Una strega della contea Queens
da Dublin University Magazine, 1839
Fu circa ottant'anni fa, nel mese di maggio, che vicino a Rathdowney, nella contea di Queens, un prete cattolico venne svegliato a mezzanotte per assistere un moribondo in una località remota della parrocchia. Il prete obbedì senza protestare e, una volta compiuto il suo dovere verso il peccatore morente, lasciò la capanna solo dopo che l'uomo ebbe lasciato questo mondo. Poiché era ancora buio, il tizio che era passato a chiamare il prete si offri di accompagnarlo a casa, ma lui rifiutò e si mise in viaggio da solo. La grigia alba cominciava ad apparire sulle colline. Il buon prete, incantato dalla bellezza del paesaggio, cavalcava ora osservando con attenzione tutte le cose che gli stavano attorno, ora menando colpi di frusta contro i pipistrelli e le grosse e bellissime falene che di tanto in tanto, svolazzando di siepe in siepe, attraversavano il suo solitario cammino. Preso da queste occupazioni, prosegui il suo viaggio lentamente, finché l'imminente sorgere del sole cominciò a rendere ogni cosa del tutto chiara alla vista; allora smontò da cavallo, svincolò il braccio dalle redini e, tirato fuori di tasca il Breviario, iniziò a leggere le preghiere del mattino continuando tranquillamente a camminare. Non aveva fatto molta strada quando notò che il suo cavallo, un animale molto vivace, sembrava volersi fermare in mezzo alla strada e fissava intensamente un campo al lato della via in cui pascolavano tre o quattro mucche. Lui però non badò molto alla cosa e prosegui ancora un po', quando il cavallo all'improvviso si gettò molto violentemente in avanti cercando a forza di liberarsi. Il prete riuscì con gran difficoltà a trattenerlo e, guardandolo con maggior attenzione, s'accorse che tremava dalla testa ai piedi e sudava abbondantemente. Ora era immobile, e rifiutava di procedere, e né minacce né preghiere riuscivano a convincerlo a muoversi. Il prete era molto stupito, ma ricordandosi di avere spesso sentito di cavalli in preda al panico che erano stati persuasi a muoversi una volta bendati, tirò fuori il fazzoletto e glielo legò sugli occhi. Poi montò in groppa e, quando colpì l'animale con delicatezza, esso si mosse senza riluttanza, ma continuando a sudare e tremando violentemente. Non avevano fatto molta strada quando giunsero di fronte a uno stretto viottolo, o mulattiera, bordeggiata ai due lati da una siepe alta e spessa, che conduceva dalla strada maestra al campo dove pascolavano le mucche. Per caso al prete capitò di dare un'occhiata al viottolo, e vide uno spettacolo che gli fece gelare il sangue nelle vene. Si trattava delle gambe di un uomo, dalla cintola in giù, senza testa né corpo, che venivano su per il sentiero a passo svelto. Il buon padre era molto spaventato, ma, poiché era un uomo dai nervi saldi, decise, qualunque cosa dovesse succedere, di fermarsi e cercare di capire meglio questo singolare fantasma. Si fermò dunque, e lo stesso fece l'apparizione senza testa, quasi avesse paura di avvicinarsi a lui. Il prete, notando ciò, retrocedette un poco dall'imboccatura della stradicciola e di nuovo lo spettro riprese il suo cammino. Di li a poco arrivò alla strada e il prete ebbe così l'opportunità di osservarlo minuziosamente. Indossava calzoni gialli di pelle di daino, legati stretti alle ginocchia con un nastro verde; non aveva né scarpe né calze e le gambe erano coperte da lunghi peli rossi, e bagnate, sanguinanti e sporche di terra, probabilmente come conseguenza dell'aver attraversato delle siepi spinose. Il prete, pur molto spaventato, aveva una gran voglia d'esaminare il fantasma e a questo scopo raccolse tutto il suo sangue freddo per riuscire a parlargli. Lo spettro ora lo precedeva un poco e continuava la sua marcia alla solita andatura sostenuta, e il prete accelerò l'andatura del suo cavallo. «Olà, amico! Chi sei, e dove te ne vai così di buon mattino?»
L'orrendo spettro non diede una risposta, ma emise un grugnito selvaggio e disumano: «Umf».
«Bella mattinata per gli spettri cui piace andarsene in giro», disse ancora il prete.
La risposta fu un altro «Umf».
«Perché non parli?»
«Umf.»
«Non sembri molto portato alle chiacchiere questa mattina.»
Di nuovo «Umf».
Il buon uomo cominciava a sentirsi irritato di fronte all'ostinato silenzio di questo mostruoso visitatore e disse, con una certa enfasi:
«Nel nome di tutto ciò che è sacro, ti ordino di rispondermi. Chi sei, e dove sei diretto?».
Un altro «Umf», più forte e più furente di prima, fu l'unica risposta.
«Forse», disse il prete, «un assaggio della mia frusta potrebbe renderti un po' più comunicativo»; e così dicendo sferrò all'apparizione un gran colpo di frusta sui calzoni.
Il fantasma emise un grido selvaggio e mostruoso e cadde in avanti sulla strada; e quale non fu lo sbalordimento del prete nel vedere tutto il luogo inondato di latte. Ammutolì dallo stupore; il fantasma riverso a terra continuava ancora a buttar fuori una gran quantità di latte; al prete cominciò a girare la testa, gli si confuse la vista e fu colto da uno strano stordimento che durò alcuni minuti. Quando si riprese, lo spaventoso spettro era svanito e al suo posto il prete vide, distesa sulla strada, mezzo affogata nel latte, la sembianza di Sarah Kennedy, una vecchia dei dintorni che era da tempo famigerata nella zona per le sue stregonerie e pratiche superstiziose; e ora risultava chiaro che aveva assunto quella forma mostruosa grazie all'aiuto del diavolo, e che quella mattina era stata impegnata a succhiare le mucche del villaggio. Se gli fosse esploso un vulcano sotto i piedi, non avrebbe potuto essere più sbalordito; rimase li a guardare ancora un po' in silenzioso stupore -mentre la vecchia gemeva e si contorceva convulsamente.
«Sarah», disse infine, «è da molto che ti esorto a pentirti della tua condotta malvagia, ma sei stata sorda alle mie preghiere; e ora, disgraziata, ti sei fatta sorprendere nel bel mezzo dei tuoi misfatti.»
«Oh, padre, padre», gridò la sventurata donna, «non potete fare nulla per salvarmi? Sono perduta; l'inferno mi attende, e in questo momento legioni di diavoli mi circondano, in attesa di condurre la mia anima alla perdizione.»
Il prete non ebbe la forza di rispondere; i tormenti della sventurata vecchia aumentarono; il suo corpo si gonfiò smisuratamente; gli occhi le brillavano neanche fossero in fiamme, la faccia era nera come la notte e tutto il suo corpo si torceva in mille diverse convulsioni; le sue urla erano spaventose. Il viso perse ogni espressione, gli occhi si chiusero e in pochi minuti spirò fra i più atroci tormenti.
Il prete prese la via di casa e si fermò alla più vicina capanna per riferire gli strani avvenimenti. I resti di Sarah Kennedy furono portati alla sua capanna, collocata ai margini di un boschetto poco lontano. Aveva vissuto molto tempo nella zona. Ma era ancora una forestiera, e nessuno sapeva da dove fosse venuta. Non aveva parenti nella zona all'infuori di una figlia ora avanti negli anni, che abitava con lei. Possedeva una mucca, ma vendeva più burro, si diceva, di qualsiasi altro agricoltore della parrocchia, ed era molto diffuso il sospetto che se lo procurasse grazie all'intervento del diavolo dato che non aveva mai fatto segreto d'essere esperta di stregonerie e incantesimi. Professava la religione cattolica, ma non osservava le pratiche prescritte da quella chiesa e ai suoi resti fu negata una sepoltura cristiana; essi vennero sepolti in una fossa vicino alla sua casupola.
La sera della sepoltura gli abitanti del
villaggio si riunirono e bruciarono la sua
residenza fino alle fondamenta. Sua figlia fuggi e non tornò mai
più.