Un sogno
di William Allingham
Sentii i cani ululare nella notte di luna,
e andai alla finestra per vedermi la scena;
tutti i Morti che ho mai conosciuto
erano a spasso, uno a uno, due a due.
Passavano, e passavano ancora;
concittadini eran tutti, dal primo all'ultimo;
nascevano nel lunare chiaror del sentiero,
e si spegnevano di nuovo nell'ombra più cupa.
Compagni di scuola, marciavano al passo
che facemmo un tempo, giocando ai soldati... ma ora più seri;
e più strani ancora per me da vedere, eran
quelli annegati, sapevo, nel terribile mare.
Gente bella ed eretta; ma anche gente debole e curva;
alcuni che ho amato, a cui tanto ambivo parlare;
alcuni eran morti soltanto da un giorno;
e alcuni che neppure sapevo eran morti.
Una lunga, lunga sfilata... in cui ciascuno mi sembrava
solo eppure fra tutti una, una sola,
alzò la testa e guardò verso di me.
Indugiò per un poco... non poteva restare.
Da quanto non vedevo quel viso pallido e bello!
Ah! Cara madre! Potessi solo appoggiarti
la testa sul seno, riposare un momento,
la mano tua sulla mia guancia bagnata di pianto!
Avanti, avanti, un mobile ponte han formato
sul torrente lunare, da un'ombra a un'ombra,
giovani e vecchi, uomini e donne;
dimenticati da tempo, e ora ricordati.
E prima si udì un'amara risata;
e subito dopo un rumore di pianto;
e poi una musica così nobile e gaia,
che ogni mattina, un di dopo l'altro,
vorrei richiamarla di nuovo alla mente.