CAPITOLO XV
«Si stanno apprestando a sperimentare un’altra follia – stava dicendo Pierce Turner davanti al monitor del videotelefono – non sono bastate le stupidaggini che hanno fatto fino ad ora per distruggere questo pianeta, sembra non si rendano conto delle conseguenze che porterà questo progetto ghiacciai».
Si sistemò gli occhiali sul naso scostando di tanto in tanto gli occhi alla ricerca di un qualche foglio sulla scrivania davanti a lui.
Il volto delicato incorniciato da folti capelli biondi di Lyza lo osservava dal monitor.
Gli occhi azzurri della donna tradivano una certa preoccupazione.
Lyza era la moglie di Pierce da quasi trent’anni, avevano cresciuto insieme tre figli che ormai avevano la loro famiglia.
La donna, non poteva essere più solo una moglie e una madre, si era impegnata da qualche anno in diversi progetti di volontariato e militava in un gruppo di ecologisti che aveva preso il nome dal pianeta: Treb.
Aveva chiamato Pierce per informarlo che lei e il suo gruppo avevano deciso di organizzare una protesta pacifica davanti al palazzo del Presidente e sarebbero partiti per qualche giorno per poter portare avanti questa missione.
«Forse qualche speranza di fermarli c’è» stava dicendo la donna.
«Sai come la penso – continuò lui – mi trovi d’accordo sul concetto ma sono convinto che state disperdendo le vostre energie. Non saranno le proteste pacifiche a far cambiare idea alla Trinità».
«In qualche modo dobbiamo pur far sentire la nostra voce».
«Non l’ascolteranno come non hanno ascoltato quella di tanti altri come voi che sono passati prima. La storia insegna».
«Per te è un problema se parto? si tratta di tre o quattro giorni al massimo».
«Se per te è la cosa giusta da fare... sai che non mi sono mai opposto alle tue scelte. Spero solo che non tu non rimanga delusa».
«Lo spero anch’io!».