Introduzione
Il dottor Corbett, vescovo di Oxford e Norwich, lamentava molto tempo fa la scomparsa degli esseri fatati inglesi. «Al tempo della regina Mary», egli scriveva,
Quando Tom a casa dal lavoro ritornava,
O Cis per mungere s'alzava,
Gaio, gaio suonava il tamburello,
E con gran gioia moveano i piedi loro.
Mentre adesso, ai tempi di Giacomo, se ne erano andati via tutti, perché «facevano parte d'una religione d'altri tempi», e «le loro canzoni erano Ave Marie». In Irlanda invece ci sono ancora, a offrire doni alle persone gentili e a tormentare quelle scontrose. «Ha mai visto un essere fatato, o qualcosa del genere?», ho chiesto a un vecchio nella contea Sligo. «Per carità, non sa quanto mi scocciano», mi ha risposto. «Ma i pescatori di queste parti sanno niente delle sirene?», ho chiesto a una donna di un villaggio nella contea Dublino. «Non sono affatto contenti di vederle, davvero», ha risposto, «perché portano sempre il brutto tempo.» «Ecco un uomo che crede nei fantasmi», disse un capitano di marina straniero, indicando un timoniere di mia conoscenza. «In ognuna della case laggiù», disse il timoniere, indicando il suo paese natale di Rosses, «ce ne sono parecchi.» Di certo quell'ormai vecchio e molto rispettato dogmatico che chiamiamo Spirito dell'Epoca non ha mai fatto sentire la sua voce laggiù. Nel giro di poco tempo, dato che di recente il personaggio ha assunto un aspetto più che mai logoro, sarà affossato come si deve nella tomba, e ne nascerà un altro, anch'esso vecchio e molto rispettato, ma nemmeno di questo si sentirà parlare laggiù, e dopo di lui un altro e un altro ancora. In verità, si tratta di sapere se si sentirà mai parlare di uno qualsiasi di questi personaggi al di fuori delle sedi dei giornali, delle sale da conferenza, dei salotti e dei ristoranti delle città; o se lo Spirito dell'Epoca non sia, di fatto, nuli'altro che una frottola. A ogni modo, intere schiere di personaggi di tal genere non potranno cambiare molto i Celti. Giraldus Cambrensis ha trovato le persone delle isole occidentali un tantino pagane. «Quanti dèi ci sono?», chiedeva un prete, qualche tempo fa, a un uomo dell'isola di Innistor. «A Innistor ce n'è uno solo; ma questo posto sembra bello grande», disse l'uomo, e il prete alzò le mani con orrore, proprio come sette secoli prima aveva fatto Giraldus. Sia chiaro, non intendo farne una colpa a quell'uomo; è molto meglio credere in molti dèi che in nessuno, o ritenere che ce ne sia si uno solo, ma che sia un po' sentimentale e irrealistico, poco adatto al diciannovesimo secolo. Il Celta, le sue cromlechs e suoi monoliti non cambieranno di molto - in verità è dubbio se mai qualcuno cambi affatto. Nonostante le schiere di negatori e assertori, di sapienti e professori, la maggioranza delle persone è ancora restia a sedere a tavola in tredici, a farsi mettere il sale sulle vivande da qualcun altro o a camminare sotto una scala, e mal tollera di vedere una gazza che se ne sta da sola ad agitare la sua coda variegata. Ci sono, naturalmente, dei figli dei lumi che hanno negato tutte queste cose, tuttavia perfino un giornalista, se lo attirate dentro un cimitero a mezzanotte, crederà nei fantasmi, perché siamo tutti visionari, se andiamo a scavare sufficientemente a fondo. Il Celta, però, è un visionario senza bisogno di scavare.
Però bisogna tenere presente che, se siete straniero, non sentirete tanto facilmente parlare di spiriti e folletti, perfino in un villaggio dell'Ovest. Dovrete muovervi con abilità e fare amicizia con i bambini e i vecchi, cioè con coloro che ancora non hanno sperimentato le preoccupazioni della normale vita quotidiana e coloro nei quali esse si fanno sempre meno urgenti, e a cui anzi verranno a mancare del tutto un giorno o l'altro. Le vecchie sono quelle che ne sanno di più, ma non è tanto facile indurle a parlare, perché i folletti sono assai riservati e si irritano moltissimo quando si parla di loro - e non ci sono forse tante storie di vecchie che sono state pizzicate fin quasi a morirne, o paralizzate da soffi stregati?
In mare, quando le reti sono state gettate e le pipe sono accese, qualche vecchio custode di racconti diviene loquace, e narra le sue storie al ritmo dei cigolii delle barche. Anche le notti della santa vigilia sono un momento molto propizio, e in passato si potevano sentire molti racconti durante le veglie funebri. Ma i preti si sono opposti alle veglie.
Nella Parochial Survey of Ireland viene riferito. come i narratori di leggende usassero riunirsi di sera e, se la versione di qualcuno era diversa dalle altre, tutti quanti recitavano la loro, facevano una votazione, e l'uomo che aveva apportato le varianti doveva conformarsi al verdetto. In questo modo le storie sono state trasmesse con tale accuratezza che il lungo racconto di Dierdre, nei primi decenni di questo secolo, veniva narrato in modo quasi uguale, parola per parola, alla versione contenuta negli antichissimi manoscritti della Royal Dublin Society. Variava solo in un punto, ma era il manoscritto a essere chiaramente sbagliato: c'era un brano che era stato dimenticato dal copista. Ma tale accuratezza è propria più delle leggende popolari e dei bardi che dei racconti di folletti; questi infatti variano molto, perché vengono di solito adattati a qualche celebrità locale o di un villaggio vicino dimostratasi capace di vedere i folletti.
Generalmente in ogni contea esiste qualche famiglia o qualche personaggio che si ritiene abbia goduto favori o subito persecuzioni, soprattutto da parte di fantasmi, come gli Hackets di Castel Hacket, nella contea Galway, che ebbero come antenato un essere fatato; o John-o'-Daly di Lisadell, contea Sligo, che scrisse «Eileen Aroon», la canzone rubata dagli Scozzesi e da loro chiamata «Robin Adair» e di cui Handel sarebbe stato più orgoglioso che non di tutti i suoi oratorii 1, e «O'Donahue of Kerry». Le storie tendevano a fare di questi uomini il proprio argomento, a volte abbandonando, in favore dei nuovi, più antichi eroi. Se si sono raccolte soprattutto intorno ai poeti è perché in Irlanda la poesia è sempre stata misteriosamente collegata alla magia.
Questi racconti popolari sono ricchi di semplicità e di intermezzi musicali, perché sono la letteratura di una classe per la quale ogni evento, nell'antico ripetersi di nascita, amore, sofferenza e morte si è presentato immutato per secoli, e che ha nascosto tutto in fondo al cuore: una classe per la quale ogni cosa è un simbolo. Possiede la vanga, sulla quale l'uomo si è curvato fin dall'inizio. La gente delle città ha le macchine, che sono prosaicità e identificano il parvenu. Ma i contadini hanno ben pochi avvenimenti. Possono meditare sui casi di una lunga vita mentre siedono accanto al fuoco. Per noi, niente ha il tempo di acquistare significato; troppe sono le cose che accadono perché un cuore, anche se grande, le possa contenere. Si dice che le persone più eloquenti del mondo siano gli arabi, che posseggono solo la nuda terra del deserto e un cielo completamente spazzato dal sole. «La saggezza illumina tre cose», dice un loro proverbio, «la mano del cinese, la mente del francese e la lingua dell'arabo.» Questo, io penso, è il significato di quella semplicità tanto ricercata al giorno d'oggi da tutti i poeti, e che a nessun prezzo è possibile recuperare. è un tal Paddy Flynn, un vecchietto dagli occhi vivaci che vive in una casetta di una stanza, piena d'infiltrazioni d'acqua, nel villaggio di B., «il posto più nobile - intendi magico - dell'intera contea Sligo», dice lui, benché altri reclamino tale onore per Drumahair o per Drumcliff. È anche un vecchio molto pio! Avrete modo di esaminare la sua strana figura e i suoi ispidi capelli, se capiterà che sia in vena di devozione, prima che arrivi a parlare delle vicende di «lorsignori». Una strana devozione la sua! Vecchi racconti su Columkill e su ciò che diceva a sua madre. «Come stai oggi, mamma?» «Peggio!» «Possa tu star peggio domani»; e il giorno dopo, «Come stai oggi, mamma?» «Peggio!» «Possa tu star peggio domani»; e il seguente, «Come stai oggi, mamma?» «Meglio, ringraziando Iddio.» «Possa tu star meglio domani.» E vi dirà che in questa maniera irrispettosa Columkill insegnava a essere allegri. Poi molto probabilmente si lancerà nel suo tema preferito - come il Sommo Giudice sorrida nello stesso modo sia quando ricompensa i buoni che quando condanna i dannati alle fiamme eterne. A Paddy Flynn questo malinconico e apocalittico buon umore del Sommo Giudice appare molto confortante. Ma d'altra parte neanche la sua allegria sembra molto terrena -sebbene sia un'allegria del tutto palpabile. La prima volta che lo vidi si stava cucinando dei funghi; la volta successiva era addormentato sotto una siepe, e sorrideva nel sonno. Sicuramente una qualche gioia che ha poco a che fare con questa solida terra brilla in quegli occhi - svelti come gli occhi di un coniglio - in mezzo a una gran quantità di rughe, perché Paddy Flynn è molto vecchio. C'è una specie di malinconia nella loro allegria, una malinconia che è quasi parte della loro gioia, la malinconia visionaria delle nature puramente istintive, e di tutti gli animali. Se ne va in giro nella triplice solitudine creatagli dall'età, dall'eccentricità e dalla parziale sordità, subendo molte molestie da parte dei ragazzini.
Quanto alla realtà dei suoi poteri magici e della sua capacità di vedere gli spiriti, non tutti concordano. Un giorno parlavamo della Banshee. «L'ho vista», disse, «laggiù vicino all'acqua, mentre "batteva" il fiume con le mani.» È lui che mi ha detto che i folletti lo importunavano.
Non che lo Scettico sia del tutto assente, perfino in questi villaggi occidentali. Io l'ho incontrato una mattina, mentre legava il suo grano, in un campo non più grande di un fazzoletto. Molto diverso da Paddy Flynn - scetticismo in ogni ruga del suo volto, e un gran viaggiatore, oltretutto! - un indiano Mohawk lungo un piede tatuato su un braccio per mettere in evidenza la cosa.
«Quelli che viaggiano», dice un prete dei dintorni, scuotendo la testa al pensiero di quest'uomo, mentre cita Thomas A' Kempis, «raramente diventano santi.» Avevo parlato di spettri a questo Scettico. «Spettri», disse lui, «cose del genere non esistono affatto, no; ma "lorsignori" si possono spiegare: perché il diavolo, quando è caduto dal cielo, si è portato dietro quelli dalla volontà più debole, che sono stati sbattuti nei posti più desolati. Ecco cosa sono "lorsignori". Ma adesso ce n'è sempre meno, perché il loro tempo è finito, capite, e stanno tornando indietro. Ma gli spettri no! E vi dirò un'altra cosa in cui non credo - il fuoco dell'inferno.» Poi, a voce bassa: «è stato inventato solo per dare qualcosa da fare ai preti e ai parroci». E con questo, quell'uomo tanto illuminato tornò a legare il suo grano.
I vari studìosi di folklore irlandese hanno, dal nostro punto di vista, un gran merito e, dal punto di vista di altri, un gran difetto. Hanno fatto del loro lavoro letteratura, piuttosto che scienza, e ci hanno parlato dei contadini irlandesi piuttosto che della religione primitiva dell'umanità, o di qualunque altra cosa vadano in cerca quelli che si occupano di folklore.
Per essere considerati scienziati, avrebbero dovuto schedare tutti i loro racconti in tabelle simili ai conti del droghiere -una voce per il re dei folletti, una per la regina. Invece di far così hanno colto la vera voce del popolo, la vibrazione stessa della vita, ciascuno offrendo espressione a quello che più aveva risalto al suo tempo. Croker e Lover, pieni delle idee della sventata classe gentilizia irlandese, vedevano ogni cosa in modo umoristico. A dare impulso alla letteratura irlandese del loro tempo era una classe che - principalmente per ragioni politiche - non prendeva in seria considerazione il popolo, e immaginava il paese come l'Arcadia d'un umorista; delle sue passioni, tristezze, tragedie, non sapeva nulla.
Ciò che loro hanno prodotto non è del tutto falso; si sono limitati a far diventare simbolo di un'intera nazione un certo tipo di incosciente che si incontra più spesso fra barcaioli, carrettieri e servi di gentiluomini: lo stereotipo dell'irlandese da operetta. Gli scrittori del '48, e con essi la carestia, avrebbero portato all'esaltazione questa loro impostura. La loro opera aveva lo slancio e allo stesso tempo la superficialità di una classe dominante priva di preoccupazioni, e in Croker è ovunque pervasa di bellezza - una dolce bellezza arcadica. Carleton, nato contadino, in molte delle sue storie (ho potuto riportarne solo alcune delle meno importanti) e particolarmente in quelle di fantasmi, ha un atteggiamento molto più serio, nonostante tutto il suo umorismo. Kennedy, un vecchio libraio di Dublino che sembra esser stato in certo modo davvero convinto che gli esseri fatati esistessero, li segue in ordine di tempo. Dispone di doti letterarie decisamente inferiori, ma è straordinariamente accurato, e spesso riporta le parole precise con cui le storie venivano narrate. Ma il libro migliore dell'epoca di Croker è Ancient Legends, di Lady Wilde. Qui l'umorismo ha ceduto il posto completamente all'immedesimazione e alla tenerezza. Qui troviamo il cuore più segreto del Celta che ha imparato ad amare sopravvivendo attraverso gli anni delle persecuzioni; quando, abbandonandosi ai sogni e ascoltando al crepuscolo canzoni fatate, riflette sull'anima e sulla morte. Questo è il vero Celta, è il Celta quando sogna.
Oltre a questi, ci sono due scrittori importanti che, fino ad ora, non hanno pubblicato nulla sotto forma di libro - Letitia Maclintock e Douglas Hyde.
La signorina Maclintock scrive in modo accurato ed elegante nel dialetto mezzo scozzese dell'Ulster; Douglas Hyde sta ora preparando un volume di racconti popolari in gaelico che ha in gran parte trascritto parola per parola vivendo fra gli abitanti di lingua gaelica di Roscommon e Galway. È forse il più attendibile di tutti. Conosce a fondo il popolo. Altri vedono soltanto una fase della vita irlandese; egli ne comprende tutti gli elementi. La sua produzione non è né umoristica, né triste; è, semplicemente, la vita. Mi auguro che possa rendere parte del materiale che ha raccolto in forma di ballata, perché è l'ultimo dei nostri scrittori di ballate della scuola di Walsh e Callanan - uomini la cui opera sembra trasmettere l'aroma del fumo di torba. E questo richiama alla mente i libri di leggende d'una volta. Se ne possono trovare degli esemplari anneriti dal fumo sugli scaffali delle capanne contadine, e sono, o erano, venduti direttamente dai venditori ambulanti, ma non è possibile rinvenirli in nessuna biblioteca di questa città di Sassenach 2. The Royal Fairy Tales, The Hibernian Tales e The Legends of the Fairies sono la letteratura fantastica del popolo.
Qui vengono riportati parecchi esempi della nostra poesia di argomento magico. Assomiglia più alla poesia magica della Scozia che non a quella inglese. I personaggi della letteratura fantastica inglese sono, nella maggioranza dei casi, semplicemente dei mortali ben travestiti. Nessuno mai ha creduto in questi esseri fatati. Sono romantiche imposture provenienti dalla Provenza. Nessuno ha mai messo latte fresco sulla soglia per loro.
Quanto alla parte che ho avuto io in questo libro, ho cercato di fare in modo che esso illustrasse, per quanto era possibile in così poche pagine, ogni genere di credenza popolare irlandese. Il lettore forse si meraviglierà che in tutte le mie note io non abbia cercato una spiegazione razionale per un solo folletto. Cerco sostegno, dunque, nelle parole di Socrate:
FEDRO: Di' un po', Socrate, non è di qui, da uno di questi posti dell'Illisso, che Borea, dicono, rapì Oritia?
SOCRATE: Già, dicono.
FEDRO: Qui? Certo qui il fiume è bello; l'acqua è limpida che ci si vede il fondo, e fatta proprio perché le fanciulle ci vengan a giocare sulle rive.
SOCRATE: No, più giù, due o tre stadi circa, dove si guada per il tempio d'Agra. E ci dev'essere anche un altare, consacrato a Borea.
FEDRO: Non ho mai badato; ma, per Giove, dimmi, o Socrate: tu ci credi a questo mito?
SOCRATE: Ma, se non ci credessi, come fanno i sapienti, non sarebbe strano. E poi, volendo fare della sapienza, potrei dire che, mentre ella giocava con Farmacea, una ventata di Borea la buttò giù dalle rupi, li vicino; e poi che fu morta, si disse che Borea l'aveva rapita - o dal colle di Ares; perché c'è anche quest'altra tradizione, che di li, non di qui fu rapita. Io, o Fedro, codeste spiegazioni non nego certo che per ogni riguardo sian graziose, ma penso che ci voglia un uomo fin troppo bravo e solerte e non davvero avventurato, non fosse altro, perché, dopo, è costretto a rifar la figura degli Ippocentauri, e poi della Chimera, e poi gli si riversa addosso una folla di altri esseri, come Gorgoni e Pegasi, e una strana moltitudìne di mille altre prodigiose e inesplicabili nature. Che, se non ci ha fede e vuole renderle tutte verosimili, sobbarcandosi a una sapienza che vuol fatica da contadini, dovrà spenderci sopra molto tempo. Io tempo per queste cose non ne ho affatto, e la ragione è questa, mio caro, che ancora non riesco, come vuole la sentenza delfica, a conoscere me stesso; e perciò mi sembra ridicolo che uno che non conosca ancora questo, si metta ad indagare cose che non lo riguardano. Così, queste storie le lascio stare, tenendomi a quello che generalmente se ne crede, e, come dicevo or ora, vo esaminando non quelle, ma me stesso, se per caso io non sia un mostro più complicato e più fumoso di Tifone, o una bestia più mansueta e più semplice, partecipe per natura d'una qualche sorte divina e senza fumo 3.
W. B. YEATS
Ringraziamenti
Debbo ringraziare la Macmillan e le redazioni di Belgravia, AlL the Year Round e Monthly Packet, per l'autorizzazione a riportare rispettivamente i brani di Legendary Fictions of the Irish Celts di Patrick Kennedy e gli articoli di Letitia Maclintock; Lady Wilde, per avermi concesso di riportare tutto quanto avessi desiderato dal suo Ancient Legends of Ireland (Ward & Downey); Douglas Hyde, per le sue tre storie inedite e per la valida e apprezzata assistenza che in molti modi ha offerto; nonché Mr. Allingham e altri titolari di diritti d'autore per le loro opere poetiche. Le poesie di Allingham provengono da Irish Songs and Poems (Reeves and Turner); quelle di Ferguson dalle ristampe economiche della Sealey, Bryers & Walker; le mie e quelle di Miss O' Keary da Ballads and Poems of Young Ireland, 1888, una piccola antologia pubblicata dalla Gill & Sons di Dublino.
1 Egli visse per qualche tempo a Dublino, e così gli capitò di sentirla.
2 Termine spregiativo per indicare gli inglesi (N.d.C).
3 Platone, Fedro, 238b-239a, trad. it. di C. Diano, Laterza, Bari 1934 (N.d.C).