Lena
Credevo di non voler lasciare questo posto, e invece non riesco a guardare il fiume ogni giorno, attraversarlo per andare a scuola. Non voglio nemmeno più andarci a nuotare, lì dentro. E comunque adesso fa troppo freddo. Domani partiamo per Londra, ho quasi finito di fare le valigie.
La casa verrà affittata. Io non volevo. Non volevo che degli estranei abitassero nelle nostre stanze e riempissero i nostri spazi, ma Jules ha detto che se non lo facciamo potrebbero arrivare degli occupanti abusivi, oppure le cose potrebbero iniziare a cadere a pezzi e non ci sarebbe nessuno a prendersene cura, e non mi piaceva nemmeno questa idea. Così ho acconsentito.
Sarà ancora mia. La mamma l’ha lasciata a me, e quando compirò diciotto anni (o ventuno, o qualcosa del genere) sarà mia a tutti gli effetti. E io vivrò di nuovo qui. So che lo farò. Tornerò quando non mi farà più così tanto male e non vedrò lei dappertutto.
Ho paura di andare a Londra, ma comincio ad abituarmi al pensiero. Jules (non Julia) è davvero strana, sarà sempre strana. È scombinata. Ma anch’io sono un po’ stramba e scombinata, quindi forse andremo d’accordo. Ci sono delle cose che mi piacciono di lei. Cucina e si preoccupa per me, mi sgrida perché fumo, mi costringe a dirle dove vado e quando sarò di ritorno. Come fanno le mamme degli altri.
A ogni modo, sono felice che saremo soltanto noi due, nessun marito e, credo, nessun fidanzato o cose simili, e almeno dove andrò a scuola nessuno saprà chi sono e altre cose della mia vita. Puoi ricostruire te stessa, ha detto Jules, e ho pensato che fosse un po’ strano perché, per dire, cosa c’è di sbagliato in me? Ma ho capito cosa intendeva. Mi sono tagliata i capelli e sembro diversa, e quando andrò nella nuova scuola di Londra non sarò la ragazza carina che non piace a nessuno, sarò una come tante.