Se solo la religione terrisiana e la sua credenza nella Venuta non si fossero diffuse fra la nostra gente.
17
Le pile di fogli parvero moltiplicarsi man mano che Vin trovò nel resoconto sempre più idee che voleva isolare e ricordare. Quali erano le profezie sul Campione delle Ere? Come faceva l'autore del diario a sapere dove andare e cosa pensava di dover fare una volta arrivato lì?
Alla fine, distesa in quella confusione - pile sovrapposte disposte in diverse direzioni per tenerle separate - Vin ammise un fatto spiacevole: doveva prendere appunti.
Con un sospiro, si alzò e attraversò la stanza, passando con cautela sopra diverse pile e avvicinandosi alla scrivania. Non l'aveva mai usata prima; in effetti, se riera lamentata con Elend. Per quale ragione doveva avere una scrivania nella sua stanza?
Così aveva pensato. Scelse una penna, poi tirò fuori una boccetta di inchiostro, ricordandosi dei giorni in cui Reen le aveva insegnato a scrivere. Era rimasto deluso molto in fretta dai suoi scarabocchi, lamentandosi per il costo di carta e inchiostro.
Le aveva insegnato a leggere, in modo che potesse decifrare contratti e imitare una nobildonna, ma aveva pensato che scrivere fosse meno utile. In generale, Vin condivideva la sua opinione.
A quanto pareva, però, poteva rivelarsi utile anche per quel- ^e non erano scribi.
Elend era sempre intento a scribacchia-
note e appunti; spesso era rimasta impressionata da quanto fosse veloce a farlo.
Come riusciva a tracciare le lettere con tanta facilità?
Afferrò un paio di fogli di carta bianchi e tornò alle sue pile divise. Si sedette a gambe incrociate e stappò la boccetta di
inchiostro.
«Padrona,» fece notare OreSeur, ancora steso con le zampe davanti a sé «vi rendete conto che avete abbandonato la scrivania per sedervi sul pavimento.»
Vin alzò gli occhi. «E...?»
«Lo scopo di una scrivania è... be', scrivere.»
«Ma le mie carte sono tutte qui.»
«Le carte possono essere spostate, credo. Se si rivelano troppo pesanti, potete sempre bruciare peltro per darvi più forza.»
Vin squadrò la sua faccia divertita mentre intingeva la punta della penna. Be', almeno sta mostrando qualcosa di diverso dalla sua antipatia nei miei confronti. «Il pavimento è più comodo.»
«Se lo dite voi, padrona, crederò che sia vero.»
Lei esitò, cercando di stabilire se la stava ancora prendendo in giro o meno.
Dannata faccia da cane, pensò. Troppo difficile da interpretare.
Con un sospiro, abbassò la testa e cominciò a scrivere la prima parola. Doveva tracciare ogni linea con precisione in modo che l'inchiostro non sbavasse, e spesso doveva soffermarsi a cercare le parole e le lettere giuste. Aveva scritto a malapena un paio di frasi quando qualcuno bussò alla porta. Alzò lo sguardo corrugando la fonte. Chi la stava disturbando?
«Avanti» disse a voce alta.
Udì una porta aprirsi nell'altra stanza, e la voce di Elend chiamò: «Vin?»
«Sono qui» rispose, tornando a scrivere. «Perché hai bussato?»
«Be', magari ti stavi cambiando» spiegò lui entrando.
«Quindi?» chiese Vin.
Elend ridacchiò. «Due anni e la discrezione ti risulta ancora strana, come concetto.»
Vin alzò gli occhi. «Be', ho...»
Solo per un brevissimo istante, pensò che lui fosse qualcun altro. I suoi istinti ebbero la meglio sul cervello e di riflesso lasciò cadere la penna, balzando in piedi e avvampando peltro
Poi si fermò.
«Che cambiamento, eh?» disse Elend, allargando le braccia in modo che lei potesse vedere meglio il suo abbigliamento.
Vin si mise una mano sul petto, così sorpresa che calpestò una delle pile. Era Elend, ma non lo era. Quell'abbacinante costume bianco, con le sue linee marcate e la sua figura decisa, pareva così diverso dalla giacca e dai pantaloni troppo grandi che indossava di solito. Gli dava un'aria più imperiosa. Più regale.
«Ti sei tagliato i capelli» notò lei, girandogli attorno lentamente, e osservando l'abbigliamento.
«Un'idea di Tindwyl» disse lui. «Cosa ne pensi?»
«Ha meno appigli: nessuno potrà afferrarti durante un combattimento» ripose Vin.
Elend sorrise. «E tutto qui quello che riesci a pensare?»
«No» disse Vin in tono assente, allungando una mano per strattonargli la cappa.
Si staccò facilmente, e lei annuì con aria di approvazione. I nebbiomanti erano fatti allo stesso modo: Elend non si sarebbe dovuto preoccupare che qualcuno lo afferrasse per la cappa in uno scontro.
Vin si ritrasse, le braccia conserte. «Questo significa che anch'io devo tagliarmi i capelli?»
Elend esitò appena un poco. «Sei sempre libera di fare come vuoi, Vin. Ma in effetti penso che siano un po' lunghi.»
Allora restano così, pensò.
«Comunque» proseguì Elend «tu approvi?»
«Certamente» rispose Vin. «Hai l'aspetto di un re.» Sospettava però che a una parte di lei sarebbe mancato l'Elend dall'aria spettinata e trasandata. C'era stato qualcosa di... accattivante il quel misto di seria competenza e confusa disattenzione.
«Bene» disse Elend. «Perché penso che avremo bisogno di questo vantaggio. È
appena arrivato un messaggero...» Si interruppe, scrutando le pile di fogli. «Vin?
Stavi facendo delle ricerche?»
Vin arrossì. «Stavo solo scartabellando il diario, cercando di trovare riferimenti al Baratro.»
«Ma davvero!» Elend si fece avanti con entusiasmo. Con disappunto di Vin, individuò rapidamente la pagina con le sue note appena accennate. Sollevò il foglio, poi la guardò. «Tu hai scritto questo?»
«Sì» rispose lei.
«La tua calligrafia è stupenda» la lodò lui in tono un poco sorpreso. «Perché non mi avevi detto di saper scrivere così bene?»
«Non stavi accennando qualcosa su un messaggero?»
Elend rimise il foglio al suo posto, con un'espressione stranamente simile a quella di un genitore orgoglioso. «Giusto. È arrivato un messaggero dall'esercito di mio padre. Lo sto facendo aspettare un po': non mi sembrava saggio mostrare troppo entusiasmo. Ma probabilmente dovremmo andare a incontrarlo.»
Vin annuì, facendo un cenno a OreSeur. Il kandra si alzò e zampettò al suo fianco, e tutti e tre lasciarono i suoi alloggi.
C'era una cosa buona di libri e appunti: potevano sempre aspettare.
Trovarono il messaggero ad attendere nell'atrio al terzo piano della Fortezza Venture. Vin ed Elend entrarono e lei si fermò all'istante.
Era lui. L'Osservatore.
Elend si fece avanti per incontrare l'uomo, e Vin lo afferrò per un braccio.
«Aspetta» gli bisbigliò.
Elend si voltò confuso.
Se quell'uomo ha dell'atium, pensò Vin con una punta di panico, Elend è morto.
Siamo tutti morti.
L'Osservatore restò lì in silenzio. Non aveva l'aria di un messaggero o di un corriere. Era vestito tutto di nero, aveva perfino dei guanti scuri. Indossava pantaloni e una camicia di seta, senza cappa né mantello. Si ricordava quella faccia.
Era lui.
Ma... pensò Vin, se avesse voluto uccidere Elend, l'avrebbe già fatto. Quel pensiero la spaventò, tuttavia dovette ammettere che era vero.
«Cosa c'è?» chiese Elend, sulla soglia accanto a lei.
«Stai attento» gli sussurrò. «Questo non è un semplice messaggero. Quell'uomo è un Mistborn.»
Elend esitò, accigliandosi. Si voltò di nuovo verso l'Osservatore, che se ne stava lì con calma con le mani serrate dietro la schiena, l'espressione sicura di sé. Sì, era un Mistborn: solo un uomo come lui poteva entrare in un palazzo nemico completamente circondato da guardie, e non esserne minimamente intimidito.
«D'accordo» disse Elend, entrando infine nella stanza. «Uomo di Straff. Porti un messaggio per me?»
«Non solo un messaggio, Vostra Maestà» rispose l'Osservatore. «Il mio nome è Zane, e sono una sorta di... ambasciatore. Vostro padre è stato molto contento di ricevere il vostro invito per un'alleanza. È lieto che stiate finalmente vedendo la ragione.»
Vin esaminò l'Osservatore, questo Zane. Qual era il suo gioco? Perché venire di persona? Perché rivelare chi era?
Elend annuì, tenendosi a distanza da lui. «Due eserciti» rifletté Elend ad alta voce
«accampati fuori dalla mia porta... be', non è certo il genere di cosa che posso ignorare. Mi piacerebbe incontrarmi con mio padre e discutere le possibilità per il futuro.»
«Penso che lo gradirà» disse Zane. «E passato un po' di tempo dall'ultima volta che vi ha visto, e si è dispiaciuto a lungo per il vostro dissidio. Dopotutto, siete il suo unico figlio.»
«E stata dura per entrambi» asserì Elend. «Forse possiamo far montare una tenda in cui incontrarci fuori dalla città?»
«Temo che questo non sia possibile» disse Zane. «Sua Maestà teme giustamente gli assassini. Se desiderate parlare con lui, sarà felice di ospitarvi nella sua tenda all'accampamento Venture.»
Elend si accigliò. «Ecco, non penso che questo abbia molto senso. Se lui teme gli assassini, io non dovrei?»
«Sono certo che possa proteggervi nel suo accampamento, Vostra Maestà» gli assicurò Zane. «Lì non avrete nulla da temere da parte degli assassini di Cett.»
«Io... capisco» disse Elend.
«Temo che Sua Maestà sia stato piuttosto risoluto su questo punto» rimarcò Zane.
«Siete voi a premere per un'alleanza: se desiderate un incontro, dovrete andare da lui.»
Elend lanciò un'occhiata a Vin. Lei continuava a osservare Zane. L'uomo incontrò i suoi occhi e parlò. «Ho udito resoconti sulla bellissima Mistborn che accompagna l'erede Venture. Colei che ha ucciso il lord Reggente e che è stata addestrata dal Sopravvissuto in persona.»
Nella stanza scese il silenzio per un momento.
Infine Elend parlò. «Di' a mio padre che rifletterò sulla sua offerta.»
Alla fine Zane distolse lo sguardo da Vin. «Sua Maestà sperava che avremmo fissato una data e un'ora, Vostra Maestà.»
«Manderò un altro messaggio quando avrò preso la mia decisione» disse Elend.
«Molto bene» fece Zane, inchinandosi lievemente, anche se usò quel movimento per intercettare gli occhi di Vin ancora una volta. Poi annuì verso Elend e lasciò che le guardie lo scortassero via.
Nella nebbia fredda delle prime ore della sera, Vin attendeva sul corto muro della Fortezza Venture, con OreSeur seduto al suo fianco.
Le nebbie erano calme. I suoi pensieri erano molto meno sereni.
Per chi altro potrebbe lavorare?, pensò. Di certo è uno degli uomini di Straff.
Questo spiegava molte cose. Era passato un bel po' dal loro ultimo incontro; Vin aveva iniziato a pensare che non avrebbe più visto l'Osservatore.
Si sarebbero scontrati di nuovo, allora? Cercò di sopprimere il suo entusiasmo, dicendo a sé stessa che voleva semplicemente trovare questo Osservatore per via della minaccia che rappresentava. Ma pregustare l'eccitazione di un altro combattimento nelle nebbie - un'altra opportunità di mettere alla prova le sue capacità contro un Mistborn - la rendeva ansiosa.
Non lo conosceva e di certo non si fidava di lui. Questo non faceva che rendere ancora più eccitante la prospettiva di un confronto.
«Perché stiamo aspettando qui, padrona?» chiese OreSeur.
«Siamo solo di ronda» disse Vin. «In allerta per assassini o spie. Proprio come ogni notte.»
«Mi ordinate di credervi, padrona?»
Vin gli scoccò un'occhiata perentoria. «Credi quello che vuoi, kandra.»
«Molto bene» replicò OreSeur. «Perché non avete detto al re che vi siete scontrata con Zane?»
Vin si voltò di nuovo verso le nebbie scure. «Sono io a dovermi preoccupare di assassini e allomanti, non Elend Non c'è ancora bisogno di farlo impensierire: ha già tanti problemi per la testa.»
OreSeur si accovacciò. «Capisco.»
«Tu non credi che io abbia ragione?»
«Credo quello che voglio» ribatté OreSeur. «Non è quello che mi avete appena ordinato, padrona?»
«Come ti pare» disse Vin. Aveva il bronzo acceso e doveva sforzarsi molto per non pensare allo spirito di nebbia. Poteva sentirlo attendere nell'oscurità alla sua destra. Non guardò in quella direzione.
Il diario non ha mai menzionato cosa accadde a quello spirito. Per poco non uccise uno dei compagni del Campione, ma dopo quel fatto, viene a malapena nominato, pensò Vin.
Problemi per un'altra notte, pensò mentre un'altra fonte allomantica appariva ai suoi sensi di bronzo. Una sorgente più forte, più familiare.
Zane.
Vin balzò sopra i bastioni, salutando OreSeur per poi balzare nella notte.
La nebbia si rimestava nel cielo, diverse brezze che formavano silenziose correnti di bianco, come fiumi nell'aria. Vin le rasentò, le attraversò e le cavalcò come una pietra che, lanciata, rimbalza sull'acqua. Raggiunse rapidamente il posto in cui lei e Zane si erano separati l'ultima volta, la strada abbandonata e solitaria.
Attendeva lì al centro, ancora vestito di nero. Vin atterrò sul selciato di fronte a lui, in un turbine di strisce del nebbiomanto. Si mise dritta.
Lui non indossa mai un mantello. Perché?
I due rimasero immobili l'uno di fronte all'altro per pochi silenziosi momenti.
Zane doveva conoscere le sue domande, ma non fornì alcuna presentazione, saluto o spiegazione. A un certo punto si infilò una mano in tasca e tirò fuori una moneta. La gettò sulla strada fra loro ed essa rimbalzò, il metallo che tintinnava sulla pietra, prima di fermarsi.
Zane balzò in aria. Vin fece lo stesso, entrambi Spingevano contro la moneta. I loro pesi separati quasi si annullarono a vicenda, cosicché schizzarono in alto e all'indietro, come i
due bracci di una V.
Zane roteò, buttando una moneta dietro di sé. Questa andò a sbattere contro il lato di un edificio e lui Spinse, scagliandosi verso Vin. All'improvviso lei avvertì una forza colpire il suo borsello delle monete, minacciando di scagliarla a terra.
A cosa vuoi giocare stanotte, Zane? pensò mentre lui strattonava la corda del suo borsello, liberandolo dalla cintura. Lei Spinse contro di esso, mandandolo verso il basso grazie al suo peso. Quando il borsello colpì il suolo, Vin ebbe la forza per proiettarsi verso l'alto: stava Spingendo contro il borsello proprio da sopra, mentre Zane lo stava facendo da un lato. Vin sbandò più in su, superando Zane nell'aria fredda della notte, poi gettò il proprio peso contro le monete nel borsello di lui.
Zane iniziò a scendere. Però afferrò le monete, impedendo che gli venissero strappate via, e Spinse contro il borsello di lei a terra. Rimase immobile in aria, con Vin che lo Spingeva da sopra e la sua stessa Spinta che lo obbligava ad andare verso l'alto. E, dato che si era fermato, la Spinta di Vin all'improvviso la scagliò all'indietro.
Vin lasciò andare Zane e si lasciò cadere. Zane, però, non fece come lei. Si Spinse di nuovo verso l'alto, poi iniziò a balzar via, senza lasciare che i suoi piedi toccassero mai i tetti o il selciato.
Ha cercato di costringermi a toccare terra, pensò Vin. Il primo a cadere perde: è così? Ancora precipitando, Vin volteggiò in aria. Recuperò il suo borsello con un attento Tiro, poi lo gettò di nuovo verso terra mentre si Spingeva all'insù.
Si Tirò il borsello in mano mentre volava, poi balzò dietro a Zane, Spingendo con tutte le forze per cercare di raggiungerlo. Nell'oscurità, Luthadel pareva più pulita che di giorno. Vin non poteva vedere gli edifici macchiati di cenere, le raffinerie scure, i banchi di fumo che si levavano dalle fucine. Attorno a lei, le fortezze vuote della vecchia alta nobiltà osservavano come monoliti silenziosi. Alcuni di quei palazzi maestosi erano stati dati a nobili minori, mentre altri erano diventati edifici governativi. Il resto - dopo essere stato svuotato su ordine di Elend - rimaneva inutilizzato, le finestre a vetri colorati scure, le loro volte, le statue e gli affreschi ignorati.
Vin non era certa se Zane si fosse diretto di proposito verso la Fortezza Hasting o se semplicemente lo intercettò lì A ogni modo, l'enorme struttura torreggiava quando Zane la notò nelle vicinanze e si voltò, scagliandole contro una manciata di monete.
Vin provò a Spingere contro di esse. Come si era aspettata non appena le ebbe toccate, Zane avvampò acciaio e Spinse più forte. Se la Spinta di Vin fosse stata energica, la forza dell'attacco di Zane l'avrebbe gettata all'indietro. Così com'era lei fu in grado di deflettere le monete di lato-Zane non perse tempo e Spinse di nuovo contro il suo borsello, schizzando all'insù lungo una delle pareti della Fortezza Hasting. Ma Vin era pronta per quella mossa. Avvampando peltro, afferrò il sacchetto con entrambe le mani e lo ruppe in due.
Le monete si sparpagliarono sotto di lei, proiettate verso terra dalla forza della Spinta di Zane. Lei ne scelse una per spingere sé stessa, guadagnando elevazione non appena essa colpì il terreno. Roteò, guardando verso l'alto; l'udito migliorato dallo stagno le permetteva di sentire una pioggia di metallo che colpiva il selciato molto al di sotto. Avrebbe avuto ancora accesso alle monete, ma non era necessario che le portasse sul suo corpo.
Schizzò su verso Zane, una delle torri esterne incombeva fra le nebbie alla sua sinistra. La Fortezza Hasting era una delle più belle della città. Aveva un grosso torrione al centro - alto, imponente, ampio - con una sala da ballo proprio in cima.
Aveva anche sei torri più piccole che si levavano equidistanti attorno alla struttura centrale, ciascuna collegata a essa da uno spesso muro. Era un edificio maestoso ed elegante. Vin sospettava che Zane l'avesse scelta per quella ragione.
Vin lo osservò ora, la sua Spinta che perdeva potenza mentre si allontanava troppo dalla moneta che gli faceva da ancora lì sotto. Volteggiò proprio sopra di lei, una figura tenebrosa contro un mutevole cielo di nebbia, ancora molto al di sotto della cima del muro. Vin Tirò in aria diverse monete, nel caso ne avesse avuto bisogno.
Zane scese in picchiata verso di lei. Di riflesso, Vin Spinse contro le monete che lui teneva in tasca, poi si rese conto che probabilmente aveva fatto il suo gioco: questo gli permise di
elevarsi costringendo lei a scendere. Vin si lasciò andare mentre cadeva, e presto superò il gruppo di monete che aveva Tirato in aria. Ne Tirò una, prendendola in mano, poi Spinse contro un'altra, mandandola di lato contro la parete.
Schizzò di lato. Zane le sibilò accanto nell'aria, il suo passaggio smosse le nebbie.
Presto si mosse di nuovo a scatti verso l'alto - usando probabilmente una moneta in basso - e scagliò una doppia manciata di soldini dritto contro di lei.
Vin piroettò, deviando di nuovo le monete. Quelle schizzarono attorno a lei, e Vin udì diversi pling contro qualcosa nelle nebbie alle sue spalle. Un'altra parete.
Lei e Zane si stavano scontrando in mezzo a due delle torri esterne della fortezza; c'era un muro angolato da entrambi i lati, con la torre centrale a poca distanza davanti a loro. Stavano combattendo vicino alla sommità di un triangolo di pareti di pietra senza fondo.
Zane scattò verso di lei. Vin si protese per scagliare il proprio peso contro di lui, ma si rese conto con un fremito che lui non aveva più nessuna moneta su di sé.
Stava Spingendo su qualcosa alle proprie spalle, era... la stessa moneta che Vin aveva schiantato contro il muro con il suo peso. Lei si Spinse verso l'alto, cercando di togliersi di mezzo, ma anche lui deviò all'insù.
Zane urtò contro di lei e iniziarono a cadere. Mentre ruotavano assieme, l'afferrò per la parte superiore delle braccia, tenendo la faccia vicino alla sua. Non sembrava arrabbiato, e nemmeno molto violento.
Pareva solo calmo.
«E ciò che siamo, Vin» affermò tranquillo. Vento e nebbia li sferzavano nella caduta, le strisce del nebbiomanto di Vin si contorcevano nell'aria attorno a lui.
«Perché ti presti ai loro giochi? Perché lasci che ti controllino?»
Vin appoggiò leggermente la mano contro il petto di Zane, poi Spinse contro la moneta che si trovava nel suo palmo. La forza della Spinta le permise di divincolarsi dalla sua stretta, facendo ruotare lui verso l'alto e all'indietro. Vin si riprese appena a poche decine di centimetri da terra, Spingendo contro le monete cadute e lanciandosi di nuovo in aria.
Superò Zane nella notte e vide un sorriso sul suo volto mentre lui cadeva. Vin protese una mano in basso, fissandosi sulle linee azzurre che si estendevano verso la terra molto al di sotto, poi avvampò ferro e Tirò contro tutte quante allo stesso momento. Linee azzurre schizzarono attorno a lei, le monete che si sollevavano sempre più oltre lo sbalordito Zane.
Lei Tirò alcune monete nelle proprie mani. Vediamo se riesci a rimanere in aria adesso, pensò Vin con un sorriso Spingendo verso l'esterno e disperdendo le altre monete nella notte. Zane continuò a cadere.
Anche Vin iniziò a cadere. Gettò una moneta per ciascun lato, poi Spinse. Le monete schizzarono fra le nebbie, volando verso i muri di pietra da ambo le parti.
Quando sbatterono contro la roccia, Vin si arrestò in aria con un sussulto.
Spinse forte, mantenendosi fissa sul posto, preparandosi a un Tiro dal basso. Se lui Tira, Tiro anch'io, pensò. Cadiamo entrambi e io tengo le monete fra noi in aria.
Sarà lui a colpire il suolo per primo.
Una moneta le sibilò accanto nell'aria.
Cosa? Dove l'ha presa quella? Era sicura di aver Spinto via ogni moneta sottostante.
La moneta descrisse un arco verso l'alto, attraverso le nebbie, lasciando dietro di sé una scia azzurra visibile ai suoi occhi da allomante. Sormontò la cima del muro alla sua destra. Vin abbassò lo sguardo giusto in tempo per vedere Zane rallentare, poi assestarsi e salire, Tirando contro la moneta che adesso era tenuta ferma in cima al muro dal parapetto di pietra.
La superò con un'aria soddisfatta sulla faccia.
Che esibizionista, pensò lui.
Vin lasciò andare la moneta alla sua sinistra mentre stava ancora Spingendo quella alla sua destra. Sbandò a sinistra, quasi urtando il muro prima di gettarvi contro un'altra moneta. Spinse contro quest'ultima, scagliandosi verso l'alto e sulla destra. Un'altra moneta la mandò di nuovo su verso sinistra, e lei continuò a rimbalzare da una parete all'altra, avanti e indietro, fino a raggiungere la sommità.
Sorrise mentre piroettava in aria. Zane - che fluttuava nel vuoto sopra la cima del muro - annuì soddisfatto al suo passaggio. Vin notò che teneva in mano alcune delle monete da lei scartate.
È il momento che sia io a sferrare un piccolo attacco, pensò Vin.
Vibrò una Spinta contro le monete nella mano di Zane, e quelle la fecero schizzare in alto. Zane, però, stava ancora Spingendo contro la moneta sulla cima del muro sotto di lui, perciò non cadde. Invece rimase sospeso in aria fra le due forze: la sua stessa Spinta che lo mandava verso l'alto e quella di Vin che lo mandava verso il basso.
Vin percepì il suo sforzo e Spinse più forte. Era così concentrata, però, che quasi non lo vide aprire l'altra mano e Spingere una moneta in alto verso di lei. Si protese per Spingere a sua volta contro di essa, ma per fortuna Zane non aveva mirato bene e la moneta la mancò di alcuni centimetri.
O forse no. All'istante la moneta schizzò all'indietro verso il basso e la colpì nella schiena. Zane la Tirò con veemenza, e il pezzo di metallo si conficcò nella pelle di Vin. Lei annaspò, avvampando peltro per impedire che la moneta la squarciasse.
Zane non le diede tregua. Vin digrignò i denti, ma lui pesava molto più di lei. A poco a poco calò verso di lui nella notte, mentre la sua Spinta le richiedeva uno sforzo sempre maggiore per tenerli separati, la moneta che scavava dolorosamente nella sua schiena.
'Non farti coinvolgere mai in sfide di Spinta, Vin' l'aveva ammonita Kelsier. 'Non pesi abbastanza: perderesti.'
Smise di Spingere contro la moneta nella mano di Zane. Cadde all'istante, Tirata dalla moneta sulla sua schiena. Spinse leggermente contro di essa, per avere un po'
di contrappeso, poi gettò la sua ultima moneta da un lato. Essa colpì all'ultimo momento, e la Spinta di Vin la sbalzò via dalla traiettoria fra Zane e la sua moneta.
La moneta di Zane lo colpì al petto e lui emise un gemito: ovviamente stava cercando di far cozzare di nuovo Vin contro di lui. Lei sorrise, poi Tirò contro la moneta nella mano di Zane.
Suppongo che sia il momento di dargli ciò che vuole, disse frase.
Zane si voltò appena in tempo per vederla mentre si schiantava a piedi avanti contro di lui. Vin roteò, sentendolo raggomitolarsi sotto di lei. Esultò per la sua vittoria, volteggiando in aria sopra al camminamento del muro. Poi notò qualcosa: diverse fioche linee azzurre comparvero in lontananza. Zane aveva Spinto via tutte le loro monete.
Disperatamente, Vin afferrò una di esse e la Tirò indietro. Troppo tardi, però.
Cercò come impazzita una fonte di metallo vicina, ma era tutto legno o pietra.
Disorientata, colpì il camminamento del muro, inciampando nel suo nebbiomanto, fino a che non si arrestò accanto al parapetto di pietra.
Scosse il capo e avvampò stagno, schiarendosi la vista con un guizzo di dolore.
Di certo Zane non stava meglio. Doveva essere caduto come-Zane era sospeso a poche decine di centimetri di distanza. Aveva trovato una moneta - Vin non riusciva a immaginare come - e stava Spingendo contro di essa sotto di sé. Non schizzò via, però. Fluttuò appena sopra la cima del muro, ancora piegato in due per il calcio di Vin.
Mentre lei lo osservava, Zane ruotò lentamente in aria, le mani allargate sotto di sé, contorcendosi come un agile acrobata in cima a un palo. Dal suo volto traspariva una profonda concentrazione e i suoi muscoli - tutti quanti: braccia, volto, petto -
erano tesi. Roteò in aria fino a trovarsi di fronte a lei.
Vin lo osservava sbalordita. Era possibile Spingere con delicatezza contro una moneta, regolando la quantità di forza con la quale si veniva scagliati all'indietro.
Era incredibilmente difficile, però... tanto difficile che perfino Kelsier aveva avuto problemi a farlo. I Mistborn si limitavano a usare brevi scatti. Quando Vin cadeva, per esempio, rallentava buttando una moneta e Spingendo contro di essa per qualche istante - ma con forza - per controbilanciare il suo moto.
Non aveva mai visto un allomante con un controllo come quello di Zane. La sua capacità di Spingere leggermente contro quella moneta sarebbe stata di poca utilità in un combattimento: ovviamente richiedeva troppa concentrazione. Eppure in essa c'era una grazia, una bellezza nei movimenti che sottintendeva qualcosa che Vin aveva percepito.
L'allomanzia non consisteva solo nel combattere e uccidere. Era fatta anche di abilità e grazia. Era una cosa bellissima.
Zane ruotò fino a mettersi dritto, in una posa da gentiluomo. Poi si lasciò cadere sul camminamento, i suoi piedi colpirono le pietre con un rumore secco. Osservò Vin - ancora stesa per terra - con uno sguardo privo di disprezzo.
«Sei molto abile» notò. «E piuttosto potente.»
Era alto, imponente. Come... Kelsier, si disse. «Perché sei venuto a palazzo oggi?» chiese Vin, tirandosi su.
«Per vedere come ti trattavano. Dimmi, Vin. Cosa c'è in noi Mistborn che -
nonostante i nostri poteri - ci rende così disposti ad agire come schiavi per altri?»
«Schiavi?» si stupì Vin. «Io non sono una schiava.»
Zane scosse il capo. «Ti usano, Vin.»
«A volte è bello essere utili.»
«Queste parole denotano insicurezza.»
Vin esitò; poi lo squadrò. «Ma dove hai preso quella moneta? Non ce n'era nessuna nei paraggi.»
Zane sorrise, poi aprì la bocca e tirò fuori una moneta. La fece cadere sulle pietre con un pling. Vin sgranò gli occhi.
Il metallo all'interno del corpo di una persona non può essere influenzato da un altro allomante... È un trucchetto così semplice! Perché non ci ho pensato? Perché Kelsier non ci ha pensato?, rifletté.
Zane scosse il capo. «Il nostro posto non è con loro, Vin. Il nostro posto non è nel loro mondo. Il nostro posto è qui, nelle nebbie.»
«Il mio posto è con quelli che mi amano» replicò Vin.
«Ti amano?» chiese Zane con calma. «Dimmi. Ti capiscono, Vin? Sono in grado di capirti? E può un uomo amare ciò che non comprende?»
Lui la osservò per un momento. Quando Vin non rispose, le rivolse un lieve cenno del capo, poi Spinse contro la moneta che aveva lasciato cadere solo pochi istanti prima, scagliandosi di nuovo fra le nebbie.
Vin lo lasciò andare. Le sue parole probabilmente avevano più peso di quanto lui attribuisse. 'Il nostro posto non è nel loro mondo...' Non poteva sapere che lei aveva riflettuto sul suo ruolo, chiedendosi se fosse una nobildonna, un'assassina o qualcosa d'altro.
Le parole di Zane, dunque, significavano qualcosa di importante. Lui si sentiva un estraneo. Un po' come lei. Era una debolezza, certo. Forse Vin lo poteva far rivoltare contro Straff: la sua voglia di scontrarsi con lei, la sua voglia di rivelarsi, ne erano un indizio.
Vin inspirò profondamente l'aria fredda e densa di nebbia, il cuore le batteva ancora forte per quello scambio. Si sentiva stanca, eppure viva, per aver combattuto un degno rivale. In piedi fra le nebbie in cima al muro di una fortezza abbandonata, lei decise qualcosa.
Doveva continuare a scontrarsi con Zane.