21

C’erano sei edifici verdi bassi. Erano prefabbricati identici di metallo, raggruppati in base a specifiche esatte e regole precise, separati da strade di larghezza uniforme, livellate e sterrate. Erano circondati da un recinto di filo spinato alto, dritto, ben fatto, che continuava a ovest fino a includere anche un parcheggio. Questo era occupato da sei Humvee blindati, ciascuno con un affusto per mitragliatrice a sgancio rapido in cima. Accanto al posteggio c’era un’antenna radio sottile protetta da un recinto a sé stante.

Non era un motel.

Né un’area di sosta per camion.

Era una struttura militare.

Precisamente, una struttura dell’esercito. Più precisamente, una struttura della Polizia militare. Più precisamente ancora, un accampamento avanzato temporaneo di un’unità di combattimento della Polizia militare. Una FOB, una base operativa avanzata. Reacher ne riconobbe la disposizione e le varie dotazioni. La conferma stava proprio lì, sulla targa del cancello. Questo era costituito da un’asta con contrappeso; accanto c’era una guardiola. Il cartello era retto da pali piantati vicino alla guardiola, dipinto di un verde militare lucido e sopra aveva stampigliato in bianco l’emblema ufficiale dell’unità.

Non era un’unità della Guardia nazionale.

Non erano riservisti.

Era un’unità regolare dell’esercito e anche una piuttosto in gamba o almeno lo era stata, ai tempi di Reacher. Non c’era tuttavia ragione di credere che negli anni intercorsi si fosse guastata.

Ebbe quasi subito la prova di quanto non si fosse guastata.

La guardiola era una struttura di metallo con finestre alte e larghe su tutti e quattro i lati. Dentro c’erano quattro uomini. Due restarono dov’erano e vi sarebbero restati per sempre al di là di quello che sarebbe potuto succedere. Gli altri due uscirono. Indossavano mimetiche da deserto, anfibi, giubbotti antiproiettile, elmetti e portavano fucili M-16. Si chinarono per passare sotto l’asta, si allinearono, misero i fucili a spallarm e si incamminarono per la strada. Effettuarono una svolta perfetta a sinistra e trotterellarono verso il furgone di Reacher esattamente allo stesso passo, a dieci chilometri all’ora, quasi fossero stati addestrati allo scopo. Quando furono a una trentina di metri, si separarono per dividersi il bersaglio che avevano di fronte. Uno puntò verso la sabbia, si portò a destra di Reacher, restò a dieci metri di distanza e mise il fucile in posizione di tiro. L’altro rimase sull’asfalto, girò attorno al furgone per controllare il pianale di carico, tornò indietro e si piazzò a un paio di metri dalla portiera di Reacher, quindi parlò con voce forte e chiara.

«Signore, per cortesia abbassi il finestrino.»

E metta le mani dove le possa vedere, pensò Reacher. Per la sua stessa sicurezza. Lui abbassò completamente il finestrino e guardò a sinistra.

«Signore, per cortesia metta le mani dove le possa vedere», proseguì l’uomo. «Per la sua stessa sicurezza.»

Reacher posò le mani in alto sul volante e continuò a guardare a sinistra. L’uomo che stava osservando era uno specialista, giovane ma con un po’ di anni di servizio alle spalle e rughe d’espressione marcate attorno agli occhi. Indossava occhiali dalla montatura sottile di colore nero. Il nome sul giubbotto era MORGAN. In lontananza suonò il clacson di un camion, il soldato si avvicinò di più al ciglio e un semiarticolato passò veloce in un turbine di rumore, vento e ghiaia. Si udì il lungo gemito delle gomme sottoposte a una dura sollecitazione e il furgone di Reacher ondeggiò sulle balestre, poi calò di nuovo il silenzio. Il soldato indietreggiò fino al punto in cui si trovava prima e assunse la stessa posizione, circospetto ma pronto alla sfida, padrone di sé ma cauto, con l’M-16 puntato verso il basso ma pronto.

«Riposo, caporale», disse Reacher. «Qui non c’è niente da vedere.»

«Signore, questa è una conclusione a cui devo giungere io», disse il soldato chiamato Morgan.

Reacher guardò davanti a sé. Il compagno di Morgan stava immobile come una statua, con il calcio dell’M-16 ben premuto contro la spalla. Era un soldato scelto. Mirava con l’occhio destro in basso, al pneumatico anteriore destro di Reacher.

«Signore, perché si è fermato qui?» domandò Morgan.

«Devo avere una ragione?» replicò lui.

«Signore, mi pare stia osservando un’installazione militare interdetta.»

«Be’, si sbaglia. Non è così.»

«Signore, perché si è fermato?»

«La smetta di chiamarmi signore, d’accordo?»

«Signore?»

Reacher sorrise tra sé. Un poliziotto militare con gli anni di Morgan si era probabilmente letto una pila di mezzo metro di ordini intitolati Rapporti con il pubblico, Popolazione interna, Formule di cortesia, rivisti e aggiornati un’infinità di volte.

«Forse mi sono perso», disse Reacher.

«Non è del luogo?»

«No.»

«Il suo furgone ha una targa del Colorado.»

«Il Colorado è uno Stato enorme», osservò Reacher. «Ha più di 250.000 chilometri quadrati, soldato. È l’ottavo più grande dell’Unione; dal punto di vista dell’area, intendo, ma è solo il ventiduesimo da quello della popolazione. Forse arrivo da un angolo lontano e sperduto.»

Per un secondo Morgan restò perplesso, poi chiese: «Signore, dove è diretto?»

Domanda che per Reacher costituì un problema. La bretella che lasciava la I-70 era piccola e difficile da individuare. Impossibile che un guidatore diretto a Colorado Springs, Denver o Boulder la imboccasse per sbaglio. Addurre un errore di rotta avrebbe destato sospetti. Destare sospetti avrebbe significato indurre i militari a controllare la targa di Vaughan, il che la avrebbe coinvolta in qualcosa da cui era meglio restasse fuori.

Perciò Reacher rispose: «A Hope».

Morgan tolse la mano sinistra dal fucile e indicò dritto davanti a sé.

«Da quella parte, signore», spiegò. «È sulla strada giusta. Fra trentacinque chilometri arriverà proprio a Hope.»

Reacher annuì. Morgan stava indicando a sud-est, ma non aveva distolto lo sguardo dalle mani di Reacher. Era un buon soldato, esperto e capace. La sua mimetica era vecchia ma in ordine. Gli anfibi erano logori e graffiati, ma lucidati in modo impeccabile. La parte superiore della montatura degli occhiali era esattamente parallela all’orlo dell’elmetto. A Reacher piacevano i soldati con gli occhiali. Questi costituivano un tratto umano, un segno di vulnerabilità che controbilanciava l’aspetto alieno delle armi e del giubbotto.

La faccia dell’esercito moderno.

Morgan si avvicinò di nuovo al parafango di Reacher e un altro camion gli sfrecciò accanto, un semiarticolato del New Jersey con un container di dodici metri chiuso. Sembrava un gigantesco mattone che andava a novantacinque all’ora. Seguirono rumore, vento, una lunga scia di sabbia vorticante. I pantaloni della mimetica di Morgan gli si appiattirono contro le gambe e attorno ai piedi gli si formarono alcuni mini tornado di sabbia, ma lui non batté ciglio dietro gli occhiali.

«Signore, il furgone è suo?» domandò.

«Non ha diritto di chiedere informazioni del genere», rispose Reacher.

«Nei pressi di un’installazione militare interdetta ho diritto di chiedere tutte le informazioni che voglio.»

Reacher non replicò.

«Ha assicurazione e libretto?» chiese Morgan.

«Nel cruscotto», rispose lui, il che era un’ipotesi piuttosto probabile. Vaughan era una poliziotta e gran parte dei poliziotti tenevano i documenti in ordine. Non farlo sarebbe stato troppo imbarazzante.

«Posso vederli, signore?» domandò Morgan.

«No», rispose Reacher.

«Signore, mi pare che si sia avvicinato a un’installazione militare interdetta con un veicolo da carico rubato.»

«Avete già controllato dietro. È vuoto.»

Morgan non disse nulla.

«Si rilassi, caporale», proseguì Reacher. «Qui siamo in Colorado, non in Iraq. Non sto cercando di far saltare in aria niente.»

«Signore, vorrei non avesse usato quelle parole.»

«Riposo, Morgan. Mi sono espresso in negativo. Le ho detto quello che non ho intenzione di fare.»

«Non c’è niente da ridere.»

«Non sto ridendo.»

«Devo vedere i documenti del veicolo, signore.»

«Esula dalla sua autorità.»

«Signore, devo vederli immediatamente.»

«Alla base avete un legale JAG?»

«Negativo, signore.»

«Se la sente di prendere questa decisione da sé?»

Morgan non rispose. Si avvicinò di nuovo al parafango e poco dopo sfrecciò una cisterna. Sul retro aveva dipinto il diamante arancione delle sostanze chimiche pericolose e un corpo d’acciaio inossidabile tanto lucido che Reacher vi si vide riflesso come negli specchi deformanti del luna park. Poi la sua scia svanì, Morgan indietreggiò riprendendo la sua posizione e disse: «Signore, deve mostrarmi quei documenti. Se preferisce, me li faccia vedere da lontano».

Reacher scrollò le spalle, si chinò e aprì il vano del cruscotto. Frugò tra penne a sfera, confezioni di fazzoletti e altre cianfrusaglie e trovò un piccolo portafoglio di plastica. Era nero e aveva stampato un disegno d’argento che ricordava un volante. Era il tipico articolo di poco prezzo che veniva venduto nelle stazioni di servizio e negli autolavaggi insieme ai deodoranti a forma di pino e alle bussole che si attaccavano al parabrezza con una ventosa. La plastica era rigida e friabile per l’età; il nero si era scolorito fino a trasformarsi in grigio sporco.

Reacher lo aprì lontano dallo sguardo di Morgan. A sinistra, dietro uno scomparto di plastica, c’era la polizza d’assicurazione, a destra il libretto.

Entrambi erano intestati a David Robert Vaughan di Hope, in Colorado.

Reacher tenne il portafoglio aperto con il pollice e lo sventolò verso Morgan quel tanto che gli bastò a distinguere i documenti, ma non a leggerli.

«Grazie, signore», disse il militare.

Reacher rimise il portafoglio nello scomparto e lo richiuse con forza.

«Signore, ora è bene che si muova», concluse Morgan.

Il che per Reacher costituì un altro problema. Se proseguiva, sarebbe entrato nel comune di Despair, se faceva inversione a U, Morgan si sarebbe chiesto perché d’un tratto avesse rinunciato a raggiungere Hope; di conseguenza, sarebbe stato tentato di verificare la targa.

Qual era il maggior pericolo?

Morgan, ovviamente. Tra il Dipartimento di polizia di Despair e un’unità da combattimento della Polizia militare non c’era gara, perciò Reacher inserì la marcia e girò il volante.

«Le auguro una buona giornata, caporale», disse e si scostò dal bordo della strada. Premette l’acceleratore, un metro dopo superò il piccolo cartello verde e aumentò temporaneamente la popolazione di Despair di un soggetto, facendola arrivare a 2692.

Child Lee - 2008 - Niente da perdere: Un'avventura di Jack Reacher
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