Mark
Era la giornata più calda dell’anno. La parte bassa del fiume, quella che chiamano Stagno delle Annegate, non era praticabile per ovvie ragioni, così Mark si era dovuto allontanare un po’. C’era un tratto, davanti al cottage dei Ward, dove il fiume si allargava, l’acqua scorreva rapida tra i sassi scuri, ma al centro era profonda e così fredda da togliere il respiro e bruciare sulla pelle, quel genere di freddo che ti fa ridere come un idiota per lo shock.
E infatti Mark aveva riso di gusto. Era da mesi che non rideva così. Ed era da mesi che non entrava in acqua. Ultimamente, il fiume non lo rallegrava più. Lo inorridiva. Ma oggi tutto sembrava tornato come prima: il fiume era di nuovo suo amico. Lo aveva capito dal momento in cui aveva aperto gli occhi al mattino, si era sentito leggero, la testa sgombra, le membra elastiche: era la giornata giusta per una nuotata. Il giorno prima avevano trovato Nel Abbott nell’acqua, morta. Sì, era proprio il giorno giusto. Più che alleggerito da un peso, si sentiva come se una morsa – quella che gli aveva stretto le tempie, minacciando la sua sanità mentale, la sua stessa vita – si fosse finalmente allentata.
Una poliziotta si era presentata a casa sua. Una ragazza molto giovane, con l’aria sbarazzina; era stato quasi tentato di confessarle cose che era meglio non dire a nessuno. Si chiamava Callie qualcosa. L’aveva invitata a entrare e le aveva raccontato la verità: domenica sera aveva visto Nel Abbott uscire dal pub. Aveva omesso di specificare che ci era andato apposta sperando di incontrarla, non era importante. Aveva riferito alla poliziotta che si erano scambiati qualche parola, ma per pochi minuti perché Nel aveva fretta.
«Di cosa avete parlato?» gli aveva chiesto lei.
«Di sua figlia, Lena. È una delle mie studentesse. Ha avuto qualche problema nell’ultimo semestre, è una ragazza un po’ indisciplinata. L’anno prossimo frequenterà di nuovo le mie lezioni di inglese, ed è un anno importante, perché ci sono gli esami. Perciò volevo assicurarmi che non facesse scherzi, a settembre.» Non era del tutto falso. «Ma lei mi ha detto che non aveva tempo, che aveva da fare.» Anche questa era la verità, ma non era tutta la verità. Non era nient’altro che la verità.
«Cioè, la signora Abbott non aveva tempo per parlare con l’insegnante di sua figlia?»
Mark si era stretto nelle spalle e aveva sorriso. «Alcuni genitori sono più coinvolti di altri nelle faccende scolastiche dei figli» aveva commentato.
«Dov’è andata quando è uscita dal pub? Era in macchina?»
Lui aveva scosso la testa. «No, credo fosse diretta a casa, si è incamminata in quella direzione.»
L’agente aveva annuito. «E dopo non l’ha più vista?»
Mark aveva scosso di nuovo la testa.
Aveva detto alcune verità e alcune bugie, ma l’agente sembrava soddisfatta. Gli aveva lasciato un biglietto da visita invitandolo a chiamare, se gli fosse tornato in mente qualcosa di rilevante.
«Lo farò.» Le aveva scoccato uno dei suoi irresistibili sorrisi, e lei lo aveva guardato in modo strano. Forse aveva esagerato?
Si immerse sott’acqua, andando giù fino al letto del fiume e toccando il fondo fangoso con le dita. Si rannicchiò, poi si diede la spinta per tornare verso la superficie a riprendere fiato.
Avrebbe sentito la mancanza del fiume, ma era pronto a partire. Avrebbe cercato un nuovo lavoro, magari in Scozia, o forse ancora più lontano, in Francia o in Italia, dove nessuno sapeva da dove veniva e cosa era successo. Sognava una lavagna vuota, una pagina bianca, un nuovo inizio.
Ma mentre si avvicinava a bracciate alla riva, la morsa tornò a stringergli le tempie. Non era ancora al sicuro: la ragazza poteva ancora causargli problemi, anche se, visto che se n’era stata buona tutto questo tempo, era improbabile che cominciasse a parlare proprio ora. Tutto si poteva dire di Lena Abbott, ma non che non fosse leale. Era una di parola. E forse, adesso che era libera dall’influenza nefasta della madre, sarebbe persino potuta diventare una persona per bene.
Rimase seduto sulla riva per un po’, a testa bassa, ascoltando la voce del fiume, con le spalle al sole. L’euforia era evaporata, come l’umidità sulla pelle, sostituita da un’altra sensazione, che non era esattamente speranza, ma gli dava la forza di credere che una nuova vita, forse, era possibile.
Udì un rumore e alzò lo sguardo. Arrivava qualcuno. Riconobbe la sagoma, l’incedere lento, e sentì il cuore martellargli nel petto. Louise.