lì, seduta sul pavimento, c'era una replica perfetta del caccialupi che aveva comprato prima. La osservò, poi chinò la testa. «Bentornata, padrona» disse il kandra con una voce ringhiante e ovattata.
Elend fischiò in segno di approvazione, mentre Vin camminava in cerchio attorno alla creatura. Ogni pelo sembrava messo in modo perfetto. Se non avesse parlato, nessuno sarebbe stato in grado di capire che non si trattava del cane originale.
«Come riesci a parlare?» chiese Elend incuriosito.
«Una laringe è fatta di carne, non di ossa, Vostra Maestà» spiegò OreSeur. «I kandra più anziani apprendono come manipolare i propri corpi, non solo a replicarli.
Comunque, io posso improvvisare alcune cose.»
Vin annuì. «È questo il motivo per cui creare questo corpo hai impiegato più tempo del previsto?»
«No, padrona» rispose OreSeur. «Il pelo. Sono spiacente. Non vi ho avvertito: disporre il pelo così richiede considerevole precisione e sforzo.»
«In effetti l'avevi detto» rimarcò Vin, agitando la mano.
«Cosa ne pensi del corpo, OreSeur?» chiese Elend.
«Onestamente, Vostra Maestà?»
«Ma certo.»
«E offensivo e degradante» disse OreSeur.
Vin sollevò un sopracciglio. Questo è molto diretto da parte tua, Renoux, pensò lei. Ci sentiamo un po' belligeranti oggi, non è vero?
Lui le lanciò un'occhiata, e Vin cercò - senza successo - di decifrare la sua espressione canina.
«Ma» riprese Elend «indosserai il corpo comunque, giusto?»
«Certamente, Vostra Maestà» rispose OreSeur. «Morirei piuttosto che infrangere il Contratto. È vita.»
Chiunque può affermare di essere leale, pensò Vin. Se qualcuno ha un 'Contratto'
per assicurare il suo onore, ancora meglio. Renderà la sorpresa più amara quando ti si rivolterà contro.
Elend stava ovviamente attendendo qualcosa. Vin sospirò. «OreSeur, passeremo più tempo assieme in futuro.» «Se è questo il vostro desiderio, padrona.» «Non sono certa se lo sia o no» ribatté Vin. «Ma sarà comunque così. Riesci a muoverti bene in quel corpo?» «Abbastanza bene, padrona.»
«Andiamo» disse lei. «Vediamo se riesci a starmi dietro.»