Lena
Era iniziata per scherzo. La cosa con il signor Henderson. Un gioco. L’avevamo già fatto con il signor Friar, il professore di biologia, e con il signor Mackintosh, l’istruttore di nuoto. Dovevamo soltanto farli arrossire. Facevamo a turno. Una di noi andava e se non ci riusciva toccava all’altra. Potevi fare quello che volevi, e quando volevi: l’unica regola era che fosse presente anche l’altra, perché altrimenti non era verificabile. Non abbiamo mai coinvolto nessun altro, era una cosa nostra, mia e di Katie. Non ricordo nemmeno di chi fosse stata l’idea.
Con Friar, ero andata per prima e ci erano voluti circa trenta secondi. Mi ero avvicinata alla scrivania, gli avevo sorriso e mi ero morsa il labbro mentre lui mi spiegava qualcosa sull’omeostasi, poi mi ero chinata in avanti in modo che la camicetta si aprisse un pochino e… voilà. Con Mackintosh ci era voluto un po’ più di impegno perché lui era abituato a vederci in costume e non si agitava per qualche centimetro di pelle scoperta. Ma alla fine Katie ci era riuscita, aveva giocato a fare la timida, la svenevole e aveva finto un po’ di imbarazzo mentre parlava con lui dei film di arti marziali che tanto gli piacevano.
Con il signor Henderson, però, era stata un’altra storia. Katie era andata per prima, dal momento che aveva vinto la sfida con il signor Mac. Aveva aspettato la fine della lezione, e mentre io mettevo via i libri con molta calma, lei si era avvicinata alla scrivania e si era seduta sul bordo. Gli aveva sorriso, si era sporta un po’ in avanti e aveva iniziato a parlargli, ma lui aveva spostato la sedia di scatto e si era alzato, arretrando di un passo. Lei aveva insistito, con fare indifferente, e quando avevamo lasciato l’aula lo sguardo che ci aveva lanciato sembrava furioso. Quando ci avevo provato io, lui si era messo a sbadigliare. Avevo fatto del mio meglio: mi ero avvicinata, gli avevo sorriso, mi ero toccata i capelli, il collo e mordicchiata il labbro, e lui sbadigliava, in modo davvero plateale. Come se lo stessi annoiando.
Non riuscivo a togliermelo dalla testa, il modo in cui mi aveva guardata, come se fossi stata una nullità, come se non fossi minimamente interessante. Non volevo più giocare. Non con lui, non era divertente. Si era comportato da stronzo. «Lo pensi davvero?» mi aveva chiesto Katie, e io le avevo risposto di sì. Lei aveva detto: «Okay, allora». Così avevamo smesso.
Ho scoperto che lei non aveva rispettato le
regole soltanto dopo molto tempo, mesi più tardi. Ero all’oscuro di
tutto, così quando suo fratello Josh è venuto a trovarmi il giorno
di san Valentino, con la storia più ridicola che avessi mai
sentito, ingenuamente le ho mandato un messaggio. Ho saputo del tuo tipo, ho scritto.KW MH. Dopo cinque
secondi ho ricevuto un messaggio da Katie che diceva: CANCELLA TUTTO. NON SCHERZO. CANCELLA. Le ho
risposto solo: ??? E lei ha replicato:
CANCELLALO SUBITO O GIURO SU DIO CHE NON TI
PARLO MAI PIÙ! Gesù, ho pensato. Rilassati.
Il giorno dopo, in classe, mi ha ignorata. Non mi ha nemmeno salutata. All’uscita, l’ho afferrata per un braccio.
«Katie? Che hai?» Mi ha quasi spinta nei bagni. «Che cazzo ti è preso ieri?» le ho chiesto. «Che sta succedendo?»
«Niente» ha sibilato. «Ho solo pensato che fosse un’idiozia, okay?» E poi mi ha lanciato una di quelle occhiate che mi rivolgeva sempre più spesso ultimamente, come se lei fosse un’adulta e io soltanto una bambina. «Comunque, perché mi hai scritto quella roba?»
Eravamo in fondo ai bagni, sotto la finestra. «Josh è venuto a trovarmi» le ho detto. «Mi ha raccontato di aver visto te e il signor Henderson che vi tenevate per mano, nel parcheggio…» Mi sono messa a ridere.
Katie non rideva. Si è girata, è andata al lavandino e si è guardata nello specchio. «Che cosa?» Ha preso il mascara dalla borsa. «Che cosa ti ha detto, esattamente?» La sua voce era strana, non era arrabbiata, nemmeno sconvolta, sembrava più che altro spaventata.
«Ha detto che ti stava aspettando dopo la scuola e ti ha vista con il signor Henderson e vi tenevate per mano…» Mi sono messa di nuovo a ridere. «Gesù, non è mica una tragedia! Si stava inventando una scusa per venirmi a trovare! Era san Valentino, quindi…»
Katie ha chiuso gli occhi. «Dio! Sei proprio una narcisista del cazzo» ha detto, a voce bassa. «Tu sei davvero convinta che tutto ruoti intorno a te.»
Mi sono sentita come se mi avesse appena dato uno schiaffo. «Come…?» Non sapevo nemmeno come rispondere, non era da lei. Stavo ancora cercando le parole quando Katie ha fatto cadere il mascara nel lavandino, ha afferrato il bordo e si è messa a piangere.
«Katie…» Le ho appoggiato una mano sulla spalla, lei ha singhiozzato ancora più forte. L’ho abbracciata. «Oddio, cosa c’è che non va? Cos’è successo?»
«Non ti sei accorta…» ha tirato su con il naso «che le cose sono cambiate? Non te ne sei accorta, Lenie?»
Certo che me ne ero accorta. Da un po’ di tempo lei era diversa, distante. Era sempre occupata. Doveva fare i compiti, quindi non potevamo vederci dopo la scuola, o doveva andare in giro per negozi con la mamma, quindi non poteva venire al cinema, oppure doveva badare a Josh, quindi non poteva venire a dormire da me. Era cambiata anche sotto altri punti di vista. A scuola era più silenziosa. Aveva smesso di fumare. Si era messa a dieta. Si distraeva durante le conversazioni, come se fosse annoiata da quello che dicevo, come se avesse cose migliori a cui pensare.
Certo che lo avevo notato. C’ero rimasta male. Ma non volevo dirle nulla. Far capire a qualcuno che ti ha ferito è la cosa peggiore da fare, vero? Non volevo sembrare debole, bisognosa, perché nessuno vuole avere intorno una persona così. «Pensavo… non so, K, pensavo che ti fossi stufata di me, o qualcosa del genere.» Ha pianto ancora più forte, e io l’ho abbracciata.
«No,» ha detto «non mi sono stufata di te. Ma non potevo dirtelo, non potevo dirlo a nessuno…» Si è fermata di colpo e si è staccata dal mio abbraccio. È andata dall’altra parte della stanza e si è messa in ginocchio, a controllare sotto le porte dei gabinetti.
«Katie? Ma che stai facendo?»
Solo allora ho capito. Ero davvero all’oscuro di tutto. «Oh mio Dio» ho sussurrato, mentre lei si rialzava. «Stai… vuoi dire che…» la mia voce era un bisbiglio «che è successo qualcosa?» Lei non ha risposto, ma mi ha guardata dritta negli occhi e ho capito che era vero. «Cazzo. Cazzo! Non puoi… È una follia. Non puoi. Non puoi, Katie. Devi smetterla… prima che succeda qualcosa.»
Lei mi ha guardata come se fossi un po’ tonta, sembrava quasi che le dispiacesse per me. «Lena, è già successo.» Ha fatto un mezzo sorriso e si è asciugata le lacrime dal viso. «Succede da novembre.»
Alla polizia non ho mai raccontato niente di tutto questo. Non erano affari loro.
Sono arrivati a casa la sera, mentre io e Julia stavamo cenando, in cucina. Mi correggo: io stavo cenando. Lei stava soltanto spostando il cibo nel piatto, come al solito. La mamma mi aveva detto che a lei non piace mangiare in presenza di altre persone, è un’abitudine che risale a quando era grassa. Eravamo in silenzio, non parlavamo da quando ieri sono tornata a casa e l’ho trovata con le cose della mamma, quindi è stato un sollievo sentire il campanello.
Quando ho visto che erano Sean e il sergente Morgan (forse dovrei chiamarla Erin, dato che ultimamente passiamo così tanto tempo insieme) ho pensato che fosse per le finestre rotte, anche se mi sembrava esagerata la presenza di entrambi per quello. Ho subito messo le mani avanti.
«Pagherò i danni» ho detto. «Adesso posso permettermelo, no?» Julia ha stretto le labbra, in segno di disapprovazione. Si è alzata e ha iniziato a sparecchiare, anche se non aveva toccato cibo.
Sean ha preso la sua sedia e l’ha spostata in modo da sedersi vicino a me. «A quello penseremo dopo» ha detto, il volto serio, triste. «Ma prima dobbiamo parlare con te di Mark Henderson.»
Mi sono venuti i brividi, ho sentito lo stomaco contrarsi, come quando capisci che sta per succedere qualcosa di molto brutto. Loro sapevano. Ero distrutta e sollevata al tempo stesso, ma cercavo in tutti i modi di mantenere un’espressione neutra e innocente. «Sì» ho replicato. «Lo so. Gli ho sfasciato la casa.»
«Perché gli hai sfasciato la casa?» ha chiesto Erin.
«Perché mi annoiavo. Perché è uno stronzo. Perché…»
«Basta, Lena!» mi ha interrotta Sean. «Smettila di farci perdere tempo.» Sembrava davvero incazzato. «Lo sai che non è per questo che siamo qui, vero?» Non fiatavo, guardavo fuori dalla finestra. «Abbiamo parlato con Josh Whittaker» ha aggiunto, e io ho sentito lo stomaco contrarsi di nuovo. Avrei dovuto sapere che Josh non sarebbe riuscito a custodire il segreto per sempre, ma speravo che la bravata del pomeriggio lo avrebbe soddisfatto, almeno per un po’. «Lena? Mi stai ascoltando?» Sean si era sporto in avanti. Ho visto che gli tremavano un po’ le mani. «Josh ha lanciato un’accusa molto pesante nei confronti di Mark Henderson. Ci ha detto che ha avuto una relazione – una relazione sessuale – con Katie nei mesi precedenti la sua morte.»
«Stronzate!» ho risposto, e ho provato a ridere. «Sono un mucchio di stronzate.» Tutti mi fissavano, era impossibile non arrossire. «Sono stronzate» ho ripetuto.
«Perché si sarebbe inventato una cosa come questa, Lena?» mi ha chiesto Sean. «Perché il fratellino di Katie avrebbe dovuto raccontare una storia del genere?»
«Non lo so. Non lo so. Ma non è vero.» Fissavo il tavolo e cercavo di inventare una spiegazione, ma sentivo il mio viso diventare sempre più caldo.
«Lena,» è intervenuta Erin «è ovvio che non stai dicendo la verità. Quello che non capiamo è perché tu menta su una cosa simile. Perché stai provando a proteggere un uomo che ha approfittato della tua amica in questo modo?»
«Ma che cazzo…»
«Cosa?» ha chiesto, portandosi proprio davanti alla mia faccia. «Ma che cazzo, cosa?» C’era un che di irritante in lei, nel modo in cui mi si era avvicinata, nell’espressione del suo viso, che mi faceva venire voglia di prenderla a schiaffi.
«Non ha approfittato di lei. Non era mica una bambina!»
Sembrava davvero compiaciuta, e io avrei voluto colpirla ancora più forte. «Se non ha approfittato di lei, allora perché lo detesti così tanto? Eri gelosa?»
«Credo che possa bastare» ha detto Julia, ma nessuno le ha dato ascolto.
Erin continuava a parlare, continuava a rivolgersi a me. «Lo volevi tutto per te, vero? Eri incazzata perché credevi di essere la più carina e che tutti dovessero interessarsi solo a te?»
A quel punto ho perso le staffe. Sapevo che se non avesse chiuso la bocca le avrei messo le mani addosso. «Io lo odiavo, stupida stronza! Lo odiavo perché me l’aveva portata via.»
Per un attimo sono rimasti tutti in silenzio. Poi Sean ha detto: «Te l’aveva portata via? E come, Lena?».
Non ho potuto evitarlo. Ero così stanca, ed era ovvio che lo avrebbero scoperto in ogni caso, dopo che Josh era andato da loro e aveva aperto quella boccaccia. Ma soprattutto ero davvero troppo stanca per continuare a mentire. Così sono rimasta seduta lì, nella nostra cucina, e l’ho tradita.
Glielo avevo promesso. Dopo la lite, dopo avermi giurato che si sarebbero lasciati e che non lo avrebbe più rivisto, mi aveva fatto promettere che qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi cosa, non ne avrei fatto parola con nessuno. Eravamo andate al fiume insieme, per la prima volta dopo un sacco di tempo. Ci eravamo sedute sotto le piante, dove nessuno poteva vederci, e lei piangeva e mi teneva la mano. «Lo so che pensi che sia sbagliato,» aveva detto «e che non sarei dovuta stare con lui. Lo capisco. Ma io lo amavo, Lenie. Lo amo ancora. Lui era tutto per me. Non posso permettere che qualcuno gli faccia del male, non ci riesco proprio. Non lo sopporterei. Ti prego, non fare nulla che potrebbe fargli del male. Per favore, Lenie, custodisci questo segreto. Non per lui, so che lo detesti. Fallo per me.»
E io ci ho provato. Ci ho provato davvero. Persino quando la mamma è venuta nella mia camera a dirmi che l’avevano trovata nell’acqua, persino quando Louise si è fiondata a casa nostra, tramortita dal dolore, persino quando quel pezzo di merda ha dichiarato alla stampa locale che Katie era una brava alunna, amata e ammirata da tutti, studenti e insegnanti. Persino quando è venuto da me al funerale della mamma e mi ha fatto le condoglianze (persino allora), mi sono morsa la lingua.
Ma continuavo a mordermela, a mordermela, a mordermela da mesi, e se non avessi smesso, l’avrei tranciata del tutto. Avrei finito per strozzarmici.
Così gliel’ho detto. Sì, Katie e Mark Henderson avevano una relazione. Era iniziata in autunno. Era finita in marzo o aprile. Era ricominciata alla fine di maggio, credo, ma non era durata molto. Era stata lei a lasciarlo. No, non avevo prove.
«Stavano molto attenti» ho detto. «Niente email, niente sms, niente Messenger, nulla di elettronico. Era una regola che si erano dati. La osservavano scrupolosamente.»
«Entrambi, o soltanto lui?» ha chiesto Erin.
L’ho fissata. «Be’, non ne ho mai parlato con lui. È quello che mi ha detto lei. Era la loro regola.»
«Quand’è che hai scoperto tutto questo, Lena?» ha chiesto Erin. «Devi partire dall’inizio.»
«No, in realtà non credo che debba farlo» si è intromessa Julia, all’improvviso. Era in piedi vicino alla porta, mi ero persino dimenticata che fosse nella stanza. «Credo che Lena sia molto stanca, è meglio che la lasciate in pace, adesso. Domani possiamo venire in commissariato e continuerete lì, oppure potete tornare qui da noi, ma per oggi basta così.»
Avrei davvero voluto abbracciarla; per la prima volta da quando la conoscevo, sentivo che era dalla mia parte. Erin stava per protestare, ma Sean ha detto: «Sì, ha ragione», poi si è alzato e sono usciti tutti dalla cucina per avviarsi all’ingresso. Li ho seguiti. Quando sono arrivati alla porta, ho detto loro: «Vi rendete conto dell’effetto che avrà su sua madre e suo padre quando lo verranno a sapere?».
Erin si è girata a guardarmi. «Be’, almeno avranno una spiegazione.»
«No, non ce l’avranno. Non avranno alcuna spiegazione» ho obiettato. «Perché non c’è alcun senso in quello che ha fatto. Lo state dimostrando voi stessi, proprio adesso. La vostra presenza qui dimostra che lo ha fatto per niente.»
«Lena, cosa intendi dire?» Erano tutti lì impalati a fissarmi, in attesa.
«Lei non lo ha fatto perché lui le aveva spezzato il cuore o perché si sentiva in colpa o per qualcosa del genere. Lo ha fatto per proteggerlo. Pensava che qualcuno avesse scoperto tutto. Credeva che lo avrebbero denunciato, che sarebbe finito sui giornali. Temeva che ci sarebbe stato un processo, che lo avrebbero condannato e che sarebbe finito in carcere per pedofilia. E lì lo avrebbero picchiato, violentato, e gli sarebbe capitato quello che capita a quelli come lui quando finiscono dentro. Così ha deciso di far sparire le prove» ho detto. Stavo per mettermi a piangere e in quel momento Julia si è messa di fronte a me e mi ha abbracciata. «Shhh. Va tutto bene, Lena. Shhh.»
Ma non andava tutto bene. «È questo che ha fatto» ho ribadito. «Non capite? Ha voluto far sparire le prove.»