Le gabbie di anime

di Thomas Crofton Croker

 

 

Jack Dogherty viveva sulla costa della contea Clare. Era un pescatore, così come lo erano stati suo padre e suo nonno prima di lui. E come loro viveva da solo (a parte la moglie), e proprio nello stesso posto. La gente si chiedeva come mai alla famiglia Dogherty piacesse tanto vivere in quel luogo selvaggio, tanto lontano dal genere umano, in mezzo a enormi rocce piene di fenditure, dove allo sguardo si offriva solo l'oceano. Ma certo avevano le loro buone ragioni.

In verità quello era proprio l'unico punto di quel tratto di costa in cui si potesse riuscire a vivere. C'era una baia, piccola e graziosa, dove un'imbarcazione poteva stare al sicuro come un puffino nel suo nido, e appena fuori da questa piccola baia c'era una scogliera di rocce sommerse che arrivava fino al mare più profondo. Ebbene, quando l'Atlantico, come spesso accade, si scatenava in una tempesta, e un forte vento dell'ovest spazzava la costa, molte navi cariche di merci finivano in pezzi contro queste rocce; e allora quante balle di cotone e di tabacco o altro materiale, e quante botti di vino e di rum, e fusti di acquavite, e i barili d'Olandese che arrivavano a riva! Ai Dogherty la baia di Dunbeg rendeva proprio come una piccola proprietà immobiliare.

Non che non fossero gentili e umani verso un marinaio in disgrazia, se mai uno di loro aveva la fortuna di raggiungere la terraferma; e in verità molte volte Jack aveva affrontato il mare con il suo piccolo corragh 1 (che, anche se non poteva reggere il confronto con il battello di salvataggio dell'onesto Andrew Hennessy, cavalcava i marosi come una sula) per dare una mano a portare in salvo i marinai di una nave naufragata. Ma quando la nave era andata in pezzi, e tutto l'equipaggio era perduto, chi avrebbe potuto biasimare Jack se raccoglieva tutto quel che riusciva a trovare?

«C'è forse qualcuno che ci rimette qualcosa?», diceva. «Quanto al re, che Dio lo benedica, tutti sanno che è già sufficientemente ricco senza dover raccattare le cose che galleggiano sul mare.»

Jack, anche se viveva da eremita, aveva un carattere buono e allegro. Certamente nessun'altro sarebbe mai riuscito a convincere Biddy Mahony a lasciare la calda e confortevole casa di suo padre nel centro della città di Ennis per andarsene a vivere a miglia e miglia di distanza, tra le rocce, con foche e gabbiani per unici vicini. Ma Biddy sapeva che Jack era l'uomo giusto per una donna che volesse vivere tranquilla e felice; perché, per non menzionare il pesce, con quella manna che arrivava nella baia Jack disponeva di una tale quantità di provviste che sarebbe bastata a rifornire metà delle case dei gentiluomini del paese.

E la sua scelta era stata giusta: non c'era donna che mangiasse, bevesse o dormisse meglio, né che facesse miglior figura la domenica, in chiesa, della signora Dogherty.

Molte, come si può immaginare, erano le cose strane che a Jack era capitato di vedere, e molti i suoni strani che gli capitava di udire, ma nulla riusciva mai a intimorirlo. Era così lontano dall'aver paura delle Sirene, o di esseri di tal genere, che anzi il suo più grande desiderio era d'incontrarne una. Jack aveva sentito dire che erano proprio come i cristiani, e che quanti le avevano incontrate ne avevano ricavato buona fortuna. E dunque ogniqualvolta gli capitava di distinguere confusamente le sirene che si muovevano sulla superficie dell'acqua avvolte dalla nebbia, cercava di avvicinarsi a loro; e molte volte era capitato che Biddy, con i suoi modi placidi, lo avesse rimproverato per aver passato l'intera giornata in mare senza portare a casa neanche un pesce. La povera Biddy non poteva certo immaginare di quale pesce fosse alla ricerca suo marito!

A Jack dava molta noia il fatto che, pur vivendo in un posto in cui le Sirene erano tanto frequenti quanto le aragoste, non aveva mai avuto la possibilità di vederne bene una. Ciò che più lo irritava era che sia suo padre che suo nonno ne avevano viste spesso; e ricordava persino che, da piccolo, aveva sentito dire che suo nonno, il primo della famiglia a stabilirsi nella baia, era stato così intimo di una Sirena maschio che, se non fosse stato per paura d'irritare il prete, l'avrebbe trattato in tutto e per tutto come uno dei suoi figli. Jack non sapeva, però, quanto credito attribuìre a questa storia.

Alla fine la fortuna cominciò a convincersi che fosse più che giusto che Jack potesse conoscere ciò che avevano conosciuto suo padre e suo nonno. Di conseguenza, un giorno in cui s'era allontanato più del solito lungo la costa in direzione nord, proprio mentre doppiava un promontorio vide, appollaiata su uno scoglio non molto più al largo, qualcosa che non assomigliava a nulla che avesse visto prima d'allora. Il suo corpo pareva verde, per quel che poteva distinguere a quella distanza, e avrebbe giurato, se non l'avesse ritenuto impossibile, che tenesse in mano un cappello a tre punte. Jack rimase per una buona mezz'ora ad aguzzare lo sguardo e a chiedersi cosa mai fosse, e per tutto quel tempo la cosa non mosse né una mano né un piede. Alla fine la pazienza di Jack si esaurì, ed egli lanciò un gran fischio e un grido di richiamo, e allora la Sirena (che di questo si trattava) sobbalzò, si mise in testa il cappello a tre punte e si tuffò giù a capofitto dallo scoglio.

Ora la curiosità di Jack era stata risvegliata, e dunque egli si diresse verso il promontorio; ma non riuscì neppure a scorgere vagamente il gentiluomo con il cappello a tre punte; e a forza di pensarci e ripensarci cominciò a convincersi d'esserselo solo sognato. In un giorno di brutto tempo, però, mentre il mare sollevava onde alte come montagne, Jack Dogherty si decise a dare un'occhiata alla roccia della Sirena (che fino a quel momento aveva scelto solo belle giornate), e allora vide la strana cosa fare piroette sullo scoglio e tuffarsi giù, per poi risalire e rituffarsi di nuovo.

Jack, adesso, doveva solo scegliere il momento opportuno (cioè un giorno in cui soffiasse un forte vento) per poter vedere l'uomo del mare ogniqualvolta lo desiderasse. Tutto ciò, tuttavia, non bastava a soddisfarlo - «quanto più si ha, più si desidera» - perché ora voleva fare amicizia con la Sirena; e anche questo gli riuscì. In un giorno di tremenda bufera, prima che potesse arrivare al punto da cui poteva scorgere lo scoglio della Sirena, la tempesta gli piombò addosso con tale furia che Jack fu obbligato a trovare rifugio in una di quelle grotte che sono tanto frequenti lungo la costa; e li, con grande stupore, vide seduta di fronte a lui una cosa con i capelli verdi, lunghi denti verdi, naso rosso e occhi porcini. La cosa aveva la coda di pesce, gambe coperte di squame e braccia corte come pinne. Non portava abiti, ma teneva il cappello a tre punte sotto il braccio, e sembrava tutta assorta a meditare molto seriamente su qualcosa.

Jack, pur coraggioso com'era, rimase un po' spaventato; ma poi, pensando «o adesso o mai più», s'avvicinò audacemente al meditabondo uomo-pesce, si tolse il cappello e fece il suo più bell'inchino.

«Servitor suo, signore», disse Jack.

«Servitor suo, di grazia, Jack Dogherty», rispose la Sirena.

«Di certo, dunque, vostra signoria sa il mio nome!», disse Jack.

«Come potrei non sapere il tuo nome, Jack Dogherty? Caro il mio ragazzo, conoscevo tuo nonno fin da molto tempo prima che sposasse Judy Regan, tua nonna! Ah, Jack, Jack, mi piaceva proprio tuo nonno; era un uomo di gran valore, al tempo suo: quanto a scolare una buona conchiglia d'acquavite, non ho mai incontrato uno che gli stesse alla pari, né sopra né sotto, né prima né dopo. Spero proprio, ragazzo mio», disse il vecchio, con un'allegra strizzata d'occhi, «che tu sia davvero suo nipote!»

«Quanto a questo, niente paura», disse Jack; «se mia madre mi avesse allattato con l'acquavite, a quest'ora sarei ancora un poppante.»

«Bene, mi piace sentirti parlare così da uomo; tu e io dobbiamo conoscerci meglio, non fosse che per amore di tuo nonno. Però, Jack, quel padre che ti ritrovavi non andava bene per nulla! Non aveva proprio testa!»

«Sono sicuro», disse Jack, «che, visto che sua signoria vive sott'acqua, abbia necessità di bere parecchio per tenersi caldo in un posto così ostile, umido e freddo. Bene, ho spesso sentito parlare di cristiani che bevono come pesci; e, se posso osare chiederlo, dove trovate i liquori?»

«Tu dove li trovi, Jack?», disse la Sirena, tirandosi il gran naso rosso col pollice e l'indice.

«Ollallà», esclamò Jack, «adesso capisco; ma immagino, signore, che là sotto vostra signoria abbia una bella cantina asciutta per tenerceli.»

«Lasciamo perdere la cantina!», disse la Sirena strizzando in segno d'intesa l'occhio sinistro.

«Sono certo», continuò Jack, «che varrebbe proprio la pena di darci un'occhiata.»

«Lo puoi ben dire, Jack», disse la Sirena, «e se verrai a incontrami qui lunedì prossimo a quest'ora, potremo parlare ancora un po' di quest'argomento.»

Jack e la Sirena si lasciarono come i migliori amici del mondo. Il lunedì si incontrarono, e Jack rimase non poco sorpreso di vedere che la Sirena aveva due cappelli a tre punte, uno sotto ciascun braccio.

«Signore», disse Jack, «posso prendermi la libertà di chiedere perché vostra signoria oggi ha portato due cappelli? Non intenderete mica darne uno a me, da conservare come oggetto di curiosità?»

«No, no, Jack», disse quello, «non mi è tanto facile procurarmeli, e non posso darli via così; ma voglio che tu venga giù a cena con me, e t'ho portato il cappello perché tu possa tuffarti.»

«Che Dio ci benedica e ci protegga!», gridò Jack, sbalordito, «vorreste farmi scendere fino in fondo all'acqua salata dell'oceano? Di certo l'acqua mi impedirebbe di respirare e finirei soffocato, per non dir nulla del fatto che annegherei! E cosa potrebbe fare per me la povera Biddy, e cosa potrebbe mai dire?»

«Ma che importanza ha quello che dice lei, pesciolino mio? Che ce ne importa degli strilli di Biddy? Tuo nonno non avrebbe parlato in questo modo. Molte volte lui si è infilato in testa questo stesso cappello e si è tuffato con coraggio dietro di me; e molti sono stati i bei pranzetti e le conchiglie d'acquavite che lui e io ci siamo fatti insieme giù sott'acqua.»

«È vero, signore, senza scherzi?», disse Jack; «beh, allora, che di qui in avanti possa capitarmi il peggio, se sarò da meno di mio nonno! Son pronto - ma senza fare brutti scherzi. O la va o la spacca!», gridò Jack.

«Sei proprio spiccicato a tuo nonno», disse il vecchio, «e dunque vieni, e fai come me.»

Lasciarono insieme la caverna e si inoltrarono nel mare, poi nuotarono per un po' finché raggiunsero lo scoglio. La Sirena si arrampicò fino in cima, e Jack fece lo stesso. La parete più esterna dello scoglio era dritta come il muro di una casa, e il mare sottostante aveva l'aria d'essere così profondo che Jack ne fu quasi spaventato.

«Ora, guarda, Jack», disse la Sirena; «basta che tu ti metta questo cappello in testa e stia attento a tenere gli occhi ben aperti. Afferra ben stretta la mia coda e seguimi, e vedrai quel che vedrai.»

Si tuffò, e anche Jack si tuffò coraggiosamente dietro di lui. Andarono e andarono, e Jack pensava che non si sarebbero mai fermati. Più volte desiderò di trovarsi seduto con Biddy accanto al fuoco a casa sua. Ma a che serviva desiderarlo adesso che era, così pensava, miglia e miglia sotto alle onde dell'Atlantico? Si teneva forte alla coda della Sirena, anche se era scivolosa; finalmente, con grande sorpresa di Jack, uscirono dall'acqua e lui di fatto si trovò sulla terra asciutta in fondo al mare. Atterrarono proprio di fronte a una bella casa che era graziosamente coperta, invece che da tegole, da gusci d'ostrica! E la Sirena, volgendosi verso Jack, gli diede il benvenuto laggiù.

Jack non riusciva quasi a parlare, sia per la meraviglia sia perché era rimasto senza fiato dopo aver viaggiato così velocemente nell'acqua. Si guardò intorno e non vide nessun essere vivente, a parte i granchi e le aragoste che passeggiavano tranquillamente, in gran numero, sulla sabbia. In alto c'era il mare, che sembrava il cielo, con i pesci che vi nuotavano dentro come uccelli.

«Perché non dici nulla, uomo?», disse la Sirena: «Credo proprio che non l'avresti mai detto che io disponessi di un posticino così confortevole quaggiù? Sei forse rimasto senza respiro, o soffocato, o annegato, o sei in ansia per la tua Biddy, eh?».

«Oh! Non io, di certo», disse Jack, mostrando i denti in un'allegra smorfia; «ma chi al mondo poteva pensare di vedere una cosa del genere?»

«Bene, seguimi. Cosa ci avranno preparato da mangiare?»

Jack aveva davvero fame, e provò non poco piacere vedendo una bella colonna di fumo che s'innalzava dal camino e che faceva capire quello che stava succedendo all'interno. Segui la Sirena dentro la casa, e li vide una bella cucina, ben rifornita di ogni cosa. C'era una grande dispensa e una quantità di pentole e padelle, con due giovani Sirene ai fornelli. Poi il suo ospite lo condusse nella stanza centrale che era arredata in modo alquanto spoglio. Non c'era né un tavolo né una sedia; nient'altro che assi e ciocchi di legno per sedersi a mangiare. C'era, però, un bel fuoco che ardeva nel camino - una visione che risultò confortante per Jack.

«Ora vieni, che ti faccio vedere dove tengo... sai tu cosa», disse la Sirena, con uno sguardo d'intesa; e aprendo una porticina condusse Jack in una bella cantina, tutta piena di botti e barilotti e fusti e barili.

«Che te ne pare, Jack Dogherty? Eh! Forse si può vivere bene anche sott'acqua, no?»

«Non ne ho alcun dubbio», disse Jack, con un persuasivo schiocco del labbro superiore che faceva capire che era veramente convinto di quel che diceva.

Ritornarono nella stanza e trovarono il pranzo bell'e servito. Certo mancava la tovaglia - ma che differenza poteva fare? Nemmeno a casa sua Jack l'aveva sempre. Il pranzo non avrebbe fatto sfigurare la miglior casa del paese in un giorno di magro. C'era la miglior scelta di pesce, e non c'è da meravigliarsene. Rombi, storioni, sogliole, aragoste, ostriche e una ventina d'altre specie di pesce stavano tutte insieme sulle assi di legno insieme a una gran quantità di liquori stranieri. I vini, disse il vecchio, erano troppo freddi per il suo stomaco.

Jack mangiò e bevve fino a che non ne poté più; poi, sollevando una conchiglia di acquavite, «Alla salute di vostra signoria», disse, «anche se, vi chiedo scusa, è davvero strano che, anche se ci conosciamo da tempo, io non sappia ancora il vostro nome.»

«È vero, Jack», rispose lui, «non ci avevo ancora pensato, ma meglio tardi che mai. Il mio nome è Coomara.»

«Ed è davvero un bel nome», esclamò Jack, prendendo un'altra conchiglia d'acquavite: «Alla vostra salute, Coomara, e possiate vivere altri cinquantanni!».

«Cinquantanni!», ripeté Coomara, «Grazie tante! Se avessi detto cinquecento, il tuo augurio avrebbe avuto più senso.»

«Per Giove», esclamò Jack, «voi qui sott'acqua arrivate ad un'età davvero notevole. Avete conosciuto mio nonno, che è morto e sepolto da più di cinquant'anni. Non c'è proprio dubbio che sia un posto che fa bene alla salute.»

«Nessun dubbio; ma avanti, Jack, non lasciar riposare il liquore.»

Vuotarono una conchiglia dopo l'altra e, con grandissima sorpresa, Jack si accorse che il liquore non gli dava alla testa; il che era dovuto, suppongo, al fatto che sopra di loro c'era il mare, che manteneva loro fresco il cervello.

Il vecchio Coomara, che si sentiva sempre più allegro, cantò moltre canzoni; ma Jack non riuscì mai, se anche ne fosse andato della sua vita, a ricordare altro che:

 

Ram farti buddel buu,

Rippel dipple nitti dob;

Damdu duddel cuu,

Raffel taffel cittibuu!

 

Questo era il ritornello di una delle canzoni; e, a dire il vero, nessuno che io conosca è mai riuscito a tirarne fuori alcun significato specifico; ma la stessa cosa, in fondo, succede con molte canzoni d'oggi.

Alla fine il tipo disse a Jack: «Ora, mio caro ragazzo, se vieni con me ti farò vedere i miei pezzi rari!». Apri una piccola porta e condusse Jack in un'ampia stanza, dove Jack vide una quantità di oggetti bizzarri che Coomara aveva raccolto un giorno dopo l'altro. Quello che principalmente attrasse la sua attenzione, però, furono delle cose che sembravano pentole per aragoste, disposte in fila per terra lungo il muro.

«Beh, Jack, ti piacciono le mie rarità?», disse il vecchio Coo.

«Sulla mia sowkins 2, signore», disse Jack, «vale davvero la pena di vederle; ma posso avere l'ardire di chiedere cosa sono questi oggetti che sembrano pentole per aragoste?»

«Oh! Vuoi dire le Gabbie d'Anime?»

«Le... cosa?»

«Queste cose qui, in cui tengo le anime.»

«Cribbio! Ma quali anime, signore?», disse Jack, sbalordito. «Certo i pesci non hanno l'anima?»

«Oh! no», rispose Coo, con freddezza, «no che non ce l'hanno; ma queste sono le anime dei pescatori annegati.»

«Che Dio ci scampi da ogni pericolo!», borbottò Jack, «come diavolo le avete avute?»

«È molto facile: quando vedo avvicinarsi una bella tempesta, basta predisporre un paio di dozzine di queste, e poi, quando i marinai annegano e, sott'acqua, le loro anime li abbandonano, le povere cose sono più morte che vive, non essendo abituate al freddo; così si infilano nelle mie pentole in cerca di un rifugio, e quando sono al calduccio me le porto a casa; non è forse un bene per loro, povere anime, trovare un posticino così accogliente?»

Jack era così sbalordito da non sapere cosa dire, così non disse nulla. Ritornarono nella stanza da pranzo e bevvero ancora un poco di acquavite, che era ottima, e poi, quando Jack si rese conto che doveva essere già tardi e che Biddy poteva essere in ansia, si alzò dicendo che per lui era venuta l'ora di mettersi sulla strada.

«Come preferisci, Jack», disse Coo, «ma prima di andare prendi un duc an durrus 3; quello che ti aspetta è un viaggio lungo e freddo.»

Jack era un tipo educato, e non avrebbe mai rifiutato il bicchiere della staffa.

«Mi chiedo», disse, «se sarò capace di trovare la via di casa.»

«Di che dovresti preoccuparti», disse Coo, «quando ci sarò io a indicarti la strada?»

Uscirono sul davanti della casa, Coomara prese uno dei cappelli a tre punte e lo mise sulla testa di Jack a rovescio, poi lo sollevò sulla spalla in modo da poterlo lanciare su nell'acqua.

«Adesso», dice, dandogli una spinta, «emergerai proprio nello stesso punto da cui sei disceso; e, Jack, ti raccomando di rilanciarmi indietro il cappello.»

Lanciò Jack via dalla sua spalla e quello volò veloce verso l'alto come una bolla d'aria: wirr, wirr, viz - filò attraverso l'acqua fino a che giunse proprio alla roccia da cui s'era tuffato, dove trovò un punto per atterrare; allora lanciò giù il cappello, che affondò come una pietra.

Il sole stava tramontando nel bellissimo cielo di una calma serata estiva. Nell'orizzonte senza nuvole scintillava tremula Feascor 4, la stella solitaria, e le onde dell'Atlantico luccicavano in un flusso dorato di luce. E dunque Jack, accorgendosi che era tardi, si diresse verso casa; ma quando vi arrivò, non disse a Biddy nemmeno una parola su dove aveva passato la sua giornata.

La condizione delle povere anime rinchiuse nelle pentole per aragoste gli dette molta preoccupazione, e il pensiero di come restituire loro la libertà prese a tormentarlo. All'inizio ebbe l'idea di parlare della faccenda con il prete. Ma cosa poteva mai fare il prete, e cosa poteva importare a Coo del prete? Oltre a ciò, il vecchio Coo era davvero un buon diavolo, e non pensava di fare alcun danno. E poi Jack sentiva un certo riguardo per lui, e comunque, se si fosse risaputo che se ne andava a cena con le Sirene, il fatto avrebbe potuto non tornare a suo credito. Nel complesso, pensò che la cosa migliore fosse invitare a cena Coo, e farlo ubriacare, se ci riusciva, e poi prendere il cappello, scendere giù e scoperchiare le pentole. Era però innanzitutto necessario togliere di mezzo Biddy; dato ch'era una donna, Jack era infatti tanto prudente da preferire tenerle nascosta la cosa.

Dunque Jack divenne tutt'un tratto estremamente pio, e disse a Biddy che pensava sarebbe stato bene per l'anima di entrambi se lei fosse andata in pellegrinaggio al Pozzo di San Giovanni, vicino Ennis. Anche Biddy la pensava così, e quindi, all'alba di una bella mattina, se ne parti raccomandando molto a Jack di badare alla casa. Dato che sulla costa non c'era nessuno, Jack si diresse allo scoglio, per dare a Coomara il segnale convenuto, che consisteva nel gettare nell'acqua una grossa pietra. Jack la lanciò, ed ecco spuntar fuori Coo!

«Buon giorno, Jack», disse, «Cosa vuoi da me?»

«Proprio niente di particolarmente importante, signore», rispose Jack, «ma solo che veniate a cena da me, se posso osare chiedervelo, come ho per l'appunto appena fatto.»

«Mi fa proprio piacere, Jack, te lo assicuro; a che ora?»

«All'ora che preferite, signore... diciamo all'una, in modo che possiate tornarvene a casa, se lo desiderate, con la luce del giorno.»

«Ci sarò», disse Coo, «non temere.»

Jack andò a casa, preparò un bel pranzo a base di pesce e tirò fuori una gran quantità dei suoi migliori liquori stranieri; ce n'era a sufficienza, quanto a questo, per ubriacare venti uomini. Coo arrivò puntualissimo, con il suo cappello a tre punte sotto il braccio. Dato che il pranzo era pronto, sedettero a tavola e mangiarono e bevvero come veri uomini. Jack, pensando alle povere anime giù nelle pentole, continuò a offrire acquavite al vecchio Coo e lo incoraggiò a cantare, sperando di riuscire a farlo finire sotto il tavolo; ma il povero Jack dimenticò che ora non aveva il mare sopra la testa a tenergliela fresca. L'acquavite lo fece ubriacare, e quando fu sistemato per benino, Coo se ne tornò barcollando verso casa, lasciando il suo ospite muto come un merluzzo il Venerdì santo.

Jack non sr svegliò fino al mattino dopo, e allora si senti molto triste. «È proprio inutile che io pensi a far ubriacare quel vecchio malandrino», si disse Jack, «e come potrò dunque riuscire ad aiutare quelle povere anime a uscire dalle pentole per aragoste?» Quand'ebbe rimuginato per quasi tutto il giorno, fu colpito da un'idea. «Ci sono!», disse, percuotendosi il ginocchio, «che sia dannato se Coo, con tutti gli anni che si ritrova, ha mai visto una goccia di poteen 5! Ecco cosa ci vuole per sistemarlo! Oh! è proprio una fortuna che Biddy ritorni a casa solo tra due giorni; posso provarci un'altra volta.»

Jack invitò di nuovo Coo, che rise di lui perché la sua testa non reggeva bene l'alcool, dicendogli che non avrebbe mai raggiunto il livello di suo nonno.

«Va bene, ma mettimi alla prova un'altra volta», disse Jack, «e scommetto che riuscirò a bere fino a vederti ubriaco, poi sobrio, e poi di nuovo ubriaco.»

«Farò tutto quel che è in mio potere», disse Coo, «per farti piacere.»

Durante questo pranzo Jack badò bene di allungare con l'acqua il suo liquore, e di dare a Coo l'acquavite più forte di cui disponeva. Alla fine disse: «Scusatemi, signore, avete mai provato del poteen? - La vera rugiada di montagna?».

«No», disse Coo. «Di che si tratta, e da dove viene?»

«Oh, questo è un segreto», disse Jack, «ma è roba buona -non credere mai più a quel che dico se non è cinquanta volte più buono dell'acquavite o del rum. Il fratello di Biddy me ne ha giusto mandato in regalo un pochetto, in cambio di una quantità di acquavite, e poiché siete un vecchio amico di famiglia l'ho conservato per offarvelo.»

«Bene, vediamo di che si tratta», disse Coomara.

li poteen era quel che ci voleva. Era di prima qualità, e aveva tutto il suo aroma. Coo ne era deliziato: bevve e cantò e ricantò molte volte, Ram barn buddel buu; rise e ballò, fino a che non cadde a terra profondamente addormentato. Allora Jack, che aveva badato bene di rimanere sobrio, agguantò il cappello a tre punte, corse allo scoglio, saltò e in men che non si dica giunse all'abitazione di Coo.

Tutto era immobile come un cimitero a mezzanotte - non c'era una Sirena, giovane o vecchia che fosse. Jack entrò e capovolse le pentole, ma non vide un bel nulla; senti solo una specie di fischio, come un pigolio, mentre le sollevava una a una. Ne rimase sorpreso, ma poi ricordò quello che molte volte avevano detto i preti, che nessun essere vivente poteva vedere le anime, non più di quanto potesse vedere il vento o l'aria. Avendo dunque fatto per loro tutto quanto era in suo potere, rimise le pentole nella posizione in cui le aveva trovate e mandò una benedizione alle povere anime, per render più rapido il loro viaggio, ovunque stessero andando. Poi Jack cominciò a pensare di tornare indietro; mise il cappello, com'era opportuno, per rovescio; ma quando usci s'accorse che l'acqua era così in alto sopra la sua testa da togliergli ogni speranza di raggiungerla, ora che non c'era il vecchio Coomara a dargli una spinta. Gironzolò in cerca di una scala, ma non la trovò, né riuscì a vedere uno scoglio. Alla fine vide un punto in cui il mare pendeva alquanto più basso che da tutte le altre parti, così decise di tentare li. Appena ci arrivò, successe che un grosso merluzzo spinse giù la coda. Jack fece un salto e l'afferrò e il merluzzo, preso completamente alla sprovvista, fece un guizzo e tirò su Jack. Nel momento in cui il cappello toccò l'acqua Jack fu risucchiato via e schizzò su come un tappo di sughero, trascinando per la coda il povero merluzzo, che aveva dimenticato di lasciar andare. In un baleno raggiunse lo scoglio e senza perdere un solo minuto corse a casa, rallegrandosi in cuor suo della buona azione che aveva compiuto.

Ma intanto, a casa sua, era successo un bel pasticcio; giacché il nostro amico Jack non aveva fatto in tempo ad uscirne, per andare a compiere la missione di liberare le anime, che Biddy vi era rientrata dopo aver compiuto la sua, per la salvezza della sua anima, al pozzo di San Patrizio. Non appena lei entrò in casa e vide sul tavolo davanti a sé tutte quelle cose sparpagliate thrie-na-helah 6, si disse: «Bell'affare davvero! Quel mascalzone di mio marito (che disgrazia è stata sposarlo!) ha raccolto qualche vagabondo, mentre io pregavo per la sua anima, e si son bevuti tutto il poteen che gli aveva dato mio fratello, e di certo anche tutti i liquori che avrebbe dovuto vendere, a tutto vantaggio della sua buona reputazione». Poi, udendo una strana sorta di grugnito, guardò giù e vide Coomara steso sotto il tavolo. «Che la Vergine benedetta mi aiuti!», gridò. «Ditemi voi se non si è ridotto davvero come una bestia! Ma bene, ho sentito spesso parlare di uomini che si erano ridotti come bestie a forza di bere! Oh, per carità! - Jack, amor mio, come posso fare con te, o come posso fare senza di te? Come può una donna perbene pensare di vivere con una bestia?»

Così lamentandosi, Biddy corse fuori di casa, e mentre camminava senza sapere bene dove stesse andando udì la ben conosciuta voce di Jack che cantava un allegro motivetto. Biddy fu veramente felice di trovarlo sano e salvo e di vedere che non si era trasformato in una cosa che non era né pesce né uomo. Jack dovette raccontarle tutto, e Biddy, anche se per metà intendeva mostrarsi arrabbiata con lui per non averla informata prima, dovette ammettere che aveva fatto un bel servizio alle povere anime. Tutt'e due tornarono dunque in casa, pieni d'affetto l'uno per l'altro, e Jack svegliò Coomara; accorgendosi che il vecchio era alquanto intontito, lo invitò a non sentirsi depresso, perché una cosa del genere era già capitata a tante altre brave persone; disse che era solo la conseguenza del fatto che non era abituato al poteen, e gli raccomandò, come metodo di cura, di ingollare un pelo del cane che l'aveva morso 7. Ma Coo aveva tutta l'aria di ritenere di averne avuto a sufficienza. Si alzò, piuttosto malconcio, e senza neppure mostrare la buona educazione di dire qualche parola di cortesia se la squagliò per andarsi a rinfrescare con una passeggiata nell'acqua salata.

Coomara non senti mai la mancanza delle anime. Lui e Jack rimasero i migliori amici del mondo, e nessuno, forse, fu mai all'altezza di Jack nel liberare le anime dal purgatorio; perché riuscì a inventare mille scuse per entrare nella casa sotto il mare all'insaputa del vecchio, così da rivoltare le pentole e lasciar uscire le anime. Lo irritava, certo, il fatto di non essere in grado di vederle; ma poiché sapeva che la cosa era impossibile, si doveva ritenere soddisfatto.

La loro amicizia continuò per parecchi anni. Tuttavia un mattino, quando Jack lanciò giù un sasso, come faceva sempre, non ottenne nessuna risposta. Ne lanciò un altro, e un altro ancora, ma sempre senza risposta. Se ne andò e ritornò il mattino successivo, ma tutto fu inutile. Non aveva il cappello, e quindi non poteva andar giù a vedere cosa fosse successo al vecchio Coo; ma si convinse che il vecchio uomo, o vecchio pesce, o qualsiasi altra cosa era, fosse morto, oppure si fosse allontanato da quella parte del paese.


1 Veloce e leggerissima imbarcazione fatta di vimini e tela ricoperta di catrame (N.d.C).


2 Sowkins, diminutivo di anima.


3 Propriamente doech án dorrus, il bicchiere della staffa.


4 Nome gaelico di Venere (N.d.C).


5 Liquore ricavato dalla distillazione delle patate. Il poteen, fortemente alcoolico, veniva prodotto - del tutto illegalmente - soprattutto nelle regioni occidentali dell'Irlanda (N.d.C).


6 Trina-cheile, alla rinfusa.


7 Cioè di bere ancora un goccio del liquore che l'aveva fatto ubriacare (N.d.C).


Fiabe Irlandesi
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