L'uomo che non aveva mai conosciuto la paura tradotta

dal gaelico da Douglas Hyde

 

 

Cera una volta una signora che aveva due figli, i cui nomi erano Louras (Lawrence) e Carrol. Lawrence dal giorno della nascita non aveva mai avuto paura di nulla, ma Carrol non oltrepassava mai la soglia di casa dal momento in cui scendeva il buio della notte.

Era consuetudine, a quel tempo, quando una persona moriva, che la gente vegliasse la tomba del morto a turno, uno dopo l'altro; perché c'erano dei profanatori che andavano in giro a rubare i cadaveri.

Quando la madre di Carrol e Lawrence mori, Carrol disse a Lawrence:

«Dici che nulla ti ha ancora mai fatto paura, ma scommetto con te che questa notte non avrai il coraggio di vegliare la tomba di tua madre».

«Scommetto con te che ce l'avrò», disse Lawrence.

Quando stava scendendo il buio della notte, la sera, Lawrence si mise la spada e andò al cimitero. Sedette su una pietra sepolcrale vicino alla tomba di sua madre fino a che fu notte fonda e cominciò ad avere sonno. Allora vide una grossa cosa nera che veniva verso di lui, e quando essa gli fu vicino vide che era una testa senza corpo. Tirò fuori la spada per colpirla se si fosse ulteriormente avvicinata, ma essa non lo fece. Lawrence rimase a guardarla finché non cominciò ad arrivare la luce del giorno; allora la testa-senza-corpo se ne andò, e Lawrence tornò a casa.

Carrol gli chiese se avesse visto qualcosa nel cimitero.

«Si», disse Lawrence, «e il corpo di mia madre sarebbe scomparso, se non ci fossi stato io di guardia.»

«La persona che hai visto era morta o viva?», disse Carrol.

«Non so se era morta o viva», disse Lawrence. «Si trattava soltanto di una testa senza corpo.»

«E non hai avuto paura?», dice Carrol.

«No di certo», dice Lawrence, «non sai che niente al mondo mi ha mai messo paura?»

«Scommetto di nuovo con te che questa notte non avrai il coraggio di vegliarla ancora», dice Carrol.

«Accetterei la scommessa», disse Lawrence, «se non sentissi la mancanza di una notte di sonno. Questa notte vacci tu.»

«Non andrei al cimitero questa notte per tutto l'oro del mondo», dice Carrol.

«Se non ci vai, domattina il corpo di tua madre sarà scomparso», dice Lawrence.

«Se solo veglierai questa notte e domani notte, non ti chiederò mai più di fare un turno di lavoro fino a che vivrai», disse Carrol, «ma credo che tu abbia paura.»

«Per dimostrarti che non ho paura», disse Lawrence, «veglierò.»

Andò a dormire e quando giunse la sera si alzò, indossò la spada e andò al cimitero. Sedette su una pietra sepolcrale vicino alla tomba di sua madre. Nel bel mezzo della notte senti un forte rumore che si avvicinava. Una grande cosa nera s'avvicinò alla tomba e cominciò a scavar via la terra. Lawrence sollevò la spada e con un colpo tagliò a metà la grande cosa nera; poi tagliò a metà ognuna delle due metà, e non la vide più.

Al mattino Lawrence andò a casa e Carrol gli chiese se avesse visto qualcosa.

«Si», disse Lawrence, «e se solo non fossi stato io là, il corpo di mia madre sarebbe scomparso.»

«È venuta di nuovo la testa senza corpo?», chiese Carrol.

«Non era quella, bensì una grossa cosa nera, e stava scavando la tomba di mia madre, finché l'ho tagliata a metà.»

Lawrence quel giorno dormi, e quando venne la sera si alzò, mise la spada e andò al cimitero. Sedette su una pietra tombale finché arrivò la mezzanotte. Vide allora una cosa bianca come la neve e orribile come il peccato; aveva la testa di un uomo e i denti lunghi come l'attrezzo per cardare il lino. Lawrence alzò la spada e stava per assestarle un colpo, quando quella disse:

«Trattieni la tua mano; hai salvato il corpo di tua madre, e non c'è in Irlanda un uomo coraggioso come te. Ti aspettano grandi ricchezze se andrai a cercarle».

Lawrence tornò a casa e Carrol gli chiese se avesse visto qualcosa.

«Si», disse Lawrence, «e se non fossi stato là il corpo di mia madre sarebbe scomparso, ma adesso non c'è più da temere.»

Il mattino, il giorno seguente, Lawrence disse a Carrol:

«Dammi la mia parte di denaro, e farò un viaggio, per conoscere un po' il paese».

Carrol gli diede il denaro, e lui si incamminò. Procedette finché giunse a una grande città. Entrò allora nella casa di un fornaio per comprare del pane. Il fornaio cominciò a parlare con lui e gli chiese se stesse andando lontano.

«Sto andando a cercare qualcosa che mi faccia paura», disse Lawrence.

«Hai molto denaro?», disse il fornaio.

«Ho la metà di cento sterline.»

«Ne scommetto con te un'altra metà di cento che proverai paura se andrai nel posto che ti dico», dice il fornaio.

«Accetto la tua scommessa», disse Lawrence, «se solo il posto non è troppo lontano.»

«È a meno di un miglio da dove sei ora», disse il fornaio; «aspetta qui finché viene la sera e poi va' al camposanto, e come segno che ci sei stato portami il calice che sta sull'altare della vecchia chiesa (cill) del cimitero.»

Quando il fornaio aveva fatto la scommessa era certo che avrebbe vinto, perché c'era un fantasma nel cimitero e prima d'allora nessuno c'era entrato per quarant'anni senza rimanere ucciso.

Quando giunse il buio della notte, Lawrence mise la spada e andò al cimitero. Arrivò alla porta del cimitero e la colpi con la spada. La porta si apri e venne fuori un grande ariete nero, con due corna lunghe come un correggiato. Lawrence gli sferrò un colpo e quello spari dalla vista, lasciandolo nel sangue fino alle caviglie. Lawrence entrò nella vecchia chiesa, prese il calice, ritornò alla casa del fornaio, gli diede il calice e vinse la scommessa. Allora il fornaio gli chiese se avesse visto qualcosa nel cimitero.

«Ho visto un grande ariete nero dalle lunghe corna», disse Lawrence, «e gli ho tirato un colpo che gli ha cavato fuori tanto sangue da farci navigare una barca; di certo a quest'ora deve essere morto.»

La mattina, il giorno dopo, il fornaio e molta gente andarono al cimitero e videro il sangue dell'ariete nero sulla porta. Andarono dal prete e gli dissero che l'ariete nero era stato cacciato via dal camposanto. Il prete non credette loro, perché il camposanto era stato chiuso per quarant'anni a causa dello spettro che c'era dentro, e né preti né frati avevano potuto farlo allontanare. Il prete si recò insieme agli altri alla porta del camposanto e quando vide il sangue prese coraggio e mandò a chiamare Lawrence e udì la storia dalla sua stessa bocca. Poi mandò a prendere il necessario per benedire e invitò la gente a entrare, che avrebbe detto per loro una messa. Il prete entrò e così fecero Lawrence e la gente; poi lesse la messa senza che arrivasse, come al solito, il grosso ariete nero. Il prete fu molto contento e diede a Lawrence altre cinquanta sterline.

Il mattino del giorno dopo Lawrence se ne andò per la sua strada. Viaggiò tutto il giorno senza vedere una casa. Verso la mezzanotte giunse in una ampia valle solitaria e vide un grande raggruppamento di gente che stava a guardare due uomini che giocavano a hurling, Lawrence rimase a osservarli, perché la luna mandava una bella luce.

Era il «buon popolo» che stava giocando, e non passò molto che uno di loro sferrò un colpo alla palla e la spedì sul petto di Lawrence. Questi protese la mano per prendere la palla e rilanciarla, e cos'era se non la testa di un uomo? Quando Lawrence l'afferrò la testa cominciò a strillare, poi chiese a Lawrence:

«Non hai paura?».

«No di certo», disse Lawrence, e non appena ebbe detto queste parole tanto la testa che la gente scomparvero e rimase tutto solo nella gola.

Viaggiò fino a che arrivò a un'altra città, e quand'ebbe mangiato e bevuto a sufficienza, si mise in cammino e prosegui finché giunse a una grande casa sul lato della strada. Poiché la notte si stava avvicinando entrò per vedere se poteva trovare un posto per dormire. Sulla porta c'era un ragazzo che gli disse:

«Dove stai andando, o cosa cerchi?».

«Non so dove sto andando, ma vado in cerca di qualcosa che mi faccia paura», disse Lawrence.

«Allora non devi andare lontano», disse il giovane. «Se ti fermi in quella grossa casa dall'altra parte della strada, prima che giunga mattino, avrai paura; allora ti darò venti sterline.»

«Mi ci fermerò», disse Lawrence.

Il giovane andò con lui, apri la porta, lo portò in una grande stanza in fondo alla casa, poi gli disse: «Accenditi un fuoco e io ti manderò da mangiare e da bere in abbondanza».

Lawrence si preparò un fuoco e arrivò una ragazza che gli portò tutto quel che poteva desiderare.

Procedette benissimo, finché giunse la mezzanotte, e allora udì un forte rumore sopra la testa e non ci volle molto che entrarono uno stallone e un toro, che cominciarono a combattere. Lawrence non si mise mai contro di loro né si allontanò, e quando furono stanchi di combattere, se ne andarono. Lawrence si addormentò e non si svegliò fino a che, il mattino, non entrò il giovane, che fu sorpreso di vederlo vivo. Gli chiese se avesse visto qualcosa.

«Ho visto uno stallone e un toro combattere furiosamente per circa due ore», disse Lawrence.

«E non hai avuto paura?», disse il giovane.

«No», disse Lawrence.

«Se aspetti ancora questa notte ti darò altre venti sterline», dice il giovane.

«Aspetterò, grazie», dice Lawrence.

La seconda notte, alle dieci circa, Lawrence stava per addormentarsi quando entrarono due arieti neri e cominciarono a combattere furiosamente. Lawrence non si mise mai contro di loro né si allontanò, e quando suonò la mezzanotte se ne andarono. Al mattino arrivò il giovane e gli chiese se avesse visto qualcosa la notte precedente.

«Ho visto due arieti neri che combattevano», disse Lawrence.

«E non hai avuto paura per niente?», disse il giovane.

«No», disse Lawrence.

«Rimani anche questa notte e ti darò altre venti sterline», dice il giovane.

«D'accordo», dice Lawrence.

La terza notte si stava addormentando quando entrò un vecchio uomo grigio e gli disse:

«Tu sei il più grande eroe d'Irlanda; io sono morto vent'anni fa, e per tutto questo tempo ho cercato un uomo come te. Vieni con me ora e ti mostrerò le tue ricchezze; te l'ho detto, quando stavi vegliando la tomba di tua madre, che ti attendevano grandi ricchezze».

Condusse Lawrence in una camera sotto terra e gli mostrò una gran pentola piena d'oro; poi gli disse:

«Avrai tutto ciò se darai venti sterline a Mary Kerrigan, la vedova, e otterrai il suo perdono per me, per un torto che le ho fatto. Poi acquista questa casa, sposa mia figlia e sarai ricco e felice finché vivrai».

Il mattino dopo il giovane giunse da Lawrence e gli domandò se la notte precedente avesse visto qualcosa.

«Si», disse Lawrence, «di sicuro là dentro ci sarà sempre uno spettro, ma nulla al mondo potrebbe spaventarmi; comprerò la casa con il terreno circostante, se volete.»

«Non voglio soldi per la casa, ma non rinuncerò al terreno per meno di mille sterline, e sono sicuro che non possedete tanto denaro.»

«Ho più di quanto basterebbe a comprare tutta la terra e tutte le bestie che avete», disse Lawrence.

Quando il giovanotto senti che Lawrence era così ricco, lo invitò a cena. Lawrence lo segui e quando la figlia del morto lo vide se ne innamorò.

Lawrence andò a casa di Mary Kerrigan, le consegnò venti sterline e ottenne il suo perdono per il defunto. Poi sposò la sorella del giovane e condusse una vita felice. Mori come aveva vissuto, senza provare alcuna paura.

Fiabe Irlandesi
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