Un incantesimo dei folletti
narrata da Michael Hart e trascritta da William Butler Yeats
Ai tempi in cui si usava viaggiare per canale venivo giù da Dublino. Arrivati a Mullingar il canale finiva, e presi a camminare, sentendomi indolenzito e stanco per la lentezza del viaggio. Avevo alcuni amici con me, e talvolta si andava a piedi, talaltra si saliva su un carro. E avanti così fino a che vedemmo delle ragazze che mungevano una mucca e ci fermammo a scherzare con loro. Dopo un po' chiedemmo loro un bicchiere di latte. «Qui non abbiamo niente in cui metterlo», dissero, «ma venite a casa con noi.» Andammo a casa con loro e ci sedemmo a chiacchierare intorno al fuoco. Passato un po' di tempo, gli altri se ne andarono e io rimasi accanto al bel fuoco, restio a muovermi. Chiesi alle ragazze qualcosa da mangiare. C'era una pentola sul fuoco e loro tirarono fuori della carne, la misero su un piatto e mi dissero di mangiare solo quella della testa. Quand'ebbi finito di mangiare, le ragazze uscirono e non le vidi più.
Era sempre più scuro, e stavo ancora là seduto, più che mai riluttante a lasciare il bel fuoco; dopo un po' entrano due uomini che trasportavano un cadavere. Appena li vidi mi nascosi dietro la porta. Chiede uno all'altro: «Chi girerà lo spiedo?». L'altro dice: «Michael Hart, vieni fuori di li e gira la carne!». Uscii fuori tutto tremante e cominciai a ruotare lo spiedo. «Michael Hart», dice quello che aveva parlato per primo, «se lo lasci bruciare dovremo mettere te sullo spiedo al suo posto», e con questo se ne andarono. Rimasi seduto li, tutto tremante, a girare il cadavere fino a mezzanotte. Gli uomini ritornarono, e uno disse che era bruciato, l'altro che era cotto al punto giusto, ma visto che non erano d'accordo, entrambi dissero che per quella volta non mi avrebbero fatto alcun male, e quando si furono seduti vicino al fuoco, uno di loro gridò: «Michael Hart, non hai qualche storia da raccontare?».
«Nemmeno una», dissi io.
Al che mi agguantò per le spalle e mi sbattè fuori in men che non si dica.
Era una terribile notte di tempesta; mai in tutta la mia vita avevo visto una notte simile - la notte più cupa che mai sia scesa dai cieli. Non avevo la minima idea di dove fossi. Così quando uno degli uomini mi viene dietro e mi tocca sulla spalla con un «Michael Hart, adesso ce l'hai una storia da raccontare?», «Si», dico.
Mi portò in casa, e
facendomi sistemare vicino al fuoco dice: «Inizia». «Conosco solo
una storia», dico, «e cioè che ero seduto qui e che voi due avete
portato dentro un cadavere e l'avete messo sullo spiedo e mi avete
ordinato di girarlo.» «Tanto basta», dice quello; «puoi andare là
dentro e stenderti sul letto.» Entrai allora, più che contento, e
la mattina dove mi ritrovai se non nel bel mezzo di un verde
prato?