CAPITOLO VI

 

La prima persona con cui Myla dovette parlare fu Fatma Grey dell’AGMT.

Si recò nell’ufficio di Fatma con Lyza.

La donna dall’aspetto dolce accolse Lyza con affetto.

Fatma spiegò a Myla di cosa si occupava principalmente l’AGMT e ben presto Myla si accorse che anche quell’associazione faceva parte della fitta rete di strutture nate per far fronte alle difficoltà dovute alla situazione delicata e soprattutto intenzionate a sensibilizzare quante più persone possibili.

Una delle convinzioni maggiori era che l’unione avrebbe fatto la forza.

Più persone sarebbero state a conoscenza della verità più possibilità ci sarebbero state di avere giustizia.

Fatma fu messa a conoscenza della storia al completo.

Quando venne toccato l’argomento di Turner il volto di Fatma si dipinse di una maschera di fastidio ma non commentò, probabilmente per rispetto a Lyza.

Anche Fatma si impegnò ad aiutare il movimento nel trovare il metodo migliore per diffondere la verità in modo più capillare possibile.

Dopo Fatma Grey a Myla vennero presentati una serie di personaggi chiave.

Presidenti di associazioni dedite al miglioramento della vita del pianeta, dal sostegno alla persona fino all’impegno ecologista, personale medico impegnato nel movimento contribuendo quanto possibile con la loro professione e, soprattutto, volontari.

Numerose persone qualunque che giorno dopo giorno aiutavano a migliorare la condizione generale, dall’aiuto materiale alle persone malate e sole, fino alla conduzione di strutture di sostegno per le persone ormai relegate ai margini della società: diversamente abili, sia nel fisico che nella psiche, malati terminali, mutanti...

La maggior parte delle strutture riusciva a sopravvivere grazie alla solidarietà di tutto il movimento perché spesso e volentieri le giornate erano costellate di difficoltà non indifferenti, dalla burocrazia, all’indifferenza, fino ad arrivare a una vera e propria opposizione alle loro attività.

«Non vi è mai venuta la voglia di abbandonare tutto?» Myla improvvisamente chiese a Lyza.

La donna la guardò e sorrise: «Un giorno sì e l’altro pure».

«E perché non vi siete ancora fermati? non siete mai stanchi di combattere?».

«Sì – rispose Lyza dopo una lunga pausa – penso di sì, penso che la stanchezza ormai non ci abbandoni più, faccia parte della nostra quotidianità, ma anche la fede di poter modificare le cose. Credo che la maggior parte di noi non sopporterebbe di fingere una cecità che non c’è. L’indifferenza o il voltarsi dall’altra parte non risolve i problemi e il fatto di non guardarli non li fa sparire improvvisamente».