Lena
Julia voleva riaccompagnarmi a casa in macchina, ma le ho detto che preferivo fare una passeggiata. Non era vero, ma a) non volevo rimanere sola con lei, e b) avevo visto Josh lì intorno, in bicicletta, che continuava a fare avanti e indietro, e sapevo che stava aspettando me.
«Salute!» gli ho detto, mentre si avvicinava. Quando aveva nove o dieci anni, aveva cominciato a dire a tutti quelli che incontrava «Salute!» anziché «Ciao», e io e sua sorella glielo ricordavamo sempre. Di solito lo faceva ridere, ma non quel giorno: sembrava spaventato. «Cosa c’è, Josh? Cos’è successo?»
«Che cosa ti hanno chiesto?» La sua voce era un sussurro.
«Niente, non ti preoccupare. Hanno trovato delle pasticche che Katie stava prendendo, e hanno pensato che forse avevano… le pillole, intendo, qualcosa a che fare con… quello che è successo. Si sbagliavano, ovviamente. Stai tranquillo.» L’ho abbracciato, ma lui si è scansato. Non lo fa mai. Di solito trova tutte le scuse del mondo per farsi fare una coccola o tenermi per mano.
«Ti hanno chiesto della mamma?»
«No. Be’, sì, in un certo senso. Perché?»
«Non lo so» ha risposto, ma senza guardarmi in faccia.
«Josh, perché?» ho ripetuto.
«Credo che dovremmo dirlo» ha risposto.
Ho sentito le prime gocce di pioggia sulle braccia e ho guardato il cielo. Era cupo, minacciava tempesta. «No, Josh. Non diremo proprio niente.»
«Lena, dobbiamo farlo!»
«No!» ho insistito, e l’ho afferrato per il braccio, un po’ più forte di quanto volessi. Lui ha guaito, come un cucciolo al quale hanno pestato la coda. «Abbiamo fatto una promessa, ricordi? Tu hai fatto una promessa!» Lui scuoteva la testa, così gli ho conficcato le unghie nella carne.
Si è messo a piagnucolare. «Ma a cosa serve adesso?»
Gli ho lasciato il braccio e gli ho appoggiato le mani sulle spalle. L’ho costretto a guardarmi negli occhi. «Una promessa è una promessa, Josh. Non devi parlare con nessuno.»
Aveva ragione lui, mantenere la promessa ora non sarebbe servito a niente. Però non potevo tradirla. Se avessero saputo la verità su Katie, avrebbero iniziato a fare domande su quello che era successo in seguito, e io non volevo che scoprissero quello che io e la mamma avevamo fatto. Quello che avevamo fatto, e anche quello che non avevamo fatto.
Non volevo lasciare Josh in quello stato, e non avevo voglia di rientrare a casa, così gli ho messo un braccio intorno alle spalle e gli ho dato una strizzatina di rassicurazione, poi gli ho preso la mano. «Dai, vieni con me. Ho in mente una cosa che possiamo fare insieme, che ci farà sentire meglio!» Lui è diventato rosso come un peperone e io sono scoppiata a ridere. «Non quello, piccolo porco!» Allora anche Josh si è messo a ridere e si è asciugato le lacrime dalla faccia.
Ci siamo incamminati in silenzio verso il confine sud di Beckford, lui portava la bicicletta a mano accanto a me. Non c’era nessuno in giro, aveva cominciato a piovere più forte e riuscivo a sentire le occhiatine che Josh mi lanciava di tanto in tanto perché la mia maglietta, che ormai era tutta bagnata, era diventata trasparente e io non portavo il reggiseno. Ho incrociato le braccia sul petto e lui è arrossito, di nuovo. Ho sorriso, ma non gli ho detto nulla.
Non abbiamo più detto una parola finché non siamo arrivati alla strada dove abita Mark. «Che ci facciamo qui?» ha chiesto Josh. Gli ho fatto una smorfia.
Davanti alla porta di Mark, me lo ha chiesto ancora: «Lena, che ci facciamo qui?». Era spaventato, ma anche curioso, mentre io sentivo l’adrenalina scorrere nelle vene fino a darmi le vertigini.
«Guarda!» Ho raccolto un ciottolo e l’ho lanciato contro la finestra, con tutta la forza che avevo. Ha rotto il vetro, lasciando un piccolo buco, ed è rotolato in casa.
«Lena!» ha gridato Josh, poi ha controllato se qualcuno mi avesse vista. Non c’era nessuno. Ho sorriso, ho preso un altro sasso e l’ho fatto ancora, stavolta mandando in frantumi l’intero vetro. «Avanti!» Gli ho allungato una pietra e abbiamo fatto il giro della casa. Era come se l’odio ci elettrizzasse. Ridevamo e urlavamo a quel gran pezzo di merda tutti gli insulti che ci passavano per la testa.