Mark
Erano le due del mattino passate quando arrivò a casa. Il volo da Malaga era atterrato in ritardo, e poi lui aveva perso il biglietto del parcheggio e gli ci erano voluti quarantacinque esasperanti minuti per ritrovare l’auto.
Adesso, fermo davanti casa, desiderò di averci messo ancora più tempo. Anzi, avrebbe voluto non aver mai recuperato la macchina ed essere stato costretto a dormire in albergo. Sarebbe stato risparmiato almeno per un’altra notte. Perché quando si era accorto, nell’oscurità, che tutte le finestre della sua casa erano in frantumi, aveva capito che non avrebbe più dormito, quella notte come nessun’altra a venire. Il riposo era finito, la tranquillità demolita. Era stato tradito.
Inoltre, si rammaricò di non essere stato più freddo, più calcolatore, di non essersi comportato diversamente con la sua donna. Così, quando fossero venuti a cercarlo, avrebbe potuto dire: «Io? Sono appena tornato dalla Spagna. Quattro giorni in Andalusia con la mia fidanzata. La mia bella ragazza, una professionista, di ventinove anni».
Ma non avrebbe fatto alcuna differenza, vero? Non sarebbe importato quello che avrebbe detto o fatto, o come aveva vissuto la sua vita fino a quel momento: lo avrebbero crocifisso, in ogni caso. Alla stampa, alla polizia, alla scuola, alla comunità non sarebbe importato che lui non fosse un pervertito con precedenti per molestie alle ragazzine. Non sarebbe importato che lui si era innamorato, e che fosse ricambiato. La reciprocità dei loro sentimenti sarebbe stata ignorata: la maturità di Katie, la sua serietà, la sua intelligenza, la sua volontà, nessuna di quelle cose avrebbe avuto importanza. Avrebbero visto soltanto la sua età, ventinove anni, e quella di lei, quindici, la metà, e gli avrebbero distrutto la vita.
Era nel cortile davanti casa, in piedi, fissava le finestre coperte da assi di legno e singhiozzava. Se ci fosse rimasto qualcosa da fracassare, lo avrebbe rotto lui stesso in quel momento. Era lì sull’erba e la malediceva, malediceva il giorno in cui le aveva messo gli occhi addosso per la prima volta, a lei così tanto più bella delle sue amiche, sciocche e supponenti. Malediceva il giorno in cui si era avvicinata languida alla cattedra, dondolando i fianchi morbidi con grazia e il sorriso sulle labbra, e gli aveva domandato: «Signor Henderson, posso chiederle di aiutarmi con una cosa?». Il modo in cui si era piegata in avanti, verso di lui, abbastanza vicina perché Mark potesse annusare la sua pelle pulita, senza alcun profumo artificiale. All’inizio era rimasto sorpreso e arrabbiato, aveva pensato che lei stesse giocando. Che volesse stuzzicarlo. Non era forse stata lei a iniziare? E allora perché era rimasto lui, da solo, a pagarne le conseguenze? Era lì in piedi, sull’erba, le lacrime agli occhi, il panico che gli riempiva la gola, e odiava Katie, odiava se stesso, odiava lo stupido casino in cui si era cacciato e dal quale ormai non vedeva alcuna via d’uscita.
Cosa fare? Entrare in casa, fare i bagagli e andarsene? Fuggire? La sua mente era annebbiata: andare dove, e come? Lo stavano già tenendo d’occhio? Doveva essere così. Se avesse prelevato denaro, se ne sarebbero accorti? Lo avrebbero bloccato se avesse cercato di uscire di nuovo dal paese? Immaginava la scena, il funzionario del controllo passaporti che guardava la sua fotografia e prendeva il telefono, uomini in divisa che lo trascinavano via dalla coda dei vacanzieri, gli sguardi curiosi sui loro volti. Osservandolo, avrebbero capito che cos’era? Non un trafficante di droga, non un terrorista, no: doveva essere qualcos’altro. Qualcosa di peggio. Fissò le finestre della casa, vuote e coperte dalle assi di legno, e pensò che fossero all’interno, che lo stessero aspettando lì, che avessero già frugato tra le sue cose, i suoi libri e le sue carte, che avessero già rivoltato la casa alla ricerca delle prove di ciò che aveva fatto.
E non avrebbero trovato niente. Nutriva un debolissimo barlume di speranza. Non c’era nulla da trovare. Né lettere d’amore, né fotografie nel computer, nessuna prova di alcun tipo che lei avesse mai messo piede in casa sua (le lenzuola eliminate da tempo, le stanze pulite, disinfettate, strofinata via ogni minima traccia di lei). Quali indizi avevano, a parte i deliri di un’adolescente vendicativa? Un’adolescente che aveva provato lei stessa a ottenere i suoi favori ed era stata clamorosamente respinta. Nessuno sapeva, nessuno sapeva davvero cosa c’era stato tra lui e Katie, e nessuno doveva saperlo. Nel Abbott era cenere, la parola di sua figlia non valeva molto di più.
Strinse i denti e cercò le chiavi nella tasca, poi fece il giro intorno alla casa e aprì la porta sul retro.
Lei gli fu addosso prima che avesse il tempo di accendere la luce, a malapena una presenza corporea, solo fauci oscure, denti e unghie. La respinse, ma lei tornò alla carica. Quale altra scelta aveva? Quale scelta gli aveva lasciato?
Adesso c’era il sangue sul pavimento e lui non aveva tempo per ripulirlo. Si stava facendo giorno. Doveva andare.