CAPITOLO XI
Il locale era saturo di fumo e odori tra i più differenti.
Le luci a intermittenza bombardavano gli occhi dei clienti che si muovevano come una marea tra la pista da ballo e i tavolini.
Una folla era accalcata davanti al bancone dove un paio di baristi si muovevano freneticamente per far fronte alle ordinazioni.
Thornton Larsen si fece strada nella calca a spintoni fino a raggiungere il banco.
Venne insultato.
Richiamò il barista con un cenno.
«Dov’è Snake?» urlò.
«Qui in giro – strillò l’altro di rimando – è passato da qui qualche minuto fa. Occhio perché è un po’ su di giri questa sera!».
Larsen lo ringraziò con un cenno del capo e si immerse nella folla.
Snake era sdraiato su un divano abbastanza appartato in compagnia di una giovane Treocchi.
La ragazza aveva un corpo dalle forme perfette, chiaramente ritoccato dalla chirurgia e indossava un abito estremamente succinto e attillato, un trucco pesante che faceva risaltare il terzo occhio posto al centro della sua fronte.
Da qualche anno le mutanti, soprattutto le treocchi, erano le più richieste nel mondo della prostituzione, anche se una buona fetta di consumatori preferiva ancora gli ermafroditi.
«Thornton – esordì Snake visibilmente ubriaco – che sorpresa! come mai da queste parti?».
La ragazza sorrise al nuovo venuto.
«Pensavo potessi avere qualcosa per me» esordì Larsen.
«Tesoro – disse Snake rivolto alla giovane – vai a farti un giro! io e il mio amico dobbiamo parlare in privato. Ci vediamo tra un paio d’ore».
Snake fece segno a Larsen di seguirlo nel suo ufficio.
«Eh, amico – stava dicendo Snake – non ci sono più le donne di una volta».
Larsen si mise a tirare una striscia di polvere.
«Adesso – riprese Snake continuando a bere – per averne una decente devi andarti a prendere una mutante. Le nostre donne stanno sparendo. Saranno le pessime abitudini di vita o forse la mancanza di acqua. Io credo siano le porcherie che ingeriamo convinti che siano cibo».
Larsen percepì quella frase in modo strano.
Si bloccò di colpo.
«Cosa intendi? non dirmi che la paranoia ha colpito anche te?».
«Che vuole dire anche io?».
«Diciamo che ultimamente qualcuno sta diffondendo strane notizie».
«Strane in che senso?».
«Qualcuno sostiene che esista una sorta di congiura da parte delle strutture di governo. Hanno introdotto la marsilina pur sapendo che la sostanza sarebbe stata nociva se non letale e ora che qualcuno ha scoperto la faccenda stanno creando diversivi perché l’opinione pubblica sposti la propria attenzione, una sorta di destabilizzazione. Pensano addirittura che gli attentati degli ultimi tempi non sono quello che si crede siano».
Snake divenne serio ma era talmente ubriaco che non riuscì a trattenersi dal parlare: «Hanno ragione» biascicò.
«Che vuol dire hanno ragione?».
Snake aprì un cassetto della sua scrivania chiuso a combinazione e ne estrasse un plico di fogli vergati fitti.
Lo pose sulla scrivania tra sé e Larsen.
«Questa è la lista – disse con la voce sempre più impastata – Io li conosco tutti quelli delle alte sfere. Gli attentati sono già tutti programmati. Loro sanno già cosa e quando verrà colpito perché sono loro che lo hanno già deciso da tempo».
Larsen rimase esterrefatto, prese i fogli in mano, una lista di obiettivi già colpiti e cancellati con una linea e un numero incredibile di nuovi obiettivi che sarebbero stati colpiti, con tanto di data e ora a fianco, fogli e fogli pieni zeppi di un programma distruttivo e devastante che avrebbe preso corpo nei mesi successivi.