Jules
C’era qualcosa che volevi dirmi, non è vero? Che cos’era? Mi sembra di essermi distratta da questa conversazione molto tempo fa. Pensavo ad altro, sono andata avanti con la mia vita, ho smesso di starti a sentire e ho perso il filo. Be’, ti sto ascoltando adesso. Però credo che mi siano sfuggiti alcuni dei passaggi più importanti.
Quando sono venuti a dirmelo mi sono arrabbiata, anche se sul momento ho provato una specie di sollievo. Se due poliziotti si presentano alla tua porta mentre stai cercando il biglietto del treno, prima di uscire di corsa per andare a lavorare, pensi subito al peggio. E io ho pensato alle persone a cui tengo, i miei amici, il mio ex, i colleghi. Ho avuto paura. Ma non si trattava di loro: si trattava di te. Così, per un istante mi sono sentita sollevata. Poi però mi hanno spiegato quello che era successo, quello che avevi fatto: eri entrata nell’acqua. A quel punto ero furiosa. Furiosa e spaventata.
Ho pensato alle parole che ti avrei detto al mio arrivo: che di sicuro l’avevi fatto di proposito, per sfidarmi, per farmi arrabbiare, per spaventarmi, per infrangere la calma della mia vita. Il tuo scopo era quello di attirare la mia attenzione e costringermi a venire lì, dove tu volevi che fossi. Eccomi qua, Nel: hai vinto. Sono di nuovo nel posto in cui non avrei più voluto far ritorno, per occuparmi di tua figlia e rimediare al casino che hai combinato.