Stranamente, fu la semplice ingenuità di Alendi che per prima mi indusse a stringere amicizia con lui. Lo presi come mio assistente durante i suoi primi mesi nella grande città.
11
Per la seconda volta in due giorni, Elend si ritrovò sopra le mura della città di Luthadel, a esaminare un esercito che era venuto a invadere il suo regno. Elend strizzò gli occhi contro la rossa luce pomeridiana, ma non era un Percettore: non poteva distinguere dettagli sul nuovo arrivato.
«Qualche possibilità che siano qui per aiutarci?» chiese Elend speranzoso guardando verso Clubs, in piedi accanto a lui.
Clubs si limitò ad accigliarsi. «Portano lo stendardo di Cett. Te lo ricordi? Il tizio che ha mandato otto assassini allomanti per ucciderti due giorni fa?»
Elend rabbrividì nel gelido vento autunnale, tornando a scoccare un'occhiata verso il secondo esercito. Stava allestendo il campo a una certa distanza dall'armata di Straff, vicino al Canale Luth-Davn, che scorreva dal lato ovest del fiume Channerel. Vin era a fianco di Elend, mentre Ham era in giro a organizzare le cose fra la guardia cittadina. OreSeur, col suo corpo da caccialupi, sedeva paziente sul camminamento delle mura sotto Vin.
«Come abbiamo fatto a non notare che si stavano avvicinando?» chiese Elend.
«Straff» rispose Clubs. «Questo Cett è venuto dalla stessa direzione, e i nostri esploratori erano concentrati su tuo padre. Straff probabilmente ha saputo di quest'altro esercito pochi giorni fa, ma noi non avevamo la minima possibilità di vederli.»
Elend annuì.
«Straff sta organizzando un perimetro di soldati per sorvegliare l'esercito nemico»
osservò Vin. «Dubito che fra loro corra buon sangue.» Era seduta in cima a una delle merlature del parapetto, i piedi posti pericolosamente vicino al bordo del muro.
«Forse si attaccheranno fra loro» sperò Elend.
Clubs sbuffò. «Ne dubito. Le loro forze sono troppo equilibrate, anche se Straff potrebbe essere un po' in vantaggio. Dubito che Cett correrà il rischio di attaccarlo.»
«Perché venire, allora?» domandò Elend.
Clubs si strinse nelle spalle. «Forse sperava di arrivare a Luthadel prima di Venture e conquistarla prima.»
Parlava di quell'eventualità - la caduta di Luthadel - come se fosse inevitabile. Lo stomaco di Elend si contrasse mentre si appoggiava contro gli spalti, guardando attraverso lo spazio fra due merli. Vin e gli altri erano ladri e allomanti skaa, reietti a cui era stata data la caccia per la maggior parte della loro vita. Forse erano abituati ad affrontare questa pressione - questa paura -, ma Elend no.
Come convivevano con la mancanza di controllo, il senso di ineluttabilità? Elend si sentiva impotente. Cosa poteva fare? Fuggire e lasciare la città a difendersi da sola? Quella, ovviamente, non era un'opzione praticabile. Ma, faccia a faccia non con tino, ma con due eserciti pronti a distruggere la sua città e strappargli il trono, Elend trovava difficile tenere le mani ferme nell'afferrare la scabra pietra dei bastioni.
Kelsier avrebbe trovato una via d'uscita da tutto questo, pensò.
«Laggiù!» La voce di Vin interruppe i pensieri di Elend. «Cos'è quello?»
Elend si voltò. Vin stava strizzando gli occhi, guardando verso l'esercito di Cett, usando lo stagno per vedere cose invisibili agli occhi ordinari di Elend.
«Qualcuno sta lasciando l'esercito» disse Vin. «A cavallo.»
«Un messaggero?» chiese Clubs.
«Forse» convenne Vin. «Sta cavalcando piuttosto rapido» Cominciò a correre da un merlo all'altro, muovendosi lungo il muro. Il suo kandra la seguì immediatamente, zampettando silenzioso lungo la parete sotto di lei.
Elend lanciò un'occhiata a Clubs, il quale scrollò le spalle, e assieme iniziarono a seguirla. Raggiunsero Vin mentre si trovava sulle mura vicino a una delle torri, intenta a osservare il cavaliere in avvicinamento. O, perlomeno, Elend presumeva che fosse quello che stava osservando: lui ancora non riusciva a vederlo.
Allomanzia, pensò Elend scuotendo il capo. Perché non era nato almeno con un potere, perfino uno di quelli più deboli, come rame o ferro?
Tutt'a un tratto Vin imprecò, mettendosi dritta. «Elend, quello è Breeze! »
«Cosa?» esclamò Elend. «Ne sei certa?»
«Sì! Lo stanno inseguendo. Arcieri a cavallo.»
Clubs imprecò, facendo cenno a un messaggero. «Manda dei cavalieri! Bloccate l'inseguimento!»
Il messaggero scattò via. Vin, però, scosse il capo. «Non arriveranno mai in tempo» disse, quasi a sé stessa. «Gli arcieri lo prenderanno, o perlomeno lo colpiranno. Perfino io non riuscirei ad arrivare abbastanza in fretta, non correndo.
Ma forse...»
Elend alzò lo sguardo verso di lei. «Vin, è troppo lontano per saltare... perfino per te.»
Vin gli lanciò un'occhiata, poi sorrise e balzò giù dal muro.
Vin preparò il quattordicesimo metallo, il duralluminio. Ne aveva una riserva, ma non la bruciò... non ancora. Spero che funzioni, pensò, cercando un'ancora appropriata. La torre accanto a lei aveva sulla cima un bastione rinforzato di ferro: sarebbe servito allo scopo.
Vin Tirò contro il bastione, lanciandosi verso la sommità della torre. Fece immediatamente un nuovo balzo, Spingendosi in alto e in fuori, deviando in aria la sua traiettoria lontano dalle mura. Bruciò tutti i suoi metalli tranne acciaio e peltro.
Poi, ancora Spingendo contro il bastione, bruciò duralluminio.
Una forza improvvisa la investì. Era così potente che lei ebbe la certezza che solo un'improvvisa fiammata di peltro di uguale potenza fu ciò che tenne assieme il suo corpo. Fu scaraventata lontano dalle mura, sfrecciando nel cielo come scagliata da un qualche dio gigantesco e invisibile. L'aria attorno a lei si muoveva così rapida da rombare, e la pressione di quell'accelerazione improvvisa le rese difficile pensare Si dibatté, cercando di riacquistare il controllo. Per fortuna aveva scelto bene la sua traiettoria: stava schizzando dritto verso Breeze e i suoi inseguitori. Qualunque cosa Breeze avesse fatto, era stato sufficiente a far decisamente arrabbiare qualcuno, poiché c'erano ben due dozzine di uomini che lo inseguivano a passo di carica, le frecce incoccate.
Vin cadde, l'acciaio e il peltro completamente esauriti in quell'unico guizzo di potere alimentato dal duralluminio. Afferrò una fiala di metalli dalla sua cintura, trangugiandone il contenuto. Però, mentre gettava via il contenitore, tutt'a un tratto provò uno strano senso di vertigine. Non era abituata a saltare durante il giorno. Era strano vedere il terreno arrivare contro di lei, strano non avere un nebbiomanto che l'avvolgeva, strano non avere le nebbie...
Il cavaliere in testa al gruppo abbassò il suo arco, mirando a Breeze. Nessuno dei due pareva aver notato Vin planare dall'alto come un rapace.
Be', non esattamente planare. Precipitare.
Tornando subito conscia della situazione, Vin bruciò peltro e scagliò una moneta verso la terra che si avvicinava rapidamente. Spinse contro di essa, usandola per rallentare la caduta e deviare un poco di lato. Toccò il suolo proprio fra Breeze e gli arcieri, atterrando con un sonoro schianto, sollevando polvere e terra.
L'arciere scoccò la sua freccia.
Ancora mentre rimbalzava, con spruzzi di terra attorno a lei, Vin allungò una mano e si Spinse di nuovo in aria dritto verso la freccia. Poi Spinse contro di essa.
La punta invertì la sua traiettoria - gettando in giro frammenti di legno mentre spezzava la sua stessa asta a mezz'aria - poi andò a conficcarsi proprio nella fronte dell'arciere che l'aveva lanciata.
L'uomo ruzzolò giù da cavallo. Vin concluse il suo rimbalzo. Protese la mano, Spingendo contro i ferri dei due animali dietro il primo cavaliere, facendoli inciampare. La Spinta scagliò Vin in aria all'indietro, e i cavalli si scontrarono violentemente.
Vin continuò a Spingere, volando lungo la strada a pochi cassi sopra il terreno, raggiungendo in fretta Breeze. L'uomo corpulento si voltò esterrefatto, ovviamente sbalordito di trovare Vin sospesa in aria accanto al suo cavallo al galoppo, con i vestiti che sbattevano nel vento generato dal suo passaggio. Lei gli strizzò l'occhio, poi allungò una mano e Tirò contro l'armatura di un altro cavaliere.
Fu risollevata all'istante. Il suo corpo si ribellò per l'improvvisa inversione del moto, ma lei ignorò quella torsione dolorosa. L'uomo contro cui aveva Tirato riuscì a rimanere in sella... fino a quando Vin non rovinò contro di lui con i piedi in avanti, gettandolo all'indietro.
Atterrò sul suolo nero mentre il cavaliere ruzzolava a terra accanto a lei. A poca distanza, gli uomini rimasti tesero finalmente le redini dei loro destrieri, arrestandosi bruscamente a pochi metri di distanza.
Kelsier probabilmente avrebbe attaccato. Erano in tanti, certo, ma indossavano l'armatura e i loro cavalli erano ferrati. Vin, però, non era Kelsier. Aveva rallentato i cavalieri quanto bastava perché Breeze si allontanasse. Era sufficiente.
Vin allungò una mano e Spinse contro uno dei soldati, scagliandosi all'indietro, lasciando gli uomini a raccogliere i loro feriti. I soldati, però, estrassero prontamente delle frecce con la punta di pietra e incoccarono i loro archi.
Vin sbuffò mentre il gruppo mirava. Be', amici, pensò, vi suggerisco di reggervi forte.
Spinse piano contro tutti quanti, poi bruciò duralluminio. L'improvviso scoppio di forza non la sorprese: lo strattone nel suo petto, la massiccia vampata nel suo stomaco, l'ululare del vento. Quello che non si era aspettata era l'effetto che lei avrebbe avuto sulle sue ancore. La raffica di potere sparpagliò uomini e cavalli, scagliandoli per aria come foglie al vento.
Dovrò stare molto attenta con questo, pensò Vin, digrignando i denti e volteggiando in aria. Acciaio e peltro erano scomparsi di nuovo, e lei fu costretta a inghiottire l'ultima fiala di metalli. Avrebbe dovuto iniziare a portarne di più con sé.
Colpì il terreno correndo, il peltro che le impediva di inciampare nonostante la sua velocità pazzesca. Rallentò appena un poco, lasciando che Breeze la raggiungesse col suo cavallo, poi aumentò l'andatura per stare al passo con lui Scattava come un corridore, lasciando che la forza e l'equilibrio del peltro la tenessero dritta mentre regolava il suo ritmo a quello del destriero sempre più stanco. La bestia la guardò mentre correvano, mostrando all'apparenza una punta di frustrazione animale nel vedere un umano che le stava al passo Raggiunsero presto la città. Breeze tirò le redini mentre le porte del Cancello di Ferro si aprivano, ma, invece di aspettare, Vin gettò semplicemente a terra una moneta e Spinse, lasciando che il suo slancio in avanti la portasse verso le mura.
Mentre i cancelli si aprivano, lei Spinse contro le borchie, e questa seconda Spinta la mandò in alto. Superò a malapena gli spalti - passando fra un paio di soldati sbigottiti - prima di cadere dall'altra parte. Atterrò nel cortile, stabilizzandosi con una mano contro le pietre fredde, mentre Breeze entrava attraverso il cancello.
Vin si alzò in piedi. Breeze si asciugò la fronte con un fazzoletto mentre faceva trottare il suo animale accanto a lei. Si era lasciato crescere i capelli dall'ultima volta che Vin l'aveva visto, e li teneva tirati all'indietro, le estremità che gli sfioravano il colletto. Non erano ancora grigi, anche se aveva all'incirca quarantacinque anni.
Non portava nessun cappello - probabilmente gli era volato via - ma aveva una di quelle sue giacche sfarzose e un farsetto di seta. Erano impolverati di cenere nera a causa della cavalcata precipitosa.
«Ah, Vin, mia cara» la salutò Breeze, respirando a fondo quasi quanto il suo cavallo. «Devo dire che il tuo arrivo è stato provvidenziale. E pure decisamente d'effetto. Odio farmi venire a salvare, ma... be', se è necessario, meglio che sia fatto con stile.»
Vin sorrise mentre lui smontava da cavallo - dimostrando di non essere proprio l'uomo più agile nella piazza - e gli stallieri arrivarono a prendersi cura dell'animale.
Breeze si sfregò di nuovo la fronte mentre Elend, Clubs e OreSeur scendevano per i gradini verso il cortile. Uno degli aiutanti doveva aver finalmente trovato Ham, poiché anche lui attraversò di corsa il cortile.
«Breeze!» esclamò Elend, avvicinandosi e stringendo le braccia con l'uomo più basso.
«Vostra Maestà» fece Breeze. «Sei in buona salute e di buonumore, presumo?»
«In salute sì» rispose Elend. «Buonumore... be', c'è un esercito appostato proprio fuori dalla mia città.»
«Due eserciti, per la precisione» borbottò Clubs mentre arrivava zoppicando.
Breeze ripiegò il fazzoletto. «Ah, ecco il caro mastro Cladent. Ottimista come sempre, vedo.»
Clubs sbuffò. Da un lato, OreSeur zampettò per andarsi a sedere accanto a Vin.
«E Hammond» aggiunse Breeze, squadrando Ham, che esibiva un ampio sorriso.
«Ero quasi riuscito a illudermi di poter dimenticare che tu saresti stato qui al mio ritorno.»
«Ammettilo» ribatté Ham. «Sei contento di vedermi.»
«Di vederti, forse. Di sentirti, mai. Mi ero affezionato al tempo passato lontano dalle tue ininterrotte chiacchiere pseudo-filosofiche.»
Il sorriso di Ham si allargò un po' di più.
«Sono lieto di vederti, Breeze» riprese Elend. «Ma il tuo tempismo poteva essere leggermente migliore. Avevo sperato che saresti stato in grado di impedire ad alcuni di quegli eserciti di marciare su di noi.»
«Impedire?» chiese Breeze. «Vediamo, perché mai avrei voluto farlo, mio caro?
Dopotutto ho passato soltanto tre mesi a lavorare per fare in modo che Cett conducesse qui il suo esercito.»
Elend esitò e Vin si accigliò fra sé, appena ai margini del gruppo. Breeze pareva piuttosto compiaciuto con sé stesso - anche se, in effetti, questo per lui era piuttosto abituale.
«Allora... lord Cett è dalla nostra parte?» chiese Elend carico di speranza.
«Certo che no» rispose Breeze. «E qui per saccheggiare la città e per rubare la tua presunta scorta d'atium.»
«Tu» lo apostrofò Vin. «Sei stato tu a diffondere le voci sulla riserva segreta del lord Reggente, non è vero?»
«Ma certo» affermò Breeze, squadrando Spook mentre il ragazzo giungeva finalmente ai cancelli.
Elend si accigliò. «Ma... perché?»
«Guarda fuori dalle tue mura, mio caro» disse Breeze «Sapevo che tuo padre aveva intenzione di marciare su Luthadel prima o poi: perfino i miei poteri di persuasione non sarebbero stati sufficienti a dissuaderlo. Perciò ho cominciato a diffondere voci nella Dominazione Occidentale, poi sono diventato uno dei consiglieri di lord Cett.»
Clubs bofonchiò. «Buon piano. Folle, ma buono.»
«Folle?» disse Breeze. «La mia stabilità mentale non è in discussione qui, Clubs.
Non è stata una mossa folle, ma geniale.»
Elend pareva confuso. «Non per insultare la tua genialità Breeze. Ma... con esattezza, in che modo portare fuori dalla nostra città un esercito ostile è una buona idea?»
«E strategia di negoziazione di base, mio caro» spiegò Breeze mentre un facchino gli porgeva il suo bastone da duello. Breeze lo utilizzò per indicare l'ovest, in direzione dell'esercito di lord Cett. «Quando in un negoziato ci sono solo due partecipanti, in genere uno è più forte dell'altro. Questo rende le cose molto difficili per la parte più debole - che, in questo caso, saremmo stati noi.»
«Sì,» concordò Elend «ma con tre eserciti siamo ancora i più deboli.»
«Già,» assentì Breeze sollevando il bastone «ma le altre due fazioni sono piuttosto equilibrate. E probabile che Straff sia più forte, ma Cett dispone di un'armata molto vasta. Se uno di quei due tiranni corre il rischio di attaccare Luthadel, il suo esercito subirà delle perdite, sufficienti da non permettergli di difendersi dal terzo esercito. Attaccarci significa rendersi vulnerabili.»
«E questo rende la situazione uno stallo» concluse Clubs.
«Esattamente» confermò Breeze. «Fidati di me, Elend, ragazzo mio. In questo caso, due grossi eserciti nemici sono molto meglio di un'unica enorme armata ostile.
In un negoziato a tre, la fazione più debole ha in realtà maggior potere, poiché giurando fedeltà a uno degli altri due determinerà il vincitore finale.»
Elend si accigliò. «Breeze, noi non vogliamo giurare fedeltà a nessuno di quei due uomini.»
«Lo so» replicò Breeze. «Ma i nostri avversari no. Portando un secondo esercito, ho ottenuto tempo per pensare. Entrambe i tiranni credevano di poter giungere qui per primi. Ora che sono arrivati allo stesso momento, dovranno riconsiderare la inazione. Suppongo che finiremo con un assedio prolungato Un paio di mesi almeno.»
«Questo non spiega come faremo a sbarazzarci di loro» fece notare Elend.
Breeze si strinse nelle spalle. «Io li ho portati qui... decidi tu cosa fare con loro. E
lascia che te lo dica: non è stato facile far arrivare Cett in tempo. Sarebbe dovuto giungere ben cinque giorni prima di Venture. Per fortuna una certa epidemia si è diffusa per l'accampamento qualche giorno fa. A quanto pare qualcuno ha avvelenato la principale riserva d'acqua, provocando dissenteria all'intero campo.»
Spook, in piedi dietro a Clubs, ridacchiò.
«Sì» fece Breeze, squadrando il ragazzo. «Pensavo che l'avresti apprezzato. Sei sempre una seccatura incomprensibile, ragazzo?»
«Essendo nel dove del no» rispose Spook, sorridendo e ricadendo nel suo gergo di strada orientale.
Breeze sbuffò. «Dici comunque cose più sensate di Hammond, metà delle volte»
borbottò, voltandosi verso Elend. «Allora, nessuno ha intenzione di chiamare una carrozza per riportarmi a palazzo? È da quasi cinque minuti che sto Sedando tutta la vostra ingrata marmaglia - apparendo il più stanco e patetico possibile - e nessuno di voi ha avuto la buona creanza di commiserarmi!»
«Starai perdendo il tuo tocco» disse Vin con un sorriso. Breeze era un Sedatore, un allomante in grado di bruciare ottone per calmare le emozioni di un'altra persona.
Un Sedatore molto abile - e Vin non ne conosceva nessuno più capace di Breeze -
poteva smorzare tutte le emozioni di un individuo tranne una, facendogli provare in tal modo esattamente quello che lui voleva.
«In effetti,» ammise Elend, voltandosi e guardando verso le mura «speravo che saremmo risaliti là sopra per studiare gli ^ertiti ancora un poco. Se hai passato del tempo con l'armata, lord Cett, è probabile che tu possa dirci molte cose a riguardo.»
«Posso. E lo farò. Ma non ho intenzione di salire quei gradini. Non vedi quanto sono stanco, amico?»
Ham sbuffò, dando una pacca sulla spalla a Breeze - e sollevando una nuvoletta di polvere. «Come puoi essere stanco? È stato il tuo povero cavallo a correre, non tu.»
«È stato spossante a livello emotivo, Hammond» replicò Breeze, dando un colpetto col bastone alla mano dell'uomo più grosso. «Il mio allontanamento è stato piuttosto spiacevole.»
«Cos'è successo, dunque?» chiese Vin. «Cett ha scoperto che eri una spia?»
Breeze parve imbarazzato. «Diciamo solo che lord Cett e io abbiamo avuto un...
dissidio.»
«Ti ha beccato a letto con sua figlia, eh?» lo prese in giro Ham, suscitando una risatina da parte del gruppo. Breeze era tutt'altro che un donnaiolo. Nonostante la sua capacità di giocare con le emozioni, non aveva espresso alcun interesse in faccende romantiche fin da quando Vin lo aveva conosciuto. Dockson una volta aveva commentato che Breeze era troppo concentrato su di sé per prendere in considerazione certe cose.
Breeze si limitò a roteare gli occhi al commento di Ham. «Sinceramente, Hammond. Penso che le tue battute stiano peggiorando con l'età. Una botta in testa di troppo durante gli allenamenti, sospetto.»
Ham sorrise, ed Elend mandò a chiamare un paio di carrozze. Mentre aspettavano, Breeze si lanciò in un racconto dei suoi viaggi. Vin abbassò lo sguardo verso OreSeur. Ancora non aveva trovato una buona opportunità per dire al resto della banda del cambiamento di corpo. Forse ora che Breeze era tornato, Elend avrebbe tenuto un incontro con la sua cerchia interna. Quella sarebbe stata un'ottima occasione. Dove va essere cauta, dal momento che voleva che il personale di palazzo pensasse che aveva mandato via OreSeur.
Breeze continuò la sua storia e Vin tornò a guardarlo sorridendo. Non solo Breeze era un oratore nato, ma aveva un tocco davvero sottile con l'allomanzia. Lei riusciva a malapena a percepirne l'influenza sulle sue emozioni. Una volta aveva considerato quelle intrusioni offensive, ma stava arrivando a capire che toccare le emozioni delle persone faceva semplicemente parte della personalità di Breeze. Proprio come una donna bellissima catturava l'attenzione grazie al suo viso e alla sua figura, Breeze l'attirava con un uso quasi inconscio dei suoi poteri.
Certo, questo non lo rendeva meno farabutto. Convincere gli altri a fare quello che lui voleva era una delle occupazioni principali di Breeze. Vin semplicemente non lo disprezzava più Per ^ fatto che usasse l'allomanzia per riuscirci.
La carrozza infine arrivò e Breeze tirò un sospiro di sollievo. Mentre il veicolo si arrestava, lui scrutò Vin, poi fece un cenno col capo verso OreSeur. «Cos'è quello?»
«Un cane» rispose Vin.
«Ah, diretta come sempre, vedo» disse Breeze. «E come mai ora hai un cane?»
«Gliel'ho regalato io» si intromise Elend. «Ne voleva uno, così gliel'ho comprato.»
«E hai scelto un caccialupi?» chiese Ham divertito.
«Hai discusso con lei prima d'ora, Ham?» replicò Elend ridendo. «Tu cosa le avresti preso? Un barboncino?»
Ham ridacchiò. «No, immagino di no. In effetti le si addice.»
«Anche se è grosso quasi quanto lei» aggiunse Clubs, squadrandola con uno sguardo in tralice.
Vin appoggiò una mano sulla testa di OreSeur. Clubs non aveva tutti i torti: aveva scelto un animale grosso, perfino per un caccialupi. Era alto più di novanta centimetri al garrese, e Vin sapeva per esperienza quanto fosse pesante quel corpo.
«Straordinariamente ben addestrato, per essere un caccialupi» osservò Ham annuendo. «Hai scelto bene, El.»
«Comunque sia,» li interruppe Breeze «possiamo per favore tornare a palazzo?
Eserciti e caccialupi sono interessanti e tutto quanto, ma credo che in questo momento la cena sia una questione più urgente.»
«Allora, perché non hai detto loro di OreSeur?» chiese Elend mentre la carrozza procedeva sobbalzando verso la Fortezza Venture. Loro tre ne avevano presa una da soli, lasciando quattro a seguirli nell'altro veicolo.
Vin scrollò le spalle. OreSeur era sul sedile di fronte a lei ed Elend, osservando in silenzio la conversazione. «Prima o poi glielo dirò» rispose Vin. «Un'affollata piazza cittadina non sembrava il posto adatto per una rivelazione del genere.»
Elend sorrise. «Mantenere segreti è un'abitudine dura a morire, eh?»
Vin arrossì. «Non lo sto tenendo segreto, sto solo...»
«Non sentirti in colpa, Vin» lo interruppe Elend. «Hai vissuto molto tempo per conto tuo, senza nessuno di cui fidarti. Nessuno si aspetta che tu cambi da un giorno all'altro.»
«Non si tratta di un giorno, Elend» ribatté lei. «Sono passati due anni.»
Elend le appoggiò una mano su un ginocchio. «Stai migliorando. Gli altri parlano di quanto sei cambiata.»
Vin annuì. Un altro uomo sarebbe spaventato se conservassi dei segreti anche con lui. Elend cerca solo di farmi sentire meno in colpa. Era un uomo migliore di quanto lei meritasse.
«Kandra,» disse Elend «Vin dice che riesci a starle dietro bene.»
«Sì, Vostra Maestà» rispose OreSeur. «Queste ossa, seppure sgradevoli, sono ben equipaggiate per seguire tracce e muoversi rapidamente.»
«E se lei venisse ferita?» domandò Elend. «Saresti in grado di portarla in salvo?»
«Non in modo veloce, Vostra Maestà. Sarò comunque in grado di andarle in aiuto. Queste ossa possono avere molte limitazioni, ma farò del mio meglio per rispettare il Contratto.»
Elend dovette aver notato il sopracciglio alzato di Vin, poiché ridacchiò. «Farà come dice, Vin.»
«Il Contratto è tutto, padrona» spiegò OreSeur. «Esige più del semplice servizio.
Richiede diligenza e devozione. Esso è il kandra. Nel servirlo, noi serviamo il nostro popolo.»
Vin scrollò le spalle. Il gruppo si zittì, con Elend che tirava fuori un libro dalla tasca e Vin che si appoggiava contro di lui. OreSeur si accucciò, occupando tutto il sedile di fronte agli umani. Finalmente la carrozza giunse nel cortile della Fortezza Venture, e Vin si ritrovò impaziente di fare un bagno caldo. Mentre scendevano dalla carrozza, però, una guardia si precipitò verso Elend. Lo stagno permise a Vin di sentire quello che l'uomo gli diceva, anche se parlò prima che lei potesse coprire la distanza che li separava.
«Vostra Maestà,» sussurrò la guardia «il nostro messaggero vi ha raggiunto, allora?»
«No» rispose Elend perplesso mentre Vin si avvicinava. La guardia le lanciò un'occhiata, ma continuò a parlare: tutti i soldati sapevano che Vin era la principale guardia del corpo, nonché confidente di Elend. Eppure l'uomo parve stranamente preoccupato quando la vide.
«Noi- ehm, non vogliamo essere invadenti» continuò il soldato. «Ecco perché abbiamo mantenuto il riserbo sulla faccenda. Ci stavamo solo domandando se...
fosse tutto a posto.» Guardò Vin mentre parlava.
«Che cosa riguarda?» chiese Elend.
La guardia tornò a voltarsi verso il re. «Il cadavere nella stanza di lady Vin.»
Il 'cadavere' era in realtà uno scheletro. Erano rimaste solo le ossa, senza una traccia di sangue o anche solo di tessuti a guastarne la bianca superficie lucida.
Parecchie delle ossa erano rotte, però.
«Sono spiacente, padrona» si giustificò OreSeur, parlando sottovoce in modo che solo lei potesse udire. «Immaginavo che ve ne sareste sbarazzata voi.»
Vin annuì. Lo scheletro era ovviamente quello che OreSeur aveva usato prima che lei gli desse il corpo animale. Trovando la porta aperta - il segnale convenuto quando Vin voleva che la sua stanza venisse pulita - le servitrici erano entrate. Vin aveva riposto le ossa in un cesto, con l'intenzione di occuparsene in seguito. A quanto pareva, le domestiche avevano deciso di controllare cosa ci fosse nel cesto ed erano rimaste piuttosto sorprese.
«Va tutto bene, capitano» fece Elend al giovane soldato: il capitano Demoux, il secondo in comando della guardia di palazzo. Malgrado il fatto che Ham disprezzasse le uniformi, quest'uomo sembrava mostrare enorme orgoglio nel mantenere la sua divisa ben pulita e ordinata.
«Hai fatto bene a tenere la faccenda sotto silenzio» disse Elend. «Sapevamo già di queste ossa. Non sono motivo di preoccupazione.»
Demoux annuì. «Abbiamo immaginato che si trattasse di qualcosa di intenzionale.» Non guardò Vin mentre parlava.
Intenzionale, pensò Vin. Grandioso. Mi domando cosa ritiene che io abbia fatto.
Pochi skaa sapevano cos'erano i kandra, e Demoux non poteva immaginare cosa fossero questi resti.
«Puoi sbarazzartene in segreto per me, capitano?» chiese Elend facendo un cenno col capo verso le ossa.
«Ma certo, Vostra Maestà» confermò la guardia.
Probabilmente suppone che io abbia mangiato quella persona o cose del genere, pensò Vin con un sospiro. Che gli abbia succhiato la carne dalle ossa.
Il che, in effetti, non si discostava molto dalla realtà.
«Vostra Maestà,» aggiunse Demoux «vorreste che ci sbarazzassimo anche dell'altro corpo?»
Vin si immobilizzò.
«L'altro?» chiese Elend lentamente.
La guardia annuì. «Quando abbiamo trovato questo scheletro, abbiamo portato i cani per fiutare in giro. Non hanno scoperto nessun assassino, ma hanno trovato un altro corpo. Proprio come questo: un insieme di ossa, completamente ripulite dalla carne.»
Vin ed Elend si scambiarono m'occhiata. «Mostracelo» ordinò Elend.
Demoux annuì e li condusse fuori dalla stanza, sussurrando alcuni ordini a uno dei suoi uomini. I tre umani e il kandra procedettero per una breve distanza lungo il corridoio del palazzo, verso una sezione meno utilizzata degli alloggi degli ospiti.
Demoux congedò un soldato di guardia a una certa porta, poi li guidò all'interno.
«Questo corpo non era in un canestro, Vostra Maestà» disse Demoux. «Era rinchiuso in un ripostiglio. Probabilmente non l'avremmo mai ritrovato senza i cani: hanno percepito l'odore piuttosto facilmente, anche se non riesco a capire come.
Questi corpi sono stati del tutto privati della carne.»
Ed eccolo lì. Un altro scheletro, come il primo, ammucchiato accanto a una cassettiera. Elend lanciò un'occhiata a Vin, poi si rivolse a Demoux. «Vuoi scusarci, capitano?»
La giovane guardia annuì, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
«Ebbene?» disse Elend, voltandosi verso OreSeur.
«Non so da dove provenga questo» rispose il kandra.
«Ma è un altro cadavere mangiato da un kandra» decreto Vin.
«Senza dubbio, padrona» ribatté OreSeur. «I cani l'hanno trovato per via dell'odore caratteristico che i nostri succhi gastrici lasciano sulle ossa espulse da poco.»
Elend e Vin si scambiarono un'occhiata.
«Comunque,» proseguì OreSeur «presumibilmente non è quello che pensate. E
probabile che quest'uomo sia stato ucciso lontano da qui.»
«Cosa intendi?» I «Queste sono ossa scartate, Vostra Maestà» rispose OreSeur.
«Le ossa di cui un kandra si sbarazza...»
«Dopo aver trovato un nuovo corpo» terminò Vin.
«Sì, padrona» confermò OreSeur.
Vin guardò Elend, il quale si accigliò. «Quanto tempo fa?» chiese lui. «Forse le ossa sono state lasciate qui un anno fa, dal kandra di mio padre.»
«Forse, Vostra Maestà» lo assecondò OreSeur. Ma il suo tono era esitante. Si avvicinò alle ossa e iniziò a odorarle. Anche Vin ne raccolse una, portandosela al naso. Con lo stagno, riuscì a percepire un odore pungente che le ricordava la bile.
«È molto forte» disse, lanciando un'occhiata a OreSeur.
Lui annuì. «Queste ossa non sono qui da parecchio, Vostra Maestà. Alcune ore al massimo. Forse anche meno.»
«Il che significa che abbiamo un altro kandra da qualche parte nel palazzo»
dedusse Elend, il suo aspetto un po' disgustato. «Qualcuno del mio personale è stato... mangiato e sostituito.»
«Sì, Vostra Maestà» assicurò OreSeur. «Da queste ossa non c'è modo di capire chi possa essere, dal momento che sono gli scarti. Il kandra deve aver preso le nuove ossa, mangiando la carne e indossando i vestiti.»
Elend annuì, mettendosi ritto. Incontrò gli occhi di Vin e lei seppe all'istante che stavano pensando la stessa cosa. Era possibile che un membro del personale di palazzo fosse stato rimpiazzato, il che significava una piccola falla nella sicurezza.
C'era un'eventualità più pericolosa, però.
I kandra erano degli attori impareggiabili: OreSeur aveva imitato lord Renoux in modo così perfetto che perfino le persone che lo avevano conosciuto erano state ingannate. Un talento del genere sarebbe potuto servire per imitare una domestica o un servo. Però, se un nemico avesse voluto introdurre una spia negli incontri riservati di Elend, avrebbe avuto il sogno di rimpiazzare una persona molto più importante.
Deve trattarsi di qualcuno che non abbiamo visto nel corso ultime ore, pensò Vin, lasciando cadere l'osso. Lei, Elend
e OreSeur erano stati sulle mura per la maggior parte del pomeriggio e della sera -
fin dopo la conclusione della seduta dell'Assemblea - ma la città e il palazzo erano stati in preda al caos sin dall'arrivo del secondo esercito. I messaggeri avevano avuto problemi nel trovare Ham, e lei non era ancora certa di dove fosse Dockson. In effetti, non aveva visto Clubs finché non si era unito a lei ed Elend sulle mura solo poco prima. E Spook era stato l'ultimo ad arrivare.
Vin abbassò lo sguardo verso il cumulo d'ossa, provando un nauseante senso di disagio. C'era una buona probabilità che qualcuno del loro ristretto gruppo - un membro dell'ex banda di Kelsier - ora fosse un impostore.