So cosa ho memorizzato. So cosa viene ora ripetuto dagli altri Recamondo.

45

«Il Campione delle Ere non sarà Terrisiano» disse Tindwyl, scribacchiando una nota in fondo alla sua lista.

«Questo lo sapevamo già» ribattè Sazed. «Dal diario.»

«Sì,» convenne Tindwyl «ma il resoconto di Alendi era solo un rimando, un riferimento di terza mano degli effetti di una profezia. Ho trovato qualcuno che cita la profezia stessa.»

«Davvero?» chiese Sazed eccitato. «Dove?»

«La biografia di Helenntion» rispose Tindwyl. «Uno degli ultimi sopravvissuti del Concilio di Khlennium.»

«Scrivimelo» disse Sazed, avvicinando un poco la sedia alla sua. Dovette sbattere le palpebre alcune volte mentre lei scriveva, poiché la sua mente si era annebbiata un momento per la fatica.

Resta vigile!, si disse. Rimane poco tempo. Pochissimo.

Tindwyl stava reggendo un po' meglio di lui, ma era evidente che la sua veglia stava per terminare, poiché iniziava ad afflosciarsi. Lui aveva fatto un breve pisolino durante la notte, raggomitolato sul pavimento, ma lei aveva proseguito. A quanto ne sapeva Sazed, Tindwyl era sveglia da una settimana di fila.

'Si è fatto un gran parlare del Rabzeen in questi giorni' scrisse Tindwyl. 'Alcuni barino detto che sarebbe venuto a combattere il Conquistatore. Altri hanno detto che era lui il Conquistatore. Helenntion non mi ha confidato i suoi pensieri sull'argomento. Si dice di Rabzeen: colui che non è del suo popolo, tuttavia esaudirà tutti i loro desideri. Se è così, allora forse si tratta proprio del Conquistatore. Si dice sia originario di Khlennium.'

Si interruppe lì. Sazed si accigliò, rileggendo le parole. L'ultima testimonianza di Kwaan - il calco che Sazed aveva preso alla Canonica di Seran - si era rivelato utile in più di un senso. Aveva fornito una chiave.

'Non fu fino a parecchi anni dopo che mi convinsi che Alendi fosse il Campione delle Ere' aveva scritto Kwaan. 'Campione delle Ere: colui che a Khlennium viene chiamato Rabzeen, l'Anamnesor...'

Il calco era servito per la traduzione: non fra lingue, ma fra sinonimi. Aveva senso che esistessero altri nomi per il Campione delle Ere; una figura così importante, così circondata da tradizioni, avrebbe avuto molti titoli. Eppure così tanto era andato perduto di quei giorni. Il Rabzeen e l'Anamnesor erano entrambe figure mitologiche vagamente familiari a Sazed, ma erano solo due della schiera.

Fino alla scoperta del calco, non c'era stato modo di collegare i loro nomi al Campione delle Ere.

Ora lui e Tindwyl potevano cercare fra le loro metalloscorte con occhi aperti.

Forse, in passato, Sazed aveva letto questo stesso passaggio della biografia di Helenntion; perlomeno aveva passato in rassegna molti dei vecchi documenti, cercando riferimenti religiosi. Tuttavia non sarebbe mai stato in grado di capire che il passaggio si stava riferendo al Campione delle Ere, una figura della tradizione terrisiana che la popolazione di Khlennium aveva rinominato nella propria lingua.

«Sì» disse lui lentamente. «Questo è buono, Tindwyl. Molto buono.» Allungò una mano, appoggiandola sulla sua.

«Forse,» concesse lei «ma non ci dice nulla di nuovo.»

«Ah, ma i termini possono essere importanti, ritengo» replicò Sazed. «Spesso le religioni sono molto attente ai loro scritti.»

«Specialmente le profezie» concordò Tindwyl, accigliandosi appena un poco. Lei non apprezzava nulla che sapesse di superstizione o profezia.

«Credevo» fece notare Sazed «che non coltivassi più questo pregiudizio, considerando il nostro attuale progetto.»

«Io raccolgo informazioni, Sazed» spiegò lei. «Per via di ciò che dicono della gente e per quello che il passato può insegnarci. Comunque, c'è un motivo per cui ho scelto di studiare la storia invece della teologia. Non approvo che vengano perpetuate delle menzogne.»

«È questo che pensi che faccia quando insegno le religioni?» chiese lui divertito.

Tindwyl guardò nella sua direzione. «Un poco» ammise. «Come puoi insegnare alla gente a guardare verso gli dèi dei morti, Sazed? Quelle religioni non hanno portato nulla di buono ai loro popoli, e le loro profezie ora sono polvere.»

«Le religioni sono un'espressione di speranza» replicò Sazed. «Quella speranza dà forza alla gente.»

«Allora tu non credi?» chiese Tindwyl. «Ti limiti a dare alla gente qualcosa in cui aver fede, qualcosa con cui illudersi?»

«Non lo definirei in questo modo.»

«Allora pensi che gli dèi di cui insegni esistano davvero?»

«Io... credo che meritino di essere ricordati.»

«E le loro profezie?» domandò Tindwyl. «Io vedo un valore intellettuale in quello che facciamo: portare alla luce fatti del passato potrebbe fornirci informazioni sui nostri problemi attuali. Tuttavia, questa predizione del futuro è, in sostanza, una sciocchezza.»

«Io non direi questo» obiettò Sazed. «Le religioni sono promesse... promesse che c'è qualcosa che vigila su di noi, che ci guida. Le profezie, perciò, sono estensioni naturali delle speranze e dei desideri delle persone. Non sono affatto delle sciocchezze.»

«Dunque il tuo interesse è puramente accademico?» chiese Tindwyl.

«Io non direi questo.»

Tindwyl lo squadrò, osservando i suoi occhi. Lei si accigliò lentamente. «Tu ci credi, non è vero?» domandò. «Credi che questa ragazza sia il Campione delle Ere.»

«Non ho ancora deciso» rispose Sazed.

«Come puoi anche solo prendere in considerazione una cosa del genere, Sazed?»

chiese Tindwyl. «Non vedi? La speranza è una buona cosa - una cosa meravigliosa -

ma devi sperare in qualcosa di adeguato. Se perpetui i sogni del passato, soffochi i tuoi stessi sogni del futuro.»

«E se i sogni passati fossero degni di essere ricordati?»

Tindwyl scosse il capo. «Guarda alle probabilità, Sazed. Quali sono quelle che possiamo ritrovarci dove siamo, a studiare questo calco, proprio nella stessa casa del Campione delle Ere?»

«Le probabilità sono irrilevanti, quando si tratta di una profezia.»

Tindwyl chiuse gli occhi. «Sazed, io penso che la religione sia una buona cosa, e che la fede sia una buona cosa, ma è un'assurdità cercare consiglio in poche, vaghe frasi. Guarda cos'è successo l'ultima volta che qualcuno ha creduto di aver trovato questo eroe. Il risultato è stato il lord Reggente, l'Ultimo Impero.»

«Comunque, io spero. Se non credi alle profezie, allora perché lavorare tanto per scoprire informazioni sul Baratro e sul Campione?»

«È semplice» rispose Tindwyl. «È ovvio che ci troviamo di fronte a un pericolo che è già giunto prima, un problema ricorrente, come una pestilenza che si diffonde e si estingue, solo per tornare di nuovo secoli dopo. Le popolazioni antiche sapevano di questo pericolo e avevano informazioni al riguardo. Quelle informazioni, naturalmente, si frammentarono e diventarono leggende, profezie e perfino religioni.

Perciò ci saranno indizi della nostra situazione nascosti nel passato. Non è una questione di profezie, ma di ricerche.»

Sazed appoggiò le proprie mani sulle sue. «Penso, forse, che questo sia qualcosa su cui non possiamo essere d'accordo. Su, torniamo ai nostri studi. Dobbiamo usare al meglio il tempo che ci rimane.»

«Non dovremmo avere problemi.» Tindwyl sospirò e allungò una mano per rimettere una ciocca di capelli nella crocchia. «A quanto pare, il tuo Campione ha fatto scappare Cett la scorsa notte. Ne stava parlando la domestica che ha portato la colazione.»

«Ne sono al corrente» disse Sazed.

«Allora le cose stanno migliorando per Luthadel.»

«Sì» confermò Sazed. «Forse.»

Lei si accigliò. «Sembri titubante.»

«Non lo so» ammise lui, abbassando lo sguardo. «Ho l'impressione che la partenza di Cett non sia una buona cosa, Tindwyl. C'è qualcosa di molto sbagliato.

Dobbiamo terminare con questi studi.»

Tindwyl inclinò la testa. «Entro quanto tempo?»

«Dovremmo cercare di finire per stanotte, ritengo» rispose Sazed, lanciando un'occhiata verso il cumulo di fogli sciolti che avevano impilato sul tavolo. Quella pila conteneva tutte le annotazioni, le idee e i collegamenti che avevano fatto durante il loro intenso periodo di studi. Era una sorta di libro: un manuale che parlava del Campione delle Ere e del Baratro. Era un buon documento... incredibile perfino, considerando Il tempo che aveva richiesto. Non comprendeva tutto.

Probabilmente, però, era la cosa più importante che Sazed avesse mai scritto.

Anche se non era certo del perché.

«Sazed?» chiese Tindwyl, accigliandosi. «Cos'è questo?» Allungò una mano verso la pila di fogli, tirandone fuori uno che sporgeva un poco. Mentre lo reggeva, Sazed rimase sconcertato nel vedere che un pezzo dall'angolo a destra in fondo era stato strappato.

«Sei stato tu?» domandò lei.

«No» rispose Sazed. Prese il foglio. Era una delle trascrizioni del calco; lo strappo aveva rimosso suppergiù l'ultima frase. Non c'era segno del pezzo mancante.

Sazed alzò gli occhi, incontrando lo sguardo confuso di Tindwyl. Lei si voltò, passando in rassegna una pila di fogli da un lato. Tirò fuori un'altra copia della trascrizione e la tenne sollevata.

Sazed fu percorso da un brivido. Mancava l'angolo.

«L'ho annotata ieri» disse Tindwyl piano. «Da allora non ho lasciato la stanza tranne che per pochi minuti, e tu sei sempre stato qui.»

«Ti sei allontanata la scorsa notte?» chiese Sazed. «Per andare ai servizi mentre dormivo?»

«Forse. Non ricordo.»

Sazed rimase seduto per un momento a fissare la pagina. Lo strappo era spaventosamente simile per forma a quello dell'altra pila più grossa. Tindwyl, pensando apparentemente la stessa cosa, sovrappose le due pagine. Coincidevano a perfezione; perfino le sporgenze degli strappi erano identiche. Anche se fossero state strappate una sopra l'altra, quella replica non sarebbe stata così perfetta.

Entrambi restarono seduti con lo sguardo fisso. Poi si mossero di colpo, scartabellando fra le pile di pagine. Sazed aveva quattro copie della trascrizione. A tutte mancava lo stesso pezzo preciso.

«Sazed...» disse Tindwyl, con voce appena tremante. Tenne sollevato un foglio di carta, uno su cui c'era solo metà della trascrizione, che terminava verso metà pagina.

Era stato squarciato un buco proprio nel mezzo, rimuovendo proprio quella stessa frase.

«Il calco!» esclamò Tindwyl, ma Sazed si stava già muovendo. Lasciò la sedia, precipitandosi verso il baule dove conservava le metalloscorte. Armeggiò con la chiave che portava al collo, togliendosela e aprendo il forziere. Spalancò il coperchio, tolse il calco, poi lo spiegò con delicatezza per terra. Ritrasse le dita all'improvviso, quasi come se fossero state morse, quando vide lo strappo sul fondo.

La stessa frase, rimossa.

«Com'è possibile?» sussurrò Tindwyl. «Come avrebbe fatto qualcuno a conoscere così tanto del nostro lavoro... così tanto di noi?»

«E tuttavia,» aggiunse Sazed «com'è possibile che sapesse così poco delle nostre capacità? Ho l'intera trascrizione conservata nella mia metalloscorta. Posso ricordarmela anche ora.»

«Cosa dice la frase mancante?»

«'Alendi non deve raggiungere il Pozzo dell'Ascensione. Non gli dev'essere consentito di prendere il potere per sé stesso.'»

«Perché rimuovere questa frase?» chiese Tindwyl.

Sazed fissò il calco. Sembra impossibile...

Un rumore risuonò alla finestra. Sazed si girò, protendendosi d'istinto nella sua peltroscorta e aumentando la propria forza. I suoi muscoli si gonfiarono, la sua veste divenne stretta.

Le imposte si spalancarono. Vin era accucciata sul davanzale. Esitò nel vedere Sazed e Tindwyl - anche lei apparentemente aveva attinto forza, assumendo una mole quasi mascolina.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiese Vin.

Sazed sorrise, rilasciando la peltroscorta. «No, figliola» la tranquillizzò. «Ci avete soltanto spaventato.» Incontrò l'occhio di Tindwyl, e lei iniziò a raccogliere i pezzi di carta strappati. Sazed ripiegò il calco; ne avrebbero discusso ancora più tardi.

«Avete visto qualcuno dalle parti della mia stanza, lady Vin?» chiese Sazed mentre rimetteva a posto il calco. «Qualche estraneo, o qualche guardia in particolare?»

«No» rispose Vin, arrampicandosi dentro. Camminava a piedi nudi, come al solito, e non indossava il suo nebbiomanto; lo faceva di rado durante il giorno. Se aveva combattuto la notte prima, si era cambiata i vestiti, poiché non c'erano mac-chie di sangue - né di sudore - su questi. «Vuoi che controlli se vedo qualcuno di sospetto?» chiese.

«Sì, per favore» rispose Sazed, richiudendo a chiave il forziere. «Temiamo che qualcuno abbia rovistato fra le nostre carte, anche se non abbiamo idea del perché avrebbe voluto farlo.»

«Ho bisogno di parlarti, Sazed» confermò Vin.

«Posso dedicarvi qualche momento, ritengo» disse Sazed. «Ma devo avvisarvi che i miei studi sono molto pressanti.»

Vin annuì, poi lanciò un'occhiata a Tindwyl. Alla fine lei si alzò con un sospiro.

«Suppongo che andrò a vedere a che punto è il pranzo, allora.»

Vin si rilassò un poco quando la porta si chiuse; poi si diresse verso il tavolo e andò a occupare la sedia di Tindwyl, tirando su le gambe davanti a sé sul piano di legno.

«Sazed,» domandò «come fai a sapere quando sei innamorato?»

Sazed sbatté le palpebre. «Io... non penso di essere la persona più adatta per questo argomento, lady Vin. So molto poco al riguardo.»

«Dici sempre cose del genere» ribatté Vin. «Ma in realtà sei un esperto di qualunque cosa.»

Sazed ridacchiò. «In questo caso vi garantisco che la mia insicurezza è sincera, lady Vin.»

«Tuttavia devi sapere qualcosa.»

«Un poco, forse» ammise Sazed. «Ditemi, come vi sentite quando siete col giovane lord Venture?»

«Voglio che mi stringa» sussurrò lei, voltandosi da un lato, guardando fuori dalla finestra. «Voglio che parli con me anche se non capisco cosa sta dicendo.

Qualunque cosa per tenerlo lì, con me. Voglio essere una persona migliore per lui.»

«Questo sembra un ottimo segno, lady Vin.»

«Ma...» abbassò gli occhi. «Non sono adatta per lui, Sazed. Ha paura di me.»

«Paura?»

«Be', perlomeno si sente a disagio con me. Mi sono accorta dello sguardo nei suoi occhi quando mi ha visto combattere il giorno dell'attacco all'Assemblea. Si è allontanato da me barcollando, Sazed, orripilato.»

«Aveva appena visto uccidere un uomo» replicò Sazed. «Lord Venture è in qualche modo innocente su queste faccende, lady Vin. Non si è trattato di voi, ritengo: è stata una semplice reazione naturale all'orrore della morte.»

«Comunque» disse Vin, tornando a lanciare un'occhiata fuori dalla finestra «non voglio che mi veda a quel modo. Voglio essere la ragazza di cui ha bisogno, la ragazza che può sostenere i suoi progetti politici. La ragazza che può essere graziosa quando ha bisogno di portarla sottobraccio e che possa confortarlo quando è frustrato. Ma non sono io... Sei tu quello che mi ha addestrato a comportarmi come una nobildonna, Sazed, ma entrambi sappiamo che non ero affatto brava a esserlo.»

«E lord Venture si è innamorato di voi» disse Sazed «perché non vi comportavate come le altre donne. Malgrado l'interferenza di lord Kelsier, malgrado la vostra convinzione che tutti i nobili fossero nostri nemici, Elend si è innamorato di voi.»

«Non avrei dovuto permetterglielo» si rammaricò Vin piano. «È necessario che stia lontana da lui, Sazed... per il suo stesso bene. In questo modo può innamorarsi di qualcun'altra. Qualcuna che sia più adatta a lui. Qualcuna che non va a uccidere un centinaio di persone quando si sente frustrata. Qualcuna che merita il suo amore.»

Sazed si alzò, le vesti che frusciavano mentre si accostava alla sedia di Vin. Si incurvò, mettendosi con la testa allo stesso livello di quella della ragazza, appoggiandole una mano sulla spalla. «Oh, figliola. Quando smetterete di preoccuparvi e vi lascerete semplicemente amare?»

Vin scosse il capo. «Non è così facile.»

«Poche cose lo sono. Tuttavia vi dico questo, lady Vin: all'amore bisogna permettere di scorrere in entrambi i sensi, altrimenti non è vero amore, ritengo. È

qualcos'altro. Infatuazione, forse? A ogni modo, ci sono alcuni di noi che sono troppo rapidi a fare di sé stessi delle vittime. Ce ne stiamo da una parte a osservare, pensando che non agire sia la cosa giusta. Temiamo il dolore, il nostro o quello dell'altra persona.»

Le strinse la spalla. «Ma... questo è amore? E amore stabilire per Elend che il suo posto non è con voi? Oppure è amore lasciare che sia lui a prendere la propria decisione al riguardo?»

«E se io non sono adatta a lui?» chiese Vin.

«Dovete amarlo abbastanza da fidarvi dei suoi desideri, perfino se siete in disaccordo con essi. Dovete rispettarlo: non importa quanto pensate che possa essere in errore, non importa quanto ritenete sbagliate le sue decisioni, dovete rispettare il suo diritto di prenderle. Perfino se una di esse include l'amarvi.»

Vin sorrise un poco, ma sembrava ancora turbata. «E...» disse molto lentamente

«se ci fosse qualcun altro? Per me?»

«Ah...»

Vin si tese immediatamente. «Non devi riferire a Elend quello che ho detto.»

«Non lo farò» promise Sazed. «Chi è quest'altro uomo?»

Vin si strinse nelle spalle. «Solo... qualcuno più simile a me. Il tipo di uomo con cui dovrei stare.»

«Lo amate?»

«È forte» rispose Vin. «Mi fa pensare a Kelsier.»

Allora c'è un altro Mistborn, pensò Sazed. In questa faccenda, sapeva di dover rimanere imparziale. Non sapeva abbastanza di questo secondo uomo per esprimere un giudizio - e si supponeva che i Custodi fornissero informazioni, ma evitassero consigli specifici.

Sazed, però, non era mai stato molto bravo a seguire quella regola. Lui non conosceva quest'altro Mistborn, vero, ma conosceva Elend Venture. «Figliola,» le fece notare «Elend è il migliore degli uomini, e voi siete molto più felice da quando siete con lui.»

«Ma in effetti è il primo uomo che ho amato» disse Vin piano. «Come faccio a sapere che è quello giusto? Non dovrei prestare maggior attenzione a quale uomo è più adatto a me?»

«Non lo so, lady Vin. Non lo so davvero. Vi ho avvisato della mia ignoranza in questo ambito. Ma potete realmente sperare di trovare una persona migliore di lord Elend?»

Lei sospirò. «È tutto così frustrante. Dovrei preoccuparmi della città e del Baratro, non dell'uomo con cui passare le mie serate!»

«È difficile difendere gli altri quando le nostre stesse vite sono in subbuglio»

osservò Sazed.

«Devo solo decidere» disse Vin, alzandosi e dirigendosi verso la finestra.

«Grazie, Sazed. Grazie per avermi ascoltato, e grazie per essere tornato in città.»

Sazed annuì sorridendo. Vin schizzò di nuovo fuori dalla finestra aperta, spingendosi contro qualche pezzo di metallo. Sazed sospirò, sfregandosi gli occhi mentre andava verso la porta della stanza e l'apriva.

Tindwyl stava là fuori, le braccia incrociate. «Penso che mi sentirei più a mio agio in questa città» commentò lei «se non sapessi che il nostro Mistborn ha le emozioni incostanti di un'adolescente.»

«Lady Vin è più assennata di quanto tu pensi» la difese Sazed.

«Sazed, ho allevato una quindicina di figlie» disse Tindwyl entrando nella stanza.

«Nessuna adolescente è assennata. Alcune sono semplicemente più brave a nasconderlo di altre.»

«Allora sii lieta che non ti abbia sentita origliare» ribattè Sazed. «Di solito è piuttosto paranoica su cose del genere.»

«Vin ha un debole per i Terrisiani» disse Tindwyl agitando la mano.

«Probabilmente dobbiamo ringraziare te per questo. Pare tenere in gran conto i tuoi consigli.»

«Così sembra.»

«Credo che quello che hai detto sia stato molto saggio, Sazed.» Tindwyl si sedette. «Saresti stato un padre eccellente.»

Sazed chinò il capo dall'imbarazzo, poi andò a sedersi. «Dovremmo...»

Qualcuno bussò alla porta.

«Ora cosa c'è?» chiese Tindwyl.

«Non avevi ordinato il pranzo?»

Tindwyl scosse il capo. «Non ho mai lasciato il corridoio.»

Un secondo più tardi, Elend fece capolino nella stanza. «Sazed? Potrei parlarti per un momento?»

«Ma certo, lord Elend» disse Sazed alzandosi.

«Stupendo» fece Elend, entrando a grandi passi nella stanza. «Tindwyl, sei scusata.»

Lei roteò gli occhi, scoccando un'occhiata esasperata verso Sazed, ma si alzò e uscì dalla camera.

«Grazie» disse Elend mentre lei chiudeva la porta. «Per favore, siediti» lo esortò, facendo un cenno a Sazed.

Lui eseguì ed Elend trasse un profondo respiro, restando in piedi con le mani serrate dietro la schiena. Era tornato a indossare le sue uniformi bianche e se ne stava con una postura imperiosa nonostante la sua evidente frustrazione.

Qualcuno ha portato via il mio amico studioso, pensò Sazed, e ha lasciato un re al suo posto. «Suppongo che riguardi lady Vin, vero, lord Elend?»

«Sì» rispose lui, iniziando a camminare avanti e indietro, gesticolando con una mano mentre parlava. «Si comporta in modo del tutto insensato, Sazed. Io me l'aspetto... dannazione, ci conto perfino. Non è solo una donna: è Vin. Ma mi lascia incerto su come reagire. Un momento è piena di passione con me - come eravamo prima che questo caos colpisse la città - e quello successivo è rigida e distante.»

«Forse è solo lei stessa a essere confusa.»

«Forse» convenne Elend. «Ma almeno uno di noi non dovrebbe sapere cosa sta accadendo alla nostra relazione? Sinceramente, Sazed, a volte penso che siamo troppo diversi per stare assieme.»

Il terrisiano sorrise. «Oh, non credo, lord Elend. Potreste rimanere sorpreso su come la pensiate in modo simile.»

«Ne dubito» Elend, continuava a camminare avanti e indietro. «Lei è un Mistborn; io sono solo un uomo normale. Lei è cresciuta sulle strade; io sono cresciuto in un palazzo. Lei è intelligente e astuta; io sono colto.»

«Lei è estremamente competente, e così siete voi» disse Sazed. «Lei era oppressa da suo fratello, voi da vostro padre. Entrambi odiavate l'Ultimo Impero e l'avete combattuto. Ed entrambi pensate troppo a quello che dovrebbe essere piuttosto che a ciò che è.»

Elend indugiò, guardando Sazed. «Cosa significa?»

«Significa che penso che voi due siate perfetti l'uno per l'altra» rispose Sazed.

«Non dovrebbe spettare a me emettere giudizi del genere, e in effetti questa è solo l'opinione di un uomo che non vi ha visti molto negli ultimi mesi. Ma credo che sia vero.»

«E le nostre differenze?» chiese Elend.

«A una prima occhiata, la chiave e la serratura in cui entra possono sembrare molto diverse» disse Sazed. «Diverse per forma, diverse per funzione, diverse come proposito. L'uomo che le guarda senza la conoscenza della loro vera natura potrebbe ritenerle opposte, poiché una è fatta per aprire e l'altra per tenere chiuso. Tuttavia, a un esame più accurato, potrebbe vedere che senza l'una, l'altra diventa inutile. L'uo-mo saggio allora capisce che sia la chiave sia la serratura sono state create per lo stesso scopo.»

Elend sorrise. «Dovresti scrivere un libro prima o poi, Sazed. Questo è più profondo di qualsiasi cosa abbia mai letto.»

Sazed arrossì, ma lanciò un'occhiata alla pila di carte sullo scrittoio. Sarebbero state quelle il suo retaggio? Non era sicuro che fossero profonde, ma rappresentavano il tentativo che più si avvicinava allo scrivere qualcosa di originale.

Vero, molti dei fogli contenevano citazioni o riferimenti, ma gran parte del testo includeva i suoi pensieri e le sue annotazioni.

«Allora,» riprese Elend «cosa dovrei fare?»

«Con lady Vin?» chiese Sazed. «Il mio consiglio è semplicemente di dare a lei - e a voi stesso - un po' più di tempo.»

«Il tempo è un lusso in questi giorni, Sazed.»

«E quando non lo è?»

«Quando la nostra città non è assediata da due eserciti,» replicò Elend «uno dei quali guidato da un tiranno megalomane e l'altro da un pazzo sconsiderato.»

«Sì» disse Sazed lentamente. «Sì, penso che possiate aver ragione. Dovrei tornare ai miei studi.»

Elend si incuriosì. «Su cosa stai lavorando?»

«Qualcosa che ha poca attinenza col nostro attuale problema, temo» rispose Sazed. «Tindwyl e io stiamo raccogliendo e compilando riferimenti sul Baratro e sul Campione delle Ere.»

«Il Baratro... anche Vin l'ha nominato. Pensi davvero che possa tornare?»

«Penso che sia tornato, lord Elend» disse Sazed. «Non se n'è mai andato, in effetti. Credo che il Baratro fosse - sia - le nebbie.»

«Ma perché...» Elend sollevò una mano. «Leggerò le vostre conclusioni quando avrete terminato. Non posso permettermi distrazioni adesso. Grazie per i tuoi consigli, Sazed.»

Sì, davvero un re, pensò Sazed.

«Tindwyl,» la chiamò Elend «puoi rientrare ora. Sazed, buona giornata.» Elend si voltò verso la porta e questa si socchiuse lentamente. Tindwyl entrò a grandi passi, celando il proprio imbarazzo.

«Come sapevi che ero lì fuori?» chiese.

«Ho tirato a indovinare» ribatté Elend. «Sei proprio come Vin. Comunque, buona giornata a entrambi.»

Tindwyl aggrottò la fronte mentre lui se ne andava; poi scoccò un'occhiata a Sazed.

«Hai fatto davvero un buon lavoro con lui» commentò Sazed.

«Troppo buono» decretò Tindwyl, sedendosi. «In effetti penso che se il popolo l'avesse lasciato al comando, avrebbe potuto trovare un modo per salvare la città.

Su, dobbiamo tornare al lavoro; stavolta ho davvero chiesto a qualcuno di portarci il pranzo, perciò dovremmo fare il più possibile prima che arrivi.»

Sazed annuì, mettendosi a sedere e prendendo la penna. Tuttavia trovò difficile concentrarsi sul lavoro. La sua mente continuava a tornare a Vin ed Elend. Non era certo del perché per lui fosse così importante che facessero funzionare la loro relazione. Forse era solo perché erano entrambi suoi amici e voleva vederli contenti.

O forse c'era qualcos'altro. Loro due erano il meglio che Luthadel aveva da offrire. Il più potente Mistborn della malavita skaa e il più nobile governante della cultura aristocratica. Avevano bisogno l'uno dell'altra, e l'Ultimo Impero aveva bisogno di entrambi.

Inoltre c'era il lavoro che lui stava facendo. Il pronome specifico usato in buona parte della lingue delle profezie di Terris era di genere neutro. La parola vera e propria significava 'esso', anche se comunemente veniva tradotta nelle lingue moderne come 'egli'. Tuttavia secondo lui ogni 'egli' poteva anche essere scritto come 'ella'. Se Vin fosse stata davvero il Campione delle Ere...

Devo trovare un modo per farli uscire dalla città, pensò Sazed, mentre un'improvvisa comprensione si riversava dentro di lui. Quei due non devono essere qui quando Luthadel cadrà.

Mise da parte le sue note e iniziò immediatamente a scrivere una serie di lettere.