Cinquantuno

Il posto è una cantina umida, con le pareti in cemento armato e il pavimento in terra battuta. Non è lo stesso del filmato con Giulia Tanzi, Luca ne è certo.

Lui e Marco sono seduti a terra, schiena contro il muro, entrambi con le braccia distese, ammanettate a solidi anelli di metallo ancorati alla parete grigia.

Marco Tanzi riprende conoscenza e la prima, sgradevole sensazione che prova è il dolore acuto alla nuca. È il punto in cui è stato colpito dalla manganellata sferrata da un energumeno in abito Armani. La cantina è illuminata da una lampadina nuda appesa al soffitto e, a parte i due uomini, è completamente vuota. Davanti a loro, una porta di ferro con uno spioncino.

“Luca…”

“Sì, ci sono. Ti sei svegliato finalmente, avevo paura t’avessero ucciso.”

“Cristo, hanno steso anche te!”

“No, ma mi hanno puntato un fucile in faccia e uno alla schiena. C’era poco da fare.”

I due si guardano intorno. Inutile cercare una via d’uscita, stavolta sembra proprio che non ce ne siano. Tanzi prova a forzare gli anelli incassati al muro, ma non cedono nemmeno di un millimetro.

Un rumore di passi proveniente dall’esterno catalizza la loro attenzione. Pochi secondi dopo la porta si apre e Renzo Salani entra, accompagnato dal suo capo della sorveglianza, il culturista dall’abbronzatura posticcia, vestito di nero.

“Signori, vedo che siete svegli.”

“Sono un ufficiale di polizia,” dice Luca con fermezza, “introducendoci nella sua proprietà abbiamo commesso un reato, ne siamo consapevoli, ma se ci libera subito possiamo considerarci pari e ce ne andremo senza rappresaglie. Poi deciderà il giudice se autorizzare o meno la perquisizione della villa.”

Salani scoppia a ridere e la sua guardia del corpo lo imita un po’ forzatamente. “Rappresaglie, dice? Certo che lei ha un bel senso dell’umorismo, lo devo riconoscere.”

“Sono in molti a sapere che saremmo venuti qui stanotte. I miei colleghi verranno a cercarci e lei non se la caverà ridendo loro in faccia.”

“I suoi colleghi… ne conosco parecchi, sa? Qualcuno lavora persino nel mio servizio di vigilanza. Se non sbaglio, prima lei ha parlato di un giudice. Be’, guardacaso ce ne sono un paio di sopra, stanno sniffando cocaina direttamente dalle cosce di due ventenni nude. Secondo me, al momento non sarebbero così disposti a concederle quel mandato di perquisizione.”

“Non faccia la stronzata di sentirsi al sicuro,” dice Luca Betti, “come le ho detto presto qualcuno verrà a cercarci.”

Marco Tanzi intanto tace. Fissa l’uomo negli occhi con uno sguardo neutro, senza tradire alcuna emozione.

Salani scuote la testa con un’espressione tutt’altro che preoccupata. “Betti, Betti, ma che mi combina. Eppure di lei avevo sentito dire che era un buon poliziotto. Non come questo rifiuto umano del suo collega. Questo drogato alcolizzato. Dov’è che l’ha recuperato? In mezzo ai barboni, giusto? Che sciocchezza ha fatto, caro il mio amico. S’è andato a cacciare in un affare molto al di sopra delle sue possibilità. Non era meglio rimanere a Milano a farsi gli affari suoi? A occuparsi della sua famiglia? Come si chiama la sua graziosa figlia? Serena, no, Sara, giusto?”

Luca sente il sangue gelarsi nelle vene. “Non devi nemmeno nominarla la mia famiglia, bastardo.”

La guardia del corpo si avvicina e gli sferra un calcio in faccia. Dalla bocca di Luca Betti parte uno schizzo di sangue che va a stamparsi sul muro, tra lui e Marco Tanzi.

“Lo sa,” dice Salani, “ora che mi ci fa pensare, la ragazza non sfigurerebbe in una delle nostre produzioni. Ci farò un pensierino.”

“Non ci cascare, Luca,” bisbiglia Marco, “questo pezzo di merda se la sta facendo sotto.”

Salani ride di nuovo. “E così ha anche lei il dono della parola. Vedo che siete ancora una coppia molto affiatata. Se vi state chiedendo quale sarà il vostro futuro, be’, per il momento vi lascerò riposare in santa pace. Comunque, fra un paio di giorni i vostri cadaveri verranno ritrovati in un’auto carbonizzata, da qualche parte tra qui e Milano. Insceneremo un incidente durante la fuga. E poi dovremo pensare anche a quel soggetto, come si chiama, quel Sandonato, l’ex ufficiale dei carabinieri. In questo momento alcuni nostri amici milanesi stanno andando a fare due chiacchiere con lui. Ci faremo dire chi è il suo esperto di informatica, così approfitteremo per fare un po’ di pulizia. Che ne pensate del programma?”

Betti e Tanzi restano in silenzio.

“Tra l’altro, Betti,” continua il proprietario della villa, “devo ringraziarla per avermi spinto, una buona volta, a risolvere il problema di quel giornalista di Milano, quel Cozzi. L’avevo lasciato in vita per non rischiare che qualcuno mettesse in relazione la sua morte con l’indagine che aveva svolto qualche anno fa. Ormai, però, i tempi erano maturi per risolvere la faccenda. Per cercare di aiutarla, Cozzi aveva telefonato al suo vecchio informatore, l’assistente del sottosegretario Valenzani. È quello che, anni fa, gli aveva rivelato l’esistenza dei filmati scoperti nel computer dell’onorevole dopo la sua morte. Cozzi non sapeva che nel frattempo il suo ‘contatto’ aveva fatto carriera. Ora è il portaborse di un ministro ed è diventato anche un nostro affezionato cliente. Per questo mi ha avvertito subito quando Cozzi ha avuto questo improvviso ritorno di interesse per la sua vecchia indagine. E così ho pensato bene di mandare dei nostri amici a fargli visita.”

“Pagherai anche per quella morte,” dice Luca, “te lo giuro.”

“Betti, suvvia, possibile che proprio non riesca a smettere di essere così melodrammatico? Comunque, cari signori, a questo punto devo lasciarvi. È quasi mattina e i miei ospiti stanno per congedarsi. Vado ad assicurarmi che tutto sia stato di loro gradimento.”

La guardia del corpo di Salani apre la porta e lui si accinge a uscire dalla stanza. Sulla soglia si ferma e si volta ancora verso i due uomini ammanettati al muro. “Ah, Tanzi, domani gireremo il terzo filmato con Justine. Sono arrivate molte richieste dai nostri compratori e dobbiamo soddisfare le loro aspettative. Se lo gradisce, posso farla assistere in diretta. Che ne dice?” L’uomo scoppia nuovamente a ridere ed esce, seguito dal suo bodyguard che strizza l’occhio a Tanzi mostrandogli il dito medio.

Dopo qualche minuto, Luca trova la forza per rompere il silenzio. “Non è detta l’ultima parola. Ieri sera, prima di entrare qui, ho spedito un sms a Sandonato per aggiornarlo e gli ho inviato anche le coordinate della villa!”

“Sandonato,” dice Marco stancamente, come riflettendo a voce alta. “A quest’ora lo staranno già torturando per farsi rivelare il nome di quel Cisco. Speriamo che almeno lui riesca a salvarsi.”