Non fu fino a qualche anno più tardi che iniziai a notare i segni.

Conosco le profezie: sono un Recamondo di Terris, dopotutto.

Eppure non tutti noi siamo uomini di religione; alcuni, fra cui io, sono più interessati ad altri argomenti. Comunque, durante il tempo trascorso con Alendi, non potei fare a meno di interessarmi

sempre più alla Venuta.

Pareva che corrispondesse così bene ai segni.

20

«Sarà pericoloso. Vostra Maestà» pronosticò Dockson.

«È la nostra unica opzione» ribatté Elend. Era in piedi dietro il suo tavolo che, come al solito, era coperto da pile di libri. Il re era illuminato da dietro, dalla finestra del suo studio, i cui colori cadevano sulla schiena della sua uniforme bianca, tingendola di un marrone brillante.

Di sicuro ha un'aria più autorevole con quella divisa, pensò Vin, seduta nella poltrona da lettura di Elend, con OreSeur accovacciato pazientemente sul pavimento accanto a lei. Ancora non era sicura di cosa pensare dei cambiamenti di Elend.

Sapeva che quelle modifiche erano perlopiù esteriori - nuovi abiti, nuovo taglio di capelli - ma pareva che in lui stessero cambiando anche altre cose. Stava più ritto mentre parlava e il tono della voce era più autoritario. Si stava perfino addestrando con la spada e col bastone.

Vin landò un'occhiata a Tindwyl. La matrona Terrisiana sedeva su una sedia rigida sul fondo della stanza, osservando ciò che accadeva. Aveva una postura perfetta e, con la sua blusa e la gonna colorate, assomigliava a una nobildonna. Non sedeva con le gambe incrociate sotto di sé come faceva ora Vin, e non indossava mai pantaloni.

Cosa c'è in lei?, pensò Vin. Ho passato un anno a cercare di convincere Elend a addestrarsi nella scherma. Tindwyl è qui da meno di un mese e d è già riuscita.

Perché Vin si sentiva amareggiata? Elend non sarebbe cambiato così tanto, vero?

Cercò di zittire quella piccola parte di lei che si preoccupava per questo nuovo re-guerriero, fiducioso e ben vestito, che temeva sarebbe risultato diverso dall'uomo che amava.

E se avesse smesso di aver bisogno di me?, pensò.

Si spostò nella sedia un po' più lontano mentre Elend continuava a parlare con Ham, Dox, Clubs e Breeze.

«El,» disse Ham «ti rendi conto che se andrai nell'accampamento nemico noi non saremo in grado di proteggerti.»

«Non sono sicuro che possiate proteggermi qui, Ham» replicò Elend. «Non con due eserciti accampati praticamente contro le mura.»

«Vero,» ammise Dockson «ma temo che se entrerete in quell'accampamento, non ne uscirete mai più.»

«Solo se fallisco» replicò Elend. «Se seguo il piano - convincere mio padre che siamo suoi alleati - mi lascerà ritornare. Non ho trascorso molto tempo a occuparmi di politica a corte quand'ero più giovane. Comunque, se c'è una cosa che ho imparato, è stata come raggirare mio padre. Conosco Straff Venture e so in che modo batterlo. Inoltre, lui non mi vuole morto.»

«Possiamo essere sicuri di questo?» chiese Ham, sfregandosi il mento.

«Sì» confermò Elend. «Dopotutto, Straff non mi ha mandato contro degli assassini, Cett sì. Ha senso. Quale persona meglio del proprio figlio Straff potrebbe lasciare al comando di Luthadel? Lui pensa di potermi controllare: supporrà di potermi persuadere a consegnargli Luthadel. Se gioco su questo, dovrei essere in grado di indurlo ad attaccare Cett.»

«Pare sensato...» disse Ham.

«Sì,» convenne Dockson «ma cosa impedisce a Straff di prendervi come ostaggio e poi entrare con la forza dentro Luthadel?»

«Avrà comunque Cett alle sue spalle» osservò Elend. «Se ci combatte, perderà uomini - parecchi uomini - e si renderà vulnerabile a un attacco alle spalle.»

«Ma avrà te, mio caro» gli fece notare Breeze. «Non avrebbe bisogno di attaccare Luthadel: potrebbe costringerci a cederla.»

«Avrete ordine di lasciare che io muoia, piuttosto» disse Elend. «Ecco perché ho formato l'Assemblea. Ha II potere di scegliere un nuovo sovrano.»

«Ma perché?» chiese Ham. «Perché correre questo rischio, El? Aspettiamo ancora un po' e vediamo se riusciamo a convincere Straff a incontrarsi con te in un luogo più neutrale.»

Elend sospirò. «Tu devi ascoltarmi, Ham. Assedio o meno, non possiamo starcene semplicemente seduti qui. Se lo facciamo, o moriremo di fame oppure uno di quegli eserciti deciderà di interrompere l'assedio e attaccarci, sperando di prendere le nostre mura, per utilizzarle immediatamente contro i suoi nemici. Non d riusciranno facilmente, ma potrebbe accadere. Accadrà, se non cominciamo a mettere i re uno contro l'altro.»

Sulla stanza calò II silenzio. Gli altri si voltarono lentamente verso Clubs, Il quale annuì. Era d'accordo.

Buon lavoro, Elend, pensò Vin.

«Qualcuno deve incontrarsi con mio padre» riprese Elend. «E quella persona devo essere io. Straff pensa che io sia uno sciocco, Perciò posso convincerlo che non rappresento una minaccia. Poi andrò a persuadere Cett che sto dalla sua parte.

Quando finalmente si attaccheranno a vicenda - ciascuno pensando che stiamo dalla sua parte - noi d ritireremo e li costringeremo a vedersela fra loro. Al vincitore non rimarranno abbastanza forze per strapparti la città!»

Ham e Breeze fecero un cenno d'assenso col capo. Dockson, però, non era d'accordo. «Il piano è buono, in teoria, ma andare nell'accampamento nemico senza protezione? Sembra una sciocchezza.»

«Ecco, insomma» disse Elend. «lo questo lo ritengo un nostro vantaggio. Mio padre crede fortemente nel controllo e nel dominio. Se vado nel suo accampamento, praticamente gli dirò che sono d'accordo che abbia autorità su di me. Sembrerò debole, e lui supporrà di potermi sopraffare quando vuole. E un rischio, ma se non faccio questo, moriremo.»

Gli uomini si guardarono a vicenda.

Elend si mise un po' più dritto e chiuse le mani a pugno ai suoi fianchi. Lo faceva sempre quando era nervoso.

«Temo che questo non sia un dibattito» disse Elend. «Ho preso la mia decisione.»

Non accetteranno un'affermazione del genere, pensò Vin. La banda era composta da persone indipendenti.

Eppure, con sua sorpresa, nessuno di loro obiettò.

Dockson infine annuì col capo. «D'accordo, Vostra Maestà» commentò. «Ci sarà bisogno che percorriate una strada molto pericolosa: far credere a Straff che può contare sul nostro sostegno, ma anche convincerlo che può tradirà a suo piacimento.

Dovete inoltre fargli desiderare la nostra forza d'armi e allo stesso tempo sminuire la nostra forza di volontà.»

«Dovrai riuscirci senza che lui capisca che stiamo facendo il doppio gioco»

aggiunse Breeze.

«Puoi farcela?» chiese Ham. «Sinceramente, Elend?»

Elend annuì. «Posso farcela, Ham. Sono migliorato molto con la politica, quest'ultimo anno.» Pronunciò quelle parole con sicurezza, anche se Vin notò che aveva ancora i pugni serrati. Dovrà imparare a non farlo, pensò.

«Forse puoi capire la politica,» disse Breeze «ma questa è una truffa. Ammettilo, amico mio, tu sei terribilmente onesto: parli sempre di come difendere i diritti degli skaa e cose del genere.»

«Ecco, insomma, sei ingiusto» ribatté Elend. «L'onestà e le buone intenzioni sono due cose del tutto diverse. Ecco, posso essere disonesto quanto...» Si interruppe.

«Perché sto discutendo di questo? Abbiamo ammesso che bisogna farlo e sappiamo che io sono II solo a doverlo fare. Dox, prepareresti una lettera per mio padre? Fagli capire che sarei felice di fargli visita. In effetti...»

Elend si interruppe, lanciando un'occhiata a Vin. Poi continuò. «In effetti, digli che voglio discutere II futuro di Luthadel, e per questo motivo voglio presentargli una persona spedale.»

Ham ridacchiò. «Ah, non c'è niente come portare a casa da tuo padre una ragazza per fargliela conoscere.»

«Specialmente quando quella ragazza, guarda caso, è l'allomante più pericoloso della Dominazione Centrale» aggiunse Breeze.

«Pensate che acconsentirà a lasciarla venire?» chiese Dox.

«Se non lo fa, niente accordo» rispose Elend. «Assicurati che lo sappia. A ogni modo, penso che acconsentirà. Straff ha l'abitudine di sottovalutarmi... e probabilmente ne ha motivo. Comunque, scommetto che penserà questo anche di Vin. Supporrà che non è abile come tutti dicono.»

«Straff ha II proprio Mistborn a proteggerlo» aggiunse Vin. «Il fatto che Elend possa portare me sarà solo equo. E, se sarò lì, potrò portarlo via se qualcosa dovesse andare storto.»

Ham ridacchiò di nuovo. «Quella probabilmente non risulterebbe una ritirata molto dignitosa: essere lanciato in spalla a Vin e portato al sicuro.»

«Meglio di morire» ribatté Elend, cercando ovviamente di apparire disinvolto, ma arrossendo un poco allo stesso tempo.

Mi ama, ma è comunque un uomo, pensò Vin. Quante volte ho ferito il suo orgoglio essendo un Mistborn mentre lui non è che una persona normale? Un altro uomo non si sarebbe mai innamorato di me. Ma non si merita una donna che sente di poter proteggere? Una donna più simile a... una donna?

Vin affondò di nuovo nella poltrona, cercando calore all'interno del velluto. Ma si trattava della sedia da studio di Elend, dove leggeva. Non meritava anche una donna che condividesse i suoi interessi, una che non trovasse arduo leggere? Una donna con cui potesse parlare delle sue brillanti teorie politiche?

Perché sto pensando così tanto alla nostra relazione, di recente?, rifletté Vin.

'Il nostro posto non è nel loro mondo' aveva detto Zane. 11 nostro posto è qui, nelle nebbie.'

Il tuo posto non è con loro, pensò.

«C'è qualcos'altro che volevo menzionare. Vostra Maestà» disse Dockson.

«Dovreste incontrarvi con l'Assemblea. Stanno diventando sempre più impazienti di ottenere la vostra attenzione... qualcosa riguardo monete contraffatte che circolano a Luthadel.»

«Non ho davvero tempo per questioni cittadine ora» sbottò Elend. «La ragione primaria per cui ho istituito l'Assemblea è perché potessero occuparsi di questo tipo di faccende. Mandagli pure un messaggio, dicendo che mi fido del loro giudizio.

Scusati per me e spiega che mi sto occupando della difesa della città. Cercherò di intervenire alla seduta dell'Assemblea la prossima settimana.»

Dockson annuì, scribacchiando una nota per sé. «Però» fece notare «c'è qualcos'altro da prendere in considerazione. Incontrandovi con Straff, perderete la vostra stretta sull'Assemblea.»

«Questo non è un colloquio ufficiale» spiegò Elend. «Solo un incontro informale.

La mia precedente risoluzione sarà ancora valida.»

«In tutta onestà. Vostra Maestà,» obiettò Dockson «dubito fortemente che loro la vedranno a questo modo. Sapete quanto sono irritati di essere stati lasciati senza voce in capitolo finché non deciderete di tenere il colloquio.»

«Lo so» rispose Elend. «Ma è un rischio che vale la pena correre. Abbiamo bisogno di questo incontro con Straff. Una volta concluso, potrò tornare con buone notizie - si spera - per l'Assemblea. A quel punto, potrò obiettare che la risoluzione non è stata portata a compimento. Per ora, si procede con l'incontro.»

Più deciso davvero, pensò Vin. Sta cambiando...

Doveva smettere di pensare a cose del genere. Invece, si concentrò su qualcos'altro. La conversazione si spostò su modi specifici con cui Elend poteva abbindolare Straff, con ciascuno dei componenti della banda che gli dava consigli su come truffare a dovere. Vin, però, si trovò a osservarli, cercando discrepanze nelle loro personalità, cercando di stabilire se qualcuno di loro potesse essere la spia kandra.

Clubs era forse più taciturno del solito? Il cambiamento nel linguaggio di Spook era dovuto alla sua crescente maturità o al fatto che il kandra aveva difficoltà a riprodurre quel gergo? Ham era forse troppo gioviale? Sembrava anche meno concentrato di una volta sui suoi piccoli dilemmi filosofici. Era dovuto al fatto che adesso era più serio o perché il kandra non sapeva come imitarlo per bene?

Non andava bene. Se pensava troppo, poteva notare discrepanze apparenti in chiunque. Eppure, allo stesso tempo, sembravano tutti loro stessi. Le persone erano troppo complesse per essere ridotte a semplici tratti di personalità. Inoltre il kandra sarebbe stato abile... molto abile. Di certo aveva passato una Vita ad affinare l'arte di imitare gli altri, e probabilmente aveva pianificato da lungo tempo il suo inserimento in quel luogo.

Si riduceva tutto all'allomanzia, dunque. Con tutte le attività che riguardavano l'assedio e i suoi studi sul Baratro però, non aveva avuto occasione di mettere alla prova i suoi amici. Mentre d pensava, ammise che la mancanza di tempo era una scusa debole. La verità era che se ne stava distogliendo probabilmente perché II pensiero che uno della banda uno del suo primo gruppo di amici - potesse essere un traditore era troppo sconvolgente.

Doveva superarlo. Se davvero c'era una spia nel gruppo, sarebbe stata la fine per loro. Se i sovrani nemici avessero scoperto i trucchi che Elend aveva in programma...

Con questo in mente, Vin bruciò bronzo a titolo di prova. Percepì all'istante una pulsazione allomantica da Breeze... caro, incorreggibile Breeze. Era così abile con l'allomanzia che perfino Vin II più delle volte non riusciva ad avvertire il suo tocco, ma usava anche il suo potere in modo compulsivo.

Al momento non lo stava usando su di lei, però. Vin chiuse gli occhi, concentrandosi. Una volta, tempo prima, Marsh aveva provato a addestrarla nella delicata arte di usare II bronzo per distinguere le pulsazioni allomantiche. All'epoca non si era resa conto di quanto difficile fosse il compito da lui intrapreso.

Quando un allomante bruciava un metallo, emetteva un battito invisibile simile a un tamburo che solo un altro allomante che bruciava bronzo poteva percepire. Il ritmo di queste pulsazioni - quanto erano veloci i battiti. Il modo in cui 'suonavano' -

rivelava esattamente quale metallo stava venendo bruciato.

Serviva esercizio, ed era difficile, ma Vin stava migliorando a leggere le pulsazioni. Si concentrò. Breeze stava bruciando ottone, il metallo mentale interno per Spingere.

Vin si concentrò ancora di più. Poteva percepire un motivo che la investiva, un battito doppio simile a un dum-dum con ciascuna pulsazione. Pareva orientato alla sua destra. Le pulsazioni si stavano riversando contro qualcos'altro, qualcosa che le stava assorbendo.

Elend. Breeze era concentrato su Elend. Non era sorprendente, considerando la discussione in atto. Breeze Spingeva sempre le persone con cui interagiva.

Soddisfatta, Vin tornò a reclinarsi all'indietro. Ma poi si interruppe. Marsh sosteneva che nel bronzo c'era molto di più di quanto parecchia gente pensava. Mi domando...

Strizzò gli occhi fino a chiuderli - ignorando II fatto che chiunque degli altri l'avesse vista avrebbe reputato strane le sue azioni - e si concentrò di nuovo sulle pulsazioni allomantiche. Avvampò II bronzo, concentrandosi così forte che si sentì venire il mal di testa. C'era una... vibrazione nelle pulsazioni. Ma Vin non era certa di cosa potesse significare.

Concentrati!, si disse. Le pulsazioni, però, si rifiutarono ostinatamente di rivelare ulteriori informazioni.

D'accordo, pensò lei. Imbroglierò. Spense lo stagno - ne teneva acceso quasi sempre un poco - poi si protese dentro di sé e bruciò II quattordicesimo metallo.

Duralluminio.

Le pulsazioni allomantiche divennero così fragorose... così potenti, che lei giurò di poter sentire le vibrazioni che la scuotevano fino a farla a pezzi. Martellavano come colpi su un enorme tamburo posto proprio accanto a lei. Ma ottenne qualcosa da esse.

Ansia,

nervosismo,

preoccupazione,

insicurezza,

ansia,

nervosismo,

preoccupazione...

Tutto scomparve, il suo bronzo esaurito in un'enorme vampata di potere. Vin aprì gli occhi; nessuno nella stanza la stava guardando tranne OreSeur.

Si sentì svuotata. L'emicrania che aveva previsto prima ora la assalì a piena forza, rimbombandole nella testa come II fratello minore del tamburo che aveva appena scacciato. Però lei trattenne l'informazione che aveva racimolato. Non si era trattato di parole, ma di sensazioni - e la sua prima paura era che fosse Breeze a far apparire queste emozioni. Ansia, nervosismo, preoccupazione. Comunque, si rese subito conto che Breeze era un Sedatore. Se si concentrava sulle emozioni, si sarebbe trattato di quelle che stava smorzando. Quelle su cui stava usando i suoi poteri per allontanarle.

Spostò lo sguardo da lui a Elend. Tu guarda... sta rendendo Elend più fiducioso!, pensò. Se Elend si ergeva un po' più dritto, era perché Breeze stava aiutando in silenzio, Sedando via ansia e preoccupazione. E Breeze faceva questo perfino mentre discuteva e forniva i suoi soliti commenti beffardi.

Vin esaminò l'uomo grassoccio, ignorando il mal di testa, provando un rinnovato senso di ammirazione. Si era sempre posta qualche domanda sulla collocazione di Breeze nella banda. Gli altri uomini erano tutti, fino a un certo punto, degli idealisti.

Perfino Clubs, sotto la sua scorza burbera, le aveva sempre dato l'impressione di un uomo saldamente buono.

Breeze era diverso. Manipolatore, un po' egoista... pareva che si fosse unito alla banda per la sfida, non perché voleva davvero aiutare gli skaa. Ma Kelsier aveva sempre affermato di aver scelto la sua banda con attenzione, selezionando gli uomini per la loro integrità, non solo per le loro doti.

Forse Breeze non era un'eccezione, dopotutto. Vin lo osservò puntare il suo bastone verso Ham mentre gli rivolgeva un commento irriverente. Eppure, dentro, era del tutto diverso.

Sei un brav'uomo, Breeze, pensò lei, sorridendo fra sé. Fai solo del tuo meglio per nasconderlo.

E inoltre non era lui l'impostore. Vin lo sapeva da prima, ovviamente: Breeze non si trovava in città quando il kandra aveva effettuato lo scambio. Comunque, avere una seconda conferma la risollevò un poco del suo fardello.

Ora se solo fosse riuscita a eliminare qualcuno degli altri...

Elend si congedò dalla banda dopo l'incontro. Dockson andò a preparare le lettere richieste, Ham tornò alla sicurezza, Clubs a addestrare i soldati e Breeze a tentare di placare l'Assemblea sulla mancanza di attenzione di Elend.

Vin si avviò fuori dallo studio, scoccandogli un'occhiata, poi squadrando Tindwyl. Sospetta ancora di lei, eh?, pensò Elend divertito. Annuì verso di lei per rassicurarla, e Vin si accigliò, con aria appena un po' irritata. L'avrebbe lasciata rimanere, ma... be', affrontare Tindwyl era già abbastanza imbarazzante da solo.

Vin lasciò la stanza con il kandra caccialupi al suo fianco. Pare che sia sempre più legata alla creatura, pensò Elend con soddisfazione. Era bene sapere che qualcuno badava a lei.

Vin chiuse la porta dietro di sé, ed Elend sospirò, sfregandosi la spalla. Diverse settimane di addestramento con spada e bastone gli stavano richiedendo molti sforzi e II suo corpo era coperto di lividi. Cercava di non mostrare il dolore... o piuttosto di impedire che Tindwyl lo vedesse mostrare il dolore. Almeno ho dimostrato che sto imparando, pensò. Deve aver visto come mi sono comportato bene oggi.

«Ebbene?» chiese lui.

«Sei imbarazzante» esclamò Tindwyl, in piedi davanti alla sedia.

«Così ti piace dire» replicò Elend, procedendo per iniziare a impilare un cumulo di libri. Tindwyl affermava che doveva lasciare che fossero i servitori a tenere pulito II suo studio, qualcosa a cui lui si era sempre opposto. L'ammasso di libri e carte per lui andava bene così e di certo non voleva che qualcun altro glieli spostasse.

Con lei che se ne stava II a guardarlo, però, era difficile non sentirsi in imbarazzo per la confusione. Mise un altro libro in cima alla pila.

«Di certo hai notato come ho agito bene» continuò Elend. «Li ho persuasi a lasciarmi andare all'accampamento di Straff.»

«Tu sei re, Elend Venture» disse Tindwyl, le braccia conserte. «Nessuno ti 'lascia'

fare nulla. Il primo cambio di atteggiamento dev'essere il tuo: devi smettere di pensare che ti serve II permesso o il consenso di coloro che ti seguono.»

«Un re dovrebbe sempre comandare grazie al consenso dei suoi cittadini» replicò Elend. «Non sarò un altro lord Reggente.»

«Un re dovrebbe essere forte» obiettò Tindwyl con fermezza. «Accetta consigli, ma solo quando II chiede. Mette in chiaro che la decisone finale è sua, non dei suoi consiglieri. Ti serve un miglior controllo sui tuoi. Se non ti rispettano, non lo faranno neanche i tuoi nemici... e tanto meno le masse.»

«Ham e gli altri mi rispettano.»

Tindwyl sollevò un sopracciglio.

«È così!»

«Come ti chiamano?»

Elend scrollò le spalle. «Sono miei amici. Mi chiamano per nome.»

«O un'approssimazione di esso. Giusto, 'El'?»

Elend arrossì, appoggiando un ultimo libro sulla pila. «Vorresti che costringessi i miei amici a rivolgersi a me col mio titolo?»

«Sì» rispose Tindwyl. «Specialmente in pubblico. Dovrebbero rivolgersi a te come 'Vostra Maestà' o almeno come 'mio signore'.» «Dubito che Ham reagirà bene a questo» notò Elend. «Ha qualche problema ad accettare l'autorità.»

«Li supererà» affermò Tindwyl, facendo scorrere un dito lungo lo scaffale di una libreria. Non ebbe bisogno di tenerlo in alto perché Elend sapesse che c'era polvere sulla punta

«E tu?» la sfidò Elend.

«Io?» chiese Tindwyl.

«Tu mi chiami 'Elend Venture', non 'Vostra Maestà'.»

«Io sono diversa» si giustificò Tindwyl.

«Be', non vedo perché dovresti esserlo. Puoi chiamarmi 'Vostra Maestà' d'ora in poi.»

Tindwyl gli rivolse un sorriso scaltro. «Molto bene. Vostra Maestà. Potete disserrare i pugni, ora. Dovrete lavorare su questo: uno statista non dovrebbe fornire indizi visibili del suo nervosismo.»

Elend abbassò lo sguardo, rilassando le mani. «D'accordo.»

«Inoltre,» continuò Tindwyl «siete troppo ritroso nel vostro modo di esprimervi.

Vi fa sembrare timido ed esitante.»

«Ci sto lavorando.»

«Non scusatevi almeno che non lo intendiate davvero» disse Tindwyl. «E non accampate pretesti. Non ne avete bisogno. Un capo viene spesso giudicato da come sostiene le responsabilità. Come sovrano, tutto quello che accade nel vostro regno -

a prescindere da chi commetta II fatto - è colpa vostra. Siete responsabile perfino per eventi ineluttabili come terremoti o tempeste.»

«O eserciti» aggiunse Elend.

Tindwyl annuì. «O eserciti. E vostra responsabilità affrontare queste cose, e se qualcosa va storto, è colpa vostra. Dovete semplicemente accettarlo.»

Elend annuì, prendendo un libro.

«Ora parliamo di colpa» riprese Tindwyl mettendosi a sedere. «Smettete di pulire.

Non è un lavoro da re.»

Elend sospirò, appoggiando di nuovo II libro.

«La colpa» proseguì Tindwyl «non si addice a un re. Dovete smettere di dispiacervi per voi stesso.»

«Mi hai appena detto che tutto quello che accade nel regno è colpa mia!»

«Lo è.»

«Come posso non sentirmi in colpa, allora?»

«Dovete sentirvi fiducioso che le vostre azioni sono le migliori» spiegò Tindwyl.

«Dovete sapere che, per quanto le cose possano andare male, senza di voi sarebbero peggio. Quando avviene II disastro, vi prendete la responsabilità, ma senza crogiolarvi o deprimervi. Non vi è consentito questo lusso: la colpa è per uomini inferiori. Dovete sempre fare quello che d si aspetta da voi.»

«Ossia?»

«Rendere ogni cosa migliore.»

«Grandioso» disse Elend in tono piatto. «E se non d riesco?»

«Allora accettate la responsabilità e rendete ogni cosa migliore al secondo tentativo.»

Elend roteò gli occhi. «E se non riuscissi mai a renderle migliori? E se non fossi l'uomo migliore per essere re?»

«Allora lasciate la vostra posizione» rispose Tindwyl. «Il suicidio è il metodo preferibile - sempre, ovviamente, che abbiate un erede. Un buon re sa che non bisogna creare problemi con la successione.»

«Naturalmente» confermò Elend. «Dunque dici che dovrei semplicemente uccidermi.»

«No. Dico solo che dovete andar fiero di voi stesso. Vostra Maestà.»

«Non è così che suona. Ogni giorno mi rinfacci che pessimo re sono e come la mia gente patirà a causa di questo! Tindwyl, io non sono l'uomo migliore per questo ruolo. Quella persona è stata uccisa dal lord Reggente.»

«Basta così!» sbottò Tindwyl. «Che d crediate o no. Vostra Maestà, voi siete l'uomo migliore per questo ruolo.»

Elend sbuffò.

«Voi siete II migliore» ripeté Tindwyl «perché detenete il trono ora. Se c'è qualcosa di peggio di un re mediocre, è il caos, cioè quello in cui questo regno sarebbe caduto se voi non aveste preso II trono. La gente da entrambe le parti, nobili e skaa, vi accetta. Possono non credere in voi, ma vi accettano. Fatevi da parte ora -

o morite accidentalmente, perfino -e ci sarà confusione, rovina, distruzione. Poco addestrato o no, debole di carattere o no, sbeffeggiato o no, siete tutto quello che questo paese ha. Siete re, Elend Venture.»

Elend esitò. «Non sono... sicuro che tu mi stia facendo sentire meglio con me stesso, Tindwyl.»

«E...»

Elend sollevò una mano. «Sì, lo so. Non si tratta di come io mi sento.»

«Voi non avete spazio per la colpa. Accettate di essere re accettate che non potete fare nulla di costruttivo per cambiare ciò e accettate la responsabilità. Qualunque cosa fate, siate fiducioso, poiché se voi non foste qui, regnerebbe II caos.»

Elend annuì.

«Arroganza, Vostra Maestà» disse Tindwyl. «I capi di successo hanno in comune una caratteristica: credono di essere in grado di fare un lavoro migliore degli altri.

L'umiltà va bene quando riflettete sulle vostre responsabilità e suoi vostri doveri, ma quando giunge II momento di prendere una decisone, non dovete mettervi in discussione.»

«Tenterò.»

«Bene» disse Tindwyl. «Ora, forse, possiamo passare a un'altra faccenda. Ditemi, perché non avete sposato la ragazza?»

Elend si stupì. Questa non me l'aspettavo, pensò. «È una domanda molto personale, Tindwyl.»

«Bene.»

Il cipiglio di Elend si accentuò, ma lei si sedette con aria di attesa, osservandolo con uno dei suoi sguardi inflessibili.

«Non lo so» rispose infine Elend, reclinandosi all'indietro sulla poltrona e sospirando. «Vin non è... come le altre dorme.»

Tindwyl sollevò un sopraciglio, la sua voce che si addolciva leggermente.

«Ritengo che più donne conoscerete. Vostra Maestà, più scoprirete che questa affermazione si adatta a tutte loro.»

Elend annuì con aria mesta.

«A ogni modo,» proseguì Tindwyl «le cose come stanno ora non vanno bene.

Non indagherò ulteriormente sulla vostra relazione, ma - come abbiamo discusso -

le apparenze sono molto importanti per un re. Non è appropriato che si pensi che avete un'amante. Mi rendo conto che questo gene re di cose era la norma per la nobiltà imperiale. Gli skaa, però, vogliono vedere qualcosa di meglio da parte vostra. Forse proprio perché molti nobili erano frivoli con la loro vita sessuale, gli skaa hanno sempre prediletto la monogamia. Desiderano disperatamente che voi rispettiate i loro valori.»

«Dovranno solo essere pazienti con noi» spiegò Elend. «Io voglio davvero sposare Vin, ma lei non intende farlo.»

«Sapete perché?»

Elend scosse il capo. «Lei... pare non avere senso, molto spesso.»

«Forse non è adatta per un uomo nella vostra posizione.»

Elend alzò lo sguardo bruscamente. «Cosa significa?»

«Forse vi occorre una persona un po' più raffinata» suggerì Tindwyl. «Sono certa che lei sia un'ottima guardia del corpo, ma come lady è...»

«Basta» sbottò Elend. «Vin va bene com'è.»

Tindwyl sorrise.

«Cosa c'è?» domandò Elend.

«Vi ho insultato tutto II pomeriggio. Vostra Maestà, e vi siete a malapena imbronciato. Ho menzionato II vostro Mistborn in maniera appena denigratoria e ora siete pronto a cacciarmi fuori.»

«Dunque?»

«Dunque, l'amate?»

«Ma certo» disse Elend. «Non la capisco, ma sì. La amo.»

Tindwyl annuì. «Mi scuso, allora, Vostra Maestà. Dovevo esserne certa.»

Elend si accigliò, rilassandosi un poco nella poltrona. «Allora questo era una sorta di esame? Volevi vedere come avrei reagito alle tue parole su Vin?»

«Voi sarete sempre sotto esame da parte di coloro che incontrate. Vostra Maestà.

Farete meglio ad abituarvici.»

«Ma perché ti interessa la mia relazione con Vin?»

«L'amore non è facile per i sovrani. Vostra Maestà» spiegò Tindwyl con una voce insolitamente gentile. «Scoprirete che il vostro affetto per la ragazza può causare molti più guai che gli altri argomenti che abbiamo discusso.»

«E questa è una ragione per lasciarla?» chiese Elend in tono caparbio.

«No» rispose Tindwyl. «No, ritengo di no.»

Elend esitò, studiando la solenne Terrisiana con le sue fattezze squadrate e la sua postura rigida. «Questo... sembra strano, detto da te. Che fine hanno fatto i doveri regali e le apparenze?»

«Dobbiamo essere tolleranti verso le eccezioni occasionali» ribatté Tindwyl.

Interessante, pensò Elend. Non l'avrebbe ritenuta il tipo da acconsentire a qualche genere di 'eccezione'. Forse è un po' più complessa di quanto avevo immaginato, rifletté.

«Ora» disse Tindwyl. «Come stanno andando le vostre sessioni di addestramento?»

Elend si sfregò il braccio indolenzito. «Bene, suppongo. Ma...»

Qualcuno lo interruppe bussando alla porta. Il capitano Demoux entrò un momento dopo. «Vostra Maestà, è giunto un visitatore dall'esercito di lord Cett.»

«Un messaggero?» chiese Elend, alzandosi in piedi.

Demoux esitò, con aria un po' imbarazzata. «Be'... una specie. Dice di essere la figlia di lord Cett ed è venuta a cercare Breeze.»