La leggenda di O'Donoghue

di Thomas Crofton Croker

 

 

In un tempo così lontano che non se ne conosce il periodo preciso, un capitano di nome O'Donoghue dominava le terre che circondano il romantico Lough Lean, ora chiamato il lago Killarney. Saggezza, generosità e giustizia distinguevano il suo regno, e la prosperità e felicità dei suoi sudditi erano il naturale risultato. Si dice fosse rinomato per le sue gesta in battaglia quanto per le sue virtù come uomo di pace; e a riprova del fatto che la sua amministrazione interna, pur benevola, non mancava di rigore, si è soliti additare ai forestieri un'isola rocciosa chiamata «la prigione di O'Donoghue» in cui questo principe una volta aveva confinato il suo stesso figlio per qualche atto di sregolatezza e disobbedienza.

La sua fine - perché non si può propriamente dire la sua morte - fu singolare e misteriosa. Durante una di quelle splendide feste per cui la sua corte era famosa, circondato dai più eccellenti tra i suoi sudditi, era impegnato in un racconto profetico degli avvenimenti che si sarebbero succeduti nelle epoche a venire. Il suo pubblico l'ascoltava, ora avvinto dalla meraviglia, ora infiammato dall'indignazione, bruciando dalla vergogna o abbandonandosi al dolore, mentre egli narrava fedelmente e in ogni dettaglio gli eroismi, le offese, i crimini e le miserie dei loro discendenti. Nel mezzo delle sue predizioni si levò lentamente dal sedile, avanzò con andatura solenne, misurata e maestosa verso le rive del lago e procedette compostamente sulla sua rigida superficie. Quando ebbe quasi raggiunto il centro, si fermò un momento, poi, girandosi lentamente, guardò in direzione dei suoi amici e, agitando le braccia allegramente, come per un breve commiato, scomparve dalla loro vista.

Il ricordo del buon O'Donoghue è stato custodito dalle successive generazioni con affettuosa venerazione; e si crede che al sorgere del sole, ogni mattina del primo maggio, anniversario della sua sparizione, egli torni a visitare i suoi antichi possedimenti; in genere solo a pochi privilegiati è permesso vederlo, e questo onore è sempre auspicio di buona fortuna per i prescelti. Quando ciò è concesso a molti, è segno sicuro di raccolto abbondante - una benedizione la cui mancanza non era mai stata avvertita dal popolo durante il suo regno.

Erano trascorsi alcuni anni dall'ultima apparizione di O'Do-noghue. L'aprile di quell'anno era stato piuttosto selvaggio e tempestoso; ma il mattino del primo di maggio la furia degli elementi si era completamente calmata. L'aria era tranquilla e immobile; e il cielo, riflesso nel lago sereno, somigliava a un viso meraviglioso ma ingannevole, i cui sorrisi, dopo le emozioni più tempestose, portano l'estraneo a credere che appartenga a un'anima mai sconvolta dalla passione.

I primi raggi del sole nascente indoravano la parte più alta del Gleena, quando le acque vicino alla costa orientale del lago divennero all'improvviso violentemente agitate, sebbene tutto il resto della sua superficie fosse liscio e immobile come una tomba di marmo levigato; e il mattino successivo un'onda spumeggiante si scagliò in avanti e, come un orgoglioso cavallo da guerra dall'alta criniera fiero della sua forza, si gettò attraverso il lago verso il monte Toomies.

Dietro quest'onda comparve un maestoso guerriero armato di tutto punto, in groppa a un destriero bianco come il latte; il suo niveo pennacchio ondeggiava con grazia su un elmo d'acciaio lucente e dietro di lui fluttuava una leggera sciarpa azzurra. Il cavallo, che sembrava esultante sotto il suo nobile peso, si gettò dietro all'onda sull'acqua che lo sosteneva come fosse terraferma, mentre a ogni suo salto veniva scagliata intorno una pioggia di spruzzi che scintillavano lucenti al sole del mattino.

II guerriero era O'Donoghue; era seguito da innumerevoli giovani e fanciulle, che si muovevano leggeri e senza fatica sulla superficie dell'acqua, come le fate lunari scivolano attraverso i campi dell'aria; erano uniti insieme da ghirlande di deliziosi fiori primaverili e i loro movimenti seguivano la cadenza di una melodia incantevole. Quando O'Donoghue aveva quasi raggiunto la sponda occidentale del lago, di colpo girò il suo destriero e diresse il suo corso verso la costa orlata di boschi di Gleena, preceduto dall'onda enorme, che si arricciò e spumeggiò fino all'altezza del collo del cavallo, le cui fiere narici fremevano. Il lungo corteo dei seguaci procedeva con giocose deviazioni sulla scia del condottiero, avanzando con insuperabile scioltezza al suono della musica celestiale, finché poco a poco, mentre entravano nello stretto canale tra Gleena e Dinis, non furono catturati nelle nebbie che in parte ancora fluttuavano sul lago, e svanirono alla vista degli sbalorditi spettatori: tuttavia il suono della loro musica giungeva ancora all'orecchio, e l'eco, raccogliendo la melodia, la ripeteva con dolcezza e la prolungava in toni sempre più delicati, finché l'ultima fievole risonanza svanì, e coloro che avevano ascoltato si svegliarono, come da un sogno di beatitudine.

Fiabe Irlandesi
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