Nove

Una voce dall’interno della casa gli urlò di entrare.

La donna era seduta su una sedia di vimini, in cucina. Bruna, per eccesso di tintura ai capelli; le sopracciglia folte da coprirle in parte anche le palpebre; robusta, soprattutto sui fianchi. E per quanto si poteva vedere da quel che avanzava oltre la gonna, aveva gambe grosse e pelose. Ed era senza scarpe.

«Signora Cuotolo? Sono l’avvocato Bernardini, le ho telefonato prima».

«Sì, certo. Venga, si accomodi… non mi alzo, mi scusi. Ma ’ste gambe… si sieda, avanti».

«Lei abita qui da molti anni?»

«Da sempre, io ci sono nata in questa casa. Che era dei miei genitori. Poi è rimasta a me, mia sorella è andata a vivere a Bologna con il marito».

«Conosce la famiglia Mauri?»

«’A Maronna! Come non li conosco? Da sempre… la casa l’ha comperata lui, il marito, quando si sposò. Due persone perbene… credo che il marito avesse degli incarichi anche per il Comune. La madre, così fine ’sta donna, faceva la maestra alla scuola, giù ai Prati. Certo che li conosco. ‘Buongiorno’ e ‘buonasera’, mai confidenza. Ma li conosco, sì».

«E la figlia?»

«’Sta creatura, povera figlia… così carina. Bella proprio, e sempre allegra. Con quei due ragazzi, sempre insieme. Lei come una principessa in mezzo, e quegli altri due, uno di qui e l’altro di là. Come due soldatini che la difendevano».

«Da chi la dovevano difendere?»

«Questa è una strada morta, lo vede anche lei. A volte ci stazionano brutti ceffi, lei mi capisce. Ma quella ragazza aveva i suoi cavalieri». Gli agitò le mani davanti alla faccia. «Sempre insieme».

Bernardini si avvicinò alla finestra, che era rimasta aperta, e guardò oltre l’inferriata che la proteggeva. «Quella di fronte è la casa dei Mauri, vero?»

«Proprio così, la villetta dei Mauri. Brave persone».

«Le passavano davanti alla finestra quando andavano a casa?»

«Certo che sì. Lui scendeva dalla macchina, apriva il cancello e entrava in quel… insomma, non è proprio un giardino, lì ci teneva la macchina. Forse dietro la casa hanno un po’ di verde, ma io non ci sono mai stata».

«Mi scusi, ora le farò una domanda e vorrei che lei pensasse bene alla risposta. Posso?»

«Certo che può». Si concesse di ridere perché le sembrò un gioco nuovo.

«Quella domenica mattina non ha visto nessuno entrare dal cancello, intorno alle nove?»

«Certo che no, ero a messa. E, quando sono tornata, mi sono tolta le scarpe, proprio dove ora c’è lei… e ho sentito le macchine della polizia. Uh Maronn… sono corsa alla finestra». E intanto, mentre parlava, si era alzata dalla sedia ed era andata verso la finestra aggrappandosi con le due mani all’inferriata. «Così, come ho fatto ora. Sono arrivata e ho guardato che cosa succedeva, qui la polizia non ci passa mai. E allora ho visto arrivare il biondino, di corsa…»

«Stiamo parlando di Alex, l’amico di Giulia?»

«Sì, è lui quello biondo».

«Stava correndo?»

«Sì, stava correndo per entrare nella casa. E c’era appena arrivata la polizia».

«Solo questo? Non ha visto arrivare il ragazzo bruno, Nicola?»

Con una smorfia delle labbra disse di no, scuotendo contemporaneamente la testa.

«E nessun altro, prima della polizia?»

«Lo so che le dispiace, ma non ho visto nessuno prima della polizia: ero a messa».

«Capisco. E la ringrazio».

«Lo vuole ’nu cafè?»

«No, la ringrazio».

«Ci vuole un minuto».

«La ringrazio, le ho dato anche fin troppo disturbo». Aziz si chinò a stringerle la mano e uscì.

In strada c’era poca gente, aveva avuto ragione la signora a dire che in quella via non ci passava mai nessuno: due donne, con le borse della spesa, ferme all’angolo che chiacchieravano, e un uomo anziano con un cane. Per il resto la strada era deserta e quasi tutte le finestre erano chiuse.

Si avvicinò all’uomo, allungando una mano per accarezzare il muso del cane. «Mi scusi, lei abita in questa strada?»

«Qui, abito» gli rispose, alzando la testa verso lo stabile che aveva alle spalle. «Perché? Lei chi è?»

«Sono l’avvocato Bernardini, mi occupo dell’omicidio di quella…»

«Sì, Giulia, abitava lì». E con la testa gli indicò la villetta, che era proprio di fronte.

«Posso farle una domanda?» Non attese risposta, come dando per scontato che il vecchio avrebbe risposto e collaborato. «Quella mattina, per caso, era fuori con il suo cane verso le nove?»

«Ero fuori, e allora?»

«Ha visto qualcuno entrare in casa dei Mauri?»

«Io mi faccio i fatti miei. No, non ho visto nessuno».

«Prima che arrivasse la polizia, non ha visto quel ragazzo bruno…»

«Le ho detto che non ho visto nessuno». E girò la testa da un’altra parte.

«D’accordo, grazie».

«La sa una cosa, lei che è avvocato? Se tutti si facessero i fatti loro, il mondo camminerebbe meglio, questo dico io».

«Ipotesi interessante. La segnalerò alla polizia per farla deporre».

«Deporre che? Io non ho visto niente».

«Non può non aver visto e sentito tre macchine della polizia, quindi sta nascondendo qualche informazione utile. Grazie, comunque».

Aziz gli girò le spalle e si allontanò affrettando il passo.