Ventitré

Luca Betti ha riaccompagnato Flavia a casa, dopo aver faticato non poco per dissuaderla dal prendere un taxi.

L’ex moglie di Marco Tanzi abita alla fine di una via privata dietro a corso XXII Marzo, in una zona di Milano dove, a pochi chilometri dal centro, incredibilmente ancora sopravvivono abitazioni a misura d’uomo nascoste tra alti palazzi liberty. La sua è una villetta a due piani, con cancello di ferro battuto e aiuole di rose selvatiche, eroicamente cresciute in fazzoletti di terra circondati dal cemento. Una specie di oasi in una città dove l’urbanizzazione dissennata, figlia del boom economico, ha favorito troppo spesso l’efficienza e la razionalizzazione degli spazi a discapito della semplice vivibilità.

Luca ferma la macchina a una decina di metri di distanza dall’abitazione.

“Qui, se non sbaglio, una volta c’era la sede della squadra di pallacanestro, come si chiamava, la Simmenthal!”

“La Simmenthal?” chiede Flavia sconcertata. “Ma stai parlando di quasi quarant’anni fa… Adesso si chiama Emporio Armani, e comunque hanno cambiato sede.”

“Be’, sì, immagino. Me lo ricordo solo perché ci abitava un amico di mio padre: qualche volta mi portava con lui a fargli visita. Giocavo con i suoi figli, chissà che fine hanno fatto.”

“Senti, Luca,” dice Flavia appoggiando la mano alla maniglia della portiera. “Ti ringrazio per avermi accompagnata. Il tuo sostegno, in questo momento, significa molto per me.”

“Figurati, Flavia

“Adesso vado. Appena ci saranno novità, per favore, fammi sapere.”

“Certo, puoi contarci. Ah… volevo dirti che mi sono separato. Non sto più con Elisa.”

“Cosa? Ma perché? Non sarà mica… Luca, dimmi che non…”

“Le ho detto di noi. Di Roma.”

La donna chiude gli occhi e piega la testa all’indietro, esasperata.

“No, senti, non è stato per quello,” cerca di rassicurarla Luca. “Era troppo tempo ormai che le cose non andavano.”

“Hai sbagliato a dirglielo. In questo momento non ho le forze per affrontare questa situazione. L’altra sera è stato solo un momento di debolezza, avevo bisogno di un diversivo che mi aiutasse a dimenticare, almeno per un attimo. Lo so che è stata colpa mia, però siamo due adulti consenzienti, sono cose che possono succedere. Ma in questo momento non voglio pensare ad altro che a Giulia. E ho bisogno di un amico su cui contare.”

“Sì, certo,” risponde Luca. “Capisco. Comunque ho creduto che fosse giusto dirtelo. Ora sto a casa di un amico… cioè, è casa sua ma ci sto da solo, lui vive da un’altra parte. Se dovessi avere bisogno, hai il mio numero. Chiamami quando vuoi.”

“Va bene,” dice Flavia. Apre la portiera e mette fuori una gamba. Poi si ferma, si volta nuovamente verso Luca e gli accarezza la guancia, rivolgendogli un sorriso a mezza bocca.

Lui vorrebbe prenderle la mano, trattenerla ancora qualche minuto, anche se non sa perché. Forse perché si sente solo. Ma mentre è assorto in questo pensiero, Flavia è già uscita dall’auto e si avvia a passo svelto verso casa.

Quando Luca Betti esce dall’ascensore, con due sporte della spesa in mano, resta a bocca aperta per la sorpresa. Davanti alla porta dell’appartamento di Claudio Barbagallo trova sua figlia ad attenderlo.

“Sara, ma che cosa… come mi hai trovato?”

“Visto che non ti sei fatto vivo tu, ho pensato di fare qualche telefonata. Claudio è stato la seconda…”

“Guarda che non volevo nascondermi, ti avrei chiamata stasera. Pensavo di venire domani, all’uscita della scuola, per parlarti.”

“Non ti preoccupare,” dice la ragazza prendendo una busta di plastica dalle mani del padre. “Dai, apri.”

Betti è confuso e imbarazzato. Estrae il mazzo di chiavi dalla tasca e, con qualche difficoltà, riesce ad aprire il portoncino. Non si sente ancora pronto per il confronto con sua figlia e trova surreale tutta la situazione. Parlarle qui, in questo appartamento che non è casa loro, come fosse un fuggiasco ricercato per qualche reato…

Sara si dirige subito in cucina e inizia a sistemare la spesa.

“Non dovresti mangiare questa roba,” dice mostrando un vasetto di Nutella al padre, “poi è inutile che ti lamenti per la pancetta.”

“Ma quale pancetta?”risponde lui estraendo una scatola di pelati dall’altro sacchetto, “modestamente faccio duecento addominali al giorno…”

“Sì, sì, come no,” scherza Sara.

“Sediamoci,” dice Luca quando hanno finito di sistemare tutto. “Vuoi bere qualcosa?”

“No, papà. Volevo solo vederti e dirti che mi dispiace che tu non stia più a casa.”

“Sara… Avrei voluto che andasse in un altro modo, invece è capitato tutto così all’improvviso. Ci sono delle cose tra me e tua madre… Dei problemi, che da molto tempo…”

“Aspetta, papà, forse non mi sono spiegata. Non sono qui per sentire le tue motivazioni. Le conosco già, abbiamo abitato sotto lo stesso tetto per sedici anni, ricordi?”

“Sì, ma che significa, tra due persone, tra marito e moglie, possono esserci momenti in cui…”

“Papà, lo vedo che tu con la mamma sei infelice. L’ho sempre saputo, nonostante ti sforzassi di nasconderlo a tutti, soprattutto a te stesso. E pure lei è infelice. Magari adesso avrete la possibilità di essere un po’ più sereni…”

Betti resta come tramortito dalle parole della ragazza. Sara lo guarda con comprensione, con i gomiti appoggiati al tavolo, quasi fosse lei quella che deve scusarsi per qualcosa. Indossa jeans, sneakers e una camicia bianca.

“Vorrei che fosse così facile. E mi sento un verme per essermene andato via senza parlane prima con te.”

“Immagino che siano cose che vanno fatte sul momento, senza ragionarci troppo. Certo, se ieri sera mi avessi telefonato…” dice la ragazza sorridendo.

“Hai ragione, scusa. È che… Mi sento in colpa.”

“Guarda che non era esattamente una gioia vedervi tutti e due in quelle condizioni… voglio dire, se le persone che hai vicino fingono, ti sembra che anche la tua vita sia tutta una gran balla. Se non sono felici, sei infelice pure tu…”

Luca Betti sorride. Si sporge verso Sara e le accarezza il viso, dandole poi un pizzicotto sulla guancia. “Sembra quasi che tu sia la madre e io il figlio…”

“Be’, qualcuno a casa dovrà pure averlo un po’ di giudizio, non ti pare?”

“Senti, Sara. A volte può succedere che due persone, prese singolarmente, siano entrambe delle ottime persone. Ma stando insieme, invece… a lungo andare, si possono creare delle alchimie negative. È una cosa che non si può sapere a priori. Magari ti innamori, decidi che vuoi stare con quella persona per tutta la vita, che riuscirai a superare ogni difficoltà, che l’amore sarà più forte di tutto. Poi, invece, arriva un giorno in cui capisci che non ce la fai più. Ecco. Per me è arrivato quel momento.”

“Lo so, papà. L’ho capito.”

“Questo non cambierà nulla fra noi. Voglio dire, fra me e te. Staremo insieme tutte le volte che vorrai, puoi venire qui, e fermarti anche a dormire, se ti fa piacere. Poi troverò una soluzione più stabile, ma sempre un posto che mi permetta di starti vicino. Non mi allontanerò mai da te.”

“La prendo come una via di mezzo tra una promessa e una minaccia.”

I due ridono di nuovo.

“Le cose cambieranno, papà, all’inizio sarà dura per tutti. Ma è meglio che sia successo… Adesso vado,” dice Sara. “Do una mano a preparare la cena, stasera abbiamo invitato Federica. Ho organizzato io per far sentire la mamma meno sola.”

Luca Betti annuisce, lui e la figlia si fissano per qualche secondo.

“Ti voglio bene.”

“Anch’io, papà. E vacci piano con la Nutella, mi raccomando.”