CAPITOLO V

 

Era più o meno l’ora di cena quando il videotelefono squillò insistente.

«Se è ancora Lyara la uccido!» sussurrò Myla tra sé.

Ma quando rispose sul monitor si materializzò il volto di Lora, la sua collega.

Aveva il viso stanco e segnato dal pianto.

«Che succede?» la voce di Myla tradiva una certa preoccupazione.

Era un po’ di tempo che non incontrava Lora al panificio.

Non avevano molti turni che coincidevano inoltre Lora aveva fatto parecchie assenze perché il suo medico le aveva prescritto diversi esami di controllo.

Il viso di Lora sembrava invecchiato di molti anni in un colpo solo.

Faticava a parlare e la sua voce era rotta da un pianto che sembrava dover esplodere da un momento all’altro.

«Devo dare le dimissioni!» riuscì a dire tra i singhiozzi la donna.

Myla ebbe la sensazione che la decisione fosse legata agli esiti degli esami.

«Hanno trovato qualcosa che non va?» chiese determinata.

«Lo stadio della malattia è già avanzato – riprese Lora – è SNDS conclamata, non ci sono speranze».

Myla avvertì un pugno nello stomaco.

L’SNDS era la nuova peste.

Toccava il sistema nervoso in modo irreversibile.

Pareva non ci fossero né cure né metodi di prevenzione.

Colpiva e basta.

«Quanto tempo ti hanno dato?»  chiese con la voce rotta.

«Sei, forse sette mesi. La mia preoccupazione sono i bambini, sono ancora così piccoli, mio marito non ce la può fare da solo», Lora continuava a parlare, aveva bisogno di sfogarsi e Myla ascoltava senza sentire.

Nonostante tutti i traguardi toccati nel campo medico, si continuavano a scoprire malattie nuove tra cui quella che appariva la più terribile ed era quasi sconosciuta, l’SNDS (Sindrome della Nuova Depressione da Stress) che toccava il sistema nervoso.

I sintomi, la perdita dell’orientamento e dell’equilibrio, le allucinazioni, le febbri altissime, erano ormai riconoscibili e aumentavano di frequenza con il procedere della malattia, riconosciuta come la peste del secolo, mieteva vittime e la cura sembrava introvabile.

Lora si sfogò piangendo.

Era disperata e arrabbiata verso un male che non aveva fatto nulla per annunciarsi, si era insinuato come il più subdolo dei nemici e improvvisamente si era presentato pretendendo di portarsela via con sé.

La conversazione fra le due donne fu piuttosto lunga, la maggior parte del tempo aveva parlato Lora, alternando toni di rabbia a toni di arrendevolezza, tra i singhiozzi.

Myla si era limitata ad ascoltarla.

Quest'ultima non aveva l’abitudine di esternare i suoi sentimenti e spesso non era in grado di trovare le parole adeguate alla situazione.

Quando Lora chiuse la comunicazione alla collega rimase una sensazione di amaro dolore.

Un dolore che l’avrebbe accompagnata per diverso tempo.

Era abituata ad arrendersi alla vita o a quello che avrebbe potuto essere un destino già scritto ma la sua anima viveva comunque momenti di ribellione e una sorta di difficoltà ad accettare situazioni che erano palesemente ingiuste.